Il digiuno consiste nell’astensione totale dal cibo per un periodo di tempo. Ci si limita a bere acqua pura. Naturalmente non si fuma, né si assumono farmaci di alcun genere. Il digiuno è un momento di riposo durante il quale le attività di riparazione dell’organismo si intensificano.
Il digiuno nell’era dell’abbondanza e del boom dell’industria farmacologica…
Benché la tavola ne abbia uccisi più della spada, si preferisce mangiare piuttosto che digiunare; l’astinenza anche se terapeutica è poco popolare nell’era dei consumi. La sovrabbondanza è all’origine dei nostri mali peggiori e comporta costi esorbitanti. Questi mali delle società ricche sono elegantemente definiti “le malattie della civiltà”. Abbiamo acquisito tanta familiarità con le malattie che le crediamo inevitabili e “normali”, la malattie è divenuta un’istituzione redditizia! Malgrado i progressi della tecnologia stiamo ancora usando droghe per curare, ovvero lenire, le sofferenze delle persone malate.
La persona che digiuna sta facendo un esercizio straordinario: si cura e allo stesso tempo prende in mano la propria salute, anziché compatirsi e rassegnarsi alla bassa qualità di vita che è la norma per le persone colpite dalle “malattie della civiltà” (o da pancia piena). Chi digiuna sceglie di non considerare il corpo come una macchina che il meccanico deve riparare, ma fa affidamento al potere di “autoguarigione” di cui l’organismo è dotato; quindi digiunando, non ci si aspetta più che gli altri ci guariscano, ma ci si risana da soli!
A digiuno ci si riposa sempre e dunque la vita interiore si amplifica: ciò è affascinante, ma talvolta fastidioso. Si tratta di un approccio globale della persona perché cura allo stesso tempo il corpo, la mente e lo spirito, valorizzando l’essere umano nel suo insieme, concependolo come un tutto indissolubile. Il digiuno può essere preventivo e quindi “depurativo” (solitamente breve, 2 – 5 giorni, può essere anche autogestito) oppure curativo e quindi “terapeutico” (solitamente medio – lungo, 7 – 40 giorni, tassativamente sotto la guida ed il controllo di un esperto in Igienismo). Il digiuno “terapeutico” (adatto a qualsiasi fascia di età) permette di risolvere il problema alla radice invece di cercare di sopprimere i sintomi, come succede facendo ricorso alla medicina ufficiale “allopatica”, alle piante medicinali o ad altri tipi di medicine cosiddette dolci.
Quando queste “bloccano” la tosse, bloccano anche i processi difensivi del corpo, i processi di eliminazione; quando sopprimono la diarrea, impediscono anche l’espulsione di materie indesiderate dall’apparato digestivo. Quando abbassano la febbre, interrompono il processo curativo attuato da questa febbre. In effetti, la febbre è un mezzo d’eliminazione naturale per bruciare gli scarti. I sintomi spariscono definitivamente se si sopprimono le cause, e provvisoriamente se si utilizzano dei rimedi come deviazione delle forze vitali d’eliminazione.
Se lo stile di vita non migliora, il livello di “tossiemia” si accresce di anno in anno. A quel punto la tossiemia si generalizza, raggiungendo progressivamente tutti gli organi del corpo. Il lavoro degli organi è interdipendente. Se un organo diventa tossiemico, svolge le sue funzioni con difficoltà e tutto il resto dell’organismo ne risente.
Il nostro corpo ci invia dei segnali: questi vanno ascoltati per eliminarne le cause e tenere sotto controllo la nostra salute.
Cosa accade durante il digiuno…
Digiunando, si cessa di apportare alimenti al corpo; questo ultimo deve dunque sviluppare una nuova strategia per ottenere energia. La sua strategia è rivolgersi alle riserve: ispeziona tutti i tessuti per inventariare i grassi, le proteine, le vitamine e i minerali di riserva che può usare senza farsi male. Elenca e distrugge (grazie al processo di “autolisi”) i tessuti usurati, danneggiati o in eccesso, riciclando le parti riutilizzabili ed eliminando le scorie nocive. Oltre alla stimolazione dell’autolisi dei tessuti, il digiuno accelera la pulizia dei vasi sanguigni, delle cellule e dell’ambiente nel quale queste ultime nuotano (l’ambiente interstiziale). Il grasso nocivo, gli scarti chimici, i cristalli di acido urico e i residui del lavoro cellulare che provocano il sovraffaticamento sono digeriti dalle cellule alla ricerca di nutrimento e riciclati. Le tossine non riciclabili sono neutralizzate e in seguito eliminate.
