di Marco Cedolin
11 maggio 2011
La democrazia
Giovanni ha 54 anni, lavora saltuariamente e mangia quando capita. Questo mese è impegnato al banco del pesce di un grande ipermercato, dopo una lunga pausa passata a peregrinare fra le agenzie interinali, che aveva fatto seguito ai tre mesi trascorsi nel magazzino di uno spedizioniere, e prima dell’estate, quando scadrà il contratto bimestrale, gli toccherà ricominciare tutto daccapo.
Giovanni ha due figli ormai grandi. Giacomo, il più vecchio, gli ha sempre dato grandi soddisfazioni, intelligente, studioso, grande lavoratore, si é sposato cinque anni prima e da allora abita in un appartamento molto elegante poco fuori Milano. Lavora nella pubblicità, ha un ufficio tutto suo in centro e frequenta bella gente, di quella che la vedi sempre allegra, sicura di sé e padrona del proprio destino.
Farlo studiare è costato grandi sacrifici, ma a quei tempi Giovanni aveva una piccola cartoleria e tirando un poco la cinghia aveva potuto permetterselo. E ne è valsa eccome la pena, dal momento che oggi Giacomo è una persona felice e realizzata. Beh, proprio felice forse no, dal momento che con Cristina le cose non vanno molto bene e parlano sempre più spesso di separazione, ma realizzato sicuramente. Anche se in agenzia la concorrenza sta facendosi sempre più feroce e le rate del mutuo sono davvero pesanti e quel bel Touareg grigio metallizzato la settimana scorsa se lo sono portato via quelli delle riscossioni......
Caterina invece, fin da piccola è sempre stata una testa matta, ribelle come pochi, sempre lì a contestare, a pretendere, a creare qualche problema. Adesso vive negli Stati Uniti, a Detroit, fa la cameriera in un fast food e non si fa sentire molto spesso, se non per chiedere soldi. Ma dopo che quel brutto male si è portato via sua moglie, sembra a causa dei tanti anni passati a lavorare in tintoria, e con il sopravvenire della disoccupazione, Giovanni di soldi ne vede sempre meno e bastano a malapena per tirare avanti, fra poco dovrà rinunciare anche alla vecchia Panda, costa troppo farla riparare e in fondo sono pochi i posti dove deve andare.
Forse anche per questo Caterina telefona sempre meno e quando lo fa si tratta di conversazioni formali, fra loro non vi è modo di comunicare, quasi parlassero due lingue diverse. Lei è giovane e sta in America, ma anche lì la vita è dura, ah se lo avesse ascoltato e avesse continuato a studiare, oggi, già oggi, chissà.
La voce dello scrutatore, al quale ha appena consegnato il documento d'identità, lo distoglie dalle sue riflessioni.
-Rossi Giovanni, vada pure, cabina 3.-
Per tutta la vita è sempre stato un indeciso, probabilmente stava scritto dentro al suo dna che dovesse essere così. Non c'era nulla al mondo che riuscisse a turbarlo, quanto il dovere prendere una decisione. Anche nelle piccole cose di tutti i giorni il dubbio era sempre lì, in agguato e lo tormentava senza dargli tregua, come un tarlo che penetrava sempre più in profondità nel suo cervello e gli ripeteva -forse hai sbagliato-, -secondo me avresti dovuto scegliere diversamente-, -sei sicuro che non ti pentirai di avere fatto questa scelta?-
Ogni decisione era per lui una tortura impietosa, anche scegliere un paio di scarpe, decidere se pagare in contanti o con la carta di credito, domandarsi se fosse meglio andare a fare una passeggiata oppure restare a casa a guardare la Tv, ordinare dentro ad un ristorante, quando ancora poteva permetterselo.
Ma ormai era lì, cabina 3.
Aveva deciso di votare il Popolo delle Libertà, come la volta precedente, ma tutto a un tratto non se la sentì. A ben pensarci cosa aveva fatto quel Berlusconi per lui? Un mare di promesse mai mantenute, mentre tutto continuava ad andare a rotoli. Lavoro, ripresa economica, nuove prospettive, la meritocrazia, il paese più moderno. Tutte belle parole, ma invece solo tagli, licenziamenti, delocalizzazioni, aumenti dei prezzi e un paese dove non si riesce più a tirare avanti. Mentre lui lì, a spassarsela con le ragazzine, ad acquistare ville, a fare feste faraoniche.
La democrazia non è qualcosa dove tutti sono costretti a fare la fame ed una minoranza mangia fino a fare indigestione.
Perché allora non votare la Lega Nord, che lì a Milano avrebbe continuato ad andare forte. In fondo lui era un cittadino del nord e chi meglio della lega avrebbe potuto tutelare i suoi interessi?
Ma quel Bossi è al governo da un mucchio di tempo e per lui che sta al nord non è davvero cambiato nulla. Il campo rom vicino a casa sua continua ad essere esattamente dov’era prima, per non parlare degli extracomunitari che gli portano via il lavoro, accettando stipendi da fame ancora più bassi del suo e poi la notte schiamazzano e si accoltellano per la strada. Quel Bossi è bravo solo a gridare, ma poi fa tutto quello che gli comandano. Padroni a casa nostra, dice lui, ma poi l’Italia è piena di basi militari americane e invece di spendere i soldi per aiutare i cittadini, preferiscono andare a fare le missioni militari all’estero.
