30 luglio 2009

Riportare al centro dello sviluppo l'agricoltura e il territorio

Le scelte che vengono fatte senza la cultura della centralità dell’agricoltura, sono quelle di sottrarre terra fertile e boschi alla produzione di cibo, di aria e di paesaggi e sostenere le speculazioni, come quella che mette in atto la decisione di centomila nuove case o la costruzione di centrali nucleari o la perforazione selvaggia dell’Abruzzo e del Molise per la ricerca di petrolio.
Una nave che naviga senza bussola nell’oceano in tempesta.

Quando diciamo che è la carenza culturale che porta a sbagliare tattiche e strategie e ad accusare una crisi economica, che dovrebbe far capire che siamo giunti alla fine di un percorso e che necessita trovare nuove tattiche e nuove strategie per programmare un nuovo sviluppo, questa nostra verità viene confermata dai fatti.
Infatti, la notizia dell’approvazione, da parte dell’attuale Governo, di un piano che prevede finanziamenti per 100 mila case, con Presidente del Consiglio e Ministri che si vantano di questa loro scelta e con l’opposizione che non coglie il nocciolo della questione, dimostra che la cementificazione programmata o abusiva del territorio, comunque selvaggia, non è un problema per la politica, né per la classe dirigente di questo Paese.

Come non è un problema la sottrazione di una fetta grande di terreno agricolo che questa cementificazione comporta, con la conseguenza che il futuro di questo Paese prevede meno cibo, che saremo costretti ad importare; meno vigneti, meno grano, meno ortaggi, meno frutta e meno oliveti, con una perdita secca dell’ esportazione e di immagine del nostro agroalimentare; meno strutture di trasformazione, meno indotto e meno occupati, ma, anche, meno paesaggio e meno ambiente, ciò che vuol dire anche meno turismo. Meno di tante cose vitali ed essenziali per l’immagine e l’economia del nostro Paese che non preoccupa nessuno, visto che all’applauso di chi ha fatto questa scelta ha risposto il silenzio di chi la subisce o non ha avuto modo di parteciparvi.

Una nuova colata di cemento che toglie ad ognuno di noi il respiro e il gusto della nostra identità.
Quella identità espressa dai campi di grano per la rinomata pasta e la famosa pizza; oliveti per il ricco patrimonio di biodiversità e di oli, che nessun altro paese al mondo può vantare; vigne per i nostri straordinari vini, molti dei quali impeccabili testimoni di territori noti in tutto il mondo; prati e pascoli per i nostri allevamenti di animali che danno formaggi e latticini impareggiabili, salumi unici, carni saporite; orti, familiari o a pieno campo, per le nostre verdure e i nostri pomodori che caratterizzano e rendono varia e speciale tanti piatti della nostra cucina; risaie per i nostri risotti, che continuano a caratterizzare i profumi ed i sapori di luoghi e di Regioni, e orgoglio dei veneti e dei milanesi; il tempo che passa lento da una botticella ad un'altra per rendere l’aceto unto di sapori, balsamico, ricco di sospiri, al pari di un vin santo o di un passito e così i frutteti, i nostri boschi e sottoboschi. Noi, la nostra storia, la nostra cultura, la nostra fantasia e la nostra creatività.

