La proposta sul corriere.it di individuare i dipendenti pubblici totalmente improduttivi e di incominciare a tagliare lì, piuttosto che tagliare sugli investimenti o sui servizi pubblici che funzionano qualcuno (forse anche lui nullafacente) ha risposto con un «no» secco: niente licenziamenti; semmai «mobilità» e incentivi.
Però i sindacati hanno riconosciuto che il problema esiste, e in misura non trascurabile. Questo è già un passo avanti notevole: tutti dunque concordano che nell'amministrazione pubblica c'è una quota rilevante di nullafacenti.
Allora, che cosa intende fare di questi nullafacenti il ministro della Funzione pubblica? Continuare a voltar la testa altrove e a pagar loro lo stipendio a tempo indeterminato, mentre si taglia sulla spesa utile e sugli investimenti, sarebbe oggi intollerabile: non dimentichi, il ministro, che non si tratta dei lavoratori deboli e poco produttivi, ma di persone che non fanno proprio nulla, non ci sono e quando ci sono è come se non ci fossero; una categoria che alligna solo nel settore pubblico.
La soluzione secondo l'autore e:
a) di un organo indipendente di valutazione che individui i nullafacenti, almeno quelli più smaccati (operazione relativamente facile); b) di una norma che stabilisca nella massima inefficienza e inutilità il criterio prioritario di scelta da applicare per la riduzione del personale pubblico, incominciando dai dirigenti; c) di un procedimento giudiziale nelquale il giudice, quando annulli un licenziamento impugnato, accerti al tempo stesso chi altro debba essere licenziato secondo la corretta applicazione dei criteri stabiliti, previa, ovviamente, chiamata in causa del nullafacente interessato, a garanzia del suo diritto di difesa.
D'altra parte, la lotta alle rendite comesi è appenavisto nella vicenda del decreto Bersani — qualche durezza la richiede . E la posizione di rendita dei nullafacenti del settore pubblico non merita indulgenza maggiore rispetto a quelle, tutto sommato meno costose per la collettività, dei tassisti edi alcune categorie di liberi professionisti.
Da una parte c'è l'interesse dei nullafacenti a continuare a godere della rendita che finora è stata loro assicurata; dall'altra c'è l'interesse della maggioranza dei lavoratori pubblici quelli veri a una retribuzione adeguata, l'interesse dei precari a uscire dall'apartheid cui sono stati finora condannati, l'interesse della collettività a non veder tagliare gli investimenti necessari per lo sviluppo economico del Paese.
I nodi vengono al pettine e, nessuno può pensare di essere immune a controlli o variazioni. Non possiamo stare in uno Stato che deve sempre viaggiare con " il freno a mano tirato ", prima o poi o fonde il motore o rompe il freno a mano.
Riusciremo a viaggiare senza freni? Speriamo, ma, prima che il motore fonde una soluzione alle rendite lavorative fittizie bisognerà pur trovarle.
30 agosto 2006
Nullafacenti a pagamento
27 agosto 2006
Debito Pubblico e interessi di privati
Giornali e televisioni ogni tanto ci dicono che il popolo italiano ha un mostruoso
debito pubblico, ma nessuno ci dice verso chi siamo debitori. Apparentemente
la cosa non è semplice da spiegare, in effetti la spiegazione è semplicissima.
Per farla capire dobbiamo tuttavia rifarci al 1861. L'anno dell'unità d'Italia.
Nel 1849 si costituiva in Piemonte la Banca Nazionale degli Stati Sardi, di proprietà privata. L'interessato Cavour che aveva infatti propri interessi in quella banca; impose al parlamento savoiardo di affidare a tale istituzione compiti di tesoreria dello Stato. Si ebbe, quindi, una banca privata che emetteva e gestiva denaro dello Stato!
A quei tempi l'emissione di carta moneta veniva fatta solo dal Piemonte, al contrario il Banco delle Due Sicilie emetteva monete d'oro e d'argento. La carta moneta del Piemonte aveva anch'essa una riserva d'oro (circa 20 milioni), ma il rapporto era che ogni tre lire di carta valevano una lira d'oro. Il fatto è che, per le continue guerre che i savoiardi facevano, quel simulacro di convertibilità in oro andò a farsi benedire, sicché ancor prima del 1861 la carta moneta piemontese era diventata carta straccia per l'emissione incontrollata che se ne fece. (ci meravigliamo poi che gli Usa, abbiano fatto la stessa cosa, quando il 15 agosto del 1971, Nixon annuncio' a Camp David la decisione di sospendere la convertibilità del dollaro in oro, e l'abrogazione unilaterale degli accordi di Bretton Woods quot;svincolando il dollaro dal cambio con l'oro. Avvenuta la conquista di tutta la penisola, i piemontesi misero le mani nelle banche degli Stati appena conquistati. Naturalmente la Banca Nazionale degli Stati Sardi divenne, dopo qualche tempo, la Banca d'Italia. Avvenuta l'occupazione piemontese fu immediatamente impedito al Banco delle Due Sicilie (diviso poi in Banco di Napoli e Banco di Sicilia) di rastrellare dal mercato le proprie monete d'oro per trasformarle in carta moneta secondo le leggi piemontesi, poiché in tal modo i Banchi (del bistrattato Sud) avrebbero potuto emettere carta moneta per un valore di 1200 milioni e così facendo sarebbero
potuti diventare padroni di tutto il mercato finanziario italiano.
