Marco ha 60 anni, ha il diabete ed è sovrappeso: il medico gli ha prescritto di camminare il più possibile ogni giorno e di andare in palestra almeno tre volte a settimana. Sara ha 68 anni, è ipertesa e sedentaria: se vuole diminuire il rischio di avere un infarto deve tenere sotto controllo la pressione, con l'esercizio fisico; che può avere lo stesso effetto delle pastiglie. In Svezia i medici prescrivono attività sportive al posto o insieme ai farmaci già dal 2003, grazie a una task force di clinici guidati dall'Istituto Karolinska. Negli Usa l'American College of Sports Medicine ha lanciato nel 2007 'Excercise is Medicine', un programma dettagliato per medici e pazienti che abbina a diverse patologie l'esercizio fisico più adatto. E l'Italia, per una volta, non è in ritardo.
La prima a muoversi è stata la Asl di Ferrara che, insieme all'assessorato Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, ha sviluppato un progetto per inserire l'esercizio fisico nella pratica del medico di famiglia. Nei primi tre mesi di quest'anno a 7.500 diabetici e 2.500 ipertesi il medico di medicina generale prescriverà di svolgere attività motoria - sotto forma di passeggiata guidata e regolata secondo le possibilità e i bisogni di ognuno - e consegnerà un contapassi. Ogni due mesi il paziente sarà controllato per valutare, oltre all'attività svolta, anche tutti i parametri fisiologici importanti per le due patologie come peso, circonferenza addominale, pressione, frequenza cardiaca a riposo, colesterolo, trigliceridi, glicemia. I primi risultati saranno disponibili a giugno, per quelli conclusivi bisognerà aspettare fino all'estate del 2010.
L'iniziativa è così piaciuta al sottosegretario al Welfare con delega alla Salute Ferruccio Fazio, che il ministero sta studiando il modo di estenderla su tutto il territorio nazionale.
Chi non vuole aspettare la Asl può rivolgersi al proprio medico e chiedere un programma-fitness strutturato in base alle patologie di cui si soffre. Come i farmaci, anche il movimento può avere delle controindicazioni, che devono essere valutate da chi ne ha le competenze. Vediamo, caso per caso, come è meglio procedere.
Malattie cardiovascolari "Le prove dell'efficacia dell'esercizio fisico sono inconfutabili", spiega Franco Giada, del Dipartimento Cardiovascolare dell'Ospedale dell'Angelo di Mestre-Venezia: "Chi ha avuto un infarto, praticando esercizio fisico aerobico in modo regolare può diminuire del 50 per cento la probabilità di averne un altro. Per questo la prescrizione dell'esercizio fisico è una indicazione obbligatoria per la prevenzione e il trattamento di infarto miocardico, angina pectoris, arteriopatia periferica, scompenso cardiaco. Oltre che dei principali fattori di rischio cardiovascolare modificabili: ipertensione, diabete, ipercolesterolemia, obesità".
Per favorire l'adozione di uno stile di vita fisicamente attivo nella popolazione generale e nei cardiopatici, e spingere i medici a utilizzare clinicamente gli effetti benefici dell'attività fisica, le maggiori società scientifiche nazionali di medicina dello sport e cardiologia si sono messe insieme e hanno pubblicato in italiano e in inglese sul 'Journal of Cardiovascular Medicine', un documento condiviso su 'La prescrizione dell'esercizio fisico in ambito cardiologico'. L'attività fisica ha poi un effetto diretto su fattori di rischio cardiovascolare come trigliceridi, zuccheri e colesterolo. Chi ha la pressione alta e poco colesterolo buono, l'Hdl, "deve riportare l'organismo nella condizione più vicina alla normalità endocrino-metabolica per la nostra specie", spiega Luigi Di Luigi, dell'Unità di Endocrinologia dell'Università degli Studi di Roma Foro Italico: "L'attività motoria è di fondamentale aiuto: non sono tanto importanti le calorie consumate, quanto le azioni specifiche che un allenamento esercita sul sistema endocrino-metabolico".
Un programma moderato di attività motorie, che preveda almeno 30-40 minuti di camminata al giorno e tre sedute alla settimana di attività aerobiche al 50-60 per cento del consumo massimo di ossigeno, rappresenta un ottimo farmaco: lo dimostra il fatto che in questo modo si possono ridurre i livelli nel sangue di alcune molecole chiave indice della malattia, le interleuchine e la proteina C reattiva.
