La mamma di Harley Tedds, un giorno, ha scoperto sgomenta sua figlia mentre in bagno si depilava le gambe. Le ascelle se l'era già depilate.
Harley ha cinque anni.
«Mi sono accorta che non era solo grassottella, le stava crescendo il seno», dice (1).
Mamma Tedds è una delle migliaia di mamme americane che segnalano, giustamente allarmate, i segni di precocissima pubertà nelle loro figlie.
Bambine che hanno la prima mestruazione a cinque anni.
Bambine di tre con comportamenti sessuali da adolescenti, sbalzi d'umore e ribellioni da sedicenni.
«Sbatteva la porta, cercava di picchiarmi», ricorda Hayley Haldin di sua figlia Ellie, che aveva tre anni.
Ha finito per portarla dal medico.
Che ha comunicato alla mamma che la bambina necessitava di iniezioni di ormoni per ritardare la pubertà.
E' un fenomeno che i medici americani conoscono bene, e che vedono aumentare dagli anni '90. Specie nel mondo anglosassone, le bambine tendono a raggiungere la pubertà prima degli 11 anni. Una ricerca sulla popolazione di Bristol ha appurato che una bambina su sei diventa pubere all'età di sei anni.
Naturalmente, la spiegazione scientistica collega il fenomeno con l'aumento della leptina, un ormone che è prodotto dai tessuti grassi: poiché i bambini diventano sempre più grassi ad ogni generazione, hanno anche alti livelli di leptina, che innesca il fenomeno della pubertà precoce.
Lo psicologo ebreo Aric Sigman ha spiegato alla BBC (2) che questo fenomeno è accentuato nelle ragazzine di genitori divorziati e risposati.
Gli ormoni «odorosi» emanati dal padrino (dal nuovo marito di mammà) «ecciterebbero» la risposta ormonale della bambina, è la sua teoria.
«Se una bambina sente che il suo ambiente familiare è instabile è possibile che un meccanismo evolutivo entri in gioco, per assicurare che i geni (della bambina) siano trasmessi prima, piuttosto che poi».
L'evoluzionismo, naturalmente.
Darwin ha sempre ragione.
Le bambine vogliono trasferire il loro corredo genetico.
Gli individui non sono altro che strumenti con cui i geni si trasmettono alle generazioni seguenti.
La vita è fatta per i geni, non i geni per la vita: è la grande intuizione dell'evoluzionismo.
Peter Clayton, endocrinologo pediatrico all'Università di Manchester: «Certo nella nostra pratica clinica curiamo più ragazzine in pubertà precoce che 10 anni fa, ma può essere una conseguenza di una aumentata attenzione al fenomeno, più che una crescita reale del fenomeno stesso».
«Dobbiamo ancora capire le ragioni profonde del fatto», dice Ilpo Huhtaniemi, docente di biologia riproduttiva all'Imperial college di Londra: «Per esempio, la massima incidenza di pubertà precoce si riscontra tra le bambine del terzo mondo adottate da famiglie del primo mondo».
Già, chissà perché.
Forse sono gli alimenti, forse i panini McDonald, forse la carne che in USA e in Gran Bretagna viene da vitelli gonfiati di ormoni vietati nell'Europa continentale.
Ormoni della crescita, estrogeni vari che vengono somministrati agli animali per aumentarne rapidamente il peso e quindi i profitti per gli allevatori.
Naturalmente anche questo ha una parte, concede Sigman.
Ma non dimentichiamo, aggiunge, gli altri fattori: le bambine mangiano più dolci e merendine delle loro mamme e nonne, stanno troppo davanti alla TV, tutte cose che accrescono il grasso corporeo e dunque la produzione di leptina.
E non dimentichiamo «il fattore evolutivo».
Il fattore evolutivo, ovvio.
Darwin ha ragione.
Basta non discutere gli interessi dell'industria alimentare e del cibo-spazzatura di cui si gonfiano gli americani e gli inglesi.
E anche i piccoli italiani, sempre più.
I rischi della sessualizzazione precoce dei bambini hanno effetti sociali disastrosi, e parimenti sottovalutati.
Bambine che diventano donne a tre-sei anni sono meno capaci di controllare i loro impulsi di quelle che diventano puberi più tardi, quando la personalità è (relativamente) più adulta.
Le gravidanze precoci che sono la piaga sociale anglo-americana, con ragazze-madri quattordicenni che devono allevare un neonato, è una delle conseguenze.
Altra conseguenza: l'uso precocissimo di droghe e alcool, che segnala una vulnerabilità in bambini e bambine ai disturbi emotivi propri della pubertà, come la depressione, sbalzi d'umore e turbe del comportamento.
Si aggiunga l'educazione alla trasgressività edonista, veicolata dalla pubblicità e dalla TV: questo lo riconosce anche Sigman.
Senza dimenticare, però i «meccanismi evolutivi»: le bambine vogliono trasmettere i loro geni, per la sopravvivenza della specie. Meglio prima che poi, come insegna il darwinismo.
Sarà per dare ragione a Darwin che certe leggi americane tutelano gli allevamenti industriali e le aziende agricole che usano ormoni e altri fito-chimici contro quelle imprese agricole che cercano di produrre cibi sani e con pochi ausilii «scientifici».
Due aziende agricole della California, che producono e vendono latte allo stato naturale, hanno fatto ricorso contro una nuova legge di quello Stato, la AB1735, che stabilisce un limite di 10 batteri coliformi per il latte crudo, esattamente quello che è richiesto per il latte pastorizzato (ossia cotto e sterilizzato).
La legge è evidentemente passata per pressioni della lobby agro-industriale (3).
I batteri coliformi sono onnipresenti nell'ambiente e nel latte, e non provocano disturbi.
Per millenni l'umanità ha bevuto latte senza allarmarsi dei coliformi.
Ma naturalmente, la scienza ha stabilito l'equazione: microrganismi eguale malattia.
E' l'industria alimentare che ci libera dai microrganismi.
Già solo col latte pastorizzato, vi libera dai lactobacilli acidofili e i micro-nutrienti (vitamine, enzimi che aiutano la digestione del latte, grasso di panna che contiene i precursori della vitamina A, e che collabora all'assorbimento delle vitamine e minerali contenuti nella frazione acquea del latte).
In compenso però l'industria del latte alimentare vi aggiunge vitamina D sintetica.
E sul cartone strilla: «With vitamins added!».
Col punto esclamativo.
La pubblicità ci rende migliori.
Più grassi.
Più sensuali.
Fonte: effedieffe
17 gennaio 2008
Pubertà accelerata da cibo-spazzatura
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