30 luglio 2008

Un pizzico di peperoncino per ...


Le fantasie erotiche sono rappresentazioni mentali che derivano da desideri e pulsioni inconscie e contribuiscono a determinare ed aumentare l'eccitamento sessuale.
Le fantasie erotiche sono comuni a tutte le età e le si può avere sia quando si è da soli, durante i cosiddetti sogni ad occhi aperti, sia durante un rapporto sessuale.
Le funzioni dell'immaginario erotico sono principalmente due: aumentare il livello di eccitazione sessuale e dare piacere. Di solito la persona elabora una fantasia sessuale che rappresenti e in parte appaghi dei desideri solitamente inconsci, proprio come i sogni. Un'altra analogia col sogno è che riflettono la personalità del soggetto e il suo modo di essere.
A differenza dei sogni le fantasie erotiche tendono ad essere più realistiche e logiche e invece che appagare il desiderio tendono ad amplificarlo. Una volta che l'immaginario erotico viene attivato, di solito con immagini di qualcosa che si vorrebbe ma non si può avere, viene stimolato di conseguenza il desiderio sessuale che si trasforma nella ricerca del piacere.
Accade a volte invece che sia l'eccitazione a stimolare la fantasia, e non il contrario.
Le tipiche fantasie erotiche maschili e femminili sono radicalmente differenti.
Quelle femminili sono generalmente più sentimentali, ricche di affetto. Le immagini che vengono visualizzate sono più astratte e gli aspetti che prendono risalto sono soprattutto quelli emotivi, i sentimenti, l'atmosfera e i preliminari. Di solito inoltre le donne concentrano la propria fantasia su partner con cui hanno avuto una relazione o sono emotivamente coinvolte. In alcuni casi ci sono donne che fantasticano di subire violenze sessuali o di avere rapporti con partner immaginari.
Le fantasie maschili sono invece più istintive, aggressive e spesso di gruppo. Non mancano scene sadiche e soprattutto esplicite, con immagini genitali e di atti sessuali con donne sconosciute. Il tutto è molto spesso completamente distaccato dalla sfera emotiva. Nelle rappresentazioni maschili il sesso è semplicemente l'espressione del desiderio che deve donare una gratificazione puramente fisica, lasciando poco o nessuno spazio a preliminari o momenti di affetto. Lasciamoci andare alla fantasia se può migliorare la nostra vita sessuale di coppia, ma cerchiamo di limitarle se ci allontanano dal nostro partner o causano litigi con esso.

29 luglio 2008

Autoironia porta al successo


Per piacere alle donne si può ricorrere ai soliti stratagemmi, come comprare rose o altri regali o fare battute sagaci, oppure, e con molto più successo, si può prendere un po' in giro se stessi.
Uno studio condotto in Gran Bretagna afferma infatti che le donne sono maggiormente attratte da chi ha la capacità di scherzare sui suoi difetti.
"Molti studi mostrano come il senso dell'humour è sessualmente attraente ma noi abbiamo scoperto che il più attraente di tutti è l'umorismo di una persona che sa scherzare di se stesso", ha spiegato l'antropologo Gil Greengross tirando le somme di due anni di studi. Le persone capaci di quello che in inglese si chiama 'self-deprecating humour' sono risultati "di gran lunga più desiderabili come partner in contesti sessuali".
Questa strategia può tuttavia essere rischiosa perchè c'è la possibilità di attirare eccessiva attenzione sui propri limiti o manchevolezze. Ma con un po' di pratica e senza esagerare si può riuscire a brillare agli occhi femminili per intelligenza, creatività verbale, moralità e umiltà.

28 luglio 2008

Il pomodoro protegge ...


In uno studio della British Society for Investigative Dermatology ha scoperto che il pomodoro ha effetti positivi sulla pelle e la aiuta a proteggersi dagli effetti nocivi dei raggi UV.
Il componente contenuto nel pomodoro che dona all'ortaggio queste ottime qualità è il licopene, il quale tra l'altro aumenta le sue capacità quando il pomodoro viene cotto. Il licopene era già conosciuto per le sue proprietà antinvecchiamento e di protezione per il tumore della prostata
Lo studio condotto dai britannici ha coinvolto solo 20 persone, ma i risultati sono stati del tutto significativi. A 10 volontari sono stati somministrati 55 grammi di concentrato di pomodoro e 10 grammi di olio d'oliva. Al gruppo di controllo invece, composto da altre 10 persone, è stato dato solo l'olio d'oliva. Dopo tre mesi di questo trattamento coloro che avevano ricevuto il pomodoro mostravano un grado di protezione della pelle ai raggi UV superiore del 33% rispetto agli altri. Questo effetto è paragonabile a quello che si può ottenere con una crema protettiva di bassa gradazione. Inoltre chi si è nutrito di concentrato di pomodoro ha visto aumentare i suoi livelli di procollagene, una molecola che aiuta la pelle a mantenere le proprie strutture e quindi ne rallenta l'invecchiamento.
Questo non significa che sia lecito ingozzarsi di pomodori. Chi lo farà andrà solo incontro ad una indigestione. L'importante è come sempre non far mancare questo prezioso alimento nella dieta di tutti i giorni.

Ancora sul pomodoro

Sapevate che il concentrato di pomodoro protegge la pelle dall’invecchiamento precoce?
A rilevarne anche il potere cosmetico, oltre a quello nutrizionale, è una ricerca volta ad esaminarne il contenuto in licopene e coordinata dal Vicepresidente dell’Ordine dei Biologi Italiani, Prof. Fiorenzo Pastoni. Grazie proprio al licopene, potente antiossidante contenuto in quantità sino a 10 volte superiore rispetto al pomodoro fresco, un tubetto di concentrato di pomodoro può diventare l’alleato numero uno della nostra bellezza, al pari di tante, spesso costose, creme anti età!
Con l’arrivo dell’autunno e in vista del freddo invernale bisogna pensare alla cura e alla protezione della nostra pelle. Ma per garantirle lucentezza e vitalità anche in questa stagione dell’anno, non basta affidarsi ai cosmetici. E’ necessaria un’azione che parta dall’interno e che sia capace di contrastare la la produzione di radicali liberi, principale causa dell’ invecchiamento della pelle. Per questo il nostro organismo necessita di sostanze antiossidanti come il licopene, vero alleato contro i segni del tempo.
Il licopene è un importante carotenoide dal colore rosso, contenuto in altissima percentuale nel concentrato di pomodoro. Potente antiossidante, il licopene è in grado di contrastare i danni da fotoesposizione, migliorando la densità cutanea e proteggendo le fibre di collagene. Si tratta di un elemento assolutamente naturale, perché contenuto nel frutto fresco e non aggiunto come in altri alimenti che ingeriamo quotidianamente.
Ma perché i radicali liberi sono così temuti? La loro azione non solo causa un rapido invecchiamento cutaneo, danneggiando le molecole lipidiche delle membrane cellulari, ma può favorire l’insorgere di gravi patologie come il cancro…..e altre malattie degenerative. E poiché l’organismo umano riesce solo in parte a difendersi da questo attacco, è fondamentale integrare la propria dieta con alimenti naturalmente ricchi di antiossidanti, come il concentrato di pomodoro. A consigliarlo è anche la dottoressa Evelina Flachi – nutrizionista e specialista in Scienza dell’alimentazione: «Il cambiamento climatico dovrebbe portarci ad assumere maggiori quantità di cibi ricchi di sostanze antiossidanti utili per il benessere della pelle, senza dover necessariamente ricorrere a integratori alimentari. E’, infatti, importante seguire un’alimentazione personalizzata, variata ed equilibrata, che deve comprendere frutta e verdura di stagione, ricca di minerali e vitamine utili all’organismo e alla pelle. Ricavato dal pomodoro, uno dei più tipici prodotti della nostra tradizione mediterranea, anche il concentrato di pomodoro per il suo alto contenuto di licopene può essere utile a prevenire un eccessivo invecchiamento della nostra pelle e a mantenerla il più possibile giovane e fresca in ogni stagione dell’anno e della vita».

27 luglio 2008

SanVito: La processione sul mare






il file video completo

SanVito: Un venerdi nero al violino





Alcuni pezzi della serata

25 luglio 2008

SanVito: Il torneo di beach volley



24 luglio 2008

STILATA TOP TEN DEI CIBI PIÙ SALUTARI



Paese che vai prodotti e alimentazione che trovi. Eppure, stando alla ricerca di un nutrizionista americano, il dottore Jonny Bowden, ci sono cibi toccasana che valicano le frontiere: farebbero bene ad ogni latitudine. La lista e' stata presentata in ordine alfabetico a Abc News.

Si parte dalle bacche di Goji, dall'alto potere antiossidante i cui zuccheri abbassano la resistenza all'insulina, fattore di rischio del diabete.

A seguire ci sono le barbabietole, fonte di folato e betaina, due sostanze che abbassano i livelli di omocisteina nel sangue, un composto che puo' danneggiare le arterie e aumentare il rischio di malattie cardiache.

In piu' i pigmenti naturali delle barbabietole si sono provati dei potenti anti-cancerogeni. Ci sono poi la bieta, ricca di luteina e zeaxantina, carotenoidi che proteggno la retina dai danni dell'invecchiamento e la cannella che tiene sotto controllo gli zuccheri nel sangue.

