31 luglio 2007

Il segreto di Fortiz

Appena dopo la guerra, con il molo fatto saltare dai tedeschi e, da mine abbondanti su tutta la spiaggia, fare il bagno era un’impresa molto difficile a volte pericolosa. Imparare a nuotare era l’unica risorsa per fare un buon bagno. Le spiagge di sassi, (prima della “sabbiatura”) andavano in profondità in pochi metri verso un fosso alto circa 2-3 metri per poi riaffiorare a quote più basse per la formazione di “secche”. Imparare a nuotare voleva dire “passare il fosso”. Solo ai “grandi”(di età) era permesso tentare di passare il fosso. Lo stimolo dei bambini sempre più precoci era di passare a nuoto prima e, in apnea, dopo il fosso.
Ecco, la palestra naturale per un nuotare provetto. Una volta assolto questa prova, l’uomo sanvitese cominciava mettendo le branchie e diventando l’uomo-pesce.
Senza dilungarmi fra le sfide natatorie fra ragazzi della “marina “ e “lu paese”, fra “marina” e “di cintioni” epopea per nuotatori che solcavano il lido sanvitese.

In questo contesto che si inserisce la leggenda di Fortiz ( scomparso da pochi anni).

Un uomo mezzo mago e mezzo pesce che sfidava tutti in percorsi sotto il livello dell’acqua. Una leggenda che, escluso il giorno di “punto di stella” veniva ripresentato ogni giorno.

Scommettiamo che passo da un lato all’altro del molo sott’acqua?”.

Scommettendo, da metà molo, per il suo passaggio sott’acqua sono necessari circa duecento metri da fare in apnea. Una soluzione impossibile per una persona umana oppure, un segreto inviolato che permetteva di passare da un lato all’altro del molo.

Questo segreto ora, dopo indagini approfondite, penso di averlo capito, anche se il diretto interessato non lo ha mai confessato.


Prossimamente

30 luglio 2007

SanVito: La Madonna del Porto

Nell'ultimo fine settimana di Luglio ha in scena la rappresentazione della Madonna del Porto.
Un rito, non molto antico.

Negli anni '30 Marino & Renzetti descrivevano la Festa .
Cambiano i tempi, cambiano le persone cambiano i simboli.
"La Madonna è presa sulle spalle dai marinai, e dietro di essa si compone una lunga processione di fedeli salmodianti, che percorre la via della riviera verso la cappella. Al suo passaggio, è una continua pioggia di ginestre, sì che la via è tutta giuncata, dal luogo dell'approdo all'oratorio del porto."
La processione e la fiaccolata in mare sono effetti speciali per una marineria che non esiste più per dei marinai sostituiti da operai della Confraternita e per un porto che non è mai nato.
Erano belli i tempi quando "Fortiz", appena dopo la guerra, fra 4 scogli lunghi 250 mt passava da una parte all'altra del molo. Una performance di circa una trentina di metri e, senza pinne o maschera. Tutto stava rinascendo, anche il molo distrutto dai tedeschi.
Purtroppo, un fuoco di paglia, il segreto di Fortiz rimarrà inviolato e, il porto sarà merce di scambio per i politici del tempo e di vanagloria.
Adesso, lo sfoggio dei politici di turno, degli assessori inutili di questo tempo, la carica dei presenzialisti alla barca del Capitano Marrone, il Caronte ( veramente con occhi di bragia) che porta anime verso la purificazione dei peccati fatti in questo loco, uno spettacolo che flash e telecamere riprendono ogni anno.

Mentre, la giunta al completo Sindaco e 6 assessori con 7 assessorati piena di incompetenti e di inutilità, alla popolazione, si catapultava sulla barca del Capitano, … le regole marinare venivano violate : cazziatone al Capitano dalla Capitaneria.

Il capitano Marrone " Io non ci sto!, se volete non vengo più a SanVito". Lui, che è delle Portelle, zona di ginestre e di canti che D'annunzio ha rielaborato con impareggiabile maestria, emigrante nel porto di Ortona, unica bandiera marinara di uno sciame di marinai dispersi in tanti porti liguri si batte, ma, la Legge ( che può tutto quello che vuole, dove vuole) non concede appello.

