Nei giorni scorsi, la Electronic Frontier Foundation ha rilasciato un attesissimmo rapporto sullo stato del progetto DVB. Questo rapporto ci permette di capire quali siano le minacce che aleggiano sul mondo della televisione digitale e di altre tecnologie affini.
Il Progetto DVB
DVB sta per “Digital Video Broadcasting”, cioè “Televisione Digitale”. La televisione digitale è destinata a diventare, per legge, l'unico modo di trasmettere programmi televisivi in Italia dal Dicembre 2008 (e, in momenti diversi, in tutta Europa ed in USA). Sia la televisione satellitare, sia la televisione digitale terrestre, sia la televisione via cavo, sia la televisione via Internet, sia la televisione su dispositivi mobili utilizzano infatti un protocollo di trasmissione digitale del segnale.
Gli standard necessari vengono sviluppati da un consorzio chiuso di aziende chiamato DVB Project. Il consorzio DVB raccoglie oltre 260 aziende di tutto il mondo e definisce gli standard per la trasmissione digitale di audio e video sui sistemi della prossima generazione. Gli standard che il DVB Project ha sviluppato sono i seguenti.
· DVB-S ("Satellite"): standard usato per la televisione via satellite
· DVB-C ("Cable"): standard usato per la televisione via cavo
· DVB-T ("Terrestrial"): standard usato per la televisione digitale terrestre
· DVB-H ("Handheld"): standard usato per la televisione su sistemi mobili (telefoni cellulari ed affini)
Ciò che questo consorzio decide, nel chiuso delle sue riunioni tra aziende, è già adesso legge per chiunque voglia trasmettere o ricevere segnali audio e video digitali nel mondo, semplicemente perchè gli strumenti tecnici prodotti da queste aziende rispondono a questi standard ed a nient'altro. Queste 260 aziende rappresentano la stragrande maggioranza dei produttori mondiali per cui, di fatto, il consorzio definisce standard di portata globale a cui è impossibile sottrarsi. Come vedremo nel seguito di questo documento, persino nella remota ipotesi che un produttore indipendente decidesse di opporsi a questo dominio, lo standard definito dal DVB Project prevede strumenti e tecniche adatti a rendere la sua ribellione del tutto inutile.
EFF e il DVB Project
La Electronic Frontier Foundation si è iscritta al consorzio DVB, pagando la quota di iscrizione di 10.000 euro, ed ha partecipato alle sedute. La possibilità di divulgare informazioni è pesantemente limitata dalle clausole del contratto di adesione al consorzio per cui la EFF non può, legalmente, divulgare le informazioni di dettaglio che riguardano questo consorzio, il suo modo di lavorare, le posizioni delle diverse aziende che ne fanno parte ed il loro voto. Tuttavia, la EFF ha potuto pubblicare un rapporto di massima su ciò che il DVB Project sta preparando.
Il Progetto CPCM
Ciò che il DVB Project sta studiando, sin dal 2003, è qualcosa che non piacerà agli “spettatori” europei ed italiani. Questo qualcosa si chiama CPCM, cioè “Content Protection and Copy Management”.
Questo standard permetterà ai produttori di programmi televisivi di imporre le seguenti limitazioni.
NOTA: Per quanto folli e vessatorie possano sembrare queste limitazioni, sono comunque reali. Non stiamo delirando e non ci siamo inventati nulla. Potete controllare voi stessi leggendo le fonti che elenchiamo in calce a questo documento.
Divieto di registrazione. Questo standard permette di vietare la registrazione di un programma televisivo attraverso il sintonizzatore TV. Non potranno più essere registrati i film, i telefilm od altri programmi televisivi, né su cassetta, né su CD o DVD, né su disco fisso. Questo divieto non è aggirabile in nessun modo perchè implementato sia con dispositivi software che hardware.
Divieto di copia. Questo standard permette di vietare la creazione di copie di un CD o DVD. Non potranno più essere create copie di film, di telefilm od altri programmi televisivi, né su cassetta, né su CD o DVD, né su disco fisso, nemmeno per uso personale o per backup. Questo divieto non è aggirabile in nessun modo perchè implementato sia con dispositivi software che hardware.