Seguendo la hit si arriva al cavolo, da apprezzare soprattutto per il contenuto di sulforafano, un composto chimico che aiuta la produzione di enzimi nel corpo che combattono i radicali liberi e riducono il rischio di cancro.
Poi si incontrano la guava, frutto tropicale con un'altissima concentrazione di fibre e di licopene, un antiossidante che tiene lontano il cancro alla prostata e la portulaca, considerata una pianta infestante da usare come il prezzemolo perche' ricchissima di grassi omega-3 e di melatonina, un antiossidante che aiuta a prevenire i tumori.

In elenco compaiono, inoltre, le prugne secche, che hanno grandi quantita' di acidi neoclorogenico e clorogenico, antiossidanti efficaci nel prevenire i tumori e il succo di melograno, che abbassa la pressione e fornisce molta vitamina C.

Al decimo posto, infine, il nutrizionista ha indicato i semi di zucca, ricchi di magnesio, un alleato a vivere piu' a lungo.
Non dimentichiamoci il tè verde, le cui caratteristiche di antiossidante vengono confermate in numerosi studi scientifici. Utile contro il cancro, per il cuore e per rimanere giovani, bisogna berne almeno 5 tazze al giorno. Nessuna riduzione del rischio per chi beve una tazza o meno al dì.

fonte:italiasalute.it

23 luglio 2008

Aspartame: tossico, sintetico, aggredisce il DNA


La manovra per rendere commercializzabile l' aspartame fu gestita da Donald Rumsfeld, più noto come ex Segretario della Difesa Statunitense, che nel 1977 fu nominato CEO ("Chief Executive Officer", insomma grande capo) dell'azienda "G.D. Searle" (la produttrice dell' aspartame o "nutrasweet").

Per chi non abbia ancora capito di chi stiamo parlando è il caso di ricordare che Donald Rumsfeld ha sempre combattuto la pace nel mondo. Sì, esattamente, lui ha combattuto la pace, l'ha avversata, l'ha detestata, ha guidato l'esercito USA al massacro contro gli Iracheni, ha diretto quella guerra ignominiosa che ha già causato la morte di un paio di milioni di persone ed alla contaminazione radioattiva di tutti gli altri (tramite proiettili all'uranio impoverito ed al plutonio). Ecco chi ha "lottato" per permetterci di consumare l' aspartame: vi fidereste dell'eticità delle azioni di quest'uomo?

A proposito dell' aspartame il Dottor Russel Blaylock afferma in un'intervista:

"Se si guarda alla ricerca Trocho condotto in Spagna un paio di anni fa, si vede che ciò che scoprirono è che marcando radioattivamente l’ aspartame si poteva vedere la formaldeide legarsi al DNA. Noi sappiamo che quando la formaldeide si lega al DNA, poi è molto difficile rimuoverlo. Può stare lì per molto tempo. Questo significa che se tu bevi una sola Diet Coke o una qualsiasi cosa dolcificata col Nutra Sweet oggi, accumuli giorno dopo giorno una sostanza dannosa. Stai eventualmente mettendo su questa base per la formazione del cancro e una volta che lo scopri, l’acido aspartico fa sì che il cancro si sviluppi molto più rapidamente. Hai un doppio effetto: causa il cancro e lo fa sviluppare più velocemente."

Ed ancora (sempre nella stessa intervista): "La pressione esercitata sui ricercatori è enorme. Il dottor Trocho si è affermato con il suo studio sui danni sul DNA provocati dall’ aspartame. Poi la sua carriera è stata stroncata dai produttori di aspartame. Ha detto che non avrebbe mai più fatto ricerche sull’ aspartame. Ebbene, un certo numero di ricercatori ha fatto la stessa cosa. Una volta pubblicati i loro risultati, queste compagnie sono piombate loro addosso con tutto il loro peso. La G.D. Searle [produttrice dell' aspartame] avrebbe sostenuto con milioni di dollari la ricerca universitaria e minacciò di cessare le donazioni se qualcuno non fosse stato messo a tacere (...).

L’editore biochimico del Chemical Abstract Service, il dottor Yiamounuyiannis, si affermò col fluoro. Lo hanno licenziato perché si rifiutava di soprassedere sulla tossicità del fluoro e avevano appena ricevuta una donazione enorme dalla Colgate-Palmolive. Il suo supervisore disse: perderemo la donazione se non ti calmi col fluoro. Lui non lo fece. Venne licenziato. I ricercatori questo lo sanno."


Qualcuno ha giustamente considerato l' aspartame un'arma di distruzione di massa inserita a bella posta in decine di migliaiai di alimenti. Il fatto che sia dannoso per la salute e che si leghi al DNA ricorda "curiosamente" il progetto di avvelenamento dell'aria che respiriamo e quello di avvelenamento dei nostri corpi.

Se poi aggiungiamo anche il progetto di inquinamento dell'ambiente con ogni forma di radiazione elettromagnetica e nucleare nociva credo che il quadro si faccia tanto chiaro quanto nefasto: coloro che comandano questo dannato mondo ci stanno avvelenando scientemente ed uno dei loro obiettivi sembra proprio essere il nostro DNA, che a quanto pare è molto di più che non una memoria meccanica per riprodurre proteine.

Se proprio non vi piace questo quadro così fosco potete sempre pensare che si tratti solo di una grossa occasione di guadagno che la Searle voleva sfruttare (un dolcificante a zero calorie apre enormi prospettive di guadagno); e se ci limitassimo ad osservare solo il caso dell' aspartame forse potremmo credere che si tratti solo di uno dei tanti effetti del sistema sociale capitalistico.

Ma vedendo che le stesse logiche si ripetono per i fluoruri, i vaccini e tutto il resto, sembra di discernere una regia occulta e criminale dietro questa colossale opera di avvelenamento e di aggressione genetica della razza umana. Del resto ognuno è libero di farsi la propria opinione, o di cambiarla nel tempo ma mano che raccoglie sempre più dati a sostegno di una certa interpretazione
.
Ma non vi preoccupate, quello che ho scritto fin qui è solo uno scherzo! Le autorità ci proteggono e non permetterebbero mai che un alimento nocivo sia messo in commercio, ed un ente europeo (EFSA) ha pubblicato (o forze dovremmo dire pubblicizzato?) uno studio sull'innocuità dell' aspartame; se avete la pazienza di leggere tale studio potrete però scoprire che tale innocuità però è più presunta che dimostrata anche perchè gli esperimenti che vengono effettuati per tentare di dimostrare l'innocuità dell' aspartame sono fatti su topi.

Nell'attesa di pubblicare un dossier sulla vivisezione posso però anticipare che ci sono sostanze come la vitamina C e la penicillina che uccidono alcuni tipi di roditori così come ci sono funghi innocui per gatti o cani e velenosi per gli uomini, tali studi quindi sono assolutamente privi di valore. Per fortuna il presente articolo si focalizza sugli studi che provano direttamente il danno di quella sostanza sull'uomo.

Nel frattempo il dolcificante estratto dalla Stevia (e quindi naturale) non è commerciabile in Europa perchè "non ci sono abbastanza dati per considerarlo innocuo".

L’ aspartame è il più controverso additivo alimentare della storia. La prova più recente, che lo lega alla leucemia e al linfoma, ha aggiunto sostanziale vigore alle proteste in corso dei medici, degli scienziati e associazioni di consumatori i quali asseriscono che questo dolcificante artificiale non avrebbe mai dovuto essere immesso sul mercato e che, permettendogli di restare nella catena alimentare, ci sta uccidendo lentamente.

DI PAT THOMAS

Un tempo, l’ aspartame era elencato dal Pentagono tra gli agenti biochimici offensivi. Oggi, è parte integrante della moderna dieta. Venduto commercialmente sotto nomi come NutraSweet e Canderel, l’ aspartame si trova in più di 5000 alimenti, compresi bevande frizzanti, gomme da masticare, dolcificanti, cibi dietetici e per diabetici, cereali per la colazione, marmellate, dolci, vitamine, medicine prescritte e da banco. Questo vuol dire che c’è una buona probabilità che voi e la vostra famiglia siate tra i 2/3 della popolazione adulta e tra il 40% dei bambini che regolarmente ingeriscono questo dolcificante artificiale.
Poiché non contiene calorie, l’ aspartame è dovunque considerato una manna da coloro che pensano alla propria salute; e la maggior parte di noi, senza pensarci due volte, crede che sia salutare.

Ma gli scienziati indipendenti dicono che l’ aspartame può produrre una serie d’effetti dannosi tra cui mal di testa, perdita di memoria, sbalzi d’umore, convulsioni, sclerosi multipla e parkinsonismo, tumori e persino morte. Le preoccupazioni circa la tossicità dell’ aspartame ne hanno impedito per otto anni l’approvazione da parte della Food and Drug Administration (FDA) americana, tenendolo così lontano dal mercato mondiale. Questa cautela era basata su convincenti prove, portate alla luce da numerosi eminenti scienziati, legali e associazioni di consumatori, secondo cui l’ aspartame contribuiva a danneggiare seriamente il sistema nervoso centrale e ne era stata dimostrata la capacità di indurre cancro negli animali.

Alla fine, comunque, il potere politico vinse sul rigore scientifico, e l’uso dell’ aspartame fu approvato nel 1981.Il dietro front della FDA diede il via ad un’approvazione veloce dell’ aspartame da parte di più di 70 autorità di controllo nel mondo. Ma, come mostra la strabiliante storia del dolcificante, il nulla osta dato al prodotto dai controllori governativi – la cui ragione d’essere dovrebbe essere quella di proteggere la gente da possibili danni – non vale la carta su cui è stampata.