Invece quell'oro piano piano passò nelle casse piemontesi. Tuttavia, nonostante
tutto quell'oro rastrellato al Sud, la nuova Banca d'Italia risultò non avere parte di quell'oro nella sua riserva. Evidentemente aveva preso altre vie,
che erano quelle del finanziamento per la costituzione di imprese al nord operato da banche, subito costituite per l'occasione, che erano socie (!) della Banca d'Italia: Credito mobiliare di Torino, Banco Sconto e Sete di Torino, Cassa generale di Genova e Cassa di sconto di Torino.
Le ruberie operate e l'emissione non controllata della carta moneta ebbero come conseguenza che ne fu decretato già dal 1 MAGGIO 1866, il corso forzoso, cioè la lira carta non poté più essere cambiata in oro.
Da qui incominciò a nascere il Debito Pubblico: lo Stato cioè per finanziarsi iniziò a chiedere carta moneta a una banca privata. Lo Stato, quindi, a causa del genio di Cavour e soci, ha ceduto da allora la sua sovranità in campo monetario affidandola a dei privati, che non ne hanno alcun titolo la sovranità per sua natura non è cedibile perché è del popolo e dello Stato che lo rappresenta.
Oltretutto da quando nel 1935 fu decretato definitivamente che la lira non era più ancorata all'oro, si ebbe che il valore della carta moneta derivò da allora semplicemente e unicamente dalla convenzione di chi la usa e accetta come mezzo di pagamento. La carta moneta, dunque, è carta straccia e in realtà alla Banca d'Italia (che è privata), a cui si dovrebbe pagare il debito pubblico, non si deve dare nulla.
Ed è necessario, infine, ricordare che ancora oggi le quote dell'attuale Banca d'Italia sono possedute da varie Banche e da Assicurazioni, cioè enti privati su cui la Banca d'Italia dovrebbe.... vigilare.
Da tutto questo potete facilmente capire in mano a chi siamo e che, dato che la Banca d'Italia e soci azionisti hanno un immenso potere finanziario e.... politico..... qualsiasi governo in Italia conta come il due di briscola.
Fonte Antonio Tavano
Fonte Senato.it
24 agosto 2006
L'acqua in bottiglia: Inganni!
Le preoccupazioni inerenti la sicurezza dell’approvvigionamento dall’acquedotto pubblico su cui fanno leva i rifornitori delle bottiglie di acqua sono del tutto immotivati. In realtà l’immensa industria mondiale dell’acqua imbottigliata, cresciuta grazie a questi falsi timori, sfrutta l’acqua pubblica, deturpa i paesaggi ed espone i suoi fiduciosi consumatori a seri rischi per la salute. L’acqua imbottigliata più che un prodotto è una moda.
Nel 1990, quasi due miliardi di galloni (oltre 7 miliardi di litri) di acqua imbottigliata sono stati smerciati in tutto il mondo.
Approssimativamente, un quarto di tutta l’acqua imbottigliata corrispondente al 40 per cento di quella venduta in America del nord è semplicemente acqua municipale di rubinetto fatta scorrere attraverso filtri e trattata con l’aggiunta di minerali o altri additivi. Il resto dell’acqua in bottiglia che si trova nei centri commerciali è attinta da falde idriche (acque sotterranee) molte delle quali sono già state intensamente svuotate da questi prelievi di acqua. Uno studio del 1993, pubblicato sul Canadian Journal of Microbiology e uno studio successivo del 1998 hanno trovato che quasi il 40 per cento dei campioni di acqua imbottigliata venduta in Canada dal 1981 fino al 1997 conteneva batteri in quantità superiore ai livelli di sicurezza richiesti.
L’acqua imbottigliata è responsabile di un enorme aumento di produzione di bottiglie di plastica nel mondo. Praticamente in ogni parte del mondo l’abbandono delle bottiglie di plastica è divenuto il principale componente dei rifiuti sui bordi delle strade.
In the Bottle include inoltre alcuni fatti ben documentati sul boom dell’acqua imbottigliata in tutto il mondo:
- Quasi un quinto di nord-americani usa acqua confezionata solo per l’idratazione quotidiana.. I canadesi consumano più acqua imbottigliata che caffè, te, succo di mela o latte.
L’Aquafina della Pepsi (la più venduta nel nord America ) e la Dasani della Coke sono il risultato del filtraggio e/o “ri-mineralizzazione” dell’acqua di rubinetto.
In più, per dimostrare l’irresponsabile strategia usata dai quattro principali attori nel commercio dell’acqua imbottigliata, In The Bottle viene svolta una convincente tesi per tenersi l’acqua pubblica. Informa pure i suoi lettori sul penoso impiego della mastodontica cifra (12 miliardi di dollari) derivata dalla vendita dell’acqua che nel 2002 ha prodotto appena 6.709 nuovi posti di lavoro, in maggior parte con bassa retribuzione. A parte questo unico inconveniente, il dossier dell’istituto Polaris offre ai lettori una pronta osservazione degli elementi base che costituiscono le acque in bottiglia in un opuscolo interessante e invogliante a leggere. I suoi membri, dopo aver calcolato che più dell’uno per cento delle acque superficiali in Europa è stata “imprigionata nelle bottiglie”, hanno invaso i supermercati e i discount e versato il contenuto di tutte le bottiglie che potevano afferrare, nelle fogne, nelle strisce di verde e nei canali ai bordi delle strade.
DI LARRY LACK (Counterpunch)
Con 182 litri pro capite all'anno, l'Italia è balzata in pochi anni al primo posto nel mondo per consumo di minerale. 300 marchi, 11 miliardi di litri, 5,5 miliardi di euro all'anno: un business al primo posto nel mondo.