Nel festival delle forze in gioco la Capitaneria di Porto ha dettato le condizioni per la festa. I vari assessori intuendo un bagno di folla e di applausi si sono schierati gomito a gomito per l’incasso.
Chissà cosa succederà quando i politici passeranno dagli applausi agli schiaffi (come per un bambino capriccioso) ?
Si dimenticheranno, si sveglieranno dal sonno che annebbia loro la vista?
La fase non violenta passa per la fase dello sventolio di bandiere bianche al passaggio di persone, (pagate dai cittadini) inutili, dannosi a mo’ di tifosi del Real Madrid.
Una cosa che non cambia mai, invece, sono i fuochi d’artificio. Un buon sistema per bruciare i soldi.
Mi chiedevo, rivedendo foto e diapositive di trentenni fa come erano cambiati. Purtroppo non so dare una risposta, so solo che ogni anno sembrano diverse ma, non è vero.
Risultato: se la festa come qualsiasi festa non finisce con i fuochi, vuol dire che il tempo è inclemente o che la festa Continua.
Giorni fa è passato Fiorello a SanVito, un compleanno di un privato/a vale ben di più di una festa popolare. Dipende dal personaggio/a e/o festa che si va a celebrare. Mutatis mutandis, in questo mondo al contrario.

25 luglio 2007

SanVito: Il vento caldo del Garbino



In questi giorni il garbino sta imperversando nella zona. Il vento caldo che scombussola la vita giornaliera e lascia pesanti tracce del suo passaggio.

Il libro di Giulia Alberico, per me la sorella di Attilio o la moglie di Antonino ripropone questo passaggio in modo magico. I fatti nostri, liberati da tanta monotonia sono animati in una situazione di alti e bassi alimentati anche dal tempo che detta i tempi. Il garbino è l’imperatore della situazione e, tutti indistintamente sono soggiogati, annientati, fiaccati, resi più deboli.

Sarà un caso che lei conosce bene il posto, conosce il garbino, “ha la casa” vicino alla mamma del garbino che tale libro va riletto in modo più approfondito, d’altronde uscire di casa si potrebbe andare contro le ire del Garbino. Si, ma chi abita in mansarda a Sud –Est come si difende? Non so, sopravvive, aspetta che termini la tempesta prima o poi arriva la pioggia, nel frattempo docce abbondanti e letture rilassanti.

Per chi poi usa internet, un buon feedreader può aiutare a leggere solo gli articoli di autori affezionati, che bello non ascoltare i soliti tg manipolati dai pierrot di turno. Il teatrino della politica, un gioco fra burattini. Molti fili cominciano ad essere sempre più evidenti, e, la pentola di grillo bolle, bolle, bolle.

24 luglio 2007

Milano marittima: una sera al mare




Quando il sole picchia forte allora, chiedi un posto all'ombra ma, di notte quando la temperatura fa fatica ad abbassarsi cominci a cercare un ristorante "on the beach". Un posto dove tranquillità, disponibilità e refrigerio sono disponibili in quantità superiore alla media. All'inizio la tranquillità si completa con il silenzio assordante delle ordinazioni poi, si continua fra le portate di carpaccio e "bambini vivi" con la melodia dei violini per continuare a gustare il dessert fra la musica revival per arrivare in un crescendo musicale alla musica "hardpop" con il digestivo.
In questo crescendo musicale, i tavoli in riva al mare si affollano di ragazze uscite dalle copertine di giornali ( a volte anche stranieri) e il mondo che ruota al Lucignolo di turno comincia a prendere posizione sul VIP ( very important Pierrot) di turno. Mentre la caccia è feroce per la ripresa Tv o fotografia per un settimanale le portate di pesce inondano d'arte quadri gastronomici. Un quadro da mangiare non solo con gli occhi, mentre i camerieri correvano e ballavano pericolosamente vicino alle spallette delle sedie.
Con i soliti amici Brunellomar, Regifar, Max, Sant'anna, MaNosfi dopo aver ringraziato la bella maitre inizia il ballo degli sguardi, la musica nel frattempo ha aumentato il volume e, parlare diventa sempre più difficile, il gioco della presenza annulla tutto lo spirito decoubertiniano a favore dello spirito romagnolo: NON HA IMPORTANZA, NE' COME, NE' DOVE, L'IMPORTANTE E' ESSERCI.