Divieto di trasferimento. Questo standard permette di vietare il trasferimento di un programma televisivo attraverso una rete di computer, ad esempio dal sintonizzatore TV che si trova in salotto al display del laptop che si trova in camera da letto. Questo standard permette di vietare la fruizione del programma televisivo fuori da una certa nazione, grazie ad un apposito marcatore digitale inserito nei dispositivi (simile al codice regionale dei DVD ma, a diferenza di esso, assolutamente non aggirabile). Questo standard permette anche di vietare la fruizione del programma televisivo fuori da un determinato locale, ad esempio il salotto di casa, grazie ad un apposito ricevitore GPS integrato nei dispositivi (naturalmente pagato da chi acquista il dispositivo). Questo divieto non è aggirabile in nessun modo perchè implementato sia con dispositivi software che hardware.
Divieto di condivisione. Questo standard permette di vietare la condivisione di un programma con altre persone che risiedono nella stessa abitazione od in altri contesti, attraverso la definizione di appositi “domini di autorizzazione”. Il DVB Project ha persino speso una quantità di tempo significativa per stabilire cosa deve essere dei DVD di una coppia in caso di divorzio! Questo divieto non è aggirabile in nessun modo perchè implementato sia con dispositivi software che hardware.
Obbligo di aggiornamento dell'hardware. Questo standard permette di vietare la visione di un programma su dispositivi che il DVB Project ritiene non abbastanza fiscali nel rispetto dei suoi standard. Questo divieto non è aggirabile in nessun modo perchè implementato sia con dispositivi software che hardware e comporta la sostituzione del dispositivo, con i costi facilmente immaginabili.
Oscuramento dei canali liberi esistenti. In futuro, questo standard dovrebbe persino permettere di imporre la cifratura al momento della ricezione (cioè sul TV Tuner del salotto) dei programmi trasmessi in chiaro. In questo modo, sarà possibile applicare le limitazione esposte in precedenza persino ai programmi che il distributore ha deliberatamente deciso di distribuire in chiaro, senza alcuna limitazione. Si noti che il distributore, per legge, ha pagato per questo diritto ed ha firmato un contratto in cui questo diritto gli veniva riconosciuto. In alcuni casi, il distributore del programma potrebbe essere lo stesso proprietario dei diritti. In questo caso, il diritto dell'autore di divulgare senza limitazioni i suoi contenuti potrebbe venire negato da un dispositivo di ricezione che agisce secondo le specifiche del DVB Project!
NOTA: Tutti questi vincoli sono imposti attraverso un attento uso di dispositivi software e hardware, caratterizzati da un pesante uso di tecniche crittografiche, e quindi non possono essere aggirati, rimossi o invalidati nemmeno in linea di principio. Il sistema usato è concettualmente simile a quello usato dalla Microsoft XboX ma molto più avanzato e molto più robusto. Non illudetevi che questi sistemi di protezione vengano spazzati via dal primo ragazzino brufoloso di passaggio come è avvenuto per i CSS dei DVD. Questo non avverrà.
I DRM supportati dalla Legge
I membri del DVB Project sostengono che le tecnologie che hanno messo a punto sono destinate a proteggere i diritti legali dei produttori di contenuti. Questo però non è vero: nessuna legge nazionale o internazionale ha mai concesso ai produttori di contenuti multimediali e/o di dispositivi elettronici dei diritti così vasti per quanto riguarda il controllo sul modo in cui l'utente fruisce di questi contenuti e, di conseguenza sulla sua libertà individuale (e sul modo in cui nasce e si diffonde l'innovazione tecnologica). Né la Convenzione di Berna né le leggi nazionali sul diritto d'autore prevedono diritti così estesi.