Quindi durante il digiuno ogni cellula si auto-ripara. Dopo aver rotto le proprie strutture pericolanti, esse si ricostruiscono con materiali nuovi e sani ad un ritmo molto veloce. Se una cellula è troppo danneggiata o usurata per sopravvivere, secerne nel suo spazio interno degli enzimi distruttori, dandosi l’eutanasia. I suoi residui sono raccolti da cellule itineranti chiamate macrofagi. La cellula scomparsa è sostituita da una figlia, prodotta da altre cellule del tessuto, nel caso dei tessuti le cui cellule non si riproducono (esempio nel sistema nervoso) spetta alle cellule limitrofe effettuare il loro lavoro.
Il nostro organismo si riequilibra grazie alla sua capacità di adattamento al cambiamento (omeostasi), per cui i parametri biologici si mantengono a livelli costanti. Un esercito di cellule difende il nostro corpo contro i virus, le polveri, i prodotti chimici o i batteri. Queste cellule specializzate viaggiano attraverso il sangue ed eliminano gli agenti patogeni in tutti i tessuti dell’organismo. Siamo fatti per vivere sani, quindi il nostro corpo possiede i mezzi per guarirsi e difendersi – vis medicatrix naturae: i tessuti sono persi in ragione inversa alla loro utilità. E’ metabolizzato il glicogeno epatico, il tessuto adiposo, sono riassorbiti i tessuti anormali (cisti, tumori, ascessi, cellulite, edemi, trombi, ecc.). I centri nervosi non sono toccati. Bisogna digiunare in un clima di serenità, concedendosi del tempo per allontanarsi dalle preoccupazioni quotidiane e lasciare che il riposo incrementi le attività di riparazione. Più si sta a riposo e si dorme, più rapidi saranno i suoi effetti. Un organo in autolisi ha bisogno di un grande apporto di energia e la circolazione sanguigna vi aumenta; se si decidere di correre, ad esempio, la circolazione sanguigna sarà immediatamente canalizzata verso i muscoli delle gambe facendo cessare l’autolisi nell’organo in cui si stava svolgendo. Poiché l’organismo risparmia energie, la libido diminuisce e dunque le attività sessuali sono piuttosto rare durante il digiuno.
Quando digiunare…
Il digiuno può essere intrapreso in ogni momento dell’anno secondo le necessità. Se si avvertono dei disturbi è sempre meglio smettere di mangiare fino a che non ci si ristabilisce. Preoccuparsi delle malattie lievi al momento giusto evita che queste si trasformino in malattie più gravi.
Nelle malattie acute il sistema digestivo è inadatto a digerire cibo. La perdita di desiderio di cibo è uno dei primi sintomi di malattia acuta, la natura elimina il desiderio per il cibo quando questo non può essere utilizzato. Anche i bambini quando non si sentono bene rifiutano d’istinto il cibo. L’abitudine di far ingozzare le persone ammalate (bambini compresi) per paura che la mancanza di cibo non fornisca le energie necessarie al corpo, per debellare la malattia è causa di tante sofferenze inutili e di decessi che si potrebbero evitare. Anche nei casi di malattia cronica un digiuno condotto accuratamente permetterà all’organismo malato di espellere gli accumuli tossici che sono alla base del disturbo; un modo di vivere corretto permetterà successivamente all’individuo di costruirsi una salute eccellente.
Il digiuno può essere anche considerato come un esercizio di disintossicazione generale da praticare quando se ne ha voglia e tempo, anche in assenza di disturbi specifici.
Il digiuno preventivo ci permette di migliorare la qualità della vita e di prevenire la malattia o la degenerazione. Esso può durare alcuni giorni o qualche settimana, secondo il grado di tossiemia dell’organismo e lo scopo da raggiungere.
