16 ottobre 2008

Vivere a impatto zero


Case che producono più energia di quanta ne consumano. Riciclo totale delle acque reflue. Pale eoliche in ogni strada. Nascono così i quartieri del futuro. Dalla Cina a Milano

Fare la spesa o comprare il giornale, guardare la tv o prendere l'auto. Fabbricare qualunque bene, erogare un servizio. Ogni attività umana emette anidride carbonica. Un italiano ne produce in media 21 chili al giorno. Meno di un americano, molti più di un africano. In ogni caso troppi. Perché il pianeta non è più in grado di reggere il nostro peso. Il 'giorno della bancarotta ecologica', quello in cui il consumo umano di risorse naturali ha sorpassato la capacità della Terra di rinnovarle, ce lo siamo buttato alle spalle il 23 settembre scorso. Ecco perché non può durare: la Terra non ce la fa. E in tutto il mondo si moltiplicano le iniziative per il perseguimento del cosiddetto impatto zero, cioè per un modello di vita che punti verso l'azzeramento delle emissioni di CO2.

Un obiettivo che oggi passa anche, se non soprattutto, attraverso il ripensamento delle città. Dal 2008, per la prima volta nella storia, la maggioranza della popolazione mondiale vive in città. Nel 1800 era appena il 2 per cento. Nel 2050 sarà quasi il 70 per cento. E l'edilizia da sola è responsabile di circa il 40 per cento delle emissioni di CO2.

Per questo, in tutto il mondo studi di architettura e amministrazioni pubbliche si sfidano a colpi di ecocittà ed ecoquartieri. Dalla Cina agli Stati Uniti, dalla Germania all'Inghilterra fino all'Italia, si moltiplicano i cantieri di nuovi insediamenti a impatto zero. Come quello, gigantesco, della nascente città cinese di Dongtan, che entro il 2040 ospiterà sull'isola di Chongming, vicino a Shanghai, circa 50 mila abitanti . Dongtan avrà un impatto ambientale praticamente nullo: il fabbisogno energetico sarà ridotto drasticamente (il 66 per cento in meno di una città tradizionale) e si impiegheranno solo energie rinnovabili per gli edifici e i trasporti locali, evitando così di produrre 350 mila tonnellate di anidride carbonica l'anno. Fiumi e laghi incorporati nel tessuto urbano forniranno soluzioni alternative per la mobilità (come i taxi d'acqua a energia solare, ma a Dongtan tutto sarà raggiungibile in sette minuti a piedi da ogni fermata dei bus), mentre ampie zone verdi contribuiranno a riequilibrare le emissioni di CO2.


In città potranno circolare solo veicoli elettrici oppure a idrogeno e ogni edificio sarà energeticamente autonomo grazie a un tetto fotovoltaico e installazioni minieoliche. Dall'acqua piovana ai rifiuti (ridotti dell'83 per cento), quasi tutto sarà riciclato. In città non sono previste discariche e persino le deiezioni umane saranno impiegate nel compostaggio, nell'irrigazione e recuperate come energia per la produzione di biogas, mentre il resto dei fabbisogni energetici cittadini sarà coperto da un parco eolico.

Se pianificare intere città a impatto zero è ancora un'opera avveniristica, già molte nazioni si sono cimentate in quartieri e singole costruzioni 'ecologically-correct'. Antesignano della progettazione sostenibile e oggi guardato come modello è il piccolo quartiere di BedZED (Beddington zero energy development) a sud di Londra, realizzato tra il 2000 e il 2002. Uno dei primi insediamenti a zero emissioni fin dalla sua costruzione, in cui ogni edificio è dotato di pannelli fotovoltaici e condizionato con un sistema di ventilazione aperto, mentre l'acqua piovana e l'acqua di scarico vengono raccolte, depurate e riutilizzate. Un po' come accadrà nel vecchio porto di Middlesbrough, sempre in Inghilterra, che ospiterà un college per 20 mila studenti, appartamenti, hotel, uffici e servizi tutti carbon free, cioè senza alcun consumo di energia fossile.

