Non c´è dieta mediterranea senza olio extravergine. Ma non c´è pietanza ”italian style” che non apra discussioni sul migliore utilizzo e la convenienza di utilizzare l´olio d´oliva per cucinare o friggere, oppure a crudo. A sciogliere i dubbi e a svelare i migliori abbinamenti dell´extravergine è una ricerca di Raffele Sacchi del dipartimento di Scienza degli Alimenti dell´Università di Napoli Federico II, stampata in occasione del Mese dell´olio Dop in Campania. Molti ritengono che l´olio extravergine di alta qualità, osserva il nutrizionista, esprima i suoi pregi soprattutto a crudo, ma questo è vero solo in parte. In cucina, occorre però tener presente che nell´uso a crudo l´olio presenta il massimo del suo carattere amaro-piccante, per taluni ”primitivo”. In pentola invece, durante la cottura di una pietanza, si perde il carattere amaro, per fenomeni chimici come l´idrolisi dei fenoli complessi. ”Il trattamento termico, la cottura quindi - sottolinea Sacchi - può quindi significativamente ammorbidire l´aggressività di un olio extravergine”. Lo studio scientifico segnala peraltro che l´olio a contatto con il formaggio o con la ricotta perde la propria carica amara. Gli antiossidanti, dati scientifici alla mano, vengono persi solo in parte a seguito di cottura. Parallelamente però nell´alimento cotto non si ritrovano gli aromi fragranti, erbacei, fruttati dell´olio fresco impiegato, ma profumi attenuati. Il profumo dell´ingrediente-olio si perde dunque, soprattutto se la cottura della pietanza è prolungata. Chi si cimenta ai fornelli assiste, in pratica, a prove d´alchimia. Durante la cottura, ricorda il ricercatore universitario, l´olio solubilizza anche molti degli aromi presenti negli altri ingredienti e contribuisce a formare la ´crostà nelle fritture, stufati e soffritti. Nelle salse, è l´olio a dare viscosità e cremosità al prodotto. Bene fa, dunque, chi per esperienza utilizza solo in parte l´olio extravergine all´inizio della cottura, per aggiungerne un filo direttamente sul piatto pronto. Per quanto riguarda gli abbinamenti partner ideale del pomodoro è proprio l´olio extravergine. ”A cotto, il connubio - annuncia, a sorpresa, Sacchi - funziona meglio che a crudo. L´olio protegge i componenti nobili del pomodoro, anche durante lunghe cotture come i ragù, e consente all´organismo di assorbire meglio i carotenoidi del pomodoro. Paradossalmente, si osserva che durante la cottura del sugo o di un ragù l´attività antiossidante della ’pummarola’ aumenta. Mentre - avverte il ricercatore - se si utilizza un olio di semi la miscela olio-pomodoro non ha alcun effetto”. Promosso a pieno voti il tegame di terracotta, per una cottura lenta e a bassa temperatura del piatto protagonista della commedia di Eduardo De Filippo ”Sabato, domenica e lunedì”. Altra magia dell´olio, conclude il ricercatore, e quella di frenare il potenziale cancerogeno della carni arrostite con una breve marinatura in poco olio erbe e aromi, come dimostra uno studio condotto con l´Università di Lund (Svezia). Sul banco degli imputati va dunque una grigliata di pesce stopposa e asciutta perchè oil-free, mentre supera la prova al gusto e degli antiossidanti, un pesce arrostito bene e spennellato di olio, erbe e limone sulla griglia, come tradizione insegna. (Rodolfo Ricci)
31 marzo 2009
29 marzo 2009
La celiachia
La celiachia riguarda circa l'1% della popolazione, ma in molti non sanno di esserne affetti, perchè spesso si presenta con sintomi simili a quelli di altre patologie. In pratica è un'intolleranza al glutine, una proteina naturalmente presente in molti cereali chiamata gliadina. In alcuni si manifesta con diarrea, perdita di peso, anemia e carenze nutritive (vitamine liposolubili A, D, E, K e vitamine di gruppo B). Ci sono poi i sintomi estranei all'apparato digerente: crampi, debolezza muscolare, formicolii, gonfiore alle caviglie, dolori ossei, alterazioni cutanee, afte.
Per curarla non esistono terapie: l'unica cosa da fare è escludere dalla dieta gli alimenti che contengono glutine, sostituendoli con quelli che ne sono completamente privi. In commercio esistono ormai da anni moltissimi prodotti per celiaci; in farmacia si trovano tutti i prodotti senza glutine. Il tutto con il rimborso, variabile a livello locale, previsto dal Servizio sanitario nazionale. Oltre ai più comuni alimenti, come pasta, pane e farine, oggi sono in vendita anche prodotti più elaborati, che vanno dagli snack ai dolci, dai biscotti alle torte, fino ai cereali e ai muesli. Il glutine è presente in molti cereali, ma non in tutti. Chi soffre di celiachia deve quindi fare molta attenzione a scegliere quelli giusti. Al bando: orzo, frumento, segale, farro, kamut, sorgo e tutti i prodotti ottenuti con le loro farine. Attenzione anche a pangrattato, fiocchi di cereali, amido, gnocchi di patate e alla romana, couscous, semolino e crusca. Sono da eliminare anche i caffè solubili, perchè possono contenere orzo, malto, birra, whisky, vodka e gin, ottenuti per fermentazione del grano.
I cereali consentiti sono: mais, riso, miglio, tapioca. Sì quindi a creme di riso, pop corn, fiocchi di riso, mais, polenta. Le farine di mais, tapioca, riso, miglio e la maizena ( amido di mais ) possono quindi essere usate con tutta tranquillità per preparare qualunque pietanza, dolce o salata.
Qui di seguito un ottimo menu adatto a chi soffre di questa intolleranza.
Gnocchi morbidi con salsina alle erbette - per 4 per.
800 gr. di patate piccole, 800 gr. di bieta, 3 spicchi d’aglio, 12 foglie di salvia, 250 gr. di ricotta fresca, 400 gr. di farina di grano saraceno, 3 cucchiai di parmigiano, poco latte, noce moscata, olio extra verg., sale.
Lessate le patate e lessare la bieta. Tritate finemente aglio e salvia e metterli a rosolare con l’olio; aggiungere la bieta tagliata grossolanamente, lasciando insaporire il tutto per alcuni minuti. Frullate la ricotta col latte fino ad ottenere una salsina fluida ed unitela alla bieta; con le patate sbucciate e passate, preparate sulla spianatoia la farina, una grattugiata di noce moscata ed impastate il tutto. Dividete la pasta in piccoli pezzi e, stendendoli delicatamente con le mani, formate dei salsicciotti che andrete a tagliare a piccoli pezzetti. Cuoceteli poi in acqua bollente salata per alcuni minuti e conditeli con l’intingolo preparato e parmigiano.
Patate e carciofi con gamberetti - per 4 per.
10 carciofi, 1 limone, 5 patate, prezzemolo tritato, 400 gr. di gamberetti, 1 bicch.no di cognac, olio, sale.