Brunellomar e max sono i nuovi vitelloni, manager ed imprenditore della zona si concedono agli sguardi pieni di curiosi che si fanno sempre la stessa domanda ma quello è un VIP ?
Biondo teutonico tutto il contrario del famoso vino, alto con i tacchi e capelli lunghi sembra un personaggio uscito del mondo della canzone rock. Una presenza dominante con altruismo smodato, solare e abbronzato.
Max invece un imprenditore verace dalla lingua e della voce molto chiara e timbrata. Il suo lavoro e la sua passione sono una icona che attraggono prima tedesche ora polacche nella riviera romagnola. Ma, per le romagnole ci vuole ben altro, e, lui lo sa.
Regifar la regina del tavolo, alta e con i tacchi, allineata a curve proporzionate abbronzatissima spicca per quel timbro francese. Ma il suo altruismo nasconde una profonda scelta del cibo da ingerire. Una cura di prodotti naturali o simili in maniera accurata che ha sempre trasmesso anche ai commensali di turno.
Manosfi è invece un personaggio che non puoi dimenticare. La prima frase è un racconto del tipo: " sai, mi sono sposato il giorno di halloween ed il giorno dopo sono rimasto in mutande e sandali da mare". Una storia incredibile, a volte forse condito con troppo salsa ma, alla fine vera. Rimanere in Usa, senza soldi ed indumenti solo con la chiave di una cabina della nave non è semplice, specie se sposini e, alla prima notte di nozze.
Sant'Anna, alta bionda occhi azzurri un fisico naturale (liscia come quella minerale ),viene da un posto dove LUI ha usato tanto lo stampino ( e lo si deve ringraziare).
In Italia invece, i veti incrociati di rossi e neri, verdi e azzurri hanno dovuto fare fare un contratto con la legge Biagi anche a LUI e, penso che abbia gettato lo stampino nelle zone di Monfalcone o Gela.
La serata correva liscia, la musica stava prendendo il sopravvento la pista cominciava a non essere più vuota, alcune ballerine colombiane di bellezza "particolare" erano già in palla quando arrivò il ciclone.
Quando arriva un ciclone, lascia sempre il segno e, qualcuno si dilegua. Uno scambio di battute che mi costerà molto ma, la ritirata è accettata.
La presenza di Sirenella era più assordante della musica sparata dai vocalist di turno. Ha gli occhi e un corpo di gatto con artigli di tigre, avvolto da un tubino aderentissimo di un materiale molto speciale. Sembra un materiale fresco cotone con morbidezza di un velluto, difficile resistere alla tentazione di controllare il tessuto.
Indossato per far risaltare l'abbronzatura e la linea delle labbra, in sintonia con la linea degli occhi che, non profanano in discorsi sterili ma, colgono l'essenza del presente dalla realtà oppure colgono l'attimo fuggente liberando una frase: " alla prossima".
Una bella serata di luglio, intrigante, movimentata, calda ma, nuotare non è facile anche per chi è
nato al mare.