In 15 anni (1988-2003) il consumo italiano è più che raddoppiato (da 80 a 182 litri), un fenomeno unico al mondo. Perché è successo?
Se si escludono le poche zone dove l'acqua di rubinetto ha un sapore sgradevole o è sospetta d'inquinamento, nel resto d'Italia si potrebbe bere l'acqua di rubinetto con benefici per:
- il portafoglio: costa 1000 volte meno
- l'ambiente: la sua produzione e distribuzione inquinano 1000 volte meno
- spesso, la salute: le soglie di concentrazione ammesse per molte sostanze nocive e i controlli sono più severi di quelli per le minerali.
Perché, contrariamente a quanto suppongono gli economisti, così tanti consumatori si comportano contro il proprio interesse? E perché questo accade solo in Italia?
Il marketing distrugge l'economia delle formiche e le trasforma in economia delle farfalle. Volano da un fiore all'altro attirati solo dal colore non dalla sostanza.
23 agosto 2006
Profondo Rosso Shopping
Visto che non tutte possono fidanzarsi o sposarsi con un calciatore, le giovani inglesi cercano di emulare le Wives and Girlfriends dei campioni britannici (ribattezzate appunto wags durante i Mondiali di calcio) in altro modo. Comprando ad esempio tutto quello che le signore del football d’Oltremanica ostentano ogni giorno sui tabloid, frequentando gli stessi luoghi alla moda, avvalendosi di uguali (e costosi) trattamenti di bellezza.
Solo che mica tutte sono Victoria Beckham o Colleen McLoughlin (fidanzata di Wayne Rooney) capaci di spendere migliaia di euro in un solo pomeriggio di shopping (anche in una piccola città tedesca) e, soprattutto, mica tutte hanno le stesse loro possibilità economiche. E gli effetti si vedono. Non tanto sulle aspiranti wags (sei milioni secondo un sondaggio), quanto sul loro conto in banca che ogni fine mese registra incredibili impennate verso il basso, allineandosi sulla linea negativa del rosso. E per molte di loro significa la bancarotta.
Lo ha scoperto una ricerca della società di credito Wilkins Kennedy che ha lanciato l’allarme: «Attenzione! Se continueranno a spendere così tanto, entro il 2009 oltre metà delle inglesi finirà sul lastrico». Sembra infatti che nel giro di pochi anni la percentuale di donne piene di debiti sia saltata al 44% del totale delle consumatrici, tra l’altro in uno dei Paesi europei che più di tutti ricorre al credito al consumo come forma di finanziamento, si avvale cioè di un prestito per comprare. L’esperto di insolvenze Keith Stevens spiega che «ci sono due tipi di debitrici: le madri single e le donne divorziate da un lato e poi le aspiranti wags che hanno uno stile di vita molto più elevato di quello che possono permettersi». Sono giovani, dice Stevens, e continuano a spendere anche se i loro stipendi rimangono sempre gli stessi,ma soprattutto «saltano da una carta di credito all’altra aumentando il proprio debito, senza mai estinguerlo».
Proprio come racconta la scrittrice inglese Sophie Kinsella: la protagonista dei suoi libri I love shopping apre un nuovo conto in banca ogni volta che con il precedente va in rosso. In Italia, il fenomeno «fallimento » e «conti in rosso al femminile» non è così preoccupante. Non ancora almeno. Anche se, in generale, spiega Giuseppe Piano Mortari, direttore di Assofin (l’Associazione italiana del credito al consumo), il ricorso a forme di prestito è in aumento, «ma per ora è soprattutto per acquistare beni durevoli come automobili, elettrodomestici, arredamento», più che per borse e scarpe extralusso.
Ma cresce la percentuale di donne che si avvalgono del credito al consumo, il 44%. Tanto che il dottor Cesare Guerreschi, esperto di shopping compulsivo, avverte: «Il rischio di bruciare interi patrimoni è molto alto anche da noi». Basti pensare, dice, «che il 3,5% delle donne italiane è malato di dipendenza da shopping e che la sindrome è in aumento anche fra le giovanissime tra i 15 e i 18 anni». Guerreschi racconta che di shopping compulsive ne arrivano a centinaia nella sua clinica di Bolzano: «Mi dicono: "Compro troppo, di tutto, in continuazione, e se non compro sto male". La loro è più di una semplice mania, «è una malattia da curare», aggravata dal pericolo di finire sul lastrico.
Fonte il corriere.it
Una volta si falliva per debiti di gioco adesso per debito da shopping! Come siamo cambiati. Ma il futuro è migliore!/?
22 agosto 2006
IPOTESI SULLE SCIE CHIMICHE
OPERAZIONI MILITARI
Le ipotesi più documentate riguardo all'utilizzo delle scie, vedono operazioni militari riservate come imputato N°1, tant’è che il bario, cospicuamente e frequentemente emerso dalle analisi dei campioni, è un eccellente conduttore elettromagnetico e crea in sospensione una sorta di ponte che prolunga i segnali radio e radar oltre l’orizzonte, una sorta di antenna di bario “usa e getta”, peccato che la pattumiera in questione siamo noi.
PROGETTO SCHERMATURA SOLARE
Si riallaccia all’impiego delle scie, anche un progetto volto a rallentare il preoccupante aumento della temperatura terrestre e sarà questa l'ipotesi che i governi cercheranno maggiormente di portare avanti. Tra i due mali si sceglie il male minore "per il nostro bene e per quello del pianeta".