Ad esempio, nessuna legge nazionale od internazionale riconosce al produttore di un film su DVD, od al produttore di un lettore DVD, il diritto di decidere dove , quando e da chi questo film su DVD possa essere visto. Eppure, come abbiamo appena visto, la tecnologia definita dal DVB Project prevede proprio che il produttore possa vietare la visione del film fuori dall'abitazione del cliente o persino in una stanza diversa da quella “abilitata” alla visione (cioè il dove questo prodotto viene consumato). Questa stessa tecnologia prevede anche che il produttore possa impedire la registrazione del film trasmesso in TV e la sua visione a posteriori (cioè il quando questo prodotto viene consumato). Addirittura, questa tecnologia cerca persino di definire chi, tra parenti ed amici, abbia il diritto di vedere il film insieme al cliente autorizzato. Nessuna legislazione ha mai riconosciuto ai produttori il diritto di controllare questi aspetti della fruizione di un prodotto e della vita privata del cliente.
Ad essere più precisi, nessuna legislazione esistente ha mai riconosciuto al produttore nemmeno il diritto di limitare la visione di un film ad un preciso mercato geografico, come già avviene per i DVD. Il cliente che acquita un DVD avrebbe, teoricamente, il pieno diritto di vedere il film in qualunque paese del mondo. I trattati internazionali sul diritto d'autore e le relative leggi nazionali non prevedono limiti geografici di questo tipo. Alcune legislazioni nazionali, tra cui quella USA e quella italiana, riconoscono il diritto del produttore di usare dispositivi hardware/software per difendere i loro prodotti dalla copia abusiva e per garantire i loro diritti commerciali ma non gli riconoscono ugualmente il diritto di limitare la fruibilità di un prodotto in un modo che eccede palesemente e largamente ciò che è previsto dalle leggi nazionali ed internazionali sul copyright.
Per questa ragione, il DVB Project ha messo a punto un piano per cambiare a proprio favore la legislazione internazionale e nazionale esistente. Questo piano consiste nella creazione di un insieme di strumenti tecnologici (il CPCM) e di metodologie di accettazione che dovranno servire come base per la futura legislazione. In particolare, l'insieme di tecnologie e di standard che il DVB Project sta creando, costringerà qualunque costruttore di dispositivi digitali a richiedere una certificazione legale e tecnologica prima che esso possa costruire o vendere dispositivi destinati a trattare contenuti multimediali di qualunque genere (film, musica, testi digitali, etc.).
Questo progetto è stato supportato negli Stati Uniti dal pesante lavoro di lobby politica portato avanti da RIAA ed MPAA per ottenere la promulgazione del Broadcast Flag Act di FCC del 2005. Questo lavoro di lobby sta continuando adesso, con energia immutata, sia presso il Governo USA sia presso il Governo dell'Unione Europea che presso il nostro Governo Nazionale. In Italia, queste organizzazioni sono già riuscite ad ottenere diverse iniziative di legge grazie al Governo Berlusconi, tra il 2001 ed il 2006. La più nota di queste leggi è stata il Decreto Urbani sul Peer-to-Peer.
Il risultato finale che il DVB Project, la RIAA e la MPAA intendono raggiungere è quello di avere delle leggi, internazionali e nazionali, che impongano ai produttori di dispositivi elettronici l'obbligo di aderire ai loro standard tecnologici prima di poter costruire e vendere dispositivi di (quasi) qualunque tipo. In questo modo, produrre e vendere dispositivi che non rispettino i loro strettissimi vincoli sarà illegale e, di fatto, impossibile. Naturalmente, questo vorrà dire, tra le altre cose, che l'accesso al mercato dei nuovi produttori sarà vincolato alla accettazione dei membri del DVB project, seguendo una logica tipicamente corporativa. I termini “innovazione tecnologica”, “concorrenza” e “libero mercato” saranno semplicemente spazzati via dal vocabolario (con grave danno per l'utente e per il suo portafogli).
Protezione della proprietà intellettuale e Censura
Come risulta ovvio persino da una analisi superficiale, questa tecnologia può essere usata con la stessa efficacia sia per difendere gli interessi economici dei fornitori di contenuti che per imporre una severa ed ineludibile forma di censura sui contenuti stessi.
Se il partito A, che si trova al potere, lo deciderà, il partito B, che si trova all'opposizione, semplicemente non potrà più far conoscere le sue opinioni in nessun modo tecnologicamente avanzato all'interno dei confini della nazione. Per denunciare le malefatte dei potenti, il partito B dovrà ricorrere al ciclostile ed al volantinaggio in un mondo popolato da telefoni cellulari multimediali e di connessioni ADSL.