La democrazia non significa fare promesse a vanvera, urlare e strepitare, per poi disattendere tutto quello che si era promesso e comportarsi come gli altri.
Forse quel Fini, si certo, é una persona che ispira fiducia, sempre elegante, abbronzato, moderato nei toni, pronto ad esternazioni di buon senso.
Ma anche lui è stato al governo un mucchio di tempo, come Casini, e non hanno assolutamente fatto altro che parole e poi ancora parole.
Democrazia non significa parlare, parlare e non fare mai nulla di concreto
A pensarci bene perché non votare Bersani? Si tratta di un uomo con una certa cultura, sempre sorridente, con il viso bonario, i modi semplici. Però è stato proprio il suo partito a introdurre l'euro, ed è anche grazie all'euro che i prezzi sono quasi raddoppiati. Senza contare che il centro sinsitra predica l’accoglienza e promette di difendere i poveri, ma quando era al governo ha aumentato le tasse ed i poveri hanno continuato a diventare sempre più poveri.
Gli amici di suo figlio hanno detto che lo voteranno, ma loro sono tutti avvocati, gente dello spettacolo, giornalisti di successo, mica poveracci come lui. E adesso che ricorda, fu proprio il PD a far costruire l’inceneritore vicino a casa di sua sorella. Termovalorizzatore lo chiamano, quell’impianto tossico che l’ha costretta a cambiare appartamento, svendendo il suo, con il mutuo ancora mezzo da pagare.
La democrazia deve tutelare il cittadino, non rendere la sua vita simile ad una via crucis.
Ci sarebbe anche quel Di Pietro, quello di mani pulite, dei giudici, della legalità. La legalità è una grande cosa e lui si esprime con franchezza, come uno del popolo.
Ma quando era al governo lasciò varare l’indulto che con la legalità aveva davvero poco a che fare e tutti i suoi discorsi sono solo invettive contro Berlusconi, come quelli di quel Travaglio che va in TV e vende libri a profusione, parlando sempre della stessa cosa.
Democrazia non significa solamente parlar male degli altri, ma piuttosto ascoltare quello che domandano i cittadini.
E quel Nichi Vendola? L’Obama bianco, lo chiamano. Vuole difendere l’ambiente, i poveri, vuole la pace, è di sinistra, ma una sinistra che sta al passo con i tempi, amica degli industriali, delle banche, forse troppo amica.
A parte che Obama, anche quello nero, non gli sta poi così simpatico, dal momento che sta facendo più guerre lui di quante non ne abbia fatte Bush che era un guerrafondaio, questo Nichi Vendola proprio non lo convince.
Ma quale ambiente se ha letto che sta facendo costruire inceneritori e centrali turbogas e quale pace se quelli della sinistra quando erano al governo hanno votato le missioni militari come Berlusconi. Per non parlare della guerra in Libia che vogliono tutti, tranne gli italiani.
Avrebbe potuto anche votare qualche partito minore, ma che senso avrebbe avuto dare il voto a qualcuno che lo avrebbe raccolto per portarlo a coloro che aveva rifiutato?
Fare la democrazia non significa raccogliere i voti del popolo, per fare tutto quello che il popolo non vuole, fidando sul fatto che comunque il popolo offrirà nuovamente il proprio consenso, perché tanto i candidati sono sempre gli stessi. Fare la democrazia significa…
Dopo tutte queste considerazioni si accorse che gli restava solo più un'alternativa, non votare.
Richiudere la scheda, dopo averla lasciata intonsa e depositarla nell'urna ostentando naturalezza. Nessuno si sarebbe accorto di nulla e la tortura sarebbe finita.
Ma rinunciare al diritto/ dovere del voto sarebbe stato come astenersi dal partecipare alla società nella quale viveva. Si sarebbe trattato di un atto di vigliaccheria, un disimpegno privo di senso. Certo, nessuno lo avrebbe saputo, ma lui doveva convivere con la sua coscienza, che gli avrebbe ricordato il suo gesto, tutte le sere prima di addormentarsi e tutte le mattine, appena sveglio.
La democrazia è una cosa seria, la base di ogni società civile che si rispetti, l’unica alternativa alla barbarie.
Lo sparo risuonò fragoroso nel silenzio della piccola aula, tutti si girarono sbigottiti nella direzione dalla quale era provenuto il botto, qualcuno urlò, altri rimasero con la bocca spalancata per lo stupore.
State calmi!
Esclamò il presidente del seggio, che alzatosi dalla seggiola si avvicinò alle cabine con passo deciso.
Presto qualcuno chiami un'ambulanza, nella cabina 3 c'è un uomo ferito, perde sangue, fate presto!
Anzi, anzi…. Lasciate perdere, credo che l’uomo sia morto.
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