Se le progettazioni 'dall'alto' hanno già dato prova di ottima riuscita, a Friburgo la 'progettazione partecipata' inaugurata dal Comune per il quartiere Vauban ha rivoluzionato anche il concetto di ecopianificazione. Il Comune ha stabilito alcuni punti essenziali della progettazione, come l'allacciamento di tutti gli edifici alla centrale termica comunale (a zero emissioni), la realizzazione di edifici a basso consumo energetico, l'uso delle acque piovane, la restrizione alla circolazione di auto: a Vauban non è consentito parcheggiare per strada e ogni mille abitanti ci sono solo 150 auto, ma chi aderisce al car-sharing ha diritto ad un abbonamento annuale gratuito al tram. Poi ha lasciato a privati e piccole cooperative la possibilità di progettare il quartiere, che oggi è considerato il più ecologico di tutta la Germania.
Alessandra Viola

13 ottobre 2008

IL MIELE per curare ..


Un antico rimedio per curare le ferite infette era quello di spalmarvi sopra del miele. Recentemente la scienza medica ha riscoperto questo prezioso alimento e il suo utilizzo sempre più diffuso ha dato vita a numerosi studi volti a confermare le sue proprietà antibatteriche e a documentarne l'importanza e il ruolo nel trattamento delle ferite. Da tutti questi studi sono emersi dati interessanti. E' stato dimostrato che il miele favorisce la guarigione e la riduzione della contaminazione batterica in pazienti con ferite aperte o infette. Il miele è stato utilizzato in interventi di fissazione degli innesti cutanei e nel trattamento delle ulcere da pressione le quali possono addirittura scomparire. Ricercatori gallesi fanno inoltre sapere che applicando il miele sulle ustioni si prevengono le infezioni. Altri ricercatori consigliano a chi si sottopone ad un intervento chirurgico di chiedere i chirurghi di applicare del miele sulle ferite postoperatorie. Le sue proprietà derivano dalla capacità del miele di stimolare la produzione delle citochine (proteine molto importanti nella risposta immunitaria) e dei monociti (cellule del sistema immunitario). Durante la sperimentazione, effettuata con miele di Manuka, è stato isolato un componente che stimola la produzione di TNF-alpha (citochina proinfiammatoria sintetizzata in seguito a stimoli infiammatori e infettivi). Grazie a questa scoperta si potrebbero sviluppare delle terapie per la guarigione di ferite acute e croniche. Il miele di Manuka deriva dai fiori del Lptospermum scoparium, originario della Nuova Zelanda e dell'Australia, utilizzato anche nella medicina tradizionale Maori. Le proprietà mediche e anitibatteriche del miele ne fanno un efficace medicamento contro ustioni e ulcere croniche, come ad esempio il piede diabetico. Questo è stato evidenziato in due diversi studi, uno neozelandese della University of Auckland ed uno statunitense della University of Wisconsin. Già nell'antichità il miele era ampiamente utilizzato per la rimarginazione delle ferite. Antichi papiri egizi riguardanti le tecniche chirurgiche lo citano come rimedio, così come anche testi greci, cinesi e della medicina ayurvedica tradizionale. Più recentemente, nella seconda guerra mondiale, bendaggi al miele erano comunemente usati come antibiotici locali. Lo studio condotto dal ricercatore neozelandese Andrew Jull, suggerisce di spalmare il denso liquido ambrato sulle ustioni per ridurre il tempo di guarigione della lesione; nel migliore dei casi si arriva ad anticipare la rimarginazione di quasi quattro giorni. Invece Jennifer Eddy, che sta completando uno studio sull'uso del miele nel trattamento contro le ulcere da piede diabetico all'Università del Wisconsin, afferma che i pazienti potrebbero ritenerlo parte di una terapia alternativa o per lo meno prenderlo in considerazione in seguito ad una reazione avversa ad altri trattamenti locali. Il miele secca le ferite e contiene perossido di idrogeno: entrambe queste proprietà contribuiscono all'eliminazione dei batteri. “L'uso topico del miele è più economico di altri interventi, ad esempio degli antibiotici orali, comunemente utilizzati e che spesso hanno effetti collaterali deleteri per il paziente”, spiega la Eddy. Il dolce fluido prodotto delle api è dunque un vero toccasana per la nostra salute: non solo cura raffreddori, tosse e mal di gola, ma aiuta anche a far rimarginare le ferite e nella terapia contro le ustioni e le ulcere croniche. La sua squisita bontà, oltretutto, è in grado di stimolare la nostra golosità, metterci di buon umore e non farci ingrassare: contrariamente a quanto comunemente si pensa, infatti, il miele è ricco di sostanze nutritive essenziali e non è eccessivamente calorico.
by italia salute