La carenza culturale che ha portato ad escludere l’agricoltura dalle strategie di sviluppo, avviate dopo gli anni ’50, e a rendere questo settore destinatario di risorse che, invece di arricchirlo l’andavano ad impoverirlo, fino ad arrivare alla crisi strutturale in atto, che rischia di spopolare le nostre campagne in modo da renderle, così, libere per le grandi speculazioni e per i nuovi insediamenti che parlano di centrali nucleari, estrazioni di petrolio, depositi di scorie e di ecoballe, grandi digestori
Un paese di rifiuti e di fumi al posto dei profumi delle nostre campagne e dei nostri boschi, che danno ragione a chi ha bisogno di terra per speculare..
C’è chi, invece di entrare nel merito delle questioni oggetto di queste nostre riflessioni, pensa di risolvere la crisi azzerando i chilometri; illudendo i consumatori con l’origine, senza dare ad esso le garanzie della qualità e delle peculiarità organolettiche per appagare la salute e il gusto; mettendosi in contrapposizione con altre categorie, invece di dare ad esse il diritto di svolgere la propria attività e di rafforzare la filiera con il confronto ed il dialogo.
Iniziative che non portano da nessuna parte, ma solo a illudere i produttori ed a far perdere tempo ai coltivatori ed al Paese che, oggi più che mai, hanno bisogno che venga affermata la centralità della nostra agricoltura se si vuole ribaltare una cultura e un modello di sviluppo, che è fallito perché divora le uniche risorse vere che ha, il territorio con la sua storia e la sua cultura, i suoi paesaggi e le sue tradizioni e, soprattutto, con la sua agricoltura e la ruralità. Le prospettive sono quelle di portare a nuovi fallimenti in un arco di tempo più breve del passato.
Avere la consapevolezza di queste risorse e dei valori che esse esprimono, ponendo al centro l’agricoltura, è il solo modo per riprendere il filo del discorso che interessi speculativi e di mercato hanno spezzato.

In questo senso, la necessità di case da dare ai giovani e a quanti la casa non ce l’hanno, avrebbe dovuto portare ad un altro ragionamento: destinare tutte le risorse, oggi messe a disposizione per la costruzione di centomila case, tutte per recuperare le case abbandonate dei piccoli centri in modo da rianimarli e renderli soggetti di quella qualità della vita che i futuri casermoni annullano provocando e diffondendo disagio e criminalità.
Bloccando, così, un processo che porta ad allargare e soffocare le grandi città ed a fare morire la storia e la cultura che i nostri piccoli centri esprimono.
Riportare l’agricoltura al centro del ragionamento e della programmazione economica, politica e sociale, è una necessità, quindi, che non si può più rinviare.

di Pasquale Di Lena

11 luglio 2009

XILITOLO CONTRASTA CARIE NEI DENTI DA LATTE


Stop alla carie nei denti da latte con lo xilitolo. Questo dolcificante, se inserito in uno sciroppo per bambini, può risolvere fino al 70% dei casi di “sindrome da biberon”, cioè quelle carie che attaccano lo smalto dei denti da latte in età infantile, comportando diversi problemi, tra cui la distruzione della dentatura provvisoria.
A scoprire le proprietà anticarie dello sciroppo allo xilitolo è stata la squadra del dott.Peter Milgrom della University of Washington a Seattle (Usa), che lo ha testato su 94 bambini di età compresa tra i 9 e i 15 mesi. Tutti i piccoli erano nativi della Repubblica delle Isole Marshall, paese in cui la sindrome da biberon è un problema medico molto comune.
Gli infanti hanno assunto per un anno lo sciroppo (8 grammi di xilitolo al giorno) e hanno raggiunto una prevenzione dalle carie dei denti da latte pari quasi al 70%. In particolare, aveva sviluppato carie il 24% dei bimbi che aveva assunto due dosi di xilitolo al giorno, il 40% di chi ne prendeva tre e il 52% dei bambini che non assumevano affatto lo xilitolo.
Per il dott.Milgrom e colleghi questo dimostra che questo sostituto del glucosio è efficace nella prevenzione delle carie dei denti da latte.
In realtà quello che è fondamentale è una buona igiene orale e l'attenzione agli alimenti ingeriti: una triplice somministrazione giornaliera di sciroppo allo xilitolo era, infatti, meno efficace di quella duplice.
Lo xilitolo fa parte della famiglia dei dolcificanti e rappresenta un sostituto dello zucchero: ha un basso potere addolcente (0,5-0,6), ma è in grado di prevenire carie e otiti per la sua rilevante attività antibatterica. Normalmente è presente nelle gomme da masticare. Come per altri dolcificanti non bisogna esagerare con le quantità, per non incorrere in spiacevoli effetti indesiderati come, ad esempio, la diarrea (provocata in particolare dal troppo sorbitolo, zucchero contenuto, d'altronde, anche nei clisteri).
I dolcificanti sono sconsigliati, inoltre, a chi soffra di colite e intestino irritabile.
Non sembra del tutto motivata la scelta di una sostituzione permanente dei dolcificanti normocalorici (zucchero, fruttosio ecc.); il dolcificante deve essere cioè considerato una fase di transizione verso una coscienza alimentare che includa una corretta gestione dei cibi dolci.
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by italiasalute