Pulite i carciofi e divideteli in quarti, mettendoli a bagno con acqua e limone spremuto.Sbucciate le patate e tagliatele a spicchi; lessatele poi coi carciofi. In una padella scaldate 2 cucchiai d’olio ed aggiungete i gamberetti, facendoli cuocere per 5 min.. Bagnateli poi col cognac e lasciateli in caldo. Disponete carciofi e patate sul piatto da portata,conditeli con olio e prezzemolo ed adagiatevi sopra i gamberetti.
Dessert alla banana - per 4 per.
20 gr. di pinoli, 200 gr. di ricotta, 50 gr. di zucchero, 4 cucchiai di rum, 2 banane, succo di limone, 6 fragole, 40 gr. di cioccolato fondente, cannella q.b.
Frullate la ricotta con cannella, zucchero e rum, formando una soffice crema. Sbucciate le banane, frullatele con un po’ di succo di limone ed aggiungetele alla crema di ricotta. Mescolate il tutto e distribuite il composto in 4 coppette che metterete poi in frigo. Tagliate ogni fragola in 4 e sciogliete il cioccolato a bagnomaria. Al momento di servire, decorate con fragole , cioccolato e pinoli.
a cura della dietista MARIAGNESE TORRISI
27 marzo 2009
Attenti alle truffe sull'Olio
Riportiamo alcune curiosità ed alcuni casi finiti sulle cronache. Purtroppo non tutte le cattive notizie hanno risalto nella stampa e purtroppo non tutti gli inganni vengono scoperti e quindi fronteggiati dalle forze dell'ordine. Nel campo alimentare le truffe sono parecchie, alcune palesi, altre nascoste o più difficili da combattere.
Sapevate Che...
Attenti ai prodotti che costano troppo poco. Ricordate che dietro qualunque prodotto alimentare c'è il lavoro di anni di un contadino, le materie prime che lui deve acquistare, i costi di trasporto, di eventuale lavorazione del prodotto, commercializzazione etc... Diffidate dai prezzi troppo bassi.
L'olio non è standard. Alcune grosse aziende riescono a garantire ai propri consumatori dei prodotti più standard (e per questo apprezzati dal consumatore fedele che vuole trovare sempre lo stesso gusto) poiché selezionano e lavorano il prodotto al fine di ottenere un prodotti uguali presso tutti gli scaffali di tutti i supermercati. La produzione di un piccolo e singolo contadino è soggetta all'annata, alle condizioni climatiche e del terreno, e produrrà un olio che varierà di anno in anno. L'olio naturale non sarà mai standard ma permette la piena rintracciabilità del prodotto, di cui si riconoscerà l'azienda agricola di origine. Le varietà dell'ulivo, assieme alle condizioni climatiche ed alle procedure di coltivazione e raccolta determinano le caratteristiche organolettiche variabili di un olio.
Attenti sempre all'origine del prodotto. Chiedetevi da dove provenga e come sono stati portati avanti i processi di lavorazione. Nel caso dell'olio sapevate che l'olio prodotto all'estero (Tunisia, Spagna, Grecia, Turchia etc), può essere imbottigliato in Italia ed essere venduto come MADE IN ITALY? Nulla contro l'olio estero, ma vi siete chiesti se le rigide norme italiane sull'uso dei concimi e dei pesticidi (molti dei quali eliminati dal commercio in Italia), sulle norme di coltivazione, sulle norme di molitura, sulla conservazione siano valide e rispettate pure all'estero?
Leggete le etichette. Leggete sempre la composizione di ciò che state mangiando. Resterete sorpresi, spesso spiacevolmente.
Comprate prodotti naturali. Fatevi un giro nelle campagne attorno la vostra città. Cercate di conoscere un contadino di fiducia e comprare da lui direttamente i prodotti della terra. Non sorprendetevi se il prezzo sarà equivalente a quello del supermercato o superiore. Non sono prodotti d'importazione ed almeno avete avuto la possibilità di vederli ancora sull'albero o di informarvi su come sono stati coltivati!
Siete ciò che mangiate. Risparmiate sugli alcolici, sulle sigarette, sui vestiti di marca, sull'olio per la vostra auto (che probabilmente trattate meglio di voi stessi), fate una telefonata al cellulare in meno... ma non risparmiate sulla qualità di ortaggi, frutta, verdura, condimenti. Non risparmiate sul cibo: scegliete qualità e roba genuina. La cosa più importante e di vitale importanza è la nutrizione del nostro corpo.
Notizie di truffe ed olio contraffatto
Bari, 08 Settembre 2008 - Un'azienda pugliese produceva olio con certificazione biologica in terreni occupati in parte da una discarica di rifiuti speciali. Quattro persone, fra cui il responsabile di un Organismo di controllo per la certificazione dei prodotti da agricoltura biologica, sono state denunciate alla Procura della Repubblica dal Nipaf, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Comando Provinciale del Corpo forestale dello Stato di Bari, per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e della Comunita' europea, falso ideologico in certificati.
Foggia, 21 Aprile 2008 - Nella vicenda, sono 7 le aziende sequestrate e 39 gli indagati in tutta Italia. I carabinieri dei Nuclei Antisofisticazioni sanitarie di Bari hanno eseguito 39 provvedimenti di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata alla produzione e commercializzazione di olio di extra vergine di oliva sofisticato, e hanno sequestrato sette oleifici condotti dagli arrestati. I destinatari delle misure sono accusati di aver prodotto e successivamente commercializzato olio extra vergine di oliva sofisticato e contraffatto mediante l’utilizzo di oli di semi insaporiti con betacarotene e colorati con clorofilla industriale.
Palermo, 19 febbraio 2008 - Una montagna di scatolette era pronta a finire sulle nostre tavole, con il marchio dei migliori prodotti. Sulle etichette di 14 mila confezioni di filetti d´acciughe era scritto: «Olio d´oliva». In realtà era olio di sansa. Quelle scatolette arrivavano dalla Turchia, non si sa bene da quale stabilimento.
Salerno, 07 Febbraio 07 - Denunciato il titolare di una macelleria all'autorità giudiziaria dai carabinieri del Nucleo antifrodi di Salerno. Trovato nella macelleria olio di oliva ed extravergine riportante in etichetta l'indicazione di produzione da parte di un'azienda agricola risultata inesistente. Inoltre, le analisi sull'olio affidate alla asl hanno stabilito che il prodotto era contraffatto.