09 ottobre 2008

l segreto delle coppie felici


Il segreto per raggiungere e mantenere la felicità in una coppia può racchiudersi anche in una serie di atteggiamenti, comportameni e tempo trascorso insieme alla persona amata.
Chiunque sia alla ricerca della gioia e della serenità coniugale può dunque aprire bene le orecchie, sperando di cogliere qualche utile "dritta".
Secondo un sondaggio condotto nel Regno Unito su 4000 coppie sposate, per vivere un matrimonio felice è necessario trascorrere col proprio coniuge almeno 22 momenti al mese di "tempo di qualità", almeno 7 notti di coccole e tenerezze e due appuntamenti a cena da dedicare a voi stessi.
Le coccole sembrano essere un po' la chiave del risultato di quest'inchiesta: le coppie che le praticano almeno 4 volte al giorno giudicano il loro matrimonio come molto felice.
Lavare la schiena al proprio partner o praticargli un bel massaggio: sono tutti gesti da effettuare ogni 10 giorni almeno.
«Coccole, attenzioni e gesti romantici significano per certo "Mi piaci, sto bene con te, mi piacciono e apprezzo il tuo sostegno e le tue cure" e sono parte di un'atmosfera romantica ricercata da chiunque intraprenda una relazione amorosa» spiega lo psicologo che ha curato lo studio Ludwig F. Lowenstein.
Continua lo psicologo: "In questo mondo frenetico spesso noi diamo per scontata e acquisita la relazione col nostro partner, mentre siamo impegnati nella quotidiana lotta per il lavoro e per crescere una famiglia. Tendiamo a dimenticare l'importanza degli abbracci quando la familiarità diventa parte delle nostre vite e, come dice il detto inglese 'la familiarità produce il disprezzo', ma se affetto, coccole e egesti romantici diventano parte della nostra relazione, poi essa cresce forte e rimane forte nel tempo".
Lo studio statistico ha rivelato che, in media, le coppie felici ogni mese fanno due passeggiate romantiche, trascorrono una serata al pub e vanno almeno una volta al cinema.
Queste coppie, inoltre, consumano almeno tre cene romantiche a lume di candela ogni 30 giorni, hanno una conversazione appropriata e profonda sei volte al mese e guardano insieme la televisione sette volte al mese, accoccolandosi l'uno accanto all'altra.
Gli scienziati inglesi consigliano di dimostrare al nostro coniuge quanto lo amiamo con gesti concreti: almeno due volte al mese dovremmo regalare fiori cioccolatini o doni a sorpresa al/alla nostro/a innamorato/a. Con la stessa frequenza, e ugualmente graditi, sono da consigliare la dedica di poesie amorose e dei brani musicali preferiti dal proprio partner.
Tuttavia non bisogna stare sempre appiccicati l'uno all'altra: in un buon matrimonio, infatti, si dovrebbe consentire al proprio coniuge di trascorrere una notte al mese fuori casa in compagnia degli amici.
Semplici atti di attenzione, cortesia e amore, come pulire la casa da cima a fondo senza che ci venga richiesto o portare la colazione a letto, mostrano il rispetto che si nutre per la propria "dolce metà". Bisogna sempre rispettare il lavoro fatto dall'altro coniuge ed evitare assolutamente di impigrirsi, da soli e in silenzio, davanti alla televisione.
Le coppie innamorate inglesi (e abbastanza benestanti, ndr) fanno in patria almeno due mini-vacanze e due periodi di ferie più lunghi all'estero ogni anno.
Jim Forward della Warner Leisure Hotels, ha dichiarato: "Coccole e fine settimana romantici lontano da casa sono la chiave per una grande relazione amorosa e ora questo studio lo ha confermato. Esso prova quant'è importante per le coppie prendersi del tempo l'uno per l'altra. Una relazione di successo è costruita sulla fiducia e l'amore reciproci. Questi sentimenti debbono essere dimostrati ogni volta che se ne presenta l'occasione".
Insomma, ci vuole impegno e dedizione e sbaglia chi dà tutto per scontato.
Il 98% delle coppie felicemente sposate che ha partecipato allo studio ha dichiarato di sentirsi particolarmente fortunata ad avere una relazione così stabile e il 94% si è detto sinceramente convinto che nessun'altra lo sia come la propria.
I ricercatori, dopo tante interviste, sono sicuri di aver trovato una combinazione di gesti e attività che possono aiutare a rendere duratura una relazione:
coccole: 4 volte al giorno
gesti romantici: 3 al mese
appuntamenti a cena: 2 al mese
passeggiate romantiche: 2 al mese
regali romantici: 2 al mese
cenette romantiche cucinate in casa: 3 al mese
colazioni a letto: 1 al mese
conversazioni adeguate: 6 al mese
serate di coccole: 7 al mese
pulire casa da cima a fondo: 3 volte al mese
notti fuori senza l'altro/a: 1 al mese
cinema o teatro: 1 al mese
fine settimana breve: 2 all'anno
vacanze: due all'anno.