Artriti Potrebbe sembrare un controsenso pensare di muoversi quando si soffre di dolore articolare, ma l'esercizio fisico può essere un ottimo antidolorifico per chi ha l'artrite. Lo dimostra uno studio pubblicato su 'Arthritis Care and Research': seguire un programma regolare per otto settimane, in particolare quello messo a punto dalla Arthritis Foundation americana, ha migliorato nei pazienti il dolore percepito, il senso di fatica e la qualità di vita, anche dopo sei mesi dalla fine dell'esperimento. "Sono da escludere le attività dannose per le articolazioni, in particolare quelle che aumentano il carico a cui sono sottoposte", sottolinea Carlo Reggiani, del Dipartimento di Anatomia e Fisiologia dell'Università di Padova: "Meglio il nuoto, dove la spinta dell'acqua permette di diminuire o annullare il peso applicato sulle articolazioni".
Osteoporosi La regolare attività fisica è in grado di conservare la densità ossea e di diminuire così il rischio di fratture. È importante mantenere un carico meccanico sulle ossa: non si tratta dunque solo di fare esercizi con i pesi in palestra, ma anche di dedicarsi a semplici attività, come camminare, fare jogging, ballare, salire le scale. "Esercizi aerobici durante i quali il paziente deve fare forza sui muscoli e sulle ossa per sostenere il proprio peso. In questo modo si aumenta anche la massa muscolare, la nostra riserva naturale di proteine, che ci mantiene in un buono stato di salute", spiega Reggiani. Così camminare a ritmo sostenuto per almeno un'ora a settimana diminuisce il rischio di fratture all'anca del 6 per cento, e otto ore a settimana lo diminuirebbero del 40-50.
Gli studi scientifici dimostrano peraltro che non è mai troppo tardi per iniziare: anche in donne anziane l'esercizio fisico dà ottimi risultati.
Depressione Che lo sport migliori i sintomi della depressione è stato provato da molti studi su animali. In particolare si è visto che il movimento regola i livelli di una sostanza prodotta normalmente dal cervello i cui alti indici sono associati a depressione, il fattore neurotrofico cervello-derivato. Come questi risultati possano essere tradotti in indicazione pratica è ancora da definire nel dettaglio, come ha sottolineato uno studio pubblicato sul 'British Journal of Medicine'. Alcuni studi dimostrano che cinque settimane di esercizio aerobico supervisionato, come camminare o correre, o di attività anaerobica di moderata intensità, tre volte a settimana per almeno 20 minuti, sono in grado di migliorare l'umore tanto quanto la psicoterapia individuale e di gruppo.
Diabete Glicemia, emoglobina glicosilata, pressione, girovita, grassi nel sangue. Questi, insieme ad altri, sono i fattori di rischio cardiovascolare modificabili che un diabetico deve tenere sotto controllo, per ognuno dei quali, spesso, prende un farmaco diverso. "E pensare che con un po' di esercizio fisico mirato tutte queste variabili si potrebbero controllare insieme", commenta Stefano Balducci, ideatore dello studio Ides (The Italian Diabetes and Exercise Study), che ha valutato l'efficacia di un programma di attività fisica su pazienti diabetici reclutati in 23 centri italiani. Lo studio ha valutato più di 600 diabetici per un anno, ha permesso di applicare un algoritmo grazie al quale è stato possibile personalizzare l'attività fisica e la sua progressione e ha confermato l'importanza del counseling.
Alzheimer e Parkinson I pazienti affetti da Alzheimer possono mantenere intatte le loro funzioni cerebrali per un periodo più lungo della media grazie all'esercizio regolare, soprattutto se iniziano già negli stadi iniziali della malattia. È il risultato di uno studio condotto dai ricercatori dell'University of Kansas School of Medicine e pubblicato su 'Neurology'. In più questi pazienti hanno mostrato anche una ridotta diminuzione della massa cerebrale, uno dei fattori che accelera la perdita di performance cognitiva.
Un effetto sul cervello e sulle capacità mentali che non è stato osservato su persone non malate. Anche nel caso del morbo di Parkinson l'esercizio fisico è un valido alleato per migliorare le condizioni dei pazienti, come dimostra una rassegna degli studi esistenti pubblicata su 'Moviment Disorders': sebbene non ci siano dati per valutare l'effetto dell'esercizio sullo stato depressivo di questi pazienti, non ci sono dubbi invece dei benefici sulle capacità motorie, l'equilibrio, la forza e la qualità di vita. A questo punto non resta che mettere a punto un programma di attività specifico per questi malati.
Letizia Gabaglio
06 marzo 2009
Quando lo sport diventa una medicina
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