LE REAZIONI ALL’ ASPARTAME: UN’EPIDEMIA NASCOSTA

L’ aspartame è stato collegato ad una moltitudine di malattie devastanti del sistema nervoso centrale
. Quando ne venne approvato l’uso, il Dott. HJ Roberts, direttore del Palm Beach Institute for Medical Research, non aveva motivo per dubitare della decisione della FDA. “Ma il mio atteggiamento cambiò” disse “dopo aver riscontrato ripetutamente serie reazioni nei miei pazienti che sembravano ragionevolmente collegate all’ aspartame”.

Venti anni dopo, Roberts ha coniato la frase “malattia da aspartame” per descrivere l’ampia gamma di effetti nocivi che ha notato tra i pazienti che consumavano aspartame.Egli sostiene: “Centinaia di migliaia di consumatori, più verosimilmente milioni, soffrono correntemente di importanti reazioni ai prodotti contenenti aspartame. Oggi, ogni medico probabilmente incontra la malattia da aspartame nella pratica giornaliera, specialmente tra pazienti con malattie non diagnosticate o difficili da trattare”.

Come guida per altri medici, Roberts, un esperto riconosciuto nelle diagnosi difficili, ha pubblicato un’ampia casistica, La Malattia da Aspartame: un’epidemia ignorata (Sunshine Sentinel Press), in cui egli meticolosamente descrive il trattamento di 1.200 individui sensibili all’ aspartame, o ‘reagenti’, incontrati nel suo lavoro. Seguendo una procedura medica riconosciuta per scoprire le intolleranze ai cibi, Roberts aveva tolto l’ aspartame dalla dieta dei suoi pazienti.

In quasi 2/3 dei “reagenti”, i sintomi cominciarono a migliorare pochi giorni dopo l’eliminazione dell’ aspartame, e i miglioramenti furono mantenuti per tutto il tempo in cui l’ aspartame era escluso dalla loro dieta.I casi studiati da Roberts corrispondono in parte a quello che fu rivelato nel rapporto della FDA sulle reazioni avverse all’ aspartame – e cioè che la tossicità spesso si rivela attraverso malattie del sistema nervoso centrale e la compromissione dell’immunità. La sua casistica mostra che la tossicità da aspartame può mimare i sintomi di parecchie malattie e/o peggiorare malattie che rientrano nelle seguenti categorie.

CONDIZIONI RIPRODOTTE DALLA TOSSICITA’ DA ASPARTAME¨

Sclerosi multipla¨ Morbo di Parkinson¨ Morbo di Alzheimer¨ Fibromialgia¨ Artrite¨ Sensibilità chimica multipla¨ Sindrome da affaticamento cronico¨ Sindrome da carenza di attenzione¨ Sindrome da panico¨ Depressione o altri disturbi psicologici¨ Lupus¨ Diabete e complicanze¨ Difetti alla nascita¨ Linfoma¨ Malattia di Lyme¨ IpotiroidismoUna casistica così ampia indica i problemi riscontrati nell’uso diffuso del prodotto con risultati non ottenibili in laboratorio; e le conclusioni che possono essere tratte da queste osservazioni non sono soltanto allarmanti, ma sono anche potenzialmente molto significative. Infatti, Roberts crede che uno dei maggiori problemi della ricerca sull’ aspartame sia stata l’enfasi continua ed eccessiva data agli studi di laboratorio.

Questo ha significato che il messaggio dei medici indipendenti coinvolti e di altre persone interessate, soprattutto consumatori, è stato ‘riflessivamente sminuito considerandolo come “anedottico”’. Molte delle malattie elencate da Roberts rientrano nella categoria ‘malattie misteriose’ della medicina – condizioni con nessuna chiara eziologia e poche cure efficaci. E mentre nessuno indica l’ aspartame coma la sola causa di tali malattie, la ricerca di Roberts suggerisce che alcune persone a cui sia stata diagnosticata, per esempio, la sclerosi multipla, o la sindrome di Parkinson o dell’affaticamento cronico possono finire in un regime di medicine potenzialmente dannose che avrebbero potuto evitare smettendo semplicemente di ingerire prodotti contenenti aspartame.

www.ecologist.cognita.info

21 luglio 2008

SanVito: Venerdi 18 luglio Trio Hammond



Mentre veniva allestito l'impianto luce, il tecnico luce (l'elettricista) e il tecnico responsabile sicurezza (Ntonio), piazza della repubblica si trasforma in anfiteatro. Con pochi mezzi, con pochi soldi, tanta buona volontà ed un pizzico di fortuna la scelta del complesso blues.
I tre ragazzi, di Pineto, Roseto e Pescara, hanno sciorinato una musicalità e una precisione che l'effetto teatro ha reso ancora più avvolgente. Un mix di musica rock and blues sulle note di un'organo Hammond che ha guidato e plasmato l'irruenza di un basso tempestoso e una batteria picchiata con dolcezza.
















estratti musicali della serata
estratti musicali di fine serata

estratti solo musica
estratti solo musica finale

SanVito: Il ritorno della Madonna restaurata


Con la classica barca da pesca "Armando", armatore Marrone, da Roma passando per il mare è ritornata la Madonna del Porto, Santa maria.
La restauratrice Elisabetta Sonnino ha messo la sua creatività a disposizione della Madonna del Porto.
Il cocktail creativo ha sbalordito la cittadinanza della marina abituata, ad una Madonna inespressiva. L'arte della Sonnino ha plasmato la statua in una sensazione di mare, di natura , di emozioni salutari.
La prossima settimana, sabato 26 luglio la statua della Madonna tornerà in mare per il suo primo "Punto di Stella"; la processione delle barche scorterà la statua della madonna del Porto sul mare adiacente.
La confraternita vigilerà tutte le operazioni di imbarco e sbarco, diretta da Don Gennaro la procesione navigherà fra le stradine del borgo marinaro, ora località turistica.







18 luglio 2008

Effetti fisiologici della meditazione


Il flusso sanguigno viene direttamente o indirettamente manipolato per lucidità mentale, salute, aumento di energia o promozione di emozioni religiose attraverso le posture hatha, esercizi di respirazione, prostrazione, movimenti di tai chi, danza e altre attività associate con le tradizioni contemplative.

Gli insegnanti tradizionali non possono misurare il flusso sanguigno con esattezza scientifica, chiaramente, ma alcuni di loro possono istruire i propri studenti praticando tramite empatia, intuizione e sensazioni kinestetiche e nel farlo si rilevano segni corporei relativi alla circolazione del sangue, come l'afflusso al viso e al petto e cambiamenti nel tono della pelle e nella carnagione. L'immagine dell'effetto della meditazione sul flusso sanguigno fornita da studi moderni, è piuttosto preliminare. La maggioranza di tali studi deriva da ricerche sponsorizzate per la Meditazione Trascendentale.

Delmonte (1984f) ha messo sotto test 52 soggetti e ha scoperto che i meditatori mostrano un aumento significativamente maggiore nel volume sanguigno digitale durante la meditazione rispetto a situazione di riposo.
Jerving, Wilson e O'Halloran (1982) hanno studiato il flusso sanguigno muscolare e della pelle e il metabolismo, durante stati di attivazione diminuita nella MT.

Hanno concluso che è stato osservato un notevole declino del consumo di ossigeno nelle avambraccia durante uno stato di riposo/rilassamento indotto. Questo cambiamento della respirazione del tessuto, non era associata con la variazione di frequenza della generazione di lattato negli avambracci. Dato che il flusso sanguigno degli avambracci non è cambiato significativamente durante il test, il declino di consumo d'ossigeno è stato causato principalmente dalla diminuzione della frequenza di estrazione dell'ossigeno.

Il metabolismo muscolare diminuito ha contribuito a queste osservazioni. L'eventuale sonno non ha avuto legami con il cambiamento di metabolismo. La mancanza di accoppiamento tra i cambiamenti metabolici e del flusso sanguigno, durante questo stato di attivazione diminuita, suggerisce una limitazione all'ipotesi di accoppiamento obbligatorio tra le funzioni cardiovascolari e metaboliche sistemiche e/o regionali.

Più tardi, Jeyning e Wilson (1978), hanno riportato che la MT ha aumentato l'emissione cardiaca tra 27 soggetti, per una media del 16% (ml/min misurati con metodi di diluizione di tintura), una diminuzione del flusso sanguigno epatico per una media del 34% (ml/min misurati con metodi di liberazione) e ha suggerito un aumento del 44% approssimativamente, nel componente del flusso sanguigno non epatico e non renale (contro un aumento approssimativo del 12% per un gruppo di controllo sotto riposo-rilassamento a occhi chiusi). L'aumento di flusso sanguigno cerebrale o della pelle, può aver fatto parte di questa ridistribuzione.

Jeyning et al. (1976) hanno scoperto un aumento medio del 15% di produzione cardiaca, un declino medio del 20% nel flusso sanguigno del fegato e una diminuzione media del 20% nel flusso sanguigno renale in un gruppo di 6 meditatori praticanti di MT. Un gruppo di controllo di 6 soggetti, non ha mostrato cambiamenti nella produzione cardiaca e nel flusso sanguigno del fegato e ha mostrato un declino significativo nel flusso sanguigno dei reni.

Gli autori credono che la diminuzione di flusso sanguigno nella pelle e nei muscoli sia stata suggerita da altri dati indiretti e che, dato l'aumento della produzione cardiaca e la diminuzione dei flussi sanguigni negli organi esaminati, sia possibile che la profusione cerebrale sia aumentata marcatamente durante la MT. Le scoperte del team di Jeyning sono state una sorpresa, perchè studi successivi hanno indicato una diminuzione nella produzione cardiaca del 25% durante la MT (contro una diminuzione di circa il 20% nello stadio di sonno) (vedere Wallace (1970)).

