Mano a mano che la costruzione dell’impero economico assume un ruolo centrale nella capacità di tutta l’economia degli Stati Uniti di far fronte agli impegni internazionali, s’intensifica la competizione con l’Europa e Asia per i lucrativi tassi d’investimento e per le risorse economiche. Per la crescente competizione e la cruciale importanza dei profitti realizzati all’estero, la corruzione corporativa è diventata un fattore decisivo nel determinare quali imprese multinazionali e quali banche dell’impero centrale avranno attività, risorse e posizioni finanziarie capaci di generare profitti altamente lucrativi.
La centralità della corruzione nell'espansione imperiale e nell'assicurare posizioni di privilegio nel mercato mondiale esemplifica la crescente importanza della politica, in particolare nelle relazioni tra gli stati nella nuova divisione imperiale del mondo. La cosiddetta globalizzazione è un eufemismo per designare la crescente importanza delle intenzioni degli imperi in competizione per conseguire una nuova divisione del mondo. La corruzione dei governi stranieri è un elemento centrale per garantire un accesso privilegiato a risorse, mercati e imprese lucrative.
La centralità della costruzione dell'impero economico
In qualsiasi direzione guardiamo, il dato fondamentale delle informative annuali delle corporazioni e delle banche è la necessità di una strategia d'espansione internazionale con il fine di mantenere i profitti. Citicorp, la maggiore banca del mondo, ha annunciato un ampio programma d'espansione internazionale con l'obiettivo di aumentare i profitti del 75%. "Gli investitori istituzionali e privati degli Stati Uniti si dirigono all'estero alla ricerca di profitti più alti", scrive il Financial Times. Durante l'anno precedente il 4 Ottobre 2006, su 124 miliardi di dollari registrati dai fondi di investimento statunitensi, 110 sono stati investiti in imprese straniere. Nei primi otto mesi del 2006, l'87% dei flussi totali di capitali si sono diretti oltre oceano.
Le imprese petrolifere ed energetiche registrano profitti record. Più del 60% delle esportazioni della Cina le realizzano imprese statunitensi o loro appaltate. La crescita imponente di salariati nel mondo (in particolare nei paesi ex comunisti) è stata sfruttata in pieno dalle compagnie multinazionali, da una parte per incrementare i loro profitti all'estero e dall'altra per determinare immigrazione nel proprio mercato nazionale. L'attuale tendenza presenta una crescita delle retribuzioni e una riduzione dei salari sociali nei paesi chiamati emergenti, e una riduzione sia delle retribuzioni che dei salari sociali nei centri dell'impero. Nella misura in cui il numero dei posti di lavoro, compresi i lavoratori altamente qualificati, è soggetto a una competizione mondiale, perfino i lavoratori pagati meglio devono far fronte a una riduzione del loro livello di vita. In altre parole, i migliori risultati del mercato azionario e dell'economia interna degli Stati Uniti non sono riusciti a invertire l'espansione dell'impero americano, sotto la spinta dei profitti.
I principali nuovi obiettivi delle multinazionali, delle banche, dei fondi pensioni e degli investitori istituzionali sono i Paesi "BRIC" (Brasile, Russia, India e Cina).
L'attrattiva della Russia risiede nelle enormi risorse di petrolio e gas, e nel suo mercato dei trasporti e dei beni di lusso, e tutto ciò fa prospettare alti tassi di profitto.
La Cina attrae gli investimenti nei settori della manifattura e del consumo dovuto al basso costo del lavoro; inoltre, la Cina serve come centro intermedio di assemblaggio ed elaborazione delle esportazioni provenienti da altri paesi asiatici, prima dell'esportazione verso l'Occidente tramite le multinazionali statunitensi ed europee. I costruttori dell'impero stanno sfruttando al massimo i nuovi settori, estremamente lucrativi, della finanza, delle assicurazioni, e delle costruzioni. I settori delle assicurazioni e della finanza in Cina e delle banche e della finanza in Brasile hanno reso miliardi di dollari nei passati quattro anni.
Oggi, più della metà delle 500 multinazionali più grandi degli Stati Uniti ottengono una percentuale superiore al 50% dei loro profitti da operazioni all'estero. Di queste, una minoranza sostanziale ottiene più del 75% dei loro profitti nei loro imperi al di là dell'oceano.
La centralità della corruzione
Mentre gli economisti ortodossi del libero mercato enfatizzano il ruolo dell'innovazione, della professionalizzazione della gestione, della leadership e dell'organizzazione al fine di ottenere vantaggi competitivi e maggiori tassi di profitto (forze di mercato), nella vita reale questi fattori occupano un posto secondario dietro ai fattori politici, cioè, dietro le molteplici forme di corruzione che permettono di ottenere vantaggi economici.