N el ’98 in occasione di un congresso internazionale riguardo alle emergenze planetarie, in cui questo era tema di spicco, il fisico Edward Teller (padre della bomba atomica e della bomba all’idrogeno) suggeriva ai paesi occidentali di adottare uno specchio solare a livello della stratosfera così da respingere in parte i raggi solari. Indicava a tale scopo l’ossido di alluminio, (costantemente rintracciato nelle aree oggetto di analisi) poiché oltre a riflettere i raggi solari dell’1%, avrebbe assorbito una modesta quantità di calore fra terra e stratosfera.
Riguardo all'attuazione di tale teoria, Teller si è dichiarato ignaro.
Sappiamo che le scie secondo le zone irrorate, presentano una diversa composizione chimica, dunque non sono sempre riconducibili all’esperimento di schermatura solare.
IPOTESI MONSANTO
In questo contesto si inserisce l’ipotesi sul coinvolgimento in queste operazioni, di una multinazionale tristemente nota: la Monsanto. Quest’ultima si è messa in luce alla fine degli anni ’60 per la formulazione di agenti chimici usati nelle incursioni aeree sulle foreste del Vietnam, che hanno dato per risultato vegetazione distrutta, popolazione decimata e condannata negli anni a venire al concepimento di bambini con gravi deformità.
Negli ultimi anni questa multinazionale oltre a produrre alcuni fra i diserbanti più potenti e nocivi per l’uomo e l’ambiente, si è prodigata per la diffusione di alimenti e semenza geneticamente modificati, proponendoli come valida soluzione per la coltivazione in zone del pianeta altrimenti infruttifere. Valutando il macabro curriculum della Monsanto resta difficile credere che possa essere coinvolta in progetti per il benessere collettivo!
Vaste aree agricole dopo la comparsa delle scie, sono state letteralmente bruciate e il terreno reso pressoché sterile…ai normali semi ovviamente, non a quelli standardizzati per quel tipo di condizioni.
I semi transgenici oltre alla caratteristica dell’adattabilità e della resistenza hanno anche quella di non essere rinnovabili, l’anno successivo si dovranno acquistare nuovi semi per avere i frutti.
E’ stato reso noto il 23 Maggio 2005 un documento riservato della multinazionale che riporta lo stato di salute di cavie da laboratorio nutrite con alimenti OGM, tutte presentano gravi disfunzioni renali cardiache e gravi malformazioni fisiche.
INOCULAZIONE DI MASSA
Alcuni sospettano che il governo statunitense, d'accordo con altri governi coinvolti nel programma, stia autorizzando il rilascio graduale di bio agenti, allo scopo di vaccinare le popolazioni dall'alto. Questo, potrebbe talvolta essere la causa di malattie (SARS, AVIARIA, ...) arrecate a qualche persona ammalata dal vaccino stesso (si pensi alla strana epidemia di patologie respiratorie che ha colpito da qualche mese, circa il 40% della popolazione italiana! N.d.A.).
CONTROLLO DEMOGRAFICO
L'uso di agenti chimici e biologici da parte di uno Stato contro se stesso e la propria popolazione è sfortunatamente, un fatto storico. Possono verificarsi anche incidenti non intenzionali. Alcune persone suggeriscono che le Chemitrails possano davvero fare parte di un programma atto a ridurre il numero della popolazione.
Se le Chemitrails contengono, poi, agenti biologici che possono dare il “colpo di grazia” a persone già indebolite da altre patologie, potrebbe essere per assurdo, si potrebbe trattare anche in questo caso di un controllo della crescita della popolazione. Ma questo “ignobile” fine potrebbe essere l'unico vero scopo? La storia ha insegnato che quello che sembra più assurdo ad un'ottica razionale, in un'ottica di odio ed irrazionale, non è più tanto assurdo, e con tali armi nelle mani di un qualsiasi governo, occorre essere vigili fino a che non sarà disponibile una risposta esaustiva e definitiva.
IPOTESI HAARP E NORAD
In questa fitta trama di implicazioni, è emersa anche l’ombra inquietante di HAARP, un progetto USA volto a modificare il clima terrestre, andando a manipolare addirittura lo spettro elettromagnetico con l’uso di onde ELF (Estreme Low Frequencies).
HAARP è la più grande antenna del mondo, si trova in Alaska e immette costantemente onde elettromagnetiche nella ionosfera; visitando il sito www.radarmatrix.com potrete documentarvi ampiamente.
Intanto possiamo osservare gli squilibri che queste pericolose manipolazioni provocano in natura, come migrazioni di uccelli fuori rotta, arenamento dei cetacei, che come sappiamo si orientano con il magnetismo terrestre.
Attraverso ricerche incrociate per risalire ai finanziamenti che sostengono i diversi esperimenti di cui qui si accenna, si è potuto chiaramente osservare che vanno a convergere verso i nomi delle stesse multinazionali, e verso la NORAD (agenzia per la difesa aerospaziale Americana) la quale ha disseminato l’intero suolo statunitense con radar che sfruttano le frequenze ELF.
Questo ci da una chiave di lettura più ampia, ci mostra come in realtà queste situazioni non sono scollegate tra loro ma anzi, come fili vanno a tessere un disegno di ordine globale ben tracciato.
L’ Unione Europea ha avviato da più di due anni un’interpellanza parlamentare, in cui chiede agli Stati Uniti di far luce sulla vera natura e finalità delle CHEMTRAILS, la risposta si fa ancora attendere!