Wallace et al. (1971a) hanno ipotizzato che la caduta di lattato nel sangue durante la meditazione, può essere dovuta all'aumento di flusso sanguigno nei muscoli scheletrici, con il conseguente aumento del metabolismo aerobico. Questi ricercatori si sono riferiti a Riechert (1976), che registrò un aumento di flusso sanguigno negli avambracci del 30% e nessuna modifica al flusso sanguigno delle dita.

Jeyning e Wilson (1978) hanno scoperto che il flusso sanguigno cerebrale frontale è aumentato per una media del 65% durante la MT su 10 insegnanti della tecnica (con 5-8 anni di pratica regolare) ed è rimasto elevato anche dopo, con un aumento fino al 100-200%.

Leyander et al. (1972) hanno misurato il flusso sanguigno negli avambracci, in cinque soggetti per 180 volte e hanno riportato che il flusso sanguigno prima del test, è passato da 1.41 ml/100ml tessuto volume/min, a 1.86 ml/100ml tessuto volume/min durante la MT e si è riportato ai valori iniziali dopo il test. Wallace e Benson (1972) hanno trovato un aumento del flusso sanguigno negli avambracci del 32% per i loro soggetti praticanti MT.

di Michael Murphy e Steven Donovan
Fonte: Noetic.org

17 luglio 2008

IL LATTE E I LATTICINI: LE SOFFERENZE DELL'UOMO


I calcoli renali dipendono principalmente dall'eccesso di calcio nel latte. l calcoli renali sono così comuni nel mondo occidentale, che si stima che 12 persone su 100 avranno almeno un calcolo nella loro vita. Invece un africano che vive in condizioni tribali raramente ne è affetto e la malattia è quasi sconosciuta nella tribù Bantù.

Se l'urina è sovrassatura di sali di calcio, provoca precipitazioni e cristallizzazioni. Questi cristalli possono rimanere intrappolati negli stretti tubuli renali e, di conseguenza, crescono fino a formare calcoli (Robertson e Peacock).

Robertson e altri hanno dimostrato la correlazione tra l'incidenza annuale di calcoli, il reddito nazionale pro-capite e il consumo pro-capite di proteine animali in Gran Bretagna e negli altri paesi sviluppati. Lo stesso gruppo di ricercatori ha anche mostrato un aumento di fattori di rischio per la formazione di calcoli nelle urine in seguito a una dieta con molte proteine e calcio (come è il formaggio).

Il Dott. Philip H. Henneman ha notato che i calcoli ai reni si presentano spesso in persone che bevono un quarto di litro di latte al giorno e ha inoltre trovato che queste stesse persone non hanno più avuto calcoli renali dopo aver smesso il consumo di latte. I Dott. Prein, professore di urologia alla famosa Università di Medicina di Boston, ha fatto un esame completo di 1.000 calcoli renali, scoprendo che i 90% per cento conteneva calcio. Il Dott. Prein ritiene che l'assunzione di troppo calcio cioè di cibi che contengono quantità elevate di calcio come il latte e il formaggio possa essere una delle cause dei calcoli renali.

Ci sono diversi fattori dietetici che contribuiscono alla formazione di calcoli: le proteine animali, i carboidrati raffinati, i legumi (se mangiati in eccesso), diete con poche fibre. l'acqua, le vitamine, l'alcol, ma il latte è il principale responsabile. Inoltre, calcoli renali vecchi inevitabilmente favoriscono le insufficienze renali e il cancro.

Calcoli alla cistifellea

I calcoli alla cistifellea sono fondamentalmente causati da un alto consumo di grassi, soprattutto grassi riscaldati come burro, grassi idrogenati (margarina) e oli fritti. Un'alta percentuale di persone con calcoli alla cistifellea non ha dolori. Di solito, i calcoli si scoprono durante l'autopsia o le analisi. Per le donne è maggiore la probabilità di avere dei calcoli alla cistifellea. Nella maggior parte dei paesi occidentali, circa una donna su 8 ha questi calcoli che si formano silenziosamente e vengono scoperti accidentalmente. Spesso li si diagnosticano molto tardi, perché sopraggiungono un ittero, un cancro alla cistifellea o al fegato o delle coliche molto dolorose. I1 tipo più comune di calcoli è costituito per la maggior parte di colesterolo. Più colesterolo c'è nella bile, più alta è la tendenza a formare calcoli alla cistifellea.


Latte e asma

Un bevitore di latte non potrà mai riuscire a guarire dall'asma. Gli asmatici di solito sono dei grandi bevitori di latte. Né i pazienti né i medici hanno saputo riconoscere i dannosi effetti del latte sull'asma e muoiono di asma pensando che non c'è una cura per l'asma e senza capire qual è il vero colpevole.

I casi di asma possono migliorare immediatamente escludendo il latte o i latticini dalla dieta. E' la capacità del latte di produrre allergie e muco che causa lo sviluppo dell'asma. Il latte è, notoriamente, un cibo altamente allergenico. I medici allopatici e ayurvedici inducono i loro pazienti malati di asma a drogarsi con alte dosi di latte e in questo modo li spingono nella tomba invece di curarli.

Moti pazienti, escludendo i latticini dalla loro dieta, o sono guariti completamente o hanno tratto un certo sollievo, dopo tanti anni di problemi respiratori. Quando hanno seguito delle pratiche che giovano alla salute, come respirare aria fresca, fare esercizio fisico, rilassamento e un semplice regime dietetico naturale, il loro corpo ha eliminato degli spessi e collosi depositi di muco per alcuni giorni. Tale eliminazione libera il petto e l'affanno sparisce, ma l'asma può ritornare se si torna ai latticini e a uno stile di vita errato.

Latte e malattie gastrointestinali

I danni arrecati all'apparato digerente dal latte vanno al di là del riparabile. Alcune delle più comuni malattie digestive provocate dal latte sono:

Flatulenza: la presenza di gas è molto comune tra i consumatori di latticini. Questi gas hanno un odore ripugnante. Errate combinazioni di cibo accentuano il problema. Spesso i gas si formano silenziosamente e possono essere notati dall'addome gonfio e tirato e la pressione del gas è così forte che possono esserci degli infarti. I gas sono fondamentalmente dovuti all'eccesso di proteine, all'intolleranza al lattosio e a combinazioni errate.

Stitichezza grave: il latte è un cibo estremamente costipante a causa del suo basso contenuto di fibre. E' impossibile curare la stitichezza senza togliere i latticini dalla dieta. Un grande consumo di frutta e verdura può aiutare in qualche caso, ma se si consumano cereali e prodotti animali si peggioreranno comunque le condizioni.

La stitichezza da latte è difficile da curare, e in alcuni casi impossibile. Per quanta frutta e verdura si possano mangiare, nessun trattamento può ripristinare un movimento normale dell'intestino. Intendo non solo il passaggio delle feci, ma una loro fuoriuscita idonea, cioè una defecazione soddisfacente.

Le emorroidi sono quasi sempre il prodotto della stitichezza cronica.

Dissenteria: i latticini non digeriti e la putrefazione delle proteine irritano costantemente l'intestino, creando catarro intestinale; l'infiammazione così fornisce un buon terreno per lo sviluppo di infezioni e di parassiti che danneggiano la mucosa intestinale. Il ritardo nella diagnosi porta a una cattiva assimilazione degli elementi nutritivi e dei minerali, perdita di peso, deficienze nella crescita, stentorea (perdita di proteine a livello intestinale) ed emorragie evidenti o, più frequentemente nascoste, che conducono all'anemia. Sono state notate anche enterocoliti e coliti ulcerative.

II latte fa peggiorare tutte le ulcere

Vari studi hanno recentemente dimostrato che il latte, una volta considerato il rimedio per le ulcere, è un ulteriore agente deteriorante e sicuramente pericoloso. I pazienti di ulcera, nonostante un forte consumo di latte, peggiorano costantemente giorno dopo giorno, anno dopo anno. Il forte consumo di latte spinge i pazienti di ulcera verso gravi malattie come problemi di cuore, calcoli renali, artriti, tumori e cancro.

II latte è usato nella cura dell'ulcera principalmente a causa della sua capacità di neutralizzare l'acido, il basso contenuto di fibre e la sua grassa morbidezza. Sebbene sia usato per trarre sollievo, il suo uso porta a terribili conseguenze e alla fine si dimostra dannoso, essendo un fattore che aggrava le condizioni dell'ulcera.