22 luglio 2007

Milano Marittima: VACANZE



Nel 1907 e, quest'anno ricorre il centenario il comune di Cervia (Ra) (con la maggioranza socialista ed il sindaco Fusconi) instaura una convenzione con Giacomo e Pietro Maffei (padre e figlio) con l'obbligo di fabbricarvi villini, parchi e giardini. L'area in convenzione riguardava circa dodici ettari in destra e sinistra del porto canale. Ma, i Maffei visto l'onere dell'intervento stipularono la cessione dei loro diritti a favore di Giuseppe Palanti (1881-1946), un artista che ebbe un ruolo fondamentale nella nascita del nuovo centro turistico. La sua idea della Garden City maturata sulla cattedra dell'Accademia di Brera sarà l'idea che emergerà nella sua Città Giardino.
A Milano , il 1 giugno 1911 si costituisce la Società Milano Marittima per lo sviluppo delle spiagge di Cervia.
Il Consiglio di questa società anonima si è preoccupata di dare un PRG con criteri moderni: ecco realizzata la città giardino. Dopo aver dato l'impronta ( villa Palanti via enrico toti 72, rimane un esempio di stile liberty con decori esotici e moreschi) cede i suoi diritti alla società anonima. Quindi il 14 agosto 1912 il comune di Cervia stipula una nuova convenzione con questa società. Nel 1913 iniziò la costruzione dei primi villini in stile Liberty. Poi, in un crescendo di interesse la città giardino comincia a passare da Città del Sale a Centro Turistico che oggi conosciamo. In questo centro ogni sorriso è una goccia che innaffia i fiori delle aiuole cittadine. Con l'affetto degli amici, Brunellomar (slang di brunello da milano marittima), Regifar (slang di regina faraone), Sirenella, Max & Sex (Max il signore del Sex), Sant'Anna (naturale come una minerale), MaNosfi ( slang di marchetto Nosfigatus), ogni goccia ha innaffiato i fiori del Bene in modo che, (nonostante tutto) possano crescere più belli, più alti e più profumati.

21 luglio 2007

Un incontro sul treno


Estate Vacanze: quando il caldo si fa assordante a volte è meglio prendere un Eurostar e viaggiare tranquilli con il trolley.
Certe volte è obbligatorio, a volte è necessario una prenotazione. Con il biglietto in mano, con il numero di posto e di carrozza specificata la domanda giunge sempre spontanea, chi sarà il vicino/a del mio posto?
La mia sorpresa dura il tempo di un nanosecondo. Il mio posto, confermati dai presenti, era vicino a tre ragazze speciali. Il tempo di ascoltare un telefonino e capire che una di loro era italiana, le altre due no. La loro bellezza, la loro fisionomia asiatica, i loro accessori (orologi Cartier e Rolex) mi hanno fatto subito pensare a ragazze della notte, ma non è così. Il particolare delle unghie decorate con colori e icone giallo azzurro, altre verdi a forma di squame di pesce mi incuriosisce non poco. Ma chi fa qui, queste manicure?
La loro educazione, ma anche la difficoltà a rispondere in modo naturale, fanno intendere di essere straniere. Mentre loro con un occhio ti scrutano e l'altro fingono di dormire è facile non cercare di essere invadente, ma scavare sul loro punto debole: la lingua.
Ecco, alla richiesta di migliorare la lingua si scioglie il gelo e, l'asiatica delle lunghe unghie diventa una studentessa di New York con genitori di origini cinesi ed in Italia per fare un esame di letteratura sulle poetesse italiane ( molte sconosciute completamente). L'amica Jessica somiglia alla ragazza della foto, parla poco o niente di italiano ma con un libro sulle poetesse italiane (una poesia di Veronica Franco) conferma che l'indomani l'esame di letteratura sarà affrontato.
Il mondo è vario, ma due cinesi con un corpo da americani non li avevo mai visti, una simbiosi unica. Poi quando anche la ragazza italiana psicologa diventa curiosa parliamo dello scambio culturale delle università italiane ed americane. Un bel quadretto, il cui apice arriva sulla domanda riguardo a Mussolini.
Ma Mussolini come si comportava con le donne? Sinceramente mi sono aggrappato agli specchi, Claretta Petacci starà pensando ancora a me ma, io che pensavo di essere uno storico a volte devo riconoscere i miei limiti. Queste cino-americane vanno subito al sodo. E, che così sia.

12 luglio 2007

Cina: cellulari solari al via!


ROMA - Sta per uscire il primo cellulare che si ricarica anche con l'energia solare: lo produce la cinese Hi-Tech Wealth e per ora sarà disponibile solo in Cina, al prezzo di 385 euro. Con un'ora di esposizione al sole permette di parlare per 40 minuti. È un'innovazione figlia di una tendenza in atto: adesso le aziende del settore sono tute impegnate per ribaltare i rapporti, finora piuttosto burrascosi, tra cellulari e ambiente.
fonte corriere.it

10 luglio 2007

E la NAVE va ...