La domanda che viene naturale porsi è perché a questi aerei sia consentito il volo nei paesi NATO e libero accesso agli aeroporti, compresi quelli di Fiumicino (RM), Di Capodichino (NA) e di Gioia del Colle (BA).
IN EUROPA
Germania, Spagna, Olanda, Grecia, hanno già manifestato ai rispettivi governi la loro preoccupazione e fanno pressione affinché siano avviate indagini.
A Creta (Grecia), nella città di Xania, da quando hanno installato la base a Souda Bay, si è riscontrato un notevole aumento delle percentuali di cancro (35% in più!).
Avendo parlato con persone del luogo e avendo osservato il fenomeno in maniera massiccia, ho tirato le somme. La gente non ama parlarne, ma sa che la base c'entra. I cittadini non protestano perché la base, molto intelligentemente, ha assunto molte persone del luogo per farle lavorare. Essendo un paese non ricchissimo, hanno fatto si che una parte dell'economia si basasse anche sulla base di Souda.
In Italia c’è molta disinformazione ma di scie ce ne sono in gran quantità, ogni giorno sopra l’Umbria, l'Abruzzo, la Campania, la Toscana, il Veneto, la Sardegna, la Lombardia, il Lazio, la Puglia, (quante ne sono rimaste?) c'è un'attività intessissima. (Basta pensare alle più di 120 basi Nato/Usa installate in Italia dopo la guerra persa.
Tra le poche voci che si sono alzate in Italia c’è quella degli abitanti della vallata Feltrina colpiti da un grave aumento dei casi di cancro dopo la comparsa delle scie. Si è arrivati ad un interrogazione parlamentare anche grazie all’abbondante documentazione filmata, realizzata dagli abitanti in un esteso lasso di tempo.
Purtroppo anche in questo caso il silenzio ci lascia perplessi. Il ministro Martino ha poi risposto dichiarando che le scie visibili sono frutto di "normali" attività di aerei.
Cosa sono le scie chimiche ?
Le normali scie di condensazione rilasciate dagli aerei di linea sono ormai una normalità che osserviamo da più di mezzo secolo nei nostri cieli.
Attualmente l'aereo è diventato il mezzo di trasporto più sicuro, veloce e, in alcuni casi anche uno dei più economici grazie ai voli Low Cost presenti sul mercato da ormai alcuni anni. L'intensa attività degli aerei ha causato un pericoloso aumento della nuvolosità, soprattutto nella fascia nord atlantica, oltre ad aver incrementato l'aumento del buco dell'ozono e dell'effetto serra, insieme ad altri fattori responsabili come le attività che utilizzano energia proveniente da combustibili non rinnovabili.
Il tema in questione sulle scie chimiche tuttavia, non riguarda i normali aerei di linea.
Circa dal 1996, in quasi tutti gli Stati Uniti sono state osservate nei cieli delle strane scie che mostravano qualità differenti dalle normali scie di condensazione degli aerei.
Queste scie addirittura comparivano in zone dove prima il traffico aereo era totalmente assente e apparivano in bizzarre formazioni, incrociandosi in grandi reticolati o formando delle grandi X. Schemi che lasciano pensare ad attività di irrorazione (areosol) invece che a delle normali attività di aerei di linea.
La caratteristica ancora più sconcertante è che queste scie non si dissipano in pochi secondi come accade per una normale scia di condensazione, anzi si
espande, si "diluisce" nel cielo formando come un velo e spesso una nube che pian piano va a ricoprire tutta l'area interessata.
QUANDO SI VERIFICA UNA NORMALE SCIA DI CONDENSAZIONE
Quando un aereo vola a quote fredde e soprasatura l'aria umida, il vapore acqueo che esce dai motori si condensa in piccole gocce. Quando queste gocce sono prodotte a temperature ancora più rigide, si formano addirittura cristalli di ghiaccio.
Le scie chimiche o chemtrails sono invece scie di sostanze chimiche nebulizzare nell'aria tramite sistemi di irrorazione montati su aereoplani che non appartengono al normale traffico aereo.
Queste sostanze vengono irrorate a diverse altezze a seconda degli scopi per cui vengono utilizzati.
DIFFERENZE TRA SCIE AEREE NORMALI E SCIE CHIMICHE
I fattori che permettono la formazione di scie aeree e chimiche sono la temperatura, la percentuale di umidità, l'altezza.
Ad esempio ad esempio, se la temperatura è superiore ai -40 gradi e l'umidità atmosferica relativa è inferiore al 70% non è possibile la formazione di scie.
Inoltre c'è anche un altro fenomeno, l'alone, che viene osservato di solito insieme alle scie chimiche, ed è causato dalla rifrazione della luce.
In metereologia, "alone" è dato ad un anello di luce che circonda il sole o la luna.
Tale effetto è prodotto dalla luce che passa attraverso i cristalli di ghiaccio sospesi nell'aria. Un alone può essere anche un fenomeno naturale elusivo, che utilizza la forma esagonale od ovale dei cristalli di ghiaccio lunghi, preferibilmente con orientamento orizzontale delle facce piatte dei cristalli.
Può apparire, come una macchia brillante di luce, posta di solito a sinistra o a destra dell'alone mentre il sole è più basso nel cielo. L'alone correlato alla scia chimica è basato sullo stesso principio ma si forma a causa dell'irroramento chimico sui cristalli di ghiaccio. Questi aloni chimici sono piuttosto grandi, infatti sono formati da circa 20 anelli concentrici.
Già nel 1996 furono osservate negli Stati Uniti aerei che volando a quota molto bassa e a distanza ravvicinata rilasciavano scie persistenti e bianche che si intersecavano nel cielo a forma di “X”.