Latte e cataratte

L'epidemiologo Paul F. Jacques del Centro di ricerca sulla nutrizione umana nell'invecchiamento (USDA) di Boston, ha mostrato nei suoi studi che il galattosio (uno zucchero contenuto nel latte), che normalmente è metabolizzato velocemente da un enzima, distrugge il cristallino dell'occhio nelle persone che hanno deficienza di questo enzima in modo da portare alla cataratta
fonte :medicinenon.it

15 luglio 2008

D'Annunzio e San Vito: il libro


A 70 anni dalla scomparsa, Gabiele D'Annunzio torna protagonista nella vita di S. Vito Chietino, da lui immortalato nei suoi scritti e considerato la "Sua Mecca", con un reciproco e secolare feeling.
Com'è noto, lo scrittore visse all'Eremo delle Portelle di San Vito, nel 1889, una infuocata e felice stagione d'amore con la bella romana Natalia Elvira Fraternali maritata Leoni. La loro memorabile e concreta vicenda amorosa fu riversata nella finzione letteraria del romanzo Il Trionfo della Morte, con diffuse liriche e descrizione dei luoghi, della gente, dell'ambiente, della varia e ricca natura di San Vito, con gli aranceti profumati, le ginestre auree,la costa lunata, i promontori e le falesie, gli spettacolari trabocchi.
Il fervido revival è partito dall'uscita del recente libro di Alberto di Giovanni "D'Annunzio e S. Vito I luoghi, la gente,l'amore" (ed. Menabò, pagg 214, €15,00) una documentata, intrigante rivisitazione-ricostruzione dei rapporti del vate con il paese, a partire dal primo incontro al 2007, con una rassegna retrospettiva, paragonabile a una specie di mostra ... portatile" dice il prof. di Giovanni.
Si tratta di un elegante volume di taglio giornalistico con aperture di saggio, arioso e invitante, pieno di sorprese e di preziose notizie storiche spesso inedite, di testimonianze di prima mano, di gustose curiosità, di foto d'epoca e di suggestive immagini a colori.

Dalla prefazione del libro
"Gabriele D'annunzio passò a San Vito Chietino uno dei periodi più sereni e fecondi della sua inquieta e turbinosa vita, insieme con la bella Barbara Leoni, suo grande e divorante amore:"Mai, mai nella mia vita, mai sono stato tanto felice!....come nelle ore divine di San Vito che rimpiangeremo per sempre" le confessa in una lettera.
"Abbiamo tutto, qui per essere felici; e tu .... Come rimpiangerai questo tempo, quando sarà passato" scrive nel Trionfo della Morte.
E fece anche piacevoli ritorni in incognito per ricognizioni e documentazioni utili per la costruzione del suo romanzo.
Lo scittore spiegava al traduttore francese:" E' una storia vera: l'eremo si trova un po' più in là di Ortona e la descrizione che ho fatto nel romanzo è di una esattezza assoluta".
Attraverso le pagine del "Trionfo della Morte", le lettere a Barbara e testimonianze varie, l'autore ha cercato di ricomporre la trama dei rapporti di D'annunzio e San Vito, della sua vicenda amorosa all'eremo, della travagliata composizione del romanzo, e, insieme, di ripercorrere i luoghi dannunziani nel tempo, tra spazi reali e ricordi."
Il tentativo di non disperdere pezzi di memoria, preziosi per la storia e per l'identità e tener vivo quel patrimonio di cose belle che sussurrano al cuore degli esseri umani, prima che tutto venga cancellato dal tempo vorace e dal mercato globale che avanza, minaccioso, chiassoso e livellatore."

14 luglio 2008

Una legge per comunità a chilometro zero.



Polenta e osei (polenta e selvaggina). Risi e bisi (riso e piselli). O ancora: baccalà alla vicentina e bigoli con la lugànega (spaghettoni con salsiccia). Sarà questo il prossimo menu delle mense scolastiche del Veneto? A dar retta a certi profeti del federalismo alimentare, già da settembre sulle tavole degli alunni da Verona a Treviso potrebbero comparire una serie di piatti tipici locali. In realtà lo scopo - e l' effetto - della nuova legge varata dalla regione Veneto (l' ex Pdl n. 225/2007 a breve comparirà sul Bollettino regionale) è ben più serio: la giunta del governatore Giancarlo Galan intende «promuovere il consumo di prodotti agricoli veneti nelle mense e sulle tavole dei ristoranti, in mercati e supermercati». In sostanza la nuova normativa stabilisce che - «a partire dalle cucine di scuole, ospedali e comunità alloggio» - si dovrà garantire che almeno il 50 per cento dei prodotti agricoli utilizzati per cucinare i pasti siano di origine veneta. Un' idea non nuova, ma che viene ora istituzionalizzata da un provvedimento legislativo. Nato, a onor del vero, da un sentito desiderio dei cittadini. La «legge dei bisi», come l' han ribattezzata, è figlia di un progetto di legge d' iniziativa popolare promosso da Coldiretti con 25 mila firme. Il Veneto si attesta dunque come prima Regione a regolamentare la questione dei consumi «a km zero», ovvero di prodotti che vengono coltivati vicino alle tavole dove li si mangia, evitando inutili rincari e i pesanti effetti ambientali dei trasporti via camion su lungo raggio. In questo caso si parla di 349 «prodotti tradizionali» individuati dalla Regione Veneto: dal radicchio di Chioggia all' asparago di Bassano, dall' Asiago al formaggio imbriago di Treviso al miele dei Colli Euganei. L' idea del federalismo alimentare lanciata da Venezia, dunque, è ben più di una boutade di sapore leghista: «È un' iniziativa meritoria, che intendiamo riproporre anche al centro-sud» commenta Massimo Gargano, presidente di Coldiretti Lazio, che ora organizza nella Capitale una cena di gala con menu a «km zero». Ma c' è chi preferisce non parlare di federalismo alimentare: «In realtà lo stesso tema della normativa veneta è oggetto di un progetto di legge - interviene Ermete Realacci, ministro per l' Ambiente nel governo ombra del Pd - che ho elaborato insieme a Coldiretti e già depositato alla Camera. Lo presenterò a settembre». Secondo l' ex leader di Legambiente «è giusto ci siano forme di agevolazione per il consumo di prodotti su scala locale». E la legge veneta è «iniziativa estremamente positiva che viene incontro ad almeno tre esigenze: garantire tracciabilità e qualità dei prodotti; risparmiare sulla bolletta energetica grazie ai minori trasporti; far risparmiare i consumatori, giacché questi prodotti arrivano sul mercato a prezzi più bassi». La riscoperta del mercato che si alimenta di prodotti locali sarà la nuova sfida del commercio agricolo. Ci ragionano, da un lustro, molte piccole amministrazioni, non solo del Veneto. In Toscana - dov' è in vigore una legge per favorire i mercati agricoli locali, ma non legata ai consumi nelle mense - un' azienda agricola di Lari (Pisa) rifornisce ogni settimana 1.200 famiglie del circondario. E a Terranuova Bracciolini (Arezzo), la mensa comunale prepara pasti con prodotti locali per tutte le scuole della zona. «La propensione delle istituzioni pubbliche ad agevolare questi consumi a km zero - riprende Realacci - è importante. La legge veneta e quella toscana sono da mutuare e copiare in tutta la penisola». Se i nostri figli mangeranno meglio a scuola, impareremo a far la spesa meglio anche noi. * * * La filosofia La spesa verde La spesa «a Km zero» privilegia prodotti che provengono da zone vicine a chi li compra. È più economica perché si evitano ricarichi e più ecologica, perché riduce i trasporti su camion Il primato Il Veneto è la prima Regione italiana ad aver regolamentato per legge i consumi a «Km 0» promuovendo l' uso di prodotti locali in mense, ristoranti, supermercati della Regione (nella foto, il logo di un locale che aderisce all' iniziativa) I promotori La cosiddetta «legge dei bisi» è nata da un progetto di legge di iniziativa popolare promosso da Coldiretti * * * Lo chef favorevole Alajmo: bene, vince la freschezza Massimiliano e Raffaele Alajmo, 34 e 40 anni, de Le Calandre di Rubano (Padova) vivono e cucinano in Veneto da sempre. Contenti della legge regionale? «Il Veneto ha la fortuna di avere una gran varietà di materie prime, non sarà un impegno così duro per chi cucina in regione trovare ingredienti locali. Se ne guadagna in freschezza. Sarà interessante». La norma vorrebbe il 30% di prodotti locali nei ristoranti... «Già lo facciamo. Tutto quel che troviamo localmente di buono e fresco lo acquistiamo: dai radicchi Chioggia, Treviso e Castelfranco agli asparagi bianchi». Un menu tutto «federalista»? «Ma no, siamo ambasciatori del gusto italiano: a Le Calandre proponiamo da sempre anche gli straordinari prodotti di varie altre regioni. E continueremo a farlo» E sulle mense dei vostri figli? «Alla scuola materna della più piccola c' è una cucina fornita dallo stesso fruttivendolo che rifornisce noi, il pane lo prendono al panificio comunale... la genuinità è già un valore qui: la legge regionale farà sì che lo diventi anche altrove». * * * Lo chef contrario Giangregorio: no, meglio contaminare Sebastiano Giangregorio, 38 anni, da sei mesi a Tokio per seguire il lancio del ristorante italiano «Grissini» non sposa in pieno l' idea della regione Veneto. «Ho una moglie coreana, sono di Modena e per me parmigiano e aceto balsamico sono legge. Ma conoscendo l' Oriente credo si debba pensare a contaminazioni misurate nelle mense scolastiche». Non vede bene il menu locale? «No, ci sono piatti della nostra cucina che possono guadagnare in sapore con l' utilizzo di alcuni prodotti dell' Asia. Che a volte esaltano le nostre ricette». Vorrebbe la «fusion» in mensa? «Mi spiego. Va bene insegnare nelle scuole a mangiare i prodotti locali, ma sarebbe giusto anche far conoscere ai ragazzi altre cucine alternative: anche regionali». Come dire che a Venezia manca la pummarola... «Esatto. Perché un ragazzo di Bolzano non deve poter gustare un sartù di riso napoletano o un timballo di anellini siciliano? Si può mediare proponendo alle scuole un menu alternativo una volta a settimana».

di Zanini Luca

11 luglio 2008

Gianna Nenna, sanvitese, vince veline del 08/07/08



Non si può certo dire che non sia avvezza allo show-biz, vanta persino una vittoria al concorso Fotomodella dell’anno 2006 e allora fu premiata dallo stilista Renato Balestra. In rete si trovano parecchie notizie riguardanti la velina bionda di questa sera: è nata a Leuven in Belgio dove i genitori si sono conosciuti e ha solo diciotto anni compiuti. Sin dall’età di quattro abita a S. Vito Chietino ma, attualmente abita a Milano dove svolge l’attività di modella e fotomodella. Come si suol dire, piove sul bagnato.