Ovviamente questa formula non è magica e alla base di ogni buona relazione amorosa c'è sempre il dialogo, la fiducia, il rispetto, la stima, la comprensione e la capacità di perdonarsi reciproci, oltre, chiaramente, al sentimento e all'impegno dell'amore.
Per chi crede, un forte "collante" della coppia è anche la preghiera in comune e il sistema di valori condiviso, oltre al ricorso a Dio nei momenti lieti e difficili per ricevere il suo aiuto e la sua forza.
Molto contano anche le esperienze che i coniugi e i fidanzati hanno vissuto insieme: esse possono unirli ancora di più o separarli, come purtroppo capita a molte coppie che perdono repentinamente e in maniera violenta un figlio.
Per tutti coloro che sono innamorati, però, questo studio inglese offre utili suggerimenti per condurre una buona relazione amorosa e, magari, per ravvivarla un po', se ci accorgiamo che ultimamente l'abbiamo un po' trascurata.

07 ottobre 2008

OBESITY DAY: Dieta e Risparmio



Gli italiani, da diversi anni ormai, si vedono costretti a fare bene i conti della spesa, per riucire ad arrivare a fine mese.
Il calcolo che non torna è tuttavia quello della salute: per spendere meno si tende ad abbandonare i cibi sani, ma più costosi, della dieta mediterranea, per riempire pance e carrelli di prodotti più a buon mercato, ma che spingono verso l'obesità e, conseguentemente, le malattie cardiovascolari.
I prodotti economici e preconfezionati, infatti, sono più ricchi di grassi e di zuccheri e contengono molti meno nutrienti essenziali di quelli contenuti nell'olio extravergine d'oliva, nella frutta e nella verdura.
A puntare i riflettori sugli 'obesi da fine del mese' è Giuseppe Fatati, presidente dell'Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi), che ha illustrato a Roma i dati raccolti dalla sua indagine sugli italiani, condotta in occasione ell'Obesity Day, una giornata di prevenzione promossa dall'Adi per il 10 ottobre in tutta Italia, con centinaia di ospedali aperti per controlli gratuiti.
"Si tratta di un paradosso della crisi economica: più gli italiani tirano la cinghia, più ingrassano. Tutta colpa del nuovo modo di fare la spesa, che tiene conto più dello scontrino che della salute", dice lo specialista. Così l'esercito di chi si allarga in attesa dello stipendio, gli obesi e sovrappeso 'da fine del mese', va letteralmente a ingrassare le fila degli italiani che hanno problemi con la bilancia. Secondo i dati emersi dal Progetto cuore dell'Istituto superiore di sanità, che gli specialisti dell'Adi giudicano "i più realistici", in Italia oggi il 18% degli uomini e il 22% delle donne sono obesi. Un problema che affligge in particolare gli uomini del Nord Est, del Sud e delle Isole. E addirittura diventa 'allarme rosso' per il gentil sesso del Sud e delle Isole, seguito a ruota dal Centro. Ingrassano gli italiani e aumentano le richieste di chirurgia dell'obesità, in special modo nel Sud.
Ma perché in molti sono costretti ad allentare la cintura a fine mese? E' il prezzo a insidiare il primato della dieta mediterranea. "Calano i consumi di frutta, verdura e olio d'oliva - dice Giuseppe Fatati - E come se non bastasse in nome del risparmio si abbassa la qualità. Questo dal punto di vista nutrizionale si traduce in alimenti più ricchi di grassi e zuccheri. Ed è difficile, davanti a evidenti difficoltà economiche, dire a una donna di fare la spesa badando alla qualità e di portare in tavola più frutta, verdura e pesce, usare pochi grassi, meglio se olio extravergine di oliva".