08 luglio 2009

Parte con il piede sbagliato l’olio made in Italy


E’ un po’ come se dei ragazzini decidessero di organizzare una partita a calcio, fissando la data per la prima gara, quindi l’orario, il campo sul quale giocare e poi cosa accade? L’inconveniente. Già, perché al momento opportuno salta tutto. Non si gioca più, la partita è rimandata.

Potrebbe rientrare nella normalità, se non fosse per il fatto che questi ragazzini – non dovendo giocare una partitella come tante altre, giusto per passare il tempo, a scuole chiuse – avrebbero dovuto in realtà partecipare alla prima giornata di un campionato.

Eppure, proprio ricorrendo a una metafora, ciò che è avvenuto con l’Unaprol non è poi così distante. Infatti, in occasione di “TuttoFood” a Milano, durante un convegno che si è tenuto il 10 giugno, era vstato annunciato con tanta solennità una riunione che su sarebbe dovuta svolgere il 18 giugno a Roma presso l’Hotel Quirinale, con una giornata di studio, dalle 10 alle 13,00, per fare il punto sul nuovo regolamento della Commissione Ue, il n.182 del 6 Marzo scorso, e, conseguentemente del Decreto Mipaaf corrispondente.

Un incontro molto importante, visto che sono in gioco le sorti del comparto oleario italiano. Un incontro tutto incentrato sulle norme relative alla commercializzazione degli oli extra vergini e vergini di oliva, circa l’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine, norme – va detto per inciso che andranno in vigore dal prossimo primo Luglio. Insomma, mancano solo pochi giorni.

C’è poco da stare sereni. Visto che le aziende dovranno uniformarsi alle nuove direttive ed essere informati in tempo non sarebbe certo una cattiva idea. Oltre alla grande confusione di cui sono vittime i più deboli, coloro che non sopportano con la propria struttura il macigno della burocrazia, è in gioco la stessa onorabilità del Paese. Già, perché si fa un gran can can sull’origine obbligatoria e poi si scopre che si è in ritardo. Mah! Cosa pensare? Si resta allibiti.

Dal primo luglio cambieranno dunque le regole del gioco. E saranno seri problemi per le aziende, visto che a tutt’oggi ancora non si sa nulla e tutto sembra essere campato in aria.

Va premesso – a onor della cronaca - che una precedente riunione dell’11 giugno, quella della Conferenza Stato-Regioni, è andata in fumo. Eppure in quella data si sarebbe dovuto approvare il testo del decreto di attuazione del regolamento. Nulla di fatto, i misteri sul futuro del comparto olio di oliva sono incomprensibili. Anche questa riunione è stata cancellata e rinviata a data da destinarsi. Ed è diventato un effetto domino, nemmeno il 18 giugno ci si è potuti incontrare.

