L’ultimo progetto in ordine di tempo ospitato dall’azienda è stata la realizzazione della prima coltivazione di riso di montagna Rebecca*, proveniente dal Brasile. La coltivazione è stata avviata lo scorso maggio con l’aiuto dell’esperto greco di agricoltura naturale Panos Manikis - conosciuto ed apprezzato a livello europeo anche per essere stato uno dei primi allievi di Masanobu Fukuoka, il celebre fitopatologo giapponese pioniere dell’agricoltura naturale, autore de La rivoluzione del filo di paglia, un testo che ha ispirato un’intera generazione, stimolando una nuova concezione della pratica agricola. Abbiamo approfittato della presenza di Panos in Italia per una lunga chiacchierata sulla sua esperienza di “agricoltore naturale” e sulla pratica di “seminare” le palline d’argilla per rimboschire le aree desertificate .
Come e quando hai incontrato l’agricoltura naturale?
E’ iniziato tutto 25 anni fa. Sembrerà strano, ma debbo ringraziare una grave malattia che mi ha costretto a cambiare radicalmente vita. Sono guarito grazie all’alimentazione naturale, facendo l’esperienza diretta di come sia possibile vivere in piena salute purché vi sia armonia con la natura. Un discorso che ovviamente vale non solo per l’uomo, ma anche per le piante e gli animali. In quegli anni è stato per me fondamentale la lettura de La rivoluzione del filo di paglia** di Masanobu Fukuoka, un giapponese che 70 anni fa, dopo aver lavorato a lungo come fitopatologo nell’ambiente dell’agricoltura convenzionale, ha avuto una metanoia, una illuminazione come dicono in oriente, tracciando le basi dell’agricoltura naturale intesa più che come metodo colturale, come vero e proprio cammino spirituale. Dopo aver letto il libro, sono andato in Giappone con un biglietto di sola andata, per lavorare insieme a Fukuoka, un uomo fuori dal comune che ha dedicato l’intera sua esistenza a ricreare quello che io chiamo il “paradiso” in terra.
Quanti ettari coltivi e cosa produci?
Tornato in Grecia dal Giappone, ho deciso di fare il contadino. Così ho acquistato un terreno coltivato per 40 anni secondo i criteri dell’agricoltura convenzionale. Per due anni ho evitato qualsiasi tipo di intervento, in questo modo sono arrivato a quello che io chiamo “punto zero”, cioè la ricostruzione dell’equilibrio ecologico. A distanza di 16 anni, quel pezzo di terra si è trasformato in un piccolo paradiso dove ortaggi, cereali, piante di sovescio, alberi di frutta ed essenze forestali crescono insieme in armonia. Quando c’è questa armonia non c’è nessun bisogno di lavorare il terreno, né di usare concimi chimici o diserbanti; non c’è bisogno di effettuare trattamenti chimici per risolvere i problemi delle malattie e degli attacchi parassitari. Oggi, nel mio frutteto si trovano più di cento varietà differenti, le piante conservano la loro forma naturale ed io non devo effettuare la potatura perché quando una pianta ha una forma naturale riceve la luce e l’aria in modo uniforme e in questo modo non si sviluppano le malattie. In Grecia c’è un proverbio che dice “la casa che vede il sole, non vede il medico”. Penso che la stessa cosa accada anche in agricoltura.
Fare a meno della potatura non crea problemi nella raccoltà?
In genere, quando un albero conserva la sua forma naturale, si sviluppa molto in altezza e questo può rappresentare un problema per la raccolta, ma questo non mi preoccupa. Una volta che un albero ha dato 100 chili di ciliegie, lasciarne sui rami 10 per gli uccelli fa parte del ciclo naturale. Nel mio orto coltivo mediamente 15 varietà diverse di ortaggi che crescono sotto gli alberi senza nessun particolare intervento da parte mia. Mi limito a riseminare ogni tre-quattro anni. In questo modo riesco ad avere una produzione di ortaggi, molto buoni di gusto e privi di qualsiasi rischio per la salute. La mia frutta e verdura è priva di difetti. Non c’è bisogno di nessun lavoro di selezione, è sufficiente preparare le cassette e spedirle. Non è necessario nessun altro tipo di lavoro. Non utilizzo nessuna tecnologia. Vendo i miei prodotti a prezzi standard, un euro e mezzo per tutta la frutta, senza differenza tra i vari tipi, né tra le varietà precoci rispetto a quelle tardive. Per me è importante che i prezzi di vendita della frutta e verdura siano molto bassi, perché credo che la salute sia un diritto di tutti e non solo dei più fortunati.