Ben presto il fenomeno si è esteso al Canada, Nuova Zelanda, Bahamas, Sud Africa, Croazia e molti altri paesi facenti parte della NATO come Francia, Spagna, Italia e molti altri.
La prima protesta contro le scie arrivò dal Canada nel ’98 quando, in seguito al continuo rilascio di CHEMTRAILS sopra la cittadina di Espanola, gli abitanti cominciarono ad accusare problemi di salute come: letargia, forti dolori alle giunture, perdita di memoria a breve termine, disturbi alle vie respiratorie, sintomi da depressione o simili a quelli influenzali.
Le lamentele furono ignorate dal Governo dell’Ontario e così alcuni cittadini, prelevarono campioni di acqua e neve dalla propria terra, commissionando analisi di laboratorio a proprio carico.
Dall’esame di questi, risultò che contenevano una quantità di particolato di alluminio 20 volte superiore al limite indicato per l’acqua potabile.
Ricorsero dunque, analisi di laboratorio in mano, ad una petizione presentata al Parlamento del Governo Canadese ad Ottawa, in cui i cittadini chiedevano chiarimenti sulla natura del fenomeno e soprattutto esigevano che cessassero le irrorazioni chimiche sopra di loro.
La risposta arrivò dopo 45 giorni, poneva l'accento sul non coinvolgimento da parte del Governo Canadese in tali operazioni e negava che l’aviazione militare avesse concesso permessi ad altri paesi di sorvolare il territorio Canadese a tale fine.
Perché allora furono fotografati Tankers (aerei cisterna militari) USA con tanto di scia al seguito?
Cosa si cela dietro questa cortina di oscurantismo?
Di certo sappiamo che non si tratta né di aerei di linea né commerciali, poiché spesso transitano in zone in cui il traffico aereo è inesistente e soprattutto ignorano i limiti di quota e distanza che regolano la sicurezza di volo. Inoltre sono stati fotografati sia in volo sia in aeroporti, sono spesso aerei bianchi senza insegne, cisterne dei cieli normalmente usate per rifornire di carburante i caccia da guerra in quota, ma che a quanto pare possono essere adibite ad altro scopo.
Ulteriore conferma a tale proposito è arrivata con l’attentato dell’11 Settembre; nelle ore successive al fatto fu posto il divieto assoluto ad aerei che non fossero militari Americani, di sorvolare il territorio Statunitense.
In quella occasione furono numerose le segnalazioni di cittadini allarmati da aerei che rilasciavano dense scie…era sicuramente l’antrace scaricata dai terroristi di cui tanto si parlava! No, niente antrace, ma “comuni” scie chimiche di cui a quanto pare, nessuno ha interesse a parlare!
Altro dato certo riguardo alle scie, è la loro nocività per l’uomo e l’ecosistema in generale; ad Edmonton (in Alberta) dopo la loro comparsa, cominciarono a morire le piante di una vasta area divenuta in breve tempo arida.
Ad un’analisi chimica del terreno, risultò che la sua conduttività era sette volte superiore alla norma e questo a causa della percentuale altissima di bario e alluminio.
Fra le sostanze rinvenute in diverse zone saturate dalle scie, si riscontrano oltre ad alluminio e bario anche titanio, bromuro e batteri che normalmente vivono negli alti strati dell’atmosfera e che inglobati da questi aerosol chimici sono trasportati a terra, con inimmaginabili conseguenze sulla salute dell’uomo.
Quali sono le finalità tanto nobili da rendere lecito un avvelenamento complessivo così intenso e incontrastato?
E se fossero normali attività "benefiche" perché non parlarne e rendere partecipi i cittadini?
Di fronte alle insistenti pressioni di numerosi cittadini Americani allarmati da queste anomalie nel cielo, le autorità interpellate Environamental Protection Agency, NASA, Federal Aviation Administration, National Oceanic and Atmosferic Administration e rispettivi scienziati, affermano che non è stato riscontrato niente di anomalo nelle scie, a loro dire normali scie di condensazione.
19 agosto 2006
Hot dog: Cibo perfetto per il cancro?
Che gli hot-dog non fossero un alimento consigliato per una dieta equilibrata si sapeva, ma adesso uno studio americano li addita come potenziali amplificatori del rischio di cancro. Sidney Mirvish, un ricercatore del Centro medico dell'Università del Nebraska, a Omaha, ha riferito che negli hot dog sono contenuti composti che possono indurre mutazioni nel Dna, capaci di aumentare in modo esponenziale lo sviluppo di cellule cancerose. Lo studio di Mirvish ha registrato che i livelli di tali sostanze negli hot dog variano notevolmente a seconda della marca, con oltre 240 diverse quantità di agenti chimici utilizzati nella fabbricazione dalle aziende.
"Il passo successivo nella ricerca - osserva Minish - è verificare quali sono le differenze nella produzione degli hot dog a seconda delle aziende e regolamentare l'uso dei composti chimici nocivi e dei metodi di lavorazione". Gli studiosi americani hanno cominciato ad analizzare infatti diversi tipi di hot dog per verificare ricerche precedenti, nelle quali era stabilita una relazione tra cancro al colon e consumo abituale di hot dog. E hanno scoperto che, se anche tali sostanze non sono responsabili in prima persona di causare il cancro, sono però in grado di amplificarne il rischio, mutando le cellule.