Con riferimento a un'inchiesta realizzata su 150 grandi imprese, pubblicata dallo studio di avvocati Control Risk e Simmons and Simmons, un terzo delle imprese internazionali ritiene di aver perso nuovi affari nel corso dell'ultimo anno a causa delle tangenti da parte dei competitori (Financial Times, 9.10.2006).
Inoltre, gran parte delle multinazionali e delle banche praticano la corruzione con l'aiuto di intermediari.
Se sommiamo la forme dirette e indirette di corruzione, il risultato è che in alcuni paesi nove imprese su dieci realizzano pratiche di corruzione.
Il grado del saccheggio da parte dell'Occidente ai danni dell'Oriente è senza precedenti nella recente storia mondiale. Per esempio, la legislazione relativa alla riduzione dei salari, delle pensioni, della stabilità di impiego, della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro, così come quella relativa alle politiche di ordinamento del territorio nei paesi ex comunisti, è stata elaborata con l'obiettivo di massimizzare i profitti per le multinazionali statunitensi ed europee.
La corruzione è particolarmente predominante in alcuni settori delle operazioni delle multinazionali all'estero.
Inoltre, le corruzioni effettuate dalle imprese multinazionali hanno quasi sempre effetti pregiudiziali per i paesi che le ricevono. Da una parte riduce la legittimità e la confidenza del governo agli occhi del suo popolo. Nello stesso tempo, rappresentano un travaso di ricchezza a scapito del suo impiego pubblico e nazionale e in beneficio degli interessi stranieri, diminuisce la capacità di manovra delle autorità pubbliche nelle differenti politiche e incrementa il potere di decisione delle compagnie multinazionali.
In fine, crea una cultura della corruzione che assorbe le risorse pubbliche destinate ai servizi sociali e agli investimenti produttivi in beneficio delle fortune individuali.
Questa persistente corruzione delle multinazionali non avrebbe luogo senza la conoscenza dello stato imperiale. Nonostante la legislazione anti-corruzione, la corruzione è endemica e si trasforma in norma nella espansione delle multinazionali che competono fra di loro. Sempre di più, la corruzione viene considerata, da parte delle élite corporative, il lubrificante che mantiene in funzione le ruote della globalizzazione.
Se l'annessione degli ex paesi comunisti ha aperto nuove opportunità alla ri-divisione imperiale del mondo, e il taccheggio dei paesi post- comunisti ha prodotto enormi fonti di accumuli di capitali, l'attuale e crescente corruzione è diventata il meccanismo mediante il quale capitali rivali competono per il dominio mondiale. La costruzione dell'impero economico non si può intendere solamente come il risultato del funzionamento delle forze del mercato, perché le transazioni sul mercato sono precedute dalla corruzione politica, e quindi sono accompagnate dall'influenza politica e culminano in un nuovo allineamento politico del potere. Una rete di imprese multinazionali copre il mondo e crea insiemi politici ed economici attraverso leader politici corrotti, costituendo così la base degli imperi economici contemporanei.
Il processo generale di costruzione imperiale è iniziato con la privatizzazione della proprietà pubblica e delle sue risorse, banche e imprese produttive. Questo insieme nella sua totalità si basa sulla corruzione politica in ognuno dei suoi livelli, in tutti e ognuno dei Paesi, incluso gli stati imperiali.
I laburisti inglesi, i democratico-cristiani tedeschi, i comunisti cinesi, i funzionari del Partito del Lavoro del Brasile, i democratici e i repubblicani degli Stati Uniti, provengono apparentemente da tradizioni ideologiche differenti; ciò nonostante, tutti sono implicati nell'espansione a lungo termine delle multinazionali mediante la corruzione.
Nonostante i mercati lavorativi rigidi, i grandi profitti, la produttività crescente e la crescita economica, il livello di vita dei lavoratori dei paesi occidentali continua a ridursi, contro quanto affermato dalla teoria economica classica.
La corruzione corporativa fa parte integrante della costruzione dell'impero in forma di investimenti esteri, acquisizioni e penetrazione del mercato. L'Accordo anti-corruzione della OCDE, che è entrato in vigore nel 1999, non ha avuto nessun effetto. Praticamente più della metà delle imprese multinazionali assicurano di ignorare totalmente la legislazione anti-corruzione all'estero (Financial Times 9.10.2006, p.15).
07 febbraio 2007
La corruzione: il MALE del nostro tempo
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