Puoi spiegare meglio su cosa si basa l’agricoltura naturale?
Come ho appena detto non è soltanto un metodo di coltivazione, ma uno stile di vita, un cammino spirituale che ognuno può percorrere a suo modo. E’ insieme filosofia, spiritualità e scienza. Più concretamente, l’agricoltura naturale si basa su cinque principi: non lavorare la terra, non usare concimi chimici o composti preparati, non usare pesticidi, non usare diserbanti, non potare.
Prima hai parlato di paradiso in terra…
Sì, quello che volevo dire è che oggi l’uomo soffre, soffre mentalmente ed anche fisicamente. Questa sofferenza nasce dalla separatezza. L’uomo oggi è vive profondamente separato dalla Natura e l’unico modo per risolvere tutti i suoi problemi è rimettere al centro della sua vita la Natura. Leggendo un altro libro di Fukuoka: La Rivoluzione di Dio, Uomo e Natura, ho capito che non basta acquistare un pezzo di terreno, creare in proprio una piccola Utopia e lì vivere felici. Non si può vivere felici in un’isola e disinteressarsi del resto del pianeta. Ecco perché Fukuoka si è sempre operato per rinverdire le aree desertificate, perché è necessario ricreare il paradiso in questa terra. E così, seguendo il suo esempio, dal 1993, insieme ad altre persone, do il mio contributo al miglioramento del pianeta, seminando palline d’argilla al cui interno sono situati dei semi.
Può dirci qualcosa di più sulla pratica di “seminare” le palline d’argilla?
Anche i bambini possono contribuire alla creazione di un piccolo paradiso giocando con queste biglie di argilla, al cui interno sono inseriti semi di ortaggi, alberi da frutta, specie forestali, cereali e piante da sovescio che arricchiscono il terreno e creano fertilità. Una parte di questi semi sono raccolti direttamente dai volontari che partecipano all’azione, ma chiunque mangi pesche, ciliegie, albicocche, qualsiasi tipo di frutta, può lasciarne asciugare i semi ed offrirli alla gente che semina sulle montagne. Ogni anno, a settembre, ci incontriamo in Grecia per diffondere questi semi nelle aree desertificate e sulle montagne spoglie con l’aiuto di volontari, molti dei quali provenienti anche dall’estero, Le palline vengono preparare con la betoniera o manualmente e seminate prima che cominci la stagione delle piogge, quindi in autunno (settembre-ottobre) e primavera (marzo-aprile). Il nostro lavoro si limita a diffondere le palline d’argilla, ci penso la Natura a fare il resto. Con le piogge, alcuni semi germogliano altri no, alcune piante muoiono altre sopravvivono e piano piano comincia a cambiare la vegetazione del luogo. Le palline sono realizzate con la stessa argilla utilizzata per le tegole o i mattoni, ad essa si possono aggiungere anche altri materiali come cotone o segatura, per creare palline più resistenti e leggere. Apparentemente non c’è niente di scientifico nel nostro lavoro. Non si tratta di usare la mente per scegliere con oculatezza i semi, ci limitiamo a raccogliere tutte le varietà presenti in natura, preparare le palline e seminarle.
E quali sono i risultati concreti?
Nel 1998, sulle pendici di una montagna nei pressi di Atene dove era scoppiato un grande incendio, abbiamo effettuato una grande semina, alla quale ha partecipato anche Fukuoka. Dopo quattro mesi, la montagna era piena di piante e fiori. In poco tempo si era ricreata una foresta seminando solo palline, senza irrigare, né zappare e senza ricorre a particolari tecnologie. Il problema più grande che dobbiamo affrontare quando seminiamo sulle montagne della Grecia o di altri paesi del mediterraneo è quello di proteggere le piantine appena nate dagli animali selvatici e dal bestiame portato al pascolo. Questo perché la gente è indifferente e sembra non capire che se la Natura muore, anche l’uomo muore; se la Natura s’impoverisce, anche l’uomo diventa più povero. Quando invece la Natura è ricca, anche l’uomo diventa più ricco. Quando si comprenderà questa semplice legge, tutto cambierà. Con questo non voglio dire che il problema è cambiare il mondo. Bisogna innanzitutto cambiare se stessi. Bisogna cambiare mentalità e capire che servire la Natura, vuol dire servire la nostra Madre e servire la nostra Madre vuol dire servire l’umanità.