Patti (Me), 13 Maggio 2007 – […] I denunciati sono ritenuti responsabili di aver prodotto olio di semi di palma e di averlo commercializzato spacciandolo per “Olio extravergine d’oliva”. Il prodotto, confezionato da un’impresa localizzata tra Sinagra e Piraino aperta a maggio 2006 e chiusa ad ottobre, veniva distribuito in bottiglie da 25 centilitri e venduto ad alberghi, ristoranti, complessi turistici e nei supermercati ad un prezzo competitivo.Sull’etichetta apposta sulle bottiglie venivano fornite indicazioni di un prodotto di qualità: “Estratto a freddo. 100% italiano.
by lunavergine
24 marzo 2009
Prende il via l'Università del Saper Fare
In una società come la nostra, basata su un modello fortemente consumistico e su un’agghiacciante freneticità, non si trova più il tempo per fermarsi a osservare e gustare con genuina semplicità le antiche conoscenze tramandateci dai nostri nonni. Diventa difficile poter condividere saperi, capacità, informazioni, istruzioni pratiche su un argomento piuttosto che un altro. È proprio in questa ottica che nasce l’Università del Saper Fare, ideata da Maurizio Pallante durante un incontro con Matteo Dispenza e Giorgio Cattaneo. Un’idea in principio ristretta solo ad una Università della Montagna -pensata per ripristinare i saperi di una cultura montana che si stava via via perdendo a causa dello spopolamento dei monti - che poi a poco a poco si è estesa sempre di più per abbracciare più saperi e diffondere le informazioni necessarie per mettere chiunque nelle condizioni di diventare un auto-produttore con grande vantaggio per il bilancio ecologico ed economico e a beneficio di una migliore qualità della vita. Abbiamo incontrato Paola Cappellazzo un’altra delle “menti” che ha contribuito e contribuisce quotidianamente alla crescita e allo sviluppo di quello che vorrebbe essere l'Università del Saper Fare, per farci raccontare più da vicino i primi passi di questo nuovo centro di formazione, il cui obiettivo primario è la comunicazione per incentivare l’auto-produzione di beni. Paola Cappellazzo, come nasce e perché nasce l’Università del Saper fare? “L’Università del Saper Fare nasce dall'esigenza di creare un unico contenitore di corsi di autoproduzione, autocostruzione e piccola riparazione, portati avanti dai circoli delle decrescita e non solo, di costruire una vetrina dove far incontrare la domanda con l'offerta e soprattutto stimolare e sensibilizzare le persone a "Fare". Al momento l'Università del Saper Fare è poco più che un'idea, che si sta concretizzando con la partenza dei corsi di autoproduzione, autocostruzione, piccola riparazione e serate informative verso un modello di decrescita nella sede di Torino. La nostra intenzione è quella di coinvolgere tutti i circoli della decrescita felice, le associazioni e i singoli che propongono corsi analoghi. Si chiama università perché come negli atenei normali, strutturati in modo da garantire agli iscritti un percorso didattico, anche all’interno dell'Università del Saper Fare si vuole garantire una continuità, una professionalità che non si basa sul titolo di studio, ma sulla capacità di fare al fine di sviluppare antichi e nuovi i saperi” Cosa si intende per “Saper fare”? Ognuno, praticando il Saper Fare, a prescindere dalle politiche economiche globali, è in grado di incidere subito, in modo immediato, nel processo produttivo generando - nella propria sfera individuale, familiare - una sensibile riduzione dell’impatto sull’ambiente. Quello del Saper Fare, di origine pre-industriale, è un orizzonte ormai post-industriale sempre più necessario. Sarà sempre più importante, infatti, recuperare alcune delle antiche capacità perdute. Praticarle si rivelerà una sorpresa: il Saper Fare non è un’attività gravosa ma, al contrario, può essere vissuto con gioia e passione”. Perché iscriversi ad un corso da voi proposto? “Noi cerchiamo di trasmettere i saperi in modo da garantire una continuità della conoscenza del fare, ad un costo contenuto, per non dipendere dal mercato, dalle multinazionali e dalla cultura imperante. A chi sono rivolti i corsi? “I corsi sono rivolti a tutti, dagli adolescenti agli anziani. Per alcuni corsi si può pensare di coinvolgere anche i bambini”. Esistono altre sedi oltre a questa di Torino? Ho già iniziato a coinvolgere i circoli territoriali e ad individuare quali associazioni realizzano corsi di questo tipo in Piemonte. Alcuni circoli hanno già un’esperienza alle spalle e mi hanno anche inviato il materiale dei corsi da loro realizzati”. Come si fa ad aprire una sede nella propria città? “Al momento non posso dare una risposta. Per noi è necessario partire, successivamente creeremo un modello per le altre sedi. C'è da dire che per realizzare corsi di autoproduzione, autocostruzione e piccola riparazione vanno bene un giardino (per corso di orticoltura), la sede di un'associazione (per autoproduzione dei detersivi), una sala concessa dal Comune (per delle serate informative), un cortile (per corso riparazione delle biciclette). Rispetto alle Università i locali non devono essere prestigiosi o capienti. L'accesso è limitato a 10-30 persone per poter apprendere meglio". Ma su questo bisognerà valutare con i circoli territoriali in riferimento alle peculiarità di ogni singolo luogo”. Partecipare ad un corso costa una cifra simbolica, da 1 a 8 euro. Come mai questa scelta? Grazie alla cooperativa LIBRE abbiamo avuto modo di avvalerci dell’aiuto degli stagisti per realizzare il volantino e avremo la possibilità di utilizzare i loro locali a titolo gratuito. La sottoscritta ha iniziato a dedicarsi all'Università del Saper Fare più come una sfida che come possibilità di lavoro. In seguito, con il coinvolgimento di altre realtà per la realizzazione della piattaforma sarà indispensabile pensare ad un contributo strutturato per riuscire a portare avanti il lavoro in modo serio e continuativo. Sicuramente in una fase successiva bisognerà riuscire a coprire anche altri costi vivi, i volantini, il costo dei docenti per corsi più onerosi… Si può pensare anche ad eventuali sponsor o al ricavato della vendita di materiali quali dvd o libri sui corsi di autoproduzione. Proprio in questi giorni in seguito all'invio della comunicazione dei nuovi corsi attraverso la rete dei condomini solidali mi è giunta la richiesta di una signora, che abita lontano, di poter avere del materiale dietro pagamento perché molto interessata". “Chiunque può proporsi, ma non tutti sono in grado di spiegare ad un gruppo di persone. Saranno i partecipanti che esprimeranno il loro giudizio e quindi valutare se coinvolgere o meno lo stesso docente in altri corsi. Capita anche all'Università di trovare professori che sono preparati ma che non sono in grado di spiegare, così come capita di trovare professori che non sono preparati e non sanno spiegare". Avete notato una maggiore adesione ad un corso piuttosto che ad un altro? Oggi è arrivata la richiesta di partecipazione di un signore per i corsi su piccoli interventi elettrici in casa, il pane fatto in casa, riparazioni delle biciclette. Chi decide di partecipare ai corsi generalmente si scrive a più di uno. Dopo una prima fase sperimentale si cercherà di proporre insegnamenti sempre più vicini alle richieste delle persone. Chiederemo di indicarci quali corsi dovremmo attivare e di conseguenza il docente da ricercare”. Adesso non rimane che partire. Il primo incontro è previsto per sabato 28 marzo sui piccoli interventi elettrici in casa. Accorrete numerosi e spargete la voce! di Salvina Elisa Cutuli
I corsi promossi dall'Università del Saper fare mirano al recupero di alcune preziose capacità pratiche andate perdute negli ultimi decenni
Uno dei corsi dell'Università del Saper fare è dedicato all'autoproduzione del sapone e dei detersivi
Saper riparare le biciclette per poi riutilizzarle contribuisce ad una mobilità sostenibile
Partecipare ai corsi costa una cifra simbolica
Tutti possono proporsi come insegnanti, saranno poi gli "allievi" ad esprimere il giudizio finale se coinvolgere o no lo stesso docente
19 marzo 2009
A Conegliano Veneto il primo eco-edificio costruito con rifiuti della raccolta differenziata
La struttura del consorzio Savno realizzata con materiali provenienti dalla raccolta differenziata
Il Presidente di Savno Riccardo Szumski ha così commentato questo grandioso successo: "L'assegnazione di questo importante riconoscimento internazionale corona l'impegno di Savno sul tema della raccolta differenziata e della sostenibilità ambientale e riconferma il ruolo decisivo e strategico della Società nell'innescare efficaci azioni di promozione, diffusione e sensibilizzazione ambientale.