Conciliare portafoglio e bilancia però non è impossibile, assicura l'esperto. "Basta seguire qualche accortezza ed evitare alcuni errori". 1) Mai fare la spesa in grandi quantità, se non si è più che sicuri che gli alimenti acquistati si possono conservare e mangiare con gradualità. Si rischia di mangiare troppo per paura di buttare o, al contrario, di non aver risparmiato perché il surplus finisce nella spazzatura. 2) Mai avere fretta. Cibi pronti, pasti veloci e cibi freddi mal si conciliano con la linea. 3) Mai "rinunciare al modello mediterraneo", magari per una più economica dieta 'fast food'. 4) Controllare la spazzatura: se buttiamo troppo vuol dire che compriamo troppo. O male. 5) Consumare frutta e verdura di stagione e se possibile prodotti regionali. "Hanno fatto meno strada e, dunque, saranno più convenienti", aggiunge Fatati. 6) Mangiare pesce azzurro, anche surgelato, dai costi contenuti. 7) Limitare la carne. Utilizzare i legumi in modo adeguato come fonte proteica. 8) Confezionare prodotti 'fatti in casa' con le opportune precauzioni igieniche e norme di conservazione (pane, dolci).
Il progetto Obesity Day coinvolge i centri Adi (Servizi di dietetica e nutrizione clinica, Servizi territoriali, Centri obesità) nel campo specifico della prevenzione e della cura dell'obesità e del sovrappeso. Il 10 ottobre ci si potrà rivolgere ai Centri che aderiscono all’iniziativa (per gli indirizzi: www.obesityday.org). E, oltre a ricevere un controllo gratuito, da parte di un medico o di un dietista dopo un dettagliato questionario e la determinazione dell'Indice di massa corporea, si avranno una serie di indicazioni per compiere il primo passo verso il recupero della forma perduta.
Lo slogan di quest'anno invita a "Non rimbalzare da una taglia all'altra. Fai centro!". Un messaggio "scelto – dice ancora Fatati - perché molte persone, quasi la totalità, non sanno che uno dei segreti dello stare bene è il mantenimento del peso ideale, raggiunto con una corretta dieta. Se non si mantiene il peso e lo si lascia oscillare, non solo non si dimagrisce ma si ingrassa più di quanto era il peso iniziale". Ma ancora pochi italiani con problemi di sovrappeso o obesità sanno che esistono sul territorio delle strutture ad hoc alle quali rivolgersi per trovare un aiuto altamente specializzato. Mentre in troppi, conclude Fatati, per veder calare l'ago della bilancia bussano alla porta di specialisti improvvisati e venditori di illusioni.
L'invito è, dunque, a consumare meno e meglio e a muoversi di più.
by italia salute

04 ottobre 2008

La relazione tra reggiseno e cancro al seno


Se non lo avete già bruciato negli anni ‘60, potreste volervelo togliere ora. "Il reggiseno causa il cancro al seno. E’ lampante," afferma il ricercatore medico Syd Singer.
I coniugi Singer si sono dedicati all’investigazione sul cancro al seno nel 1991. Il giorno in cui la moglie, Soma, scoprì un nodulo al proprio seno, il team di ricerca del marito stava esaminando gli effetti della medicina Occidentale fui Figiani. Sotto la doccia, Syd aveva notato che le spalle e i seni di Soma erano segnati da scanalature rosso scuro. A Syd ricordò la domanda posta alla moglie da una Figiana perplessa a proposito del suo reggiseno: "Non si sente stretta?"
"Devi farci l’abitudine," aveva risposto Soma.
Forse il reggiseno comprimeva il tessuto del seno, si chiese Syd, impedendo il drenaggio linfatico e provocando degenerazione?