Qualcosa nell’aria si avvertiva. Il Ministro Zaia aveva diffuso la scorsa settimana una dichiarazione piuttosto critica nei confronti di alcune regioni che – badate bene – avrebbero chiesto deroghe alla norma sull’origine dell’olio d’oliva”, relativamente ai piccoli impianti. Insomma, era prevedibile che questa origine obbligatoria partita dall’alto non coinvolgesse la base produttiva. Eppure, sempre dall’alto, ci si è mossi ignorando le ragioni dei produttori, come se fosse ancora credibile che le associazioni di riferimento – quelle che hanno voluto questa origine obbligatoria – fossero effettivamente rappresentanti della volontà dei produttori. Sbagliato, c’è in realtà un profondo iato tra chi produce e chi sul piano teorico rappresenta i produttori.

Con tali imprevisti, i tempi di conseguenza si allungano, ma senza sapere di quanto. Anche perché l’11 giugno si sarebbe dovuta approvare al Senato la normativa comunitaria in questione. Ora, tuttavia, l’approvazione di alcuni emendamenti su alcune parti del provvedimento imporrà inevitabilmente un ulteriore passaggio alla Camera dei deputati e tutto andrà in forse.

Non è affatto certo che il decreto possa essere approvato e pubblicato in tempo utile per essere operativo a decorrere dal primo luglio. E’ comprendibile a questo punto lo stato di confusione in cui versano le aziende. Come dovranno comportarsi? Che cosa dovranno fare, che ne sarà delle loro etichette? Quanto dovranno ancora attendere? Ma, soprattutto, che figure facciamo di fronte agli altri Paesi europei? Non eravamo noi ad aver rotto le scatole per richiedere tale norma? E perché ora non accade ancora nulla? Perché questo ritardo?

In verità, il regolamento comunitario sarebbe di fatto direttamente applicabile. I funzionari della Commissione Europea hanno infatti confermato in una recente riunione a Bruxelles che non vi è alcun bisogno di passare attraverso provvedimenti nazionali di applicazione. Le disposizioni d’altra parte sono chiare, e forse è il caso di dire che meno interviene l’Italia meglio è, altrimenti si complica fino all’inverosimile qualcosa che non richiederebbe alcuna ulteriore precisazione. Un vantaggio per questo ritardo tutto italiano in fondo potrebbe non nuocere, si eviterebbe magari qualche inedita regola vessatoria a carico delle aziende.
by TN

05 luglio 2009

XVI giochi del Mediterraneo: una finale

Le premesse una buona manifestazione c'erano tutte.
Una buona organizzazione,
la zona colpita, anche se perifericamente, dal sisma aquilano di tre mesi fa, una partecipazione di pubblico superiore alle attese e,atleti di livello mondiale con record mondiali. Una Olimpiade del Mediterraneo, dove giovani atleti di 22 paesi si sono misurati in 28 discipline diverse. Bene, qual'è stato la copertura degli eventi?
Disastrosa. Le tre reti nazionali, le reti Mediaset non hanno ,se non in repliche, riproposto dirette su eventi sportivi. Si sono limitati a replicare risultati positivi quando necessario abolendo tutta la trafila della visione o sequenza dell'evento.
Certamente invece, molto interessante, la lettura di notizie bla bla come il calciomercato quale il nulla si sposta dalla squadra A alla squadra B, ma la squadra C ha avuto un interessamento tramite il procuratore D per quello stesso giocatore. Il nulla. Questo, a scapito dei veri Atleti, che per praticare questo sport devono sacrificarsi lavorando anche di più di discipline regine. Uno schiaffo alla pratica del fare, del praticare, del partecipare ad ogni costo contro la tecnica del voyeurismo che vuole solo vedere il nulla, il bla bla bla e il risultato.
Complimenti alla TV di stato che aiuta i guardoni dello sport immaginato, ma non praticato.
Parlando di eventi ho voluto partecipare ad un evento interessante la finale Italia-Turchia di Pallavolo Femminile a Vasto.