Era già noto che una delle sostanze usate per la conservazione degli hot dog (e di gran parte degli insaccati) è il nitrito di sodio, che interviene nella formazione di sostanze chimiche conosciute come composti N-nitrosi, la maggior parte dei quali è stato dimostrato provochi il cancro in animali di laboratorio. Ora i composti individuati da Mervish sono additati come ulteriori, possibili, responsabili di mutazioni cellulari che possono portare al cancro.
"Non dico che non si debbano mangiare gli hot dog - ha dichiarato Minish nel commentare gli esperimenti del suo gruppo - ma ritengo che siano necessari studi successivi per accertare quanto abbiamo scoperto". Prossimi esperimenti di laboratorio, nei quali le cavie saranno nutrite con carne di hot dog, serviranno a verificare se c'è un effettivo aumento del cancro al colon.
Intanto il presidente della American Meat Institute Foundation, una associazione che tutela i produttori di carne, ha sottolineato che lo studio del Nebraska è "una ricerca preliminare" e che gli stessi autori sottolineano che "necessità di successive verifiche, poiché le reali proprietà cancerogene dei composti studiati non sono state verificate sugli esseri umani".
Se quanto individuato dai ricercatori statunitensi venisse confermato non sarebbero a rischio solo gli hot dog. Secondo lo stesso Mirvish anche il pesce salato ed essiccato e alcuni condimenti come la salsa di soia posseggono le stesse proprietà dei composti da lui studiati.
Fonte: repubblica.it
15 agosto 2006
Giuda: il miglior amico di Gesù
Sfatando il detto del Giuda-traditore un manoscritto chiarisce pagine di Storia inventata o interpretata male sulla vita di Gesù.
Fu Gesù Cristo a chiedere a Giuda di consegnarlo alle autorità romane dopo aver svelato solo a lui la verità del Regno dei cieli.
A rivelare la nuova, sconvolgente versione dei rapporti tra il Messia e l'apostolo è uno straordinario documento ritenuto finora perduto: il Vangelo di Giuda.
Il manoscritto, in copto, è stato autenticato e tradotto 1.700 anni dopo la sua composizione con un lavoro durato cinque anni e al termine di una straordinaria odissea iniziata nelle sabbie del deserto egiziano e passata per una casetta di sicurezza a New York. Alcune pagine ricostruite sono state mostrate in pubblico per la prima volta alla National Geographic Society di Washington. In seguito finì nelle mani di mercanti di antichità, lasciò l'Egitto per giungere prima in Europa e poi negli Stati Uniti, dove rimase in una cassetta di sicurezza a Long Island per 16 anni prima di venire acquistato dall'antiquaria di Zurigo Frieda Nussberger-Tchacos nel 2000.
Quando i suoi tentativi di rivendere il manoscritto fallirono, la Tchacos - preoccupata per lo stato di grave deterioramento del codice - lo cedette nel febbraio 2001 alla Maecenas Foundation for Ancient Art di Basilea per farlo conservare e tradurre. Il manoscritto, noto anche come Codice Tchacos, verrà riconsegnato all'Egitto e ospitato dal Museo Copto del Cairo.
Il Vangelo di Giuda presenta una nuova visione del rapporto tra Gesù e Giuda e fornisce nuove informazioni sul discepolo che tradì Cristo. Contrariamente a quanto raccontano Matteo, Marco, Luca e Giovanni nel Nuovo Testamento, dove Giuda è ritratto come un traditore, questo nuovo vangelo presenta un Giuda che consegna Gesù alle autorità su richiesta dello stesso Cristo.
L'ipotesi formulata da Craig Evans, docente di Nuovo testamento presso l'Acadia Divinity College dell'Acadia University di Wolfville, in Canada, è che Gesù avesse in privato dato istruzioni a Giuda di portarlo alle autorità romane. Si tratta di un documento di straordinaria importanza che ribalta completamente la visione cristiana contemporanea e mostra quanto variegata fosse l'interpretazione della cristianità ai suoi albori.
Il Vangelo di Giuda, in sostanza, afferma che Giuda Iscariota fu l'unico apostolo a conoscere la verità della grandezza del Cristo. Si presenta con un titolo fortemente evocativo: «Il racconto segreto della rivelazione fatta da Gesù a Giuda Iscariota nel corso di una settimana, tre giorni prima la celebrazione della Pasqua».
Nella prima scena Gesù ride dei suoi discepoli che pregano il loro Dio, nel senso del dio minore del Vecchio Testamento che ha creato il mondo. Il passaggio fondamentale arriva quando Gesù dice a Giuda: «...Aiutando Gesù a liberarsi del suo corpo terreno, Giuda lo aiuterà a liberare la sua entità spirituale, la sua essenza divina. Lo status di Giuda viene più volte descritto come speciale: «Allontanati dagli altri a te rivelerò i misteri del Regno.
Il testo suggerisce inoltre che Giuda sarà deprecato dagli altri discepoli ma sarà comunque superiore a loro. «Sarai maledetto dalle generazioni ma regnerai su di loro», gli dice Gesù. Giuda ha poi una visione in cui gli altri discepoli lo contestano: «nella visione vidi me stesso mentre i 12 discepoli mi prendevano a sassate e mi perseguitavano».
Un passaggio del testo sembra fare riferimento alla trasfigurazione di Giuda: «Giuda aprì gli occhi e vide la nube luminosa, e vi entrò». Il testo si interrompe all'improvviso: «Essi (coloro che erano venuti ad arrestarlo) avvicinarono Giuda e gli dissero, "Cosa fai qui? Sei un discepolo di Gesù".
Nel documento non si fa accenno alla crocifissione nè alla resurrezione.