Soma decise di smettere di indossare il suo reggiseno. Ma quando Syd cercò nella letteratura medica non trovò nessuna causa nota per il cancro al seno, condizione che nelle donne appare raramente prima dei 35 anni, più frequentemente dopo i 40. I tassi di mortalità più elevati sono in Nord America ed Europa settentrionale, col resto del mondo che si sta adeguando velocemente.
La World Health Organization (Organizzazione Mondiale della Sanità) invoca le tossine chimiche quale causa primaria di cancro. Ma i veleni che si accumulano nei tessuti del seno sono normalmente spazzati dal chiaro fluido linfatico verso i grandi gruppi di linfonodi posti nelle ascelle e nella parte alta del torace. I Singer scoprirono che "essendo i dotti linfatici molto sottili, essi sono estremamente sensibili alla pressione e si possono comprimere con facilità." Una minima pressione cronica sui seni può provocare la chiusura delle valvole e dei dotti linfatici..

"Poco ossigeno e meno nutrienti sono trasportati alle cellule, mentre i prodotti di rifiuto non sono spazzati via," notarono i Singer. Dopo 15 o 20 anni di drenaggio linfatico ostacolato dal reggiseno, può apparire il cancro.
Considerando altri paesi, Soma e Syd rimasero colpiti dalla bassa incidenza di cancro al seno nelle nazioni più povere, pur inondate dai pesticidi ivi scaricati dalle altre nazioni. Non trovarono contadine che indossassero reggiseni push-up. Scoprirono invece che tra i Maori della Nuova Zelanda integrati nella cultura bianca vi è la stessa incidenza di cancro al seno, mentre gli aborigeni australiani non integrati non hanno praticamente cancro al seno. Lo stesso trend si applica ai giapponesi occidentalizzati, ai Figiani e ad altre colture convertite al reggiseno.

Nel loro libro Dressed To Kill: The Link Between Breast Cancer and Bras, (Vestite Da Morire: La Relazione Tra Cancro Al Seno e Reggiseno) i due ricercatori hanno anche osservato che proprio prima che una donna inizi il suo ciclo, gli estrogeni si innalzano, provocando un rigonfiamento del seno. Se la donna continua a indossare un reggiseno della stessa misura, i vasi linfatici salva vita saranno compressi in maniera ancor maggiore. Hanno forse scoperto qual è il vero collegamento tra cancro al seno ed estrogeni?
Le donne senza figli non sviluppano mai del tutto il proprio sistema linfatico pulisci-seno. E nemmeno donne che non abbiano mai allattato. Le donne che lavorano, che indossano il reggiseno quotidianamente e rimandano la gravidanza potrebbero essere quelle più a rischio, avvertono i Singer.

Ancora peggio, il divenire donna per una giovane è spesso "marcato" dal suo primo reggiseno. Come l’anziana pratica cinese del bendaggio dei piedi, il "bendaggio del seno " puberale può in ultima istanza condurre a severe complicazioni mediche.
Che il reggiseno sia l’ "anello mancante " che spiega la crescente epidemia di cancro al seno? A cominciare dal maggio del 1991, Soma e Syd Singer hanno condotto uno studio di 30 mesi, Bra and Breast Cancer (Reggiseno e Cancro al Seno) intervistando circa 4.000 donne di cinque grandi città degli Stai Uniti. Erano tutte di tipo caucasico per lo più di "reddito medio" in età compresa tra i 30 e i 79 anni. Metà di loro erano state diagnosticate di cancro al seno.

Quasi tutte le donne intervistate erano scontente della dimensione o della forma del proprio seno. Le donne che avevano scelto un reggiseno per l’aspetto, ignorando indolenzimenti e gonfiori, avevano il doppio di incidenza di cancro al seno di quelle che non l’avevano scelto per questo.
Ma la statistica più sorprendente riguardava le donne che indossavano il reggiseno anche per dormire e che avevano sviluppato il cancro. Così come una donna su sette costretta in un reggiseno per più di 12 ore al giorno. Le donne senza reggiseno hanno solo una probabilità su 168 di subire una diagnosi di cancro al seno, dicono i Singer. La stessa di un uomo senza reggiseno.

"Non dormite col reggiseno!" implora Syd Singer. "Le donne che intendono evitare il cancro al seno dovrebbero indossare un reggiseno per il periodo di tempo più limitato possibile – di sicuro per meno di 12 ore al giorno."
Syd inoltre spiega che quasi l’80% di chi indossa il reggiseno e soffre di noduli, cisti e indolenzimento vede quei sintomi svanire, "entro un mese dopo essersi liberate del reggiseno."
Non tutte sono pronte a liberarsi dal proprio capestro. Come una donna ha rivelato al team, "Le tette mi arriverebbero all’ombelico senza un reggiseno." Ma il chirurgo Christine Haycock del College of Medicine del New Jersey dice che sono le caratteristiche genetiche – non i legamenti o la dimensione del seno – la ragione per cui alcuni seni cedono alla gravità. Un petto che saltella aiuta a tener pulito il sistema linfatico.