Bisogna dire subito che l'Italia si è presentata la formazione migliore. Mancavano alcuni elementi ma, i big erano presenti.
Ma anche le altre nazioni erano al top. La Turchia, detentrice del titolo conquistatato il 2005 in Spagna ad Almeria è l'avversaria di turno.
Italia Turchia una finale mediterranea che poteva essere anche una finale per il titolo europeo, tanto per dire il livello delle squadre in campo.
Mi presento al cancello di ingresso dove mi informano che i 1700 tagliandi per il nuovissimo Palasport di Vasto sono esauriti da due giorni. La partecipazione del pubblico è stata superiore alle attese e, i biglietti della finale, venduti sul sito dei giochi, sono andati subito esauriti. L'Organizzazione di Vasto, dopo un lungo consulto ha ritenuto farci entrare per riempire i posti appoggiati.
Il Palasport ai lati delle tribunette ha dei lunghi corridoi che girano intorno al campo di gioco. Ho trovato posto vicino le telecamere della Rai, e, sono stato fortunato perchè vicino ad una finestra.

Cronaca.
Il primo set le squadre si studiano, cercano battute diverse e, l'italia con buonissima ricezione vince in scioltezza 25-17.
Molto diverso il secondo set dove la Turchia comincia a forzare in battuta e a variare il loro attacco con molti pallonetti e vincenti. La ricezione balbettante, il cambio Secolo/Rinieri e Guiggi/Gioli non cambia l'inerzia del set vinto dalle turche 25-20.
Il terzo set la falsariga del secondo, la ricezione che stenta, palla alta che non passa, i muri in anticipo creano difficoltà alle attaccanti italiane. Alcuni muri punti su Aguero e Piccinini fotografano la situazione del set.Dal lato turco la Darnel n.17 bionda opposta passa da ogni lato e, con qualsiasi soluzione.Il terzo set è vinto dalla Turchia e devo aggiungere meritatamente per 25-18.
Inizio del quarto set Barbolini da una scossa, inserendo nel quartetto iniziale la Gioli e la Rinieri. La squadra ha una nuova fisionomia, una maggiore attenzione sui pallonetti, una difesa più attiva sulle palle vaganti, in poche parole non cade più una palla per terra e il punteggio 25-19 è molto abbondante per la Turchia in quanto gli ultimi punti sono stati tutti regali errori punto dalle schiacciatrici italiane.
Una partita quasi persa, il caldo in un palasport gremito, sensazioni che cominciano a scaldare ( o surriscaldare) tutte le persone che seguono questo evento trasmesso in diretta sul raisport più e poi, cominciano i cori.La speaker, coordina un tifo già scatenato per lo scampato pericolo e la speranza di una vittoria finale.
E, in questa situazione, anche le turche cominciano a barcollare. Se poi la n.17 Darnel (autrice di 31 punti) comincia a sbagliare allora già si intuisce il trionfo. Una fase del quinto set 9-2 dove l'Italia non sbaglia nulla, nessuna palla sprecata, difesa attenta, una buona dose di fortuna e allora sembra fatta ma, con alcuni errori di muro la Turchia rialza la testa, ma è troppo tardi l'Italia va a vincere 15-10 ed è trionfo.

La premiazione, con l'inno di Mameli ringraziano le ragazze di Barbolini, già campionesse del mondo di non aver snobbato l'Olimpiade del Mediterraneo, di non aver snobbato Pescara e, anche noi, nel nostro piccolo vogliamo ringraziarle.
Grazie a Simona Rinieri n.2,
Grazie a Paola Croce n.3,
Grazie a Guiggi Martina n.5,
Grazie a Secolo Manuela n.8,
Grazie a Barazza Jenny n.9,
Grazie a Piccinini Francesca n.12,
Grazie a Eleonora Lo Bianco n.14, Il capitanoo
Grazie a Simona Gioli n.17,
Grazie a Aguero Taismary n.18, con 18 punti realizzati best score.
Un altro grazie a Monica,Giulia e Francesca presenti a Vasto.
Dimenticavo Marco Bracci, temutissimo vice di Barbolini, ma di una presenza "importante".