Ecco cosa ha dichiarato dopo la vittoria:

“Ho deciso di fare Veline perchè era un mio sogno nel cassetto, mi piace la danza tanto che da quando ho 14 anni frequento una scuola di latino-americano. Nel tempo libero adoro andare in palestra ma ho una grande passione per le moto, in particolare quelle da enduro. Il mio fidanzato poi fa il giornalista in questo campo e spesso mi porta a provare le moto con lui. Ho un fratello di 10 anni e una sorella di 20, ora la prima telefonata dopo la vittoria è a mia mamma che aspettava notizie di come fosse andata questa esperienza che per me è stata bellissima. Ho provato una grande emozione ed ero molto tesa, anche perché ero convinta che vincesse la numero 5.”

Ecco un'altra bella concittadina e,
auguri Gianna

10 luglio 2008

La salute è un puzzle composto da educazione alimentare, fisica e mentale



Fu il neuroendocrinologo Hans Selye a fornire, nel 1936, la prima definizione scientifica dello stress. Il termine era stato preso a prestito dall'ingegneria, che lo usava per indicare lo sforzo, la tensione cui veniva sottoposto un materiale. Selye concluse che "lo stress è la risposta strategica dell'organismo nell’adattarsi a qualunque esigenza, sia fisiologica che psicologica, cui venga a esso sottoposto. In altre parole, è la risposta aspecifica dell’organismo a ogni richiesta effettuata su di esso".

E’ bene chiarire subito che lo stress, di per sé, non rappresenta per l’organismo umano né un bene né un male. Anzi, senza stress non esisterebbe il genere umano. Infatti, anche se oggi è diventato un termine negativo, in sé lo stress è una risposta fisiologica normale e, nella storia dell’evoluzione della specie e in quella individuale, positiva. In parole più semplici, come Selye e altri studiosi hanno rilevato, lo stress è positivo quando è desiderato e ci fornisce la sensazione di dominare il proprio ambiente (ad esempio: durante una discesa a capofitto sugli sci); e la vitalità cresce al massimo. Viceversa lo stress è negativo quando è indesiderato, spiacevole e accompagnato da sensazioni d’insicurezza, disagio, soggezione ecc. Selye chiamò distress lo stress negativo, ovvero la sgradevole sensazione di malessere, disagio, insicurezza associata a uno spreco di energia da stress, ed eustress lo stress positivo sinonimo di vitalità e senso di sicurezza associati al massimo di efficacia dell’energia da stress.

La risposta di stress, definita dal Dr. Selye "General Adaptation Syndrome" (G.A.S.) ovvero ”sindrome generale di adattamento” è un insieme di reazioni che, scatenate dallo stimolo esterno o stressor cognitivo, hanno un’origine "alta", cioè nelle facoltà intellettuali (si percepisce, più o meno consapevolmente, un pericolo, una situazione sconosciuta o semplicemente un fastidio), e da lì la reazione a catena passa a coinvolgere le funzioni inferiori, a cominciare dal sistema nervoso autonomo e poi il sistema endocrino coinvolgendo una serie di ormoni che, a loro volta, agiscono su tutta la periferia dell’organismo, per esempio, favorendo la coagulazione del sangue e contraendo i vasi periferici. Gli elementi che consentono la risposta da stress sono il sistema nervoso, endocrino e immunitario.


Lo scopo di tutti gli adattamenti fisiologici alo stress è uno solo: mettere l’individuo nella migliore "condizione di combattimento o fuga" (approfondimento). Lo stress comporta quindi tensione muscolare e questa può bloccare lo stato di benessere. Il sistema muscolare costituisce un sistema ad alta priorità: quando è attivato, gli altri sistemi, come quelli responsabili della percezione delle sensazioni, dell'attenzione, delle attività cognitive ecc., sono in stato di relativo blocco, in quanto tale stato è legato istintivamente all'esecuzione di azioni importanti per la sopravvivenza, come la fuga, l'attacco, la ricerca del cibo, di un partner sessuale, del nido.

I ritmi della vita moderna inoltre impongono uno stato di distress cronico, e quindi onde cerebrali ad alta frequenza (beta), determinate contrazioni muscolari croniche, associato a un eccessivo utilizzo dei sensi esterocettivi vista e udito che porta a una graduale diminuizione del controllo sul nostro corpo (dispercezione corporea). Tutto ciò è in grado di creare tensioni inconsce, ovvero permanenti, oltre che a livello psichico, a danno di articolazioni, muscoli, tendini, postura, movimento ecc., come rilevato nelle cinque fasi del distress cronico descritte in seguito.

"La medicina dei prossimi anni difficilmente potrà fare a meno dei concetti della psiconeuroendocrinoimmunologia e delle dimostrazioni sempre più fitte sui rapporti che esistono tra cervello e organismo, tra mente e corpo, tra stress e modificazioni somatiche". Massimo Biondi (1997).
Successive ricerche di psicofisiologia e di psiconeuroimmunologia (PNI) hanno arricchito il concetto di stress, pur lasciandone intatto il significato.

Oggi sappiamo che la psicobiologia dello stress, nell'uomo come nell'animale, è più complessa di quanto si ritenesse in passato. Lo studio delle modificazioni somatiche collegate a processi emozionali (basandosi non più su congetture e modelli di tipo psicologico ma cercando di identificarne i precisi mediatori biologici) ha permesso di riconoscere con maggior precisione le basi cerebrali della reattività emozionale e le sue connessioni con la periferia dell'organismo.

In questa prospettiva generale il sistema immunitario può essere visto come un sistema biologico in grado di reagire e modificare la sua reattività non solo sulla base di meccanismi automatici interni geneticamente programmati, ma anche sulla base di stimoli esterni fisici, emozionali e psicosociali. L'insieme di queste nuove conoscenze rappresenta l'oggetto di studio della psiconeuroimmunologia (PNI) o, più correttamente, della psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI).
Nel 1981, R. Ader pubblicò il volume "Psychoneuroimmunology" sancendo definitivamente la nascita dell'omonima disciplina.
L’implicazione fondamentale riguarda l’unitarietà dell’organismo umano, la sua unità psicobiologica non più postulata sulla base di convinzioni filosofiche o empirismi terapeutici, ma frutto della scoperta che comparti così diversi dell’organismo umano funzionano con le stesse sostanze.

Lo sviluppo delle moderne tecniche di indagini ha permesso di scoprire le molecole che, come le ha definite il famoso psichiatra P. Pancheri, costituiscono: “le parole, le frasi della comunicazione tra cervello e il resto del corpo”. Alla luce delle recenti scoperte, oggi sappiamo che queste molecole, definite neuropeptidi, vengono prodotte dai tre principali sistemi del nostro organismo (nervoso, endocrino e immunitario). Grazie ad esse, questi tre grandi sistemi comunicano, al pari di veri e propri networks, tra loro non in modo gerarchico ma, in realtà, in maniera bidirezionale e diffusa; formando, in sostanza, un vero e proprio network globale.
In realtà, le sempre crescenti scoperte su un altro fondamentale sistema per l'organismo umano, il sistema connettivo, impongono l'espansione dalla psiconeuroendocrinoimmunologia alla psiconeuroendocrinoconnettivoimmunologia (PNECI).

Gli effetti sgradevoli dello stress improduttivo e sprecato, i soli a cui in genere si fa riferimento parlando di stress, costituiscono quel moderno e molto diffuso malessere che Selye chiamò distress. Esempi di distress sono le condizioni che generano lo stato di preallarme ma non consentono di giungere a una risoluzione del conflitto: la perdita di un congiunto, la perdita del lavoro ecc.

Già nel 1986, un sondaggio pubblicato nella rivista medica americana “Prevention” accertò che i sintomi da stress negativo erano frequenti nell’89% della popolazione americana adulta, con periodicità settimanale nel 59% dei casi; queste percentuali indubbiamente alte appaiono oggi come caute e inferiori alla realtà. Nel 1983, un articolo apparso sulla rivista “Time”, rivelò che i farmaci più venduti in America settentrionale, dopo l’Aspirina e i tranquillanti Valium e Librium, erano il Tagamet, contro l’ulcera gastrica e l’Inderal, contro l’ipertensione arteriosa. Lo stesso articolo affermò inoltre che un quinto delle maggiori organizzazioni aziendali aveva già istituito per i propri dipendenti, speciali corsi di addestramento alla gestione dello stress. Da tali cifre, certamente aumentate negli ultimi decenni, risulta chiaro che lo stress è per molta gente un’esperienza negativa piuttosto che una fonte di energie salutari.