Ben consci che i loro risultati erano "esplosivi," i Singer hanno inviato i risultati della loro ricerca ai capi delle più prestigiose organizzazioni e istituti anti-cancro americani. Nessuna risposta. Alla pari del business del cancro, il giro d’affari dei reggiseno è enorme. Moltiplicate il numero delle donne che, in tutto il mondo, comprano qualche reggiseno da 25$ ogni anno e otterrete una cifra vicina ai 6 miliardi di dollari all’anno.
Syd Singer afferma che la censura dell’establishment sulla relazione tra cancro al seno e reggiseno sta uccidendo le donne. Indicando la condizione maggiormente condivisa tra le pazienti di cancro al seno, egli enfatizza che si tratta di un sistema linfatico strizzato dal reggiseno.

Andando sempre senza reggiseno, Soma iniziò a indossare vestiti che non enfatizzassero i seni. Cominciò anche a massaggiare i seni con regolarità e ad andare in bicicletta, a prendere integratori vitaminici ed erboristici e a bere solo acqua pura.
Due mesi dopo, il suo nodulo era scomparso
Un grintoso Syd Singer dice che, al primo spaventevole segnale di un nodulo, “le donne dovrebbero togliersi il reggiseno prima di togliersi i seni." Cosa aspettare, se potete liberare il vostro sistema linfatico adesso?

RICORDATE: Una combinazione spettacolarmente controindicata è indossare un reggiseno e usare un telefono cellulare.

SE DOVETE INDOSSARE UN REGGISENO
Reggiseno push-up e quelli da sport sono da evitarsi. Scegliete reggiseno di cotone, non stretti. Assicuratevi di poter passare con due dita sotto le spalline e ai fianchi delle coppe. Quanto più sono alte le coppe, tanto più severa la compressione dei maggiori linfonodi. Non indossate assolutamente mai questo disastroso dispositivo per dormire. A casa toglietevelo. Massaggiate i vostri seni ogni volta che vi togliete il reggiseno.
Riportate in salute il vostro sistema linfatico, o almeno respirate a fondo liberamente.
di William Thomas
Traduzione a cura di Stefano Pravato

03 ottobre 2008

Sette punti contro gli OGM!



Primo: Depauperazione dei complessi pro-vitaminici e vitaminici delle piante.

Depauperazione di complessi vitaminici e pro-vitaminici non più presenti negli alimenti, con conseguente incremento delle malattie degenerative e carenziali come ad esempio il Cancro.
Secondo: le mutazioni genetiche delle piante e conseguentemente l’ alterazione della Biochimica umana a causa dell’introduzione di geni estranei (es. di animali, batteri, virus, retrovirus) nel DNA della pianta.

Possono così comparire nuove sostanze simili alle vitamine naturali, ma in realtà con caratteristiche di reattività enzimatica e biochimica diverse da quelle naturali, con induzione di modifica della loro componente di attività biochimica sul genoma umano, una volta introdotte con l’alimentazione. Di qui la comparsa potenziale di nuove malattie insorte “artificialmente”.
Terzo: la minaccia alla dieta-anticancro.

Come già dimostrato da diversi Autori , solo un’alimentazione basata su frutta e verdura fresca biologica è in grado di indurre risposta immunitaria contro il tumore, la detossificazione degli organi e dei tessuti. Oggi però, tramite l’introduzione in commercio di cereali, legumi e altri vegetali modificati geneticamente (O.G.M.) in molti di questi alimenti sono contenuti tutti gli aminoacidi essenziali, rendendo in tal modo effettivamente non più curabile il Cancro secondo quanto descritto nella terapia ideata da [W:Max Gerson], e da molti altri autori.
Quarto: malattie indotte da virus transgenici.