Il digiuno terapeutico, invece, serve a guarire l’organismo da una malattia già individuata; la maggior parte dei problemi di salute, affrontati prima che diventino irreversibili, possono essere risolti. Non dimentichiamo che la capacità di rigenerazione dell’organismo è straordinaria, e che alcune persone che si ritenevano malate incurabili hanno recuperato la piena salute digiunando. Anche in questo caso la durata varia a seconda dei casi e dura fino alla scomparsa dei sintomi. A volte è preferibile fare vari digiuni brevi piuttosto che uno lungo, sarà l’esperto in Igienismo – la Scienza della Salute a consigliare il miglior modo di proseguire la disintossicazione.
Senza pretendere di essere esaustivi, ecco una lista dei principali squilibri che il digiuno migliora:
• L’obesità e problemi associati: tasso elevato di colesterolo o di trigliceridi, diabete precoce, fegato grasso.
• I problemi ghiandolari: ipotiroidismo, problemi legati al sistema riproduttivo (mestruazioni dolorose, irregolari), al fegato (che è una ghiandola), ai surreni, alle paratiroidi e al pancreas.
• I problemi digestivi: costipazione, diverticoli, ulcere varie, cristallizzazioni.
• I problemi circolatori: arteriosclerosi, ipertensione, prevenzione dei coaguli, varici, problemi legati alla circolazione venosa, emicranie, sensazioni di freddo.
• I problemi del sangue: anemia, poliglobulia (eccesso di globuli rossi), squilibri vari nella composizione del sangue.
• La degenerazione dell’apparato locomotorio: artrite, reumatismi, miosite, artrosi, osteoporosi…
• I problemi legati al sistema difensivo: debolezza immunitaria, allergie, malattie dei gangli, artrite reumatoide, infezioni batteriche ricorrenti…
• Le malattie virali: mononucleosi, influenze, bronchiti, laringiti, vaginiti…
• Le malattie della pelle: acne, eczema, seborrea, iperacidità.
• Le malattie del sistema nervoso: insonnia, irritabilità, malattie degenerative allo stato precoce (sclerosi a placche), esaurimento.
• I problemi del metabolismo dei tessuti:cisti, tumori benigni, fibromi, infiammazioni, cancri precoci.
Se si tratta di malattie genetiche trasmesse per eredità il digiuno non può curare totalmente la malattia, ma può prevenire uno stato di debolezza ereditaria che non è inevitabile; si manifesta in un organo o un tessuto meno resistente, che è il primo a deteriorarsi quando l’organismo raggiunge un certo grado di tossiemia. Evitando questa soglia di tossiemia patogena, si evita la manifestazione della debolezza ereditaria.
Reazioni durante il digiuno…
Quando si inizia un digiuno quasi inevitabilmente si presentano degli sviluppi fisici (le cosiddette “scariche”, ovvero crisi di disintossicazione) che non devono allarmare, ma anzi rasserenare, in quando il nostro fisico ha ancora la forza vitale dell’auto-depurazione. Ad esempio la lingua diventa patinosa e si avverte un orribile sapore in bocca, l’alito ed il sudore in genere sono fetidi, le urine diventano più cariche e possono colorare di scuro, essere più dense ed emanare un cattivo odore (spesso si sente l’odore di farmaci assunti anche decine di anni prima), si inizia ad espellere catarro, può venire la febbre, i dolori articolari diffusi, e per chi è abituato a bere molti caffè, quasi sempre forte mal di testa, nei primi giorni.
Nonostante tali condizioni possono essere spiacevoli, esse rappresentano un processo purificatore così come lo è la perdita di peso. Naturalmente si manifesta e si accentua il disturbo già noto, ossia quello per cui si decide di digiunare (nel caso del digiuno terapeutico); poi vengono i disturbi legati a problemi di salute del passato. Tutti conservano nei tessuti postumi di traumi o di malattie passate. Digiunando, questi tessuti danneggiati si riparano; quando il danno è reversibile, la sua antichità non limita le nostre capacità di porvi rimedio. Il terzo disturbo che si potrebbe sperimentare è quello latente, ossia si potrebbe rivelare la presenza di un focolaio di infezione ancora sconosciuto che denota un disordine fisiologico che prima o poi si sarebbe comunque manifestato. Il disturbo segnala l’attività di autolisi.
