27 gennaio 2007

Salvatore Giuliano: verità celata ...dallo stato amico



A fine 2003, l'amministrazione americana ha tolto il "vincolo" del segreto militare, ai fascicoli dell'OSS relativi alle attività in Italia nell'immediato dopo guerra.

E c'è di che restare agghiacciati.

L'OSS (Office of Strategic Services), costituito nel 1942, era il servizio segreto dello zio Sam durante la seconda guerra mondiale, e diventò CIA (Central Intelligence Agency) nel 1947.

In pratica era l'organizzazione che si occupava di eseguire tutti i "lavori sporchi" in giro per il mondo.

Apprendiamo, dunque, da quei fascicoli resi pubblici, che il principe Junio Valerio Borghese ed i "ragazzi" della sua X Mas, furono salvati al nord Italia proprio degli americani, che li inviarono in Sicilia, per combattere il ...... comunismo nascente.

Sono riuscito a spiegarmi?

Mentre le truppe americane combattevano insieme ai sovietici contro le armate naziste (eravamo agli inizi del 1945), i comandi militari statunitensi decidevano di "salvare" la X Mas (che stava combattendo a fianco dei fascisti e dei nazisti al nord Italia) e la inviavano "sotto copertura" (significa: in segreto) in Sicilia, per combattere il comunismo che si stava impadronendo delle "menti" delle classe lavoratrici.

Mi direte: in guerra, tutto è ammesso, anche combattere "in segreto" contro i propri alleati, mentre "ufficialmente", si combatte al loro fianco.

E sia; diamola per buona.

L'OSS, dunque, aveva l'incarico di "stroncare" sul nascere le aspirazioni del nascente partito comunista italiano e, per farlo, non esitò ad impiegare un manipolo di fascisti duri e puri, che furono "riciclati e riutilizzati" nella guerriglia politica di quegli anni.

Nel frattempo che il principe Junio Valerio Borghese si organizzava per il nuovo incarico (si trattava di uccidere civili e militari di qualsiasi estrazione sociale), l'OSS reclutava anche Salvatore Giuliano e la sua banda che, dalle colline di Montelepre, spadroneggiava fino a Palermo, terrorizzando i resti delle forze d'ordine dell'intera Sicilia occidentale.

Giuliano riceveva dall'America armi, denari e ..... gloria (non erano poche le giornaliste che desideravano intervistarlo, per avere l'occasione di ......scoparselo), mentre il principe Borghese agiva nel cono d'ombra del grande bandito, senza che nessuno (salvo Scelba, Andreotti e Tambroni) sapesse delle sue gesta.

E si arrivò così all'1 Maggio 1947, festa del lavoro, che da quelle parti, in Sicilia, si festeggiava a Portella delle ginestre.

Il fronte popolare aveva vinto le ultime elezioni e, quindi, si temeva un'avanzata incontenibile dei comunisti e dei loro alleati.

Bisognava fermarli ad ogni costo; anche al prezzo di molte vite innocenti.

A Salvatore Giuliano ed a Gaspare Pisciotta fu affidato il compito di spaventare quei "proletari", durante quella festa popolare: dovevano sparare in aria, forse ferire qualcuno, in modo che quelli, sotto il fuoco dei banditi, si togliessero dalla testa quelle idee di "uguaglianza".

Giuliano non avrebbe mai sparato sulla sua gente, sul suo stesso sangue, per uccidere; sicché, quando la folla si raccolse nella piana sottostante, diede l'ordine di sparare a titolo dimostrativo, per evocare l'antica paura dei siciliani onesti, e farla riapparire più crudele che mai, in quell'alito di vento che spirava dal mare.

E spararono; i banditi, spararono in aria; qualcuno mirò alle gambe, altri non aprirono neanche il fuoco.

E poi Giuliano impallidì, sotto di lui quei lavoratori con le bandiere rosse si accasciavano al suolo: cadevano come gente colpita da fuoco cattivo, proiettili che vogliono uccidere.

E poi il sangue, Dio quanto sangue colava giù da quella collina.

"Picciotti, chi minchia stati facennu?" urlò Giuliano ai suoi. E quelli lo guardarono increduli e spaventati.

"Turi, non stamu sparannu" si difese Pisciotta, che non riusciva a togliersi dagli occhi quelle immagini di poveri contadini che cadevano nel proprio sangue.

"........ Eh allura cu spara ......??"


"Allora chi sta sparando?" chiese Giuliano e, in quel momento, capì di essere stato "usato".

Giuliano fu ucciso da Pisciotta qualche tempo dopo e, Pisciotta fu ucciso da un caffé avvelenato in carcere, dopo che aveva minacciato di "cantare".

Agli italiani fu raccontato che, il feroce bandito Salvatore Giuliano, dopo avere fatto strage di poveri contadini, era stato ucciso dai carabinieri, e gli italiani, come al solito, si accontentarono di quella menzogna.

Nel 2003, finalmente, si è saputa la verità: sulle colline di Portella delle ginestre, a sparare pallottole assassine, c'era la X Mas di Junio Valerio Borghese.

L'OSS gli aveva affidato il compito di "fermare con le armi l'avanzata comunista" e loro, da uomini d'onore e di fede, avevano obbedito, uccidendo a sangue freddo 15 innocenti e ferendone almeno altrettanti.

Fu l'inizio di una lunga serie di stragi commissionate in America dalla CIA (figlia di quell'OSS) che da li in poi, attraverso Piazza Fontana, Piazza della Loggia e Piazza della stazione a Bologna, insanguinò l'Italia.

E agli italiani, come al solito, si è raccontato che ad uccidere è stato qualcun altro; un altro bandito Giuliano.

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