Gli studiosi del “Canadian Institute of Stress”, dopo aver eseguito un’analisi statistica su persone con sintomi tipici del distress a cui furono poste delle domande tratte da un questionario chiamato “Stress Inventory System” (inventario sistematico dello stress), hanno definito cinque fasi del distress cronico (stanchezza cronica, problemi interpersonali, turbe emotive, dolori cronici, patologie da stress):

1. Stanchezza cronica (fisica o mentale). Questa prima fase può cominciare con la necessità quotidiana di un forte sforzo ad alzarsi dal letto oltre che di una bevanda eccitante (caffè o tè) per svegliarsi. Poi si continua a cercare aiuto nella caffeina durante la giornata. Nel pomeriggio o verso sera comincia a prevalere una certa stanchezza e quando si rientra a casa, non si desidera altro che sdraiarsi. A questo punto si può cedere all’abitudine serale di bere alcolici per rilassarsi, riuscendo solo a stordirsi. Infatti, di notte si dorme poco o si dorme ma non si riposa. Di giorno in giorno, le crisi di stanchezza diventano più lunghe ed estenuanti, finchè una mattina ci si accorge di non avere neppure la forza di alzarsi dal letto.

2. Problemi interpersonali, autoisolamento. Con la seconda fase del distress hanno inizio i problemi nei rapporti con gli altri: si diventa sospettosi e ostili verso tutti, pronti alla lite. La capacità di autocontrollo diminuisce ogni giorno, mentre aumenta la facilità di adirarsi per motivi trascurabili o immaginari. Peggiorando le relazioni interpersonali, si perdono le possibilità di gratificazione e conforto legate ai buoni rapporti col prossimo. Si tende così a ridurre gradualmente gli incontri con le altre persone trascurando sia le amicizie più care sia i familiari; può succedere così che moglie e marito diventino due estranei pur continuando a vivere, loro malgrado, nella stessa abitazione. La tendenza a rinchiudersi in se stessi e all’isolamento dalla vita sociale cresce rapidamente, insieme con la stanchezza, che lascia appena le forze sufficienti per sopportare le giornate di lavoro; e ogni minima difficoltà diventa un problema insolubile.

3. Turbe emotive. Nella terza fase del distress diventa quasi costante l’irritabilità della fase precedente, ma l’aggressività è meno rivolta verso gli altri perché viene interiorizzata, coinvolgendo l’intero organismo. Si è quindi insicuri, confusi, incapaci di attuare scelte o prendere decisioni. I rapporti sociali continuano a deteriorare finchè l’incapacità di controllare le proprie emozioni diventa un problema grave e preoccupante. Si soffre per la mancanza di un equilibrio emotivo stabile, capendone ora l’importanza ma essendo costretti a subire un’alternanza di depressioni ed esaltazioni ingiustificate. L’instabilità emotiva condiziona fortemente l’efficienza nel lavoro provocando, secondo le variazioni d’umore, risultati alterni di ottima o pessima qualità. A causa del logoramento psicologico derivante, si finisce col perdere del tutto il controllo della propria vita, che sembra ora senza scopi precisi e governata dal caso. Anche i pochi affetti rimasti si esauriscono pian piano aggravando il senso di insoddisfazione.

4. Dolori cronici. La quarta fase è quella dei dolori fisici tramite i quali l’organismo suona il campanello d’allarme, denunciando con forza la necessità di uscire da una lunga fase di resistenza da stress e dal conseguente stato di ansietà cronica. Il primo sintomo fisico è la rigidità muscolare, specialmente nelle aree del collo, delle spalle, della parte inferiore della schiena e di tutto il viso. Non di rado di notte si tende a serrare le mascelle e talvolta a digrignare i denti nel sonno (bruxismo) quasi a voler scaricare la tensione interiore, col rischio di provocare o peggiorare le anomalie di posizione delle arcate dentali (malocclusioni) o di difetti nell’articolazione temporo-mandibolare (sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare) con conseguente risentimento a livello posturale e quindi su tutto l’apparato muscolo-scheletrico. I tentativi di riposo prolungato, per esempio il sabato o la domenica mattina, nel tentativo di recuperare dopo una lunga e pesante settimana, sfociano spesso in emicranie o cefalee “da weekend”, tipiche del rilassamento muscolare troppo intenso e rapido, per l’improvviso ritorno del flusso normale nei vasi sanguinei della testa, dopo giorni di compressione forzata.

5. Patologie da stress. In questa ultima fase del distress si esce dal lungo periodo di resistenza per entrare nella variante cronica dell’esaurimento (si parla infatti di persone “esaurite”). I danni invisibili accumulati per lungo tempo nell’organismo si manifestano con malattie specifiche, in gran parte favorite dal progressivo indebolimento del sistema immunitario: raffreddori, influenze, ulcere, coliti, asma, ipertensione, vari difetti cardiovascolari ecc. Quando poi ci si rilassa, per una breve vacanza, avvengono nell’organismo rapidi cambiamenti, in particolare ormonali, in grado di causare effetti potenzialmente catastrofici.


Problematiche in cui è implicato lo Stress

Problemi nel prendere le decisioni giuste - Scarso rendimento nel lavoro - Difficoltà nelle relazioni interpersonali - Disturbi della memoria - Disturbi dell'attenzione - Disturbi della sfera sessuale - Depressione, ansia - Emicrania, cefalea muscolotensiva - Lombalgia, cervicalgia - Serramento mandibolare e digrignamento notturno (bruxismo) - Artrosi precoce - Dispercezione corporea - Colite spastica, stipsi - Ulcera gastrica e duodenale - Diabete, ipercolesterolemia - Invecchiamento precoce - Malattie cardiovascolari (ipertensione, tachicardia, extrasistole, infarto) - Genesi del cancro - Genesi delle malattia autoimmuni - Raffreddori e rinite allergica - Asma bronchiale, bronchite e respirazione non fisiologica, - Allergie varie - Malattie influenzali e persistenti febbricole - Acne, psoriasi - Cistite, uretrite, annessite, vaginite, stomatite, ecc. - Herpes labiale e Herpes genitale - Peritonismo - Insonnia e disturbi del sonno - Alterazioni della funzione visiva - Obesità e intolleranze alimentari.

Principali Sintomi da Stress

Nel Fisico
Tachicardia - Senso di oppressione al petto - Vertigini - Dolori muscolari - Serramento mandibolare e digrignamento notturno (bruxismo) - Cali della vista - colon irritabile - Senso di pienezza dopo il pasto - Nausea - Acidità e dolori di stomaco - Diminuzione del desiderio sessuale.

Nella Psiche
Depressione - Ansia - Apatia - Stanchezza cronica - Difficoltà di concentrazione - Perdita di memoria.

Nel Comportamento
Parlare in modo veloce spesso “mangiando” la parte terminale delle frasi - Fame eccessiva e nevrotica o inappetenza - Facile irritabilità - Iperattività - Insonnia o continua sonnolenza - Respirazione superficiale e accelerata.

In altre parole, è ormai scientificamente chiaro che il cervello, con le sue connessioni col sistema immunitario ed endocrino, può influenzare nel bene e nel male, l’equilibrio salute-malattia. Al tempo stesso, però, ciò che accade nella “periferia” del corpo può far sentire i suoi effetti dentro il cervello.

E’ evidente che l’approccio terapeutico può sfruttare questa possibilità di pluralità di ingressi alla “grande connessione”. Su questa base, infatti, gli interventi possono essere molteplici: tecniche psichiche, quali ad es. la PNL, tecniche di visualizzazione, educazione alimentare, tecniche di rilassamento e rieducazione respiratoria, quali il massaggio antistress, lo yoga e l'attività fisica moderata, quale la ginnastica posturale, rieducazione posturale, farmacoterapia, agopuntura ecc. Compito dell’intervento terapeutico è, naturalmente, quello di favorire il ripristino della comunicazione equilibrata tra i sistemi.

Dr. Giovanni Chetta

08 luglio 2008

Il vino rosso favorisce il piacere


Pare che il piacere sessuale possa essere favorito dall'assunzione di moderate dosi di vino rosso. Il prof. Andrea Ledda, durante il convegno Vino & Salute di Lanciano, annuncia questi risultati "Il vino rosso se bevuto nelle giuste dosi, 3 bicchieri al giorno, aumenta il piacere sessuale favorendo l’erezione e ritardando lievemente il riflesso eiaculatorio".
Dalla ricerca inoltre si è scoperto un altro vantaggio garantito da una non esagerata quantità della bevanda, cioè il vino rosso combatte l’andropausa e previene l’arteriosclerosi.
La prof.ssa Teresa Mazzei, presidente della Società Internazionale di Chemioterapia, ha anche sottolineato "come il vino bevuto con moderazione possa incidere nella prevenzione di alcune forme tumorali, come quella della mammella, della prostata e dei polmoni. Nonostante lo studio abbia ad oggi prodotto risultati certi solo nella sperimentazione conli animali gli indicatori sono tali da far pensare ad un applicazione simile anche negli uomini".
Durante il convegno è stata illustrata anche l’applicazione della nutrigenomica, la scienza che studia come il cibo riesca ad attivare nel DNA i geni che bloccano l'insorgere di certe patologie, suggerendo che una cucina semplice e che ritorni al passato nella preparazione e nella coltivazione dei prodotti, possa diventare un importante fattore di prevenzione.
fonte:italiasalute.it

06 luglio 2008

D'Annunzio e San Vito: la manifestazione



Il 5 luglio 2008 alle ore 18.30 in una sala polivalente poco attrezzata dal comune di S. Vito Chietino, si è svolto il battesimo del libro su D'annunzio nel suo periodo sanvitese estate del 1889. Il libro scritto da Alberto di Giovanni è stato presentato dalla studiosa locale Adelia Mancini, nella biblioteca di Marina di S. Vito, gremitissima nonostante l'afa, alla presenza del senatore Tommaso Coletti e dall'Avv. Panfilo di Silvio, rispettivamente
presidente e assessore alla Cultura dell'Amministrazione provinciale di Chieti, che ha patrocinato la manifestazione.