La situazione della politica italiana mi sembra come la trama del film di Fellini.
Da una parte chi applaude i passeggeri della nave e dall'altra i passeggeri che si godono la Crociera.
Quanto sarà lungo il viaggio del Rex ?
Il tempo di far maturare gli eventi e tutto sarà più chiaro.
Bè, non invidiate i passeggeri del Rex, la trama è già scritta.
Qualcuno avrà il coraggio di cambiarla?

08 luglio 2007

Cala Lenta, molto lenta


Ogni manifestazione che tratti la valorizzazione dei prodotti locali è sempre ben accetta.
Ma, quando i produttori locali disertano la manifestazione qualcosa di strano si percepisce.
Sarà che il marchio ti dà una grandezza, una identificazione, una collocazione che ti da quella sicurezza di prodotto consolidato o simile sarà che questo che fa dimenticare l'allungamento della filiera?
Viviamo in un'epoca di marketing sulle spalle dei produttori.
Fino a quando dobbiamo pensare solo a vendere e, non curare (quadagnare) sul prodotto?

05 luglio 2007

Il Trabocco di Rinaldo

















IL TRABOCCO SIGNORE DELLE ONDE( trabocco rules the whaves).
A Punta Tufano, nel cuore della Costa dei trabocchi, sulle "vestigia degli antichi padri" risorge il TRABOCCO RULES THE WHAVES), per la passione e la cura di Rinaldo veri, erede diretto e custode della tradizione e della civiltà terramaricola della Gente di vallevò di Rocca S. Giovanni.

Un luogo dell'anima che rinvia ad un mondo reale e fantastico insieme;
che parla di faticose e ingegnose soluzioni nell'affrontare la realtà e la vita;
che racconta magici totem e di eventi esistenziali che si perdono nel tempo;
che incanta con la sua aura poetica e con il suo soffio epico non decifrabile a pieno.
Un groviglio di esperienze, di conoscenze, di scoperte, di fede e di speranza, di mente e di cuore.
Testimonianza viva dell'eterna tensione esplorativa dell'uomo-Ulisse.
Simbolo eloquente della precarietà esistenziale umana,
in guardinga simbiosi con una Natura che non è possibile dominare e possedere definitivamente.
Rimane sempre vivo ed intenso il fascino del Trabocco.
Si erge fiero con la sua maestosa fragilità;
dispiega e gode la sua LIBERTA', nel coraggio di una sfida che non ignora il rischio della tempesta e della sconfitta.
Ti prende, ti sorprende ti esalta, ti sbigottisce, rende con scioccante immediatezza il senso della finitezza e dell'orgoglio dell'uomo che agita la fiaccola di Prometeo.
Domani il sole si leverà ancora sul mare!/?
E' agitato dai flutti, ma non fa tempesta

(FLUCTUAT, NEC MERGITUR!).(Di Giovanni A.)

04 luglio 2007

La politica e le oligarchie affossano l'innovazione e i cervelli italiani

De Rita: "Nulla si muove senza il controllo della politica"
ROMA - L'oligarchia non fa bene alla comunicazione, almeno in Italia. Secondo una ricerca del Censis, il ritardo del nostro paese nei riguardi delle reti telematiche - per cui intendiamo le tecnologie che permettono il cammino delle informazioni sia dal punto di vista infrastrutturale come le reti telefoniche, che contenutistico, ovvero internet e i media - invece di diminuire cercando di allinearsi agli standard europei, è in fase di accelerazione.

Motivo: le oligarchie di potere, pubblico o privato, che detengono o amministrano oligopoli che tendono a soffocare le cosiddette "moltitudini", ovvero i soggetti minori della realtà telematica, spesso più creativi e portatori di innovazione rispetto ai colossi che occupano posizioni dominanti, impedendogli sia di strutturare una minoranza - che anche nella sua marginalità potrebbe contare sulla compattezza di uno status - che di essere assorbite all'interno della macchina più grande dell'oligopolio portando nuova linfa vitale.