Quando abbiamo costruito la nostra eco-sede con materiali provenienti da raccolta differenziata abbiamo voluto fare una scommessa: se invitiamo i cittadini a riciclare dobbiamo dimostrare che la raccolta differenziata non è una cosa vana, e dare loro il buon esempio. E con i rifiuti raccolti siamo riusciti a creare non solo un palazzo, ma anche un simbolo: il simbolo della sostenibilità.
Gestire in modo intelligente le risorse è possibile!
Per questo vogliamo dedicare questo successo anche a tutti i cittadini e agli amministratori dei comuni in cui operiamo, grazie all'impegno dei quali l'importante progetto di costruzione della sede ha potuto realizzarsi".
Costruito su 2 piani, per una superficie di 600 metri quadrati, l'edificio è stato progettato secondo i criteri della più moderna "bio-architettura" e realizzato in ogni sua parte, dalle fondamenta fino al tetto, utilizzando rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, come l'acciaio, metallo riciclato e riciclabile all'infinito e soprattutto non dannoso per l'uomo, che ne compone la struttura portante.
Dal recupero delle bottiglie in Pet provenienti dalla differenziata dei 35 Comuni trevigiani, derivano invece gli speciali fogli in poliestere utilizzati per l'isolamento termo-acustico della struttura.
Si tratta di fibre di plastica altamente fono e termoisolanti, "termolegati" cioè privi di resine leganti e colle, nonché autoestinguenti, vale a dire che non producono fumi tossici in caso di incendio.
Il giardino pensile sul tetto dell'edificio creato utilizzando il compost proveniente dalla raccolta differenziata
Infine i pannelli in legno-cemento utilizzati per il tamponamento, anch'essi riciclabili al 100% e prodotti con il consumo di pochissima energia, provengono dagli scarti delle segherie.
Materiali riciclati e riciclabili quindi, dotati di certificato bio-ecologico, ma non solo: la struttura vanta, infatti, soluzioni impiantistiche all'avanguardia per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, il risparmio energetico e l'utilizzo di fonti rinnovabili.
Il risparmio energetico sarà garantito anche dal sistema di climatizzazione geotermica, scelto per il riscaldamento e il raffrescamento dell'edificio, garantito da fonti rinnovabili per cui il 70% dell'energia sarà fornito dall'accumulo della massa terrestre.
Per limitare l'impatto termico ed ambientale, inoltre è prevista la realizzazione di un giardino pensile sul tetto dell'edificio, creato utilizzando il compost proveniente dalla raccolta differenziata. Si tratterà di un vero e proprio "tetto verde" accessibile, in grado di proteggere dalle escursioni termiche, trattenere le polveri sottili dell'aria e conservare l'umidità.
È stato, infine, predisposto un impianto per la raccolta dell'acqua Piovana, che verrà utilizzata per alimentare le piante ed i servizi igienici.
dalla redazione
17 marzo 2009
Consigli pratici per risparmiare acqua, soldi ed energia
Moltissima acqua potabile va sprecata in un normale rubinetto
Considerando lo spreco idrico che si è fatto e si fa nel nostro Paese – a partire dalla rete idrica nazionale, passando per gli inefficienti sistemi di irrigazione in agricoltura fino ad arrivare nelle nostre case – appare evidente che noi dell’acqua non ne abbiamo mai compreso il valore.
Eppure, dopo il decreto legge del 5 agosto 2008 , che la privatizza, impareremo a conoscerne il prezzo. Proviamo allora a trovare alcune semplici soluzioni che ci consentono di ridurne il consumo domestico.
C’è da dire, innanzitutto, che adoperare acqua potabile per la pulizia personale, per lavare pavimenti, stoviglie, panni e per l’uso igienico nei water non è necessario: resta sempre e comunque uno sperpero.
Innanzitutto, cominciamo a capire quanta acqua scorre dal nostro rubinetto. Basta prendere un recipiente di cui conosciamo la capacità, ad esempio una bottiglia d’acqua o una caraffa. Cronometriamo il tempo che occorre per riempirla. Dividiamo i litri per i secondi misurati, moltiplichiamo per 60 secondi ed otteniamo i litri al minuto.
Se il valore è maggiore di 7L/min (in genere è di 12-13 L/min) allora possiamo fare qualcosa e cioè comprare, con una spesa di pochi euro, dei rompigetto areati che permettono un risparmio di circa il 50% dell’acqua che esce dai nostri rubinetti.
Installando un semplice rompigetto si può risparmiare lo spreco di notevoli quantità di acqua, nonché soldi ed energia
Infatti, grazie ad un sistema di retine e fori che ‘rompe’ l’acqua in piccole particelle e la miscela con l’aria, si riduce il getto d’acqua fino a 6-7L/min.
La sostituzione è semplicissima: svitiamo il rompigetto già esistente, inseriamo il nuovo riduttore di flusso all’interno della capsula indipendentemente dal tipo di filettatura e avvitiamo.
Stesso ragionamento può essere fatto con un riduttore di flusso per docce con cui si riesce a ridurre la portata fino a 9L/min. Il primo esperimento in questo senso in Italia è stato fatto nel Comune di Bagnacavallo, in Provincia di Ravenna.
Qui agli abitanti è stato distribuito uno speciale kit per il risparmio, oltre ad una serie di consigli utili per ridurre gli sprechi. Il risultato è stato assolutamente positivo: i riduttori di flusso hanno portato ad un risparmio idrico pari al 10%.
Stesso ragionamento può essere fatto con un riduttore di flusso per docce con cui si riesce a ridurre la portata fino a 9L/min.
Questi semplici cambiamenti permettono di risparmiare sulla bolletta dell’acqua ma non solo! Infatti, dovendo scaldare minori quantità di acqua, consumeremo meno energia a vantaggio delle nostre tasche e dell’ambiente.
Passiamo ora allo sciacquone del water. Ogni getto rilascia circa 10 litri che, spesso, sono uno spreco. Lo sono ancora di più se pensiamo che, nella grande maggioranza dei casi, si sta usando acqua potabile quando non ha nessun senso farlo.
L'acqua è il bene più importante, eppure gran parte della popolazione ne è quasi priva. In compenso noi la usiamo per tirare lo sciacquone
di alessandra Bove
16 marzo 2009
Coltivare un orto allunga la vita
Coltivare un orto o prendersi cura di fiori e piante nei terrazzi o in giardino allunga la vita. E' il risultato di uno studio dell'Università di Uppsala in Svezia, durato ben 35 anni ed ora pubblicato sul British Medical Journal di marzo. Secondo i ricercatori chi fa giardinaggio o un attività sportiva di modesta intensità guadagna circa un anno di vita rispetto chi rimane inattivo, ma chi raggiunge livelli di attività più intensa può guadagnare oltre due anni anche se l'impegno deve durare almeno dieci anni prima di vedere un effetto statisticamente significativo.