Lo scrittore Donato Sciarretta e i giornalisti Pina di Marco e Attilio Piccirilli hanno interpretato pagine del Trionfo e le lettere di D'Annunzio.
Vilma Campitelli, docente nel conservatorio di Teramo e prestigiosa flautista, ha completato l'atmosfera con intermezzi di arie tostiane-dannunziane.
Ha portato il saluto dell'amministrazione comunale l'assessore alla cultura Antonio Iarlori
Un bagno di folla e, di caldo che non hanno fermato i sanvitesi nel ripercorrere e rivivere con D’annunzio , i luoghi, la gente e l’amore. Un amore, che solo lui poteva rendere così grande, un grande amore da riportare San Vito al centro dell’Eden.

Tra gli intervenuti alla manifestazione:
onorevole Anna Nenna D'Antonio,
preside Francesco di Stefano,
dott Umberto Colangelo, primario neurologo e signora Maria,
Gianfranco Basterebbe, presidente Alesa,
avv. Gaetano Pedullà, presidente SASI e signora,
giornalista Vittorio Spadano,
avv. Nicola Frattura,
geom Giuseppe Pagliani,
dott. Teresa Giannantonio,
dott. Dina Verna,
dott. Porello Sebastiano,
dott. Paolucci Andrea,
dott. Sorrentino,
dott. Antonino Cocucci,
prof. Emilia Gammaraccio,
signora Delia e Roberta Marganelli,
dott. Giovanna Fontana,
preside Giovanni de Palma e signora Cleo,
prof. Toni Angelotti,
prof Annunziata Remossi,
preside Rosada Gabriele,
prof. Vito Moretti e signora,
dott. Cinzia Gianonatti e dott. Marco di Giovanni,
colonnello Franco Annecchini e signora Mary,
signora Eugenia Cupido,
signora Maria Comini,
sig. Ennio di Ienno,
signora Giuliana D'Alessandro,
ed alcuni miei amici.
il libro: la recensione







Acqua ed allergie


Volere e potere. Queste esperienze mettono in luce la consapevolezza del gesto quotidiano, seppur banale, ha uno fondamento molto logico che spesso ci sfugge.

Dopo 30 anni di rinite ed altre manifestazioni allergiche sono quasi totalmente guarito, ed è stato ... facile come bere un bicchier d'acqua!

Da circa un mese bevo due litri d’acqua al giorno, quando posso anche di più, ed ho aumentato leggermente la quantità di sale nelle bevande (a dire la verità ne consumavo pochino, quindi me lo posso anche permettere). Grazie alla segnalazione di Alessandro (di cui sotto riporto l’analoga esperienza) ho messo in pratica il consiglio riportato sul sito disinformazione.it e già dopo una settimana sono stato molto meglio.

Devo dire che pur essendo contrario all’uso di farmaci di sintesi, e pur conoscendo bene i pesanti effetti collaterali degli antistaminici, sono stato costretto negli ultimi due anni ad assumerli nei periodi di fioritura delle piante ai cui pollini sono allergico. Non potevo farne a meno, mi si chiudeva la gola, e poi raffreddore, sinusite, congiuntivite. E invece dopo una settimana di questa cura (miracolosamente semplice) sono riuscito ad andare avanti assumendo mezza pillola o un quarto di pillola al giorno; e dire che prima persino con una pillola intera di antistaminico in corpo stavo spesso malissimo.

Man mano che passa il tempo sembra che la cura funzioni sempre di più, adesso non assumo più antistaminici da una settimana. La mia guarigione a questo punto è quasi totale, ancora qualche strascico si fa sentire, ma sicuramente dopo quasi 30 anni che soffrivo di allergia, e dopo avere provato ogni sorta di cura (dai vaccini, ai cortisonici agli antistaminici prima, dall’omeopatia all’agopuntura dopo) quello che ho sperimentato sembra proprio un miracolo.

Non so se la rapida azione che questa cura ha avuto sul mio organismo dipende anche dal fatto che nel frattempo avevo tolto dalla mia dieta alcool, carne, pesce, latte, latticini, zucchero, cibi contenenti lievito di birra (come pane, pizza e focacce), thé, caffè, e soprattutto solanacee (peperoni, peperoncini, patate, melanzane, pomodori). Gli ultimi cibi sono allergizzanti in quanto contribuiscono ad aumentare il livello di istamina nel corpo (e quindi esplicano un’azione esattamente opposta a quella degli antistaminici), i primi favoriscono la parassitosi da candida albicans, un lievito le cui tossine possono essere causa dell’allergia e di tante altre malattie autoimmuni (psoriasi, sclerosi, lupus, neurodermite, etc.). Ma della cura di queste malattie parlerò in un prossimo articolo.

Fatto sta che la cura ha funzionato. Forse il processo di depurazione del corpo tramite la diuresi eliminando le tossine in circolazione avvia un processo di guarigione. Forse sono le tossine accumulatesi che scatenano la produzione di istamina in concomitanza col contatto con gli allergeni. Forse invece succede qualcos’altro. Fatto sta che la cura funziona, è pressoché gratuita e provare non può che fare bene. L’anno quasi non potevo uscire di casa, mentre negli ultimi tre giorni sono stato spesso all’aria aperta in campagna senza per questo avere grossi fastidi.

Per quanto riguarda il sale io ho qualche dubbio rispetto al fatto di aumentarne le dosi assunte. Se qualcuno vuole provare questa cura valuti il pro ed il contro dell’assunzione di un poco di sale i più, valuti se la sua pressione è alta o bassa e si regoli di conseguenza. In ogni caso consiglio di sostituire il cloruro di sodio (il sale comune) col sale marino integrale che potete trovare nei negozi di alimenti biologici, in erboristeria, nei negozi della catena “Un punto macrobiotico”; costa un pochino di più ma secondo me ne vale la pena. Del resto secondo la testimonianza di Alessandro (vedi qui sotto) si potrebbe aumentare l’assunzione di sale solo nelle prime settimane.

Per altro ho scoperto uno prodotto naturale per prevenire la rinite allergica: uno spray che ricopre le mucose nasali di uno strato di cellulosa ed impedisce il contatto con gli allergeni. Il prodotto si chiama Nasaleze e si può trovare nelle erboristerie (non tutte); Nasaleze è fabbricato dalla Kisska international Ltd, UK (Gran Bretagna) e distribuito in Italia da Prodotti Naturali S.r.l., via Britannia 54, Roma, gli oli essenziali di menta ed eucalipto per suffumigi/inalazioni/aerosol possono essere un valido aiuto specie per rinite e sinusite.

La testimonianza di Alessandro

Ho iniziato a soffrire di allergia e asma ai pollini (conifere, fiori di campo), polvere, fieno, graminacee ed anche peli di gatto da quando avevo circa 7 – 8 anni. Su consiglio del farmacista ho iniziato e prendere delle piccole pastiglie effervescenti di colore rosa-rossa, di cui non mi ricordo più il nome. Dopo un paio di anni, crescendo il peso del mio corpo, tali medicine (antistaminici) non erano più efficaci e sono dovuto passare ad altro: Teldane, Celestine AR, Reactine. Praticamente ho preso per circa 30 anni queste schifezze che se da un lato riducevano gli effetti fastidiosi dell’allergia, dall’altro mi sembrava di essere un automa: sonnolenza, stordimento, difficoltà di concentrazione, umore piatto…..pensavo di essere condannato a questa tortura per tutto il resto della vita. Poi ho provato un preparato omeopatico, e le cose andavano un pochino meglio.

La svolta per me è stata dopo aver letto quasi 2 anni fa quell´articolo sul sito disinformazione:

Ho iniziato a bere tanta acqua di rubinetto (sono fortunato, dove abito io c´è acqua buona), soprattutto la mattina appena alzato, e ad assumere piccole quantità di sale. Gli effetti non sono immediati e bisogna avere pazienza. Comunque già l’anno scorso, durante il periodo della fioritura, avevo preso solo un paio di pastiglie, rispetto alle scatole degli anni prima. Soldi e salute in miglioramento!

Ho continuato in modo più o meno regolare a bere acqua (il sale solo le prime settimane, ora non più); non sono guarito del tutto, ma penso di essermi ormai liberato dall’uso di antistaminici, di potermi gustare i profumi della primavera e di poter uscire di casa o viaggiare senza ansie o paure … mi sento rinato.

La testimonianza di albatross (che riporto qui nell'articolo dai commenti)

Io di acqua ne bevo parecchi litri al giorno. Non sapevo facesse bene all'allergia. Ne soffro anche io e anche io, molti anni fa, facevo uso di antistaminici. Ora non più, visto che i vantaggi erano davvero minimi.

La mia "cura" era una terapia d'urto: falciare prati e stare più possibile all'aria aperta. Dopo i primi due giorni d'inferno poi stavo meglio. Ormai non prendo più niente di niente di chimico (al massimo un'aspirina se proprio non posso farne a meno e non trovo altro).Quello che ho trovato aiutarmi di più è stato ascoltare un pochino meglio il mio corpo e capire di cosa aveva bisogno, evitando di assumere alimenti e bevande solo per abitudine, ma quando ne avevo davvero voglia.

Penso che questo sia molto importante: la consapevolezza del nostro corpo e la soddisfazione delle sue necessità fatta con amore e non come una cosa meccanica. Anche mangiare una fetta di pane (o una mela), se ci va di farlo, può nutrire non solo il corpo, ma anche lo spirito. E le due cose non sono mai disgiunte. Ricordarselo e esserne consapevoli secondo me è un'ottima medicina.