Il cittadino che fosse interessato a conoscere le opnioni del partito politico B dovrebbe fare i conti con dispositivi elettronici che rispondono solamente al partito politico A, al potere. Il partito politico A potrebbe infatti mettere in atto la sua censura usando le stesse infrastrutture tecniche sviluppate dal DVB project per la difesa del “diritto d'autore”.
In nessun momento della sua storia l'Uomo ha mai dovuto confrontarsi con la possibilità di una censura così semplice da imporre e così impossibile da constrastare. In nessun momento della sua storia, l'Uomo ha mai dovuto confrontarsi con una tecnologia in grado di invadere in modo così devastante e così inarrestabile la sua sfera culturale e cognitiva.
Cosa succederà ora?
Attualmente, il DVB Project sta mettendo a punto la prima versione della sua Common Interface, cioè l'interfaccia a cui dovranno attenersi i dispositivi della prima generazione. Questa prima versione prevede solo che l'utente finale non abbia accesso a cose per le quali non ha pagato. La versione 2 di questo standard definirà invece che i dispositivi digitali debbano attenersi in tutto e per tutto al CPCM.
Una volta concluso il percorso di definizione degli standard tecnici, il DVB Project chiederà l'approvazione degli stessi al'ETSI (European Telecommunications Standards Institute).
Normalmente, le proposte di standard provenienti dall'industria vengono fatte proprie dall'ETSI dopo solo qualche ritocco cosmetico. Di conseguenza, è facile prevedere che tra pochissimi anni gli standard DVB avrenno una patina di valore legale nonostante il fatto che sono stati sviluppati da un consorzio di aziende nel chiuso dei loro uffici e badando solo agli interessi delle industrie stesse. Questa patina di valore legale servirà poi come base per una direttiva europea che, a sua volta, obbligherà i governi nazionali ad adottare questa tecnologia, e le leggi volute dal DVB Project, da MPAA e da RIAA come standard tecnici e leggi nazionali.
Che fare?
Nessuno dei vincoli previsti dallo standard DVB può essere aggirato, rimosso od invalidato neanche a livello teorico con l'uso di strumenti tecnici (modchip, crack od altro). Questo notevole risultato è ottenuto grazie al largo uso di dispositivi crittografici implementati in hardware, tra cui è ipotizzato anche l'uso del TPM usato dalle Trusted Platform (cioè il Fritz Chip della tecnologia Palladium).
Di conseguenza, l'unico modo di difendersi da questa aggressione tecnologica è la via politica: si deve riuscire ad impedire l'approvazione di questi standard, la loro accettazione sul piano legale, la produzione e lo smercio di questi dispositivi prima che sia troppo tardi.
Per ottenere questo risultato è necessario porre i nostri uomini politici nella posizione di non poter vendere il proprio voto alle aziende del settore senza essere poi costretti a fare i conti con il proprio elettorato.
Questa battaglia sarà molto dura a causa del fatto che la stragrande maggioranza dei cittadini, e persino la stragrande maggioranza degli specialisti, ignora o sottovaluta enormemente il rischio rappresentato dalla rivoluzione digitale nella televisione.
Per questo motivo, è necessario dare la massima diffusione a queste notizie, ad esempio usando la tecnica del Google Bombing.
Il Google Bombing è una tecnica, del tutto legale e del tutto corretta, che consente di far apparire una certa pagina, chiamata “pagina target”, tra le prime voci elencate da Google quando l'utente cerca un determinato termine, chiamato “parola chiave”. Nel nostro caso, cercheremo di far apparire questa pagina che state leggendo tra le prime 10 voci elencate da Google quando l'utente cerca la parola chiave “Televisione Digitale”.
In questo modo speriamo di portare la minaccia del DVB project a conoscenza della maggior parte delle persone che si occupano, per un motivo o per l'altro, di televisione digitale. In particolare, speriamo di riuscire ad informare i giornalisti e le persone che agiscono come consiglieri tecnici dei politici.
22 marzo 2007
Televisione Digitale: quello che non si dice
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