Si tratta - di una buona notizia per i quasi quattro italiani su dieci (37 per cento) che, secondo una analisi Coldiretti sui dati Istat, dedicano parte del tempo libero al giardinaggio e alla cura dell'orto e che proprio in questi giorni, con l'arrivo della primavera, stanno iniziando i lavori preparatori in giardino o su balconi e terrazzi. Una attività scelta da molti come misura antistress, per passione, per gratificazione personale, per garantirsi o la sicurezza del cibo che si porta in tavola o anche solo per risparmiare. Il risultato è che si assiste in molti Paesi al moltiplicazione degli orti fatti da te nelle case private o nei terreni pubblici.
Se in Italia sono sempre più numerosi i comuni che mettono a disposizione piccoli appezzamenti da assegnare per la coltivazione soprattutto a pensionati, negli Stati Uniti l'orto in terrazzo sta appassionando l'upper class con insalate e pomodori che crescono anche sui tetti di grattacieli e case di New York, San Francisco, Boston, tanto che nel 2008 la 'Burpee Seeds', la più grande azienda americana di sementi, ha venduto il doppio rispetto all'anno precedente. In Gran Bretagna il National Trust che si occupa della gestione del patrimonio culturale del Regno Unito, ha messo a disposizione dei cittadini mille appezzamenti di terreni in grado di produrre 2,6 milioni di cespi di lattuga.
E in Italia? Secondo lo studio della Coldiretti è un hobby che coinvolge più di uno su quattro con età compresa tra i 25 e i 34 anni e quasi la metà degli over 65. A livello territoriale il fenomeno è molto diffuso al nord (Veneto, Valle d'Aosta, e Friuli Venezia Giulia) dove interessa oltre il 50 per cento della popolazione e meno nel mezzogiorno dove si scende su valori inferiori al 25 per cento.
repubblica.it
13 marzo 2009
I semi delle olive come nuova soluzione per combattere l'inquinamento da pesticidi
Spesso abbiamo trattato la riduzione nel numero di specie di alcune popolazioni di animali del pianeta. In alcuni di questi casi abbiamo sottolineato come la causa fosse da attribuire ai pesticidi ed in particolare alla loro capacità ad entrare nelle catene trofiche delle stesse specie viventi.
Una notizia positiva in questo senso giunge da un gruppo di esperti in Chimica Analitica ed Ambientale dell’Università di Siviglia che, insieme a ricercatori dell’Università di Abdelmalek Essaadi (Marocco), avrebbe scoperto come i semi delle olive e dei datteri, così come le foglie di alcune piante della regione mediterranea, siano capaci di comportarsi da eccellenti assorbenti naturali di pesticidi.
I ricercatori hanno testato la capacità di assorbimento di cinque rifiuti organici (fra cui semi d’oliva e di datteri triturati) e cinque foglie di piante (fra cui l’eucalipto) su 22 tipi diversi di pesticidi. I risultati avrebbero dimostrato che i semi di oliva e quelli di datteri siano stati capaci di raggiungere valori altissimi di assorbimento, nell’ordine rispettivamente del 93 e 90%.
La scoperta è interessante in quanto una sua applicazione diretta su terreni agricoli permetterebbe non solo di attenuare la minaccia dei pesticidi, ma anche di migliorare la fertilità del suolo. Inoltre gli stessi ricercatori hanno sottolineato come l’aggiunta di materiale organico presente a terra favorisca la riduzione del movimento verticale dalla superficie dei pesticidi nelle acque sotterranee. Tale fenomeno ha una certa rilevanza in Marocco in quanto queste acque vengono comunemente usate per l’irrigazione ed il consumo umano.
L’analisi di questa ricerca è stata condotta nei laboratori presso l’Università di Abdelmalek Essaa e la Scuola di Ingegneria degli Stati Uniti, ma il campionamento è stato condotto in Loukkos nel nord del Marocco. I ricercatori hanno applicato le tecniche di decontaminazione di prova in vari terreni e, fra le tante cose, hanno anche sviluppato una campagna di informazione e di sensibilizzazione tra la popolazione locale.
Il programma di ricerca è volto a risolvere la criticità del luogo, infatti gran parte delle acque sotterranee della regione Loukkos sono contaminate da pesticidi. Si spera quindi che, anche grazie a questo studio, si possano individuare nuove soluzioni per risolvere non solo la precaria situazione della regione africana, ma anche quella di altri luoghi del pianeta.
by ecoblog
12 marzo 2009
Gli Ottimisti vivono meglio e più a lungo
Le persone ottimiste vivono di più e più a lungo: lo conferma uno studio americano, presentato al congresso annuale dell'American Psycosomatic Society, che ha esaminato 100mila donne e messo in luce lo stretto legame esistente tra l'ottimismo e la riduzione del rischio di morte prematura e delle possibilità di essere colpiti da una cancro o da una malattia cardiaca.
I ricercatori avevano selezionato nel 1994 un gruppo di donne, di cui facevano parte persone ottimiste e pessimiste: nove anni più tardi gli scienziati potevano constatare come fosse significativamente più alto il numero di signore pessimiste decedute rispetto a quelle ottimiste.
Hilary Tindle, autrice dello studio e assistente all'università di Pittsburgh, ha affermato che la sua ricerca conferma il collegamento tra ottimismo e longevità già sottolineato da precedenti studi.
Ciò che tuttavia ancora non è chiaro è capire se sia l'ottimismo che conduce a stili di vita più salutari, se esso sia in grado di ridurre lo stress o entrambe le cose insieme: da considerare è, oltretutto, che il pensare positivo è spesso collegato a uno stato di salute migliore e le due condizioni si influenzano a vicenda.
L'ipotesi che i medici fanno è che gli ottimisti seguano meglio e di più i consigli dei loro dottori e reagiscano meglio agli stress psicofisici: in questo modo riuscirebbero a stare bene e a vivere di più.
La dott.ssa Tindle sottolinea che le donne ottimiste, ad esempio, è meno probabile che fumino, sono più attive e hanno un indice di massa corporea più basso rispetto alle loro coetanee che tendono a vedere sempre tutto nero. Questi fattori, spiega la ricercatrice, contribuiscono a mantenere la salute e a prolungare l'aspettativa di vita.
Un'altra ricerca conferma che gli adulti che si avviano verso la vecchiaia e che guardano al futuro con ottimismo vivono più a lungo di coloro che hanno una visione pessimista nei successivi nove anni.
A stabilirlo sono stati dei ricercatori olandesi che hanno osservato come gli uomini e le donne più ottimisti avevano tassi più bassi di morte per malattie cardiovascolari. In particolare, il rischio di attacco di cuore, ictus ed altri eventi cardiovascolari è del 77 per cento meno probabile rispetto al gruppo dei pessimisti, senza far caso a dati quali età, peso, vizio del fumo e presenza di malattie cardiovascolari o altre malattie croniche.