Il punto di vista degli studiosi è che questa visione alternativa del rapporto tra Gesù e Giuda sia un importante esempio della mentalità dei primi cristiani e offra nuove importanti prove sulla diversità della primitiva Chiesa cristiana.
Elaine Pagels, docente di Storia delle religioni a Princeton e una delle massime autorità internazionali nel campo dei vangeli gnostici, sostiene che «la sorprendente scoperta del Vangelo di Giuda, insieme a quelle dei Vangeli di Tommaso, Maria Maddalena e i molti altri vangeli recentemente scoperti dopo 2000 anni, stia trasformando la comprensione degli albori della Cristianità.
«La scoperta di un nuovo vangelo manoscritto è un fatto estremamente raro, soprattutto se si tratta di un testo menzionato dalle prime fonti cristiane» ha aggiunto Marvin Meyer della Chapman University, mentre Evans sottolinea che il Vangelo di Giuda è «un'importante testimonianza di come i primi cristiani avessero opinioni diverse su Gesù e i suoi discepoli» e «forse riuscirà a far capire meglio il senso di cose solo suggerite dal Nuovo Testamento».
Il lavoro di ricerca è stato sostenuto dalla National Geographic Society insieme alla Maecenas Foundation for Ancient Art e al Waitt Institute for Historical Discovery. Le 66 pagine del documento non contengono solo il Vangelo di Giuda, ma anche un testo intiolato Giacomo (noto anche come la Prima Apocalisse di Giacomo), una lettera di Pietro a Filippo e un frammento di un quarto testo che gli studiosi hanno deciso di chiamare provvisoriamente Allogeni (Book of Allogenes).
«Il Codice è stato certificato come autentico e riconosciuto appartenente alla letteratura apocrifa degli albori della cristianità grazie a 5 metodi di ricerca: datazione al radiocarbonio, analisi dell'inchiostro, imaging multispettrale, prove paleografiche e di contesto», ha dichiarato Terry Garcia, vicepresidente esecutivo per le missioni della National Geographic Society. Sarà utile che questo testo continui ad essere studiato dagli storici come dai teologi.
Nel gennaio 2005, piccoli campioni del papiro e della pelle sono stati analizzati presso il laboratorio di datazione al radiocarbonio con spettrometria di massa con acceleratore dell'Università dell'Arizona, uno dei più importanti al mondo in questo campo. Gli studiosi che hanno esaminato il contenuto e lo stile linguistico del Codice, scritto in dialetto copto-saidico, sostengono che i concetti teologici e i tratti linguistici del testo rispecchiano quelli trovati nella Biblioteca di Nag Hammadi, una raccolta di testi scoperta in Egitto nel 1945 anch'essa risalente ai primi secoli dell'era cristiana. Marvin Meyer, professore di studi biblici e cristiani presso la Chapman University, di Orange, California, e Stephen Emmel, professore di studi copti presso l'Università di Munster in Germania, concordano con il fatto che il codice rispecchia la visione gnostica prevalente nel secondo secolo d.C.: periodo in cui il testo originale greco del Vangelo di Giuda venne redatto per la prima volta, prima di venire successivamente tradotto in copto.
14 agosto 2006
Giacinto Auriti: Idee semplici ed Inimmaginabili
Un personaggio come Giacinto Auriti non possiamo dimenticarlo tanto facilmente. Un abruzzese che si definiva “un contadino che ha fatto per hobby il professore d’università”. Lui che ha pensato e argomentato l'impensabile, che ha portato avanti una battaglia alla donChishiotte non rimmarrà a lungo nel sentiero del Dimenticato.
Ha elaborato la nuova teoria del valore “come rapporto tra fasi di tempo” che lo condurrà alla scoperta del “valore indotto” della moneta.
“Chi crea il valore della moneta — dice Giacinto Auriti — non è chi la stampa ma il popolo che l’accetta come mezzo di pagamento”, sono però i banchieri, i grandi usurai, che si appropriano del valore monetario, usandolo come strumento di dominazione ed imponendo all’umanità il signoraggio del debito. Ed ecco allora la geniale soluzione del problema: La proprietà popolare della moneta, che restituisca al popolo il maltolto dei valori monetari che esso crea. L’auspicio è che siano i governi a gestire l’emissione monetaria ed a ripartire gli utili, come reddito di cittadinanza, a tutti i cittadini.
Per le sue idee INIMMAGINABILI non è stato mai condannato, ma condanna maggiore in questo periodo di sovraesposizione dei media è il SILENZIO.
Chi vuole bene a questo personaggio, deve rompere questo muro del silenzio ed abbattere questa omertà vigente su un professore, avvocato del diritto che ha dedicato la sua vita al bene del POPOLO ( ma che non sia un difetto?).
13 agosto 2006
Giacinto Auriti
Il prof.Giacinto Auriti , ex docente della facoltà di Giurisprudenza dell’ Ateneo di Teramo, da una quindicina di anni ha “sfidato” , con scienza e coscienza, il ruolo e la funzione degli Istituti di emissione monetaria, nazionali ed europee. Egli , infatti, sostenne che il sistema delle Banche Centrali, compresa la BCE, si è ingiustamente ed arbitrariamente appropriato della “moneta” e della sua gestione, quale strumento sostitutivo del baratto, prestandola non solo al popolo, che invece ne dovrebbe essere il legittimo proprietario , ma anche allo stesso Stato ; con ciò esercitando di fatto un’ “attività usuraia” atipica oltre che illegittima. Trattasi, ovviamente, di pura argomentazione giuridica non priva , ove trovