Sui benefici delle vitamine ci sono stati sempre giudizi altalenanti. L'ultimo viene da uno studio inglese ed è che, se sono tante, fanno male, anzi accorciano la vita, specialmente quelle prese con gli integratori alimentari.
Precedentemente si diceva che allungano la vita, specialmente se sono tante e il più convinto assertore di questa teoria è stato Linus Pauling, noto chimico americano precursore della scoperta del DNA (due premi Nobel) che prendeva un grammo di vitamina C al giorno, venti volte più di quello che serve, sostenendo che allungava la vita: e, infatti, è campato fino a 93 anni.
Sotto accusa sono gli integratori alimentari, che in Italia e in Europa sono soggetti alla notifica dell'etichetta al Ministero della Salute. In base al decreto legislativo n. 169/2004, non possono contenere vitamine in quantità illimitate: per esempio, le quantità di vitamina C e vitamina E non possono superare il 300% della dose giornaliera consigliata e la vitamina A il 150%.
Poi ci sono gli "alimenti arricchiti con vitamine e minerali", ugualmente soggetti a preventiva notifica dell'etichetta al Ministero della Salute e transitoriamente sottoposti al decreto legislativo n. 111/1992 (quello sui dietetici), in attesa di una più precisa disciplina europea, in particolare per la definizione dei livelli di vitamine e minerali. La differenza con gli integratori è che questi sono vitamine e minerali artificiali in pillole, mentre gli altri sono normali alimenti addizionati con vitamine e minerali, sempre artificiali, cioè costruiti in laboratorio ricopiando la molecola naturale. Da tempo si discute se le vitamine artificiali sono uguali a quelle naturali, contenute specialmente negli ortofrutticoli.
Dal punto di vista della formula chimica sono uguali, ma questo concetto non va interpretato assolutisticamente o strumentalizzato per giungere alla conclusione che una pillola di vitamina può sostituire una o più porzioni di ortofrutticoli. Un preparato farmaceutico è un prodotto di laboratorio, a composizione nota, costituito da uno o più principi attivi e da un numero variabile di sostanze chimiche -gli eccipienti- aggiunte per vari scopi: conferire forma, consistenza, conservabilità, colore, eventualmente sapore, aroma, solubilità, eccetera. Un frutto (o un ortaggio), invece, è un piccolo mondo biologico, a composizione chimica estremamente complessa (variabile da un campione all'altro, ma sempre entro certi limiti, cosicchè si possono stabilire i valori medi dei principali costituenti), in cui coesistono più vitamine e una apprezzabile quantità di preziosi flavonoidi (e altri polifenoli).
Questi composti organici (che solo da pochi anni sono al centro di moderne ed entusiasmanti ricerche) sono dotati di attività antitossiche, antinfartuali e perfino antitumorali. In particolare, la triade caroteni-vitamina C-flavonoidi rappresenta un valido apparato antiossidante, ossia in grado di proteggere le strutture cellulari dall'attacco dei radicali liberi dell'ossigeno, altamente implicati nel meccanismo di comparsa delle lesioni arteriose, dei tumori e perfino della senescenza.
In altre parole, negli ultimi lustri i prodotti ortofrutticoli sono stati ulteriormente valorizzati: oltre al ruolo vitaminizzante, sono stati messi in risalto i loro meriti extra-nutrizionali, dovuti appunto ai flavonoidi (pigmenti vegetali) e alle fibre vegetali (che tra l'altro contribuiscono a migliorare la peristalsi intestinale. Infine, un altro pregio è che gli ortofrutticoli contengono le giuste quantità di vitamine e non si può eccedere (non si possono mangiare 20 arance al giorno).
Unione Nazionale Consumatori
Tratto da: www.greenplanet.net
0 commenti:
Posta un commento