La ricerca è stata guidata da Erik J. Giltay del centro psichiatrico GGZ Delfland di Delft, ed è stata segnalata da Archives of General Psychiatry.
Molti studi avevano già legato fra loro emozioni negative, quali la depressione al rischio di morte per malattie cardiovascolari o ad altre circostanze.
I ricercatori hanno seguito 941 adulti olandesi d'età compresa tra i 65 e gli 85 anni. All'inizio, i partecipanti sono stati sottoposti ad un test standard sul benessere generale che ha incluso una scala che misurava la loro tendenza ad essere ottimisti o pessimisti. La scala ha incluso dichiarazioni come: "penso spesso che la vita sia piena di opportunità" oppure "ancora ho molti obiettivi da ottenere".
Le persone coinvolte sono state poi divise in quattro gruppi, secondo i diversi livelli di ottimismo e di pessimismo. I ricercatori inoltre hanno raccolto informazioni sui fattori attinenti allo stile di vita, sull'occupazione, sul livello educativo e sulla salute generale dell'individuo fino ad allora.
Dopo nove anni sono stati aggiornati i dati e si è visto che il 42 per cento delle persone oggetto di studio era morto, ma quelle con livelli elevati di ottimismo all'inizio hanno avuto le percentuali di mortalità più bassi: 30% contro più del 57 per cento del gruppo più pessimistico.
Considerando i fattori di rischio si è osservato che il rischio di morte era del 29 per cento più basso fra gli uomini e le donne molto ottimisti.
Ci sono un certo numero di spiegazioni possibili per i risultati, secondo i ricercatori. Una ha a che fare con il fatto che, anche se si tiene conto delle malattie croniche, i partecipanti pessimisti godevano di una salute generale peggiore.
L'ottimismo, a sua volta può avere effetti positivi, in quanto consente di far fronte meglio alle avversità e può, per esempio, più probabilmente far avvicinare al medico se si ha qualche disturbo.
È inoltre possibile che ci siano anche benefici biologici dovuti agli effetti benefici dell'ottimismo sul sistema immunitario ed ormonale.
11 marzo 2009
L'Ottimismo il sale della vita
Diceva il poeta Tonino Guerra che l'ottimismo è il profumo della vita, e a quanto pare un atteggiamento positivo nei confronti della realtà non solo la rende piacevole, ma anche più duratura. Secondo una ricerca statunitense, infatti, l'ottimismo aiuterebbe a vivere a lungo e in maniera salutare. Lo studio, compiuto su 100.000 donne e presentato in occasione dell'ultimo congresso annuale dell'American Psycosomatic Society, ha rivelato uno stretto legame tra uno stato d'animo brillante e propositivo e il rischio di ammalarsi di tumori, malattie cardiache o morire prematuramente.
Qualcosa di simile era già stato studiato e messo nero su bianco da Enrico Finzi, sociologo, giornalista e presidente di Astra Ricerche, che nel libro "Come siamo felici" ha illustrato l'arte di godersi la vita di cui sono maestri gli italiani, popolo che secondo le statistiche più recenti ha una aspettativa di vita mediamente più lunga di altri. Il merito non andrebbe solo alla dieta mediterranea e al clima ma alla capacità di affrontare il quotidiano con lo spirito giusto, senza far troppi drammi di fronte alle difficoltà.
Quella che sembrava una peculiarità nostrana sarebbe dunque una regola universale, almeno secondo gli studiosi dell'università di Pittsburgh, in Pennsylvania. La loro ricerca è cominciata nel 1994, prendendo in esame un ampio numero di persone e studiandone la personalità. Dopo otto anni, prendendo in esame gli individui che nel frattempo erano passati a miglior vita, gli scienziati americani si sono accorti che la percentuali dei decessi era del 23% più alta tra coloro che tendenzialmente in vita non avevano dimostrato un'indole particolarmente ottimista e viceversa, tra le persone positive, si era riscontrato un 30% in meno di morti.
La ricerca ha preso spunto da indagini precedenti, che già avevano collegato l'indole alla durata della vita. Studiosi olandesi ad esempio avevano osservato come gli uomini e le donne più positivi avessero tassi più bassi di morte per malattie cardiovascolari. In particolare, mettendo a confronto due gruppi di persone con diverse personalità, il rischio di attacco di cuore e ictus era risultato del 77% meno probabile tra gli ottimisti, senza tener conto di età, peso, vizio del fumo e presenza di malattie cardiovascolari o croniche.
Ci sono poi dei sondaggi da cui risulta che, a parità di fattori, le persone ottimiste arrivano a vivere sino a dodici anni più dei pessimisti. Toshihiko Maruta della Mayo Clinic Area Rochester nel Minnesota ha ottenuto questi dati seguendo un campione di 900 soggetti per oltre 40 anni e riscontrando che, per ogni anno della ricerca effettuata, i pessimisti andavano incontro a un rischio di morte del 19 per cento superiore alla media.
Hilary Tindle, autrice dello studio condotto dall'università di Pittsburgh, spiega che per quanto possa essere azzardato affermare l'esistenza di un legame tra ottimismo e trend di vita salubre, è comunque vero che pensare positivo influisce in modo diretto su manifestazioni fisiche come lo stress.
Tra le ipotesi avanzate dagli studiosi per spiegare il rapporto di causa-effetto c'è quella secondo cui le persone ottimiste reagiscono fisicamente meglio alla stanchezza mentale, seguono più attentamente i consigli dei medici, e di conseguenza godono di una salute migliore. "Le donne ottimiste, ad esempio - ha spiegato la Tindle - adottano uno stile di vita più salutare. E' meno probabile che fumino, sono di solito più attive e hanno quasi sempre un indice di massa corporea più basso. Questi sono tutti fattori di rischio che certamente determinano lunghezza di vita e salute".
E' del resto dimostrato che troppe emozioni negative e prolungate nel tempo, come rabbia, aggressività, angoscia, tristezza e frustrazione, possono avere effetti deleteri sull'organismo, producendo uno stato cronico di stress negativo. Dunque Beppe Grillo, quando dice che "non è facile torturare un ottimista, perché se gli dai la corrente a 220V egli penserà: che bello, non mi ha dato la 380V", non fa solo una battuta. E Pollyanna, la bambina creata nel 1913 dalla fantasia di Eleanor H. Porter, famosa per la filosofia del "tanto meglio così", non snocciolava solo dritte educative ma anche consigli per mantenersi in buona salute.
di SARA FICOCELLI
06 marzo 2009
Quando lo sport diventa una medicina
Marco ha 60 anni, ha il diabete ed è sovrappeso: il medico gli ha prescritto di camminare il più possibile ogni giorno e di andare in palestra almeno tre volte a settimana. Sara ha 68 anni, è ipertesa e sedentaria: se vuole diminuire il rischio di avere un infarto deve tenere sotto controllo la pressione, con l'esercizio fisico; che può avere lo stesso effetto delle pastiglie. In Svezia i medici prescrivono attività sportive al posto o insieme ai farmaci già dal 2003, grazie a una task force di clinici guidati dall'Istituto Karolinska. Negli Usa l'American College of Sports Medicine ha lanciato nel 2007 'Excercise is Medicine', un programma dettagliato per medici e pazienti che abbina a diverse patologie l'esercizio fisico più adatto. E l'Italia, per una volta, non è in ritardo.