In breve: l'oligarchia degli oligopoli in Italia, ed è bene sottolineare il contesto nazionale, tende a schiacciare il soggetto che ne è al di fuori. Spiega Giuseppe De Rita, presidente del Censis, "Manca un tessuto connettivo, un software di connessione, tra queste due realtà che così rimangono isolate danneggiando soprattutto il cammino dell'innovazione. E infatti, analizzando le cifre, si scopre che l'andamento di arretratezza e sviluppo delle moltitudini è inversamente proporzionale, segue cioè un doppio binario perché - aggiunge De Rita - queste ultime sono in crescita esponenziale".

Qualche esempio: nella diffusione delle reti civiche, che in Italia si sono basate essenzialmente sull'iniziativa di singoli o di estranei alla Pubblica amministrazione, nel 1996 i comuni capoluogo online erano il 30%, nel 1999 il 63% e nel 2002 la telematica è stata adottata dal 100% dei comuni capoluogo. Oggi anche dall'86% dei comuni non capoluogo. E anche per quanto riguarda lo sviluppo di soluzioni open source, già nel 2002 la comunità italiana era, per numerosità, la quarta a livello mondiale subito dopo la Francia, la Germania e gli Stati Uniti. Nell'universo dei blog poi, secondo l'ultima indagine in materia di Technorati che risale all'aprile scorso, salta fuori che l'italiano è la quarta lingua parlata a livello mondiale all'interno della blogosfera, a grande distanza naturalmente da inglese e cinese, ma decisamente più diffusa di spagnolo, russo, francese e tedesco.

Anche per quanto concerne i media troviamo grandi concentrazioni, sia televisive - si pensi alla recente acquisizione di Endemol da parte di Mediaset - che di grandi gruppi editoriali con hanno minore o nessuna visibilità televisiva ma che comunque formano grosse concentrazioni. Ciò nonostante, la freepress è in crescita: dalle 4 testate del 2004, si è passati a 19, e in crescita sono anche i numeri delle testate online e dei periodici.

Perché dunque questa scarsezza di risultati, perché non puntare su quelle realtà che, esempi alla mano, più che potenzialità sono già dati di fatto? Secondo De Rita e la ricerca Censis "la presenza di oligopoli, è uno dei fattori, a cui va aggiunto però l'elemento nazionale che tende a riprodurre i vizi italici nella modernità telematica. Ovvero, in parole più semplici, nulla si può muovere senza il controllo della politica, delle gare, delle oligarchie". E fa l'esempio del progetto Socrate di cui quest'anno ricorre il decimo anniversario. Ideato dall'allora monopolista, e pubblica, Telecom prevedeva di portare la banda larga a 1,7 milioni di famiglie entro il 1997. Costato 1500 miliardi di euro, è naufragato in pochi anni.

"E si potrebbe andare avanti elencando il fallimento della gara per l'Umts - continua De Rita - a cui in primis sono stati ammessi soggetti che risultavano graditi, e che poi si è risolta con un guadagno considerevole per le casse dello stato ma un nulla di fatto a livello tecnologico. E che dire del piano dell'ex consigliere di Prodi Angelo Rovati che voleva custodire in mani pubbliche la rete telefonica italiana?". Dalla ricerca Censis insomma salta fuori una logica di protezionismo e chiusura per quanto riguarda la politica, ma anche di scarso interesse al progresso tecnologico da parte di un'industria interessata più al lato finanziario, magari di un temporaneo rialzo in borsa, che a quello dell'innovazione.

L'insistere sulla connotazione nazionale all'interno del "blocco" operato dalla concentrazione dei poteri è essenziale. Perché non tutti gli oligopoli, specialmente in ambito informatico, sono italiani e basta pensare a colossi come Microsoft, Dell, Google o Yahoo. Eppure la situazione all'estero è diversa. Microsoft ha reso le sue tecnologie compatibili con Linux, il sistema operativo open source che da qualche tempo viene proposto anche dalla Dell in alternativa a Windows (la stessa azienda ha poi deciso di non mettere più di serie il sistema Vista della Microsoft a causa delle lamentele degli acquirenti). E come non citare casi notissimi come quelli di Flickr acquistato da Yahoo - che così ha anche cannibalizzato la sua sezione relativa allo scambio fotografico - o YouTube da Google: idee venute dal basso delle moltitudini che si sono integrate nel mainstream. Migliorandolo, ampliandone le possibilità, continuando ad esistere.