Se un disturbo diventa intollerabile, si frena l’autolisi con succhi di frutta fresca o l’applicazione di calore, senza fare ricorso ad analgesici e calmanti, sempre raccomandando il riposo completo.
Dove digiunare…
Il primo digiuno deve essere fatto sotto controllo di un esperto professionale in Igienismo – la Scienza della Salute, affinché il partecipante comprenda le reazioni provocate dal digiuno, evitando allo stesso tempo di commettere errori. Si digiuna in un clima di riposo lontano dalle preoccupazioni quotidiane, dallo smog e dal caos cittadino, possibilmente lontano dai familiari (spesso causa del nostro disagio).
È preferibile che il luogo non sia troppo freddo visto che il digiuno diminuisce la resistenza al freddo.
Purtroppo in Italia oggi non esistono Centri Igienisti a cui ci si può rivolgere per ricevere un’assistenza adeguata. Alcuni Esperti Igienisti organizzano periodicamente dei periodi in cui è possibile praticare un digiuno disintossicante.
Controindicazioni…
I casi in cui il digiuno è da escludere tassativamente sono pochi. Il primo è la convinzione che il digiuno non servirà a guarire i disturbi accertati. Poi la carenza nutritiva reale, anche se assai rara nella nostra società, la “ paura ossessiva” è controindicazione assoluta, il diabete in caso di dipendenza da insulina, la gravidanza è controindicazione relativa, al massimo si possono praticare digiuni brevi. Ogni dipendenza farmaceutica profonda deve essere attentamente valutata; per digiunare, l’organismo deve essere autonomo, ovvero deve saper compiere da solo le funzioni essenziali alla sopravvivenza, senza medicine. L’esperto in Igienismo deve studiare ogni caso con attenzione, per giudicare l’idoneità del digiuno.
Preparazione al digiuno…
Nelle settimane che precedono il digiuno si consiglia di mangiare più frutta e verdura cruda per rifornire al massimo i tessuti di vitamine e minerali. Si abbandonano gli eccitanti come il caffè, il tè, lo zucchero bianco, il cioccolato, l’alcol, i condimenti, i cibi di origine animali se fanno parte della nostra alimentazione. A quel punto, il nostro metabolismo può tornare al suo ritmo naturale, anziché essere snervato dalla presenza di stimolanti. Si dovrebbe praticare una discesa alimentare che consiste nell’eliminare gradualmente i farinacei, le leguminose, i cibi di derivazione animale, fino a nutrirsi esclusivamente di frutta fresca nei due o tre giorni che precedono il digiuno.
La ripresa alimentare…
Alla fine del digiuno, ricominciare a mangiare è un vero piacere, ma bisogna procedere con molta cautela. La rialimentazione è la fase più delicata del digiuno, ed è anche quella che viene più sottovalutata. Gandhi diceva che anche gli sciocchi sanno digiunare, ma solo i saggi sanno ricominciare correttamente a mangiare dopo un lungo digiuno. La ripresa va fatta in modo lento per abituare gradualmente l’organismo al cibo. Una buona ripresa alimentare deve avere, come minimo, la stessa durata del digiuno intrapreso. Esso s’interrompe in genere con frutta fresca acida (possibilmente biologica) masticata e insalivata a lungo. Si possono poi reinserire ortaggi freschi crudi, in seguito quelli cotti leggermente a vapore fino ad arrivare ad aggiungere gradatamente i farinacei e i legumi.
Per restare disintossicati…
Dopo il digiuno, si è disintossicati e tali si vuole restare. È possibile prolungare questo stato di benessere adottando abitudini sane e semplici:
• Un’alimentazione sana, prevalentemente cruda (frutta, verdura, germogli);
• Un riposo regolare tutte le notti;
• Un esercizio fisico stimolante e nonviolento (camminare tutti giorni, il più possibile);
• L’assenza di sovraffaticamento;
• La rinuncia a: tabacco, alcol, caffè, droghe, medicine;
• Una filosofia di vita appagante;
• Brevi digiuni disintossicanti in primavera ed autunno.
tratto da “Il digiuno può salvarvi la vita” del dott. M.H.Shelton
29 maggio 2007
Il digiuno
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