28 novembre 2007

I telefonini provocano autismo?


Lo sostiene una rivista scientifica autorevole australiana, il «Journal of the Australasian College of Nutritional & Environmental Medicine»: le radiazioni elettromagnetiche (ERM) non solo dei telefonini e delle antenne fisse cellulari sul territorio, ma in generale la tecnologia Wi-Fi sembrano avere un effetto accelerante (o sinergico) sull’autismo infantile.
Questa gravissima affezione apparentemente psichica è in esplosiva crescita fra i bambini.

Fra le cause messe sotto accusa, c’è il fungicida al mercurio (timerosal) usato nei vaccini specialmente in USA, dove per di più i piccini vengono vaccinati a poche settimane di vita anziché in età scolare.
Il timerosal è stato abolito in Europa e in Russia da una ventina d’anni, proprio a causa di questo sospetto.

Lo studio australiano non smentisce questo sospetto, ma anzi lo corrobora: le radiazioni ERM hanno un effetto negativo sulla membrana cellulare, specie delle cellule nervose, che rallenta o impedisce l’evacuazione dei metalli pesanti da queste cellule, aumentandone gradualmente la concentrazione.
Il mercurio è appunto un metallo pesante di ben provata tossicità.
Come si sa, cure innovative dell’autismo - avanzate in America - partono dall’esame tossicologico dei capelli per stabilire la concentrazione del mercurio (i capelli sono anche degli escretori) e procedono con cure disintossicanti vitaminiche e diete alimentari, con risultati spesso buoni e talora imponenti.

La principale autrice del rapporto apparso sul journal australiano, Tamara Mariea, dirige appunto una clinica di «detoxication» a Nashville, Tennessee (www.internalbalance.com).
La biologa afferma che l’autismo può essere causato da una convergenza di fattori diversi, come la diminuita capacità di auto-disintossicazione per ragioni genetiche, loaggressione in età neonatale al sistema immunitario dovuta a vaccini contaminati, e il fatto che i bambini oggi nascano in un ambiente tecnologico, carico di tossicità metalliche.
Ma il co-autore dello studio, dottor George Carlo, punta l’indice sulla crescita esponenziale della malattia: «Una simile crescita deve avere una causa ambientale. Le nostre statistiche ci rivelano una connessione ragionevole fra l’espandersi del male e l’espandersi delle tecnologie wireless (senza fili)».

Se questa ricerca fosse confermata, sarebbe una ragione di più per non dare i telefonini ai propri figli piccoli, come si fa oggi con leggerezza, non solo morale.
Il cranio dei bambini è meno denso e più sottile di quello adulto, e il loro cervello è più suscettibile alle «informazioni» diffuse dalla radio-frequenze.

Interessante apprendere che il citato dottor George Carlo, già docente alla George Washington Medical School in sanità pubblica, negli anni ‘90 ricevette uno stanziamento di 28 milioni di dollari dalle industrie di cellulari per comprovare la sicurezza dei telefonini.
La sua ricerca lo portò ad appurare il contrario.
Le industrie, in risposta, gli offrirono un posto da un milione di dollari annui…
Ora Carlo dirige un suo proprio centro non-profit, per informare il pubblico del pericolo (The Safe Wireless Initiative).

Attualmente nel mondo sono in uso almeno 4 miliardi di telefonini.
Uno studio del 2006, condotto in Svezia su 2.200 pazienti con cancro, ha mostrato una correlazione tra i tumori cerebrali e l’uso «pesante» del cellulare (duemila ore di telefonate, o un’ora al giorno per dieci anni).
Il tumore tenderebbe ad apparire nel lato della testa in cui il singolo paziente tende ad accostare il cellulare all'orecchio.
Per l’esattezza, quattro volte di più rispetto al gruppo di controllo.

Il consiglio dei medici è di usare il più possibile l’auricolare, e non tenere il telefonino acceso a contatto del corpo (come facciamo tutti), ma in una borsa.
[Per il testo dell’articolo scientifico, Wireless Radiation in the Etiology and Treatment of Autism(PDF Download page)].
Maurizio Blondet
Maurizio Blondet

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