Esperienze che contrastano anche solo con la quotidianità italiana in cui il direttore del Censis Giuseppe Roma lamenta di esser stato costretto a stipulare due diversi abbonamenti per la rete internet. Aveva Alice, ma con il suo nuovo computer Apple non c'è stato niente da fare: incompatibili. E così è arrivato un nuovo abbonamento. Un incidente che il gestore poteva evitare facilmente, ma così non è stato. E restando in tema di reti telefoniche, salta fuori che il 70% del mercato concernente la banda larga in Italia è detenuto da aziende monopoliste o ex monopoliste. Una fetta molto vicina a quella della Cina. In tempi recenti anche a quella della Germania che però, nell'arco di pochi anni, è passata dal 90% al 51.

Insomma, un caso come quello della Nokia, passata dal legname alla tecnologia informatica di livello mondiale - e sponsorizzatrice a sua volta di piccole industrie destinate a crescere - sembra assai lontano dalla realtà italiana. Alle cui oligarchie e oligopoli manca, per tornare alle valutazioni del Censis, la visione e l'interesse per il lungo periodo.
repubblica.it

03 luglio 2007

Lavorare tre ore al giorno per vivere felici


Certe idee utopistiche a volte nascondono un fondo di verità.
Ironia massima “la festa del lavoro del primo maggio”, si risolve con un concerto.
Nessuno che spenda una sola parola sul fatto che le nuove tecnologie sono state concepite per liberare gli esseri umani dal lavoro.
Evviva il primo maggio.
Poi il giorno dopo, per un altro anno, tutti sotto il giogo di orari lavorativi che erodono il tempo della vita e rendono impossibile a chiunque di costruirsi un vero destino.
In realtà ormai lo sanno tutti che lavorare otto o nove ore al giorno è pratica altamente improduttiva, lo sanno tutti che un salario medio è almeno la trentesima parte del profitto che un lavoratore produce. Lo potrebbero capire tutti che la sola funzione di orari di lavoro stressanti è impedire alle persone di essere se stesse e di ragionare, prevedere, capire, creare, amare veramente se stesse e gli altri, insomma, vivere.
Mi chiedo spesso se si tratti più di ipocrisia o di totale mancanza di intelligenza, da parte di chi organizza il sociale.
Immaginate semplicemente con quanto entusiasmo la gente lavorerebbe, avendo una casa e il necessario per vivere con tre ore di lavoro al giorno.
Come succede in Kirghisia, il Paese che ho descritto nel mio libro omonimo. Non solo, ma sparirebbero gran parte delle malattie che affliggono il genere umano, sparirebbe il consumo della droga, sparirebbero le prostitute, sparirebbe perfino il commercio nascosto delle armi. Ma questo forse è il problema, perché chi dirige oggi l’organizzazione della società è interessato all’esistenza del mercato dei farmaci, al mercato della droga, al mercato della prostituzione e al mercato clandestino delle armi. Che fare?Cosa può fare ognuno per affrettare il riscatto dalle fatiche, dal dolore e dalla sottomissione. Penso e ne sono certo che la via giusta sia di scoprire il proprio vero valore,la propria inestimabile preziosità e conseguentemente negare a chiunque, anche a se stessi la possibilità di svendere il proprio vero destino. Santo cielo, penso sempre, chissà se si riuscirà a fare in modo che le persone almeno incomincino ad immaginare una società diversa, un modo di vivere finalmente rispettoso del valore umano.
Silvano Agosti

01 luglio 2007

L'etica dei nuovi opulenti. Ma fino a quando?