La prima a muoversi è stata la Asl di Ferrara che, insieme all'assessorato Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, ha sviluppato un progetto per inserire l'esercizio fisico nella pratica del medico di famiglia. Nei primi tre mesi di quest'anno a 7.500 diabetici e 2.500 ipertesi il medico di medicina generale prescriverà di svolgere attività motoria - sotto forma di passeggiata guidata e regolata secondo le possibilità e i bisogni di ognuno - e consegnerà un contapassi. Ogni due mesi il paziente sarà controllato per valutare, oltre all'attività svolta, anche tutti i parametri fisiologici importanti per le due patologie come peso, circonferenza addominale, pressione, frequenza cardiaca a riposo, colesterolo, trigliceridi, glicemia. I primi risultati saranno disponibili a giugno, per quelli conclusivi bisognerà aspettare fino all'estate del 2010.
L'iniziativa è così piaciuta al sottosegretario al Welfare con delega alla Salute Ferruccio Fazio, che il ministero sta studiando il modo di estenderla su tutto il territorio nazionale.
Chi non vuole aspettare la Asl può rivolgersi al proprio medico e chiedere un programma-fitness strutturato in base alle patologie di cui si soffre. Come i farmaci, anche il movimento può avere delle controindicazioni, che devono essere valutate da chi ne ha le competenze. Vediamo, caso per caso, come è meglio procedere.
Malattie cardiovascolari "Le prove dell'efficacia dell'esercizio fisico sono inconfutabili", spiega Franco Giada, del Dipartimento Cardiovascolare dell'Ospedale dell'Angelo di Mestre-Venezia: "Chi ha avuto un infarto, praticando esercizio fisico aerobico in modo regolare può diminuire del 50 per cento la probabilità di averne un altro. Per questo la prescrizione dell'esercizio fisico è una indicazione obbligatoria per la prevenzione e il trattamento di infarto miocardico, angina pectoris, arteriopatia periferica, scompenso cardiaco. Oltre che dei principali fattori di rischio cardiovascolare modificabili: ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, obesità".
Per favorire l'adozione di uno stile di vita fisicamente attivo nella popolazione generale e nei cardiopatici, e spingere i medici a utilizzare clinicamente gli effetti benefici dell'attività fisica, le maggiori società scientifiche nazionali di medicina dello sport e cardiologia si sono messe insieme e hanno pubblicato in italiano e in inglese sul 'Journal of Cardiovascular Medicine', un documento condiviso su 'La prescrizione dell'esercizio fisico in ambito cardiologico'. L'attività fisica ha poi un effetto diretto su fattori di rischio cardiovascolare come trigliceridi, zuccheri e colesterolo. Chi ha la pressione alta e poco colesterolo buono, l'Hdl, "deve riportare l'organismo nella condizione più vicina alla normalità endocrino-metabolica per la nostra specie", spiega Luigi Di Luigi, dell'Unità di Endocrinologia dell'Università degli Studi di Roma Foro Italico: "L'attività motoria è di fondamentale aiuto: non sono tanto importanti le calorie consumate, quanto le azioni specifiche che un allenamento esercita sul sistema endocrino-metabolico".
Un programma moderato di attività motorie, che preveda almeno 30-40 minuti di camminata al giorno e tre sedute alla settimana di attività aerobiche al 50-60 per cento del consumo massimo di ossigeno, rappresenta un ottimo farmaco: lo dimostra il fatto che in questo modo si possono ridurre i livelli nel sangue di alcune molecole chiave indice della malattia, le interleuchine e la proteina C reattiva.
Artriti Potrebbe sembrare un controsenso pensare di muoversi quando si soffre di dolore articolare, ma l'esercizio fisico può essere un ottimo antidolorifico per chi ha l'artrite. Lo dimostra uno studio pubblicato su 'Arthritis Care and Research': seguire un programma regolare per otto settimane, in particolare quello messo a punto dalla Arthritis Foundation americana, ha migliorato nei pazienti il dolore percepito, il senso di fatica e la qualità di vita, anche dopo sei mesi dalla fine dell'esperimento. "Sono da escludere le attività dannose per le articolazioni, in particolare quelle che aumentano il carico a cui sono sottoposte", sottolinea Carlo Reggiani, del Dipartimento di Anatomia e Fisiologia dell'Università di Padova: "Meglio il nuoto, dove la spinta dell'acqua permette di diminuire o annullare il peso applicato sulle articolazioni".
Osteoporosi La regolare attività fisica è in grado di conservare la densità ossea e di diminuire così il rischio di fratture. È importante mantenere un carico meccanico sulle ossa: non si tratta dunque solo di fare esercizi con i pesi in palestra, ma anche di dedicarsi a semplici attività, come camminare, fare jogging, ballare, salire le scale. "Esercizi aerobici durante i quali il paziente deve fare forza sui muscoli e sulle ossa per sostenere il proprio peso. In questo modo si aumenta anche la massa muscolare, la nostra riserva naturale di proteine, che ci mantiene in un buono stato di salute", spiega Reggiani. Così camminare a ritmo sostenuto per almeno un'ora a settimana diminuisce il rischio di fratture all'anca del 6 per cento, e otto ore a settimana lo diminuirebbero del 40-50.
Gli studi scientifici dimostrano peraltro che non è mai troppo tardi per iniziare: anche in donne anziane l'esercizio fisico dà ottimi risultati.
Depressione Che lo sport migliori i sintomi della depressione è stato provato da molti studi su animali. In particolare si è visto che il movimento regola i livelli di una sostanza prodotta normalmente dal cervello i cui alti indici sono associati a depressione, il fattore neurotrofico cervello-derivato. Come questi risultati possano essere tradotti in indicazione pratica è ancora da definire nel dettaglio, come ha sottolineato uno studio pubblicato sul 'British Journal of Medicine'. Alcuni studi dimostrano che cinque settimane di esercizio aerobico supervisionato, come camminare o correre, o di attività anaerobica di moderata intensità, tre volte a settimana per almeno 20 minuti, sono in grado di migliorare l'umore tanto quanto la psicoterapia individuale e di gruppo.
Diabete Glicemia, emoglobina glicosilata, pressione, girovita, grassi nel sangue. Questi, insieme ad altri, sono i fattori di rischio cardiovascolare modificabili che un diabetico deve tenere sotto controllo, per ognuno dei quali, spesso, prende un farmaco diverso. "E pensare che con un po' di esercizio fisico mirato tutte queste variabili si potrebbero controllare insieme", commenta Stefano Balducci, ideatore dello studio Ides (The Italian Diabetes and Exercise Study), che ha valutato l'efficacia di un programma di attività fisica su pazienti diabetici reclutati in 23 centri italiani. Lo studio ha valutato più di 600 diabetici per un anno, ha permesso di applicare un algoritmo grazie al quale è stato possibile personalizzare l'attività fisica e la sua progressione e ha confermato l'importanza del counseling.