I virus transgenici con cui oggi si fanno gli Organismi Geneticamente Modificati (O.G.M.) entrano nel DNA della pianta, modificandola in maniera a noi sconosciuta. Questi virus dovrebbero restare latenti, ma nulla può escludere che possano anche riattivarsi e divenire così portatori di malattie nuove o di malattie abbastanza simili a ben note sindromi purtroppo ancora poco comprese nella loro dinamica(AIDS, Mucca Pazza, etc…), e di cui è ancora molto vaga l’origine (forse virus trangenici ).
Quinto: intossicazione da veleni sintetizzati da piante transgeniche.

Intossicazione cronica di cibi a causa di sostanze tossiche insetticide contenute nelle piante per renderle resistenti ai parassiti come il Bacillus touringiensis, con conseguente possibile incremento di cancri, aborti spontanei,mutazioni genetiche sulla discendenza, Sindromi da Immunodeficienze acquisite, malattie degenerative e da sostanze tossiche, etc….
Sesto: modificazione transgenica di piante naturali.

Passaggio a specie “indigene” naturali delle sostanze tossiche artificiali, come ad esempio il “Bacillus thuringiensis” o di altro tipo, tramite impollinazione incrociata, con potenziale minaccia anche per le piante e le erbe mediche oggi impiegate in FitoTerapia poiché queste ultime saranno inquinate dai geni transgenici provenienti dalle zone agricole a coltura transgenica (OGM).
Settimo: scomparsa irreversibile del patrimonio genetico delle piante naturali!

Graduale ed irreversibile scomparsa delle diversità biologiche, cioè della normale flora naturale. Le coltivazioni transgeniche arrecheranno infatti una gravissima minaccia alle zone ricche di bio-diversità (genomi naturali): il flusso transgenico che andrà dalle piante modificate alle piante naturali sarà inevitabile quando il rapporto numerico fra aree coltivate con piante artificiali supererà le superfici delle piante naturali, determinando così la perdita irreversibile di gran parte del patrimonio genetico naturale di tutte le piante esistenti al mondo.
by danieleMD

02 ottobre 2008

Cosa succede al tuo corpo quando bevi una Coca-Cola?



Vi siete mai meravigliati del fatto che dopo aver bevuto la Coca-Cola vi viene da sorridere? il motivo è che… vi sballa! Hanno tolto la cocaina dalla bevanda quasi un secolo fa. Sapete perché? Era ridondante.

* Nei primi 10 minuti: 10 cucchiaini di zucchero colpiscono il tuo organismo (100% della razione giornaliera raccomandata). La reazione immediata a questa dolcezza così eccessiva sarebbe il vomito ma ciò è impedito dal fatto che l’acido fosforico diminuisce il sapore permettendoti di mantenere la bibita nello stomaco
* 20 minuti: la tua glicemia schizza in alto causando un massiccio rilascio di insulina. Il tuo fegato risponde trasformando tutto lo zucchero che può “catturare” in glicogeno (zuccheri di riserva per il corpo) e grasso.
* 40 minuti: la caffeina è stata assorbita completamente. Le pupille si dilatano, la pressione del sangue aumenta e come risposta il tuo fegato rilascia altro zucchero nel sistema circolatorio. I recettori cerebrali dell’adenosina si bloccano per prevenire la sonnolenza.
* 45 minuti: il corpo aumenta la produzione di dopamina stimolando il centro del piacere del cervello. E’ lo stesso meccanismo di azione della cocaina…..
* >60 minuti: l’acido fosforico lega il calcio, il magnesio e lo zinco nell’intestino, causando un ulteriore spinta al metabolismo. Inoltre le alte dosi di zucchero e la dolcezza artificiale aumentano l’escrezione urinaria di calcio.
* >60 minuti: le proprietà diuretiche della caffeina entrano in gioco. E’ ora assicurato che con le urine verranno eliminati il calcio, il magnesio e lo zinco che erano in realtà destinati alle ossa, oltre al sodio, a vari elettroliti e all’acqua.
* >60 minuti: dopo l’eccitazione iniziale si avrà un crollo della glicemia. Potresti diventare irritabile e/o apatico. Avrai anche eliminato con le urine tutta l’acqua presente nella bibita, ma non prima di averla infusa con preziosi nutrienti che il tuo corpo avrebbe potuto usare per scopi fondamentali: idratare i tessuti, rafforzare le ossa e i denti.

Tutto questo sarà seguito nelle prossime ore da un crollo della caffeina. Ma….fatti un altra Coca-Cola, ti farà sentire meglio.