E questo non è un lavoro che si può fare da soli, né in tre o quattro persone che vanno su un cucuzzolo e si mettono a disseminare le palline d’argilla. seminano sulle montagne; tutta le gente può seminare, tutta la gente può raccogliere questi semi ed offrirli alla Natura, che può fare il resto del lavoro.
Qual è la differenza tra agricoltura naturale e convenzionale?
La principale differenza rispetto all’agricoltura convenzionale e alla stessa agricoltura biologica è che l’agricoltura naturale parte da una visione olistica, globale. Fertilità del suolo, erosione, irrigazione, attacchi parassitari e malattie delle piante vengono considerati nella loro globalità, non separatamente. Per l’agricoltura naturale, la maggior parte dei problemi legati alla coltivazione delle piante possono essere risolti consociando varietà diverse. Più varietà di piante ci sono nel terreno, tanto più il terreno diventa fertile. Più varietà di piante e di animali ci sono, tanto maggiore sarà l’armonia, l’equilibrio ecologico. Quando c’è quest’armonia, non occorre effettuare trattamenti chimici e la stessa fertilità del terreno si accresce ogni anno spontaneamente.
Secondo te, l’agricoltura naturale può risolvere il problema della fame nel mondo?
Attualmente Fukuoka sta sperimentando la coltivazione in successione di due cereali. Viene prima seminato il cereale invernale (orzo, segale, grano o avena) e poi, due settimane prima della raccolta, si semina nello stesso campo il riso. In questo modo si riescono ad ottenere 6 tonnellate di cereale invernale e da 10 a 12 tonnellate di riso a ettaro. Tutto questo “giocando” con le palline di argilla, senza trattori, aratri, falci o altri strumenti. Fukuoka ha selezionato varietà di riso che possono dare da 250 fino a 400 chicchi; questo vuol dire che la resa può essere due volte quella ottenuta attualmente con l’agricoltura convenzionale.
Qual è lo scopo di questo tour in Italia?
Non sono qui solo per parlare di agricoltura naturale. Sono molto preoccupato per la grave emergenza ambientale e per il fatto che noi tentiamo di risolvere i nostri problemi usando la stessa mente che poi li ha creati. Einstein era solito dire che la mente che crea i problemi non può risolverli. Abbiamo bisogno di una nuova vitalità, di un nuovo approccio solistico, in grado di mettere insieme le conoscenze di filosofia, spiritualità e scienza. C’è un criterio molto semplice per capire veramente se tutto questo sviluppo, tutto questo progresso, ha un senso. Ognuno si deve chiedere: “C’è gioia nella mia vita?”. Per me la vera gioia, la vera bontà, la vera bellezza, esistono solo in Natura. Il ritorno alla Natura è l’unica strada che l’uomo dovrebbe seguire. Per secoli abbiamo devastato il pianeta, ora abbiamo il dovere nei confronti dei nostri figli e nipoti di salvaguardare la Terra. Per fare questo c’è bisogno della conoscenza intuitiva dei bambini e di quella delle donne, perché è proprio la saggezza della donna che oggi manca.
Qual è il tuo progetto di vita?
Il mio obiettivo principale non è quello di mettere su una fattoria naturale, per crearmi un piccolo paradiso privato. Il mio più grande desiderio è quello di provare, insieme ad altre persone, a rinverdire le aree desertiche e le montagne spoglie della Grecia, dell’Italia e di altri paesi mediterranei. Questo perché sono convinto, come sostiene Fukuoka, che: “La pioggia non cade dal cielo, ma sale dal suolo. Non è l’evaporazione dell’acqua dai fiumi, dai laghi o dal mare a creare le nuvole, ma sono le foglie delle piante. Quanto più foglie ci sono e quanto più grandi sono gli alberi, tanta più pioggia ci sarà”.
* In realtà si tratta di una varietà di riso, ancora senza nome, arrivata in Italia il 5 maggio 2005, lo stesso giorno nasceva mia nipote Rebecca, da qui il nome dato alla varietà.
Barbara Garofoli
02 febbraio 2007
Agricoltura naturale: intervista a Manikis
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