Alzheimer e Parkinson I pazienti affetti da Alzheimer possono mantenere intatte le loro funzioni cerebrali per un periodo più lungo della media grazie all'esercizio regolare, soprattutto se iniziano già negli stadi iniziali della malattia. È il risultato di uno studio condotto dai ricercatori dell'University of Kansas School of Medicine e pubblicato su 'Neurology'. In più questi pazienti hanno mostrato anche una ridotta diminuzione della massa cerebrale, uno dei fattori che accelera la perdita di performance cognitiva.
Un effetto sul cervello e sulle capacità mentali che non è stato osservato su persone non malate. Anche nel caso del morbo di Parkinson l'esercizio fisico è un valido alleato per migliorare le condizioni dei pazienti, come dimostra una rassegna degli studi esistenti pubblicata su 'Moviment Disorders': sebbene non ci siano dati per valutare l'effetto dell'esercizio sullo stato depressivo di questi pazienti, non ci sono dubbi invece dei benefici sulle capacità motorie, l'equilibrio, la forza e la qualità di vita. A questo punto non resta che mettere a punto un programma di attività specifico per questi malati.
Letizia Gabaglio
01 marzo 2009
La scelta del cibo
Segui questi semplici consigli e otterrai una dieta sana, per migliorare la tua salute e quella dei tuoi cari.
Il PANE, meglio se integrale
Preferite le pagnotte grandi (500-1.000 grammi) che si conservano più a lungo, con mollica soffice e crosta dorata. Ottimo il pane integrale con farina biologica. CARNE, sì a quella Doc
Il prodotto fresco è da preferire sempre a quello surgelato. Da preferire i punti vendita che indicano la provenienza geografica e la sede del macello.
OLIO, solo extravergine. Ricavato dalla spremitura meccanica delle olive, non subisce trattamenti chimici. Se ha l'etichetta 'spremuto a freddo', è di qualità ancora migliore.
FRUTTA e VERDURA di stagione I prodotti italiani (soprattutto quelli biologici) contengono meno pesticidi; in stagione costano meno e non vengono conservati artificialmente.
FORMAGGI, scegliete i tipici Il sale è l'unico additivo permesso in Italia. Perciò i prodotti tradizionali offrono più garanzie. Ora hanno il bollino dop: denominazione di origine protetta.
UOVA, di categoria extra Da preferire le confezioni che hanno la fascia rossa e indicano la classe 'extra': garantiscono che il prodotto ha al massimo 7 giorni.
PASTA: ottima quella di semola 'Pasta di semola' o 'semolato di grano duro': a queste denominazioni corrispondono sempre prodotti di grande qualità.
VINO, sempre tappo di sughero Sono da preferire le bottiglie doc, con tappo di sughero originale. Attenzione: in etichetta non è obbligatorio indicare eventuali additivi utilizzati.
DOLCI: sceglieteli alla frutta Per fare felice un bambino senza rovinargli la salute, privilegiate dolci o caramelle a base di miele e frutta. Sono ottime le spremute.
SALUMI: cercate il marchio DOP Gli insaccati a denominazione di origine protetta garantiscono una buona qualità. Gli additivi, ridotti al massimo, sono sempre indicati in etichetta.
ALIMENTI BOCCIATI
Diffidate del PAN CARRÈ Per mantenerlo così fresco e morbido a lungo è riempito di additivi, per esempio quelli contro i microbi. Sconsigliato soprattutto ai bambini.
No alla fettina di VITELLO I vitelli sono macellati a sei mesi di vita dopo aver mangiato solo latte in polvere e integratori. La carne può contenere residui di antibiotici.
OLIO, al bando i SEMI VARI Oli di semi e margarine sono prodotti a basso costo, spesso all'estero, contengono additivi: da evitare. Sconsigliate le confezioni di plastica.
FRUTTA, non in SCATOLA Se non si consuma fresca, meglio scegliere le confezioni di vetro. La confezione di latta può rilasciare resine e residui di metalli pesanti.
Occhio ai FORMAGGINI I formaggi che fondono e i formaggini sono a rischio perchè possono essere fatti con scarti di lavorazione. Contengono additivi: da non dare ai bambini.
UOVA, alla larga da quelle sporche Se presentano tracce di sterco, c'è il rischio salmonella. Evitare quelle sfuse, quando se ne ignora la provenienza: potrebbero non essere fresche.
PASTA, attenzione a quella fresca Il prodotto fresco è ottimo. Ma se viene preparato in condizioni igieniche scarse o con ingredienti di bassa qualità, perde quasi tutto il suo valore.
VINO, mai prodotti sfusi Dietro le vendite porta a porta si nascondono le peggiori truffe merceologiche. In generale, diffidare dei prodotti anonimi e privi di etichetta.
DOLCI, niente coloranti Da evitare tutti i prodotti che contengono additivi, aromatizzanti e coloranti. Da ridurre al massimo dolciumi con alto contenuto di zucchero.
SALUMI, solo stagionati No agli insaccati non stagionati perchè ricchi di additivi. Controllare in etichetta anche che non contengano carne congelata e latte in polvere.
Ottime per la salute anche cibi un pò particolari, come le bacche di Goji, dall'alto potere antiossidante i cui zuccheri abbassano la resistenza all'insulina, fattore di rischio del diabete. A seguire ci sono le barbabietole, fonte di folato e betaina, due sostanze che abbassano i livelli di omocisteina nel sangue, un composto che puo' danneggiare le arterie e aumentare il rischio di malattie cardiache. In piu' i pigmenti naturali delle barbabietole si sono provati dei potenti anti-cancerogeni. Ci sono poi la bieta, ricca di luteina e zeaxantina, carotenoidi che proteggno la retina dai danni dell'invecchiamento e la cannella che tiene sotto controllo gli zuccheri nel sangue. Seguendo la hit si arriva al cavolo, da apprezzare soprattutto per il contenuto di sulforafano, un composto chimico che aiuta la produzione di enzimi nel corpo che combattono i radicali liberi e riducono il rischio di cancro.
Poi si incontrano la guava, frutto tropicale con un'altissima concentrazione di fibre e di licopene, un antiossidante che tiene lontano il cancro alla prostata e la portulaca, considerata una pianta infestante da usare come il prezzemolo perche' ricchissima di grassi omega-3 e di melatonina, un antiossidante che aiuta a prevenire i tumori. In elenco compaiono, inoltre, le prugne secche, che hanno grandi quantita' di acidi neoclorogenico e clorogenico, antiossidanti efficaci nel prevenire i tumori e il succo di melograno, che abbassa la pressione e fornisce molta vitamina C. Al decimo posto, infine, il nutrizionista ha indicato i semi di zucca, ricchi di magnesio, un alleato a vivere piu' a lungo.
Non dimentichiamoci il tè verde, le cui caratteristiche di antiossidante vengono confermate in numerosi studi scientifici. Utile contro il cancro, per il cuore e per rimanere giovani, bisogna berne almeno 5 tazze al giorno. Nessuna riduzione del rischio per chi beve una tazza o meno al dì.
by italia salute