Siamo circondati da un'opulenza vistosa, esibita, sfacciata, volgare e offensiva, ribadita ed enfatizzata ogni giorno dai media, che mortifica e umilia noi del ceto medio che nel frattempo, per quanti sforzi di lavoro si facciano, tendiamo inesorabilmente ad essere risucchiati nel gorgo dei "nuovi poveri".
È un'opulenza di cui, sempre più spesso, si fa fatica a capire origini o ragioni e che ha poco o nulla a che fare con la ricchezza borghese di un tempo.

Max Weber e Werner Sombart hanno magistralmente descritto le attitudini del borghese d'antan: individualista, inquieto, industrioso, attivo, anzi iperattivo, razionale, calcolatore, metodico, ordinato, costante, doverista, frugale, moderato, parsimonioso, timorato di Dio e, infine, amante del rischio economico ma «con juicio». E tuttavia c'è una caratteristica che più di ogni altra qualifica il borghese delle origini e per un lunghissimo tempo. Non è la sete di guadagno in sè e per sè. È che orienta, in modo sistematico, tutta la sua vita al guadagno attraverso il duro lavoro. È questa, in estrema sintesi, quell'«etica protestante del capitalismo» di cui parla Max Weber.

Un giorno chiaccheravo con Pizzinato, sindacalista socialista, che per due anni fu anche a capo della Cgil (era troppo una persona perbene per rimanerci più a lungo e lo cacciarono). Aveva lavorato in Borletti e vi aveva guidato, senza sconti, le dure lotte sindacali degli anni '50. Ma parlava dei «padroni», dei Borletti con grande rispetto. «Perchè ruscavano» come diciamo noi a Milano. Entravano in fabbrica un'ora prima degli operai e ne uscivano un'ora dopo. Angelo Rizzoli jr mi ha raccontato che quando era giovane apprendista nell'azienda che porta tuttora il suo nome, si presentò alle 4 di pomeriggio di un venerdì nell'ufficio di suo nonno, Angelo Rizzoli senior, e gli disse: «Commenda (lo chiamavano così anche in famiglia, ndr), vorrei fare il week end a St. Moritz e vorrei partire ora perchè se aspetto ancora un pò troverò una coda interminabile». E "il Commenda" rispose: «Se tu credi di poter lasciare l'azienda un'ora prima degli altri puoi anche non ripresentarti lunedì».

Questa era l'etica di una borghesia ormai scomparsa. Non che non ci siano tuttora piccoli e medi imprenditori che "ruscano" da mane a sera (e il Nordest ne è un buon esempio), ma a parte che fanno un'enorme fatica, tartassati come sono, a mantenersi a galla e non sono loro che danno il tono a questa società. I Vip dell'opulenza sono altri, finanzieri dalle dubbie origini, avvocati d'affari, mediatori, faccendieri e i personaggi dello show-business tv. È il mondo del denaro facile, fatto senza sudore o vero talento. Alla signorina Gregoracci era stato offerto, per partecipare a «Il Grande Fratello», un milione di euro, cifra che un professore universitario non guadagna in tutta la vita. Ma sono i Ricucci, le Gregoracci & C. i protagonisti su cui il pubblico, con una sorta di masochistica autofagocitazione, si getta per carpirne pettegolezzi, lussi e amori. Non potendo entrare in quel mondo vuole almeno guardarlo dal buco della serratura. Perchè chi ne è fuori non esiste.

Un tempo, in fondo non tanto lontano, nei Cinquanta, almeno in Italia, si poteva essere poveri. Non era una colpa nè una disgrazia. Non si dubitava che si potesse essere poveri e felici. Poi la proposizione divenne "poveri ma felici" («Poveri ma belli», forse qualcuno ricorderà) e in quel "ma", congiunzione avversativa, c'è già tutta una mentalità. Oggi, semplicemente, chi è povero non può essere felice, senza se e senza ma. Ecco perchè la gente cerca di far soldi in tutti i modi, con tutti i mezzi, non importa quali, non importa a che prezzo. Un soggetto totalmente amorale come Fabrizio Corona ne è un prototipo. E, visto come stan le cose, riesce persino difficile dargli tutti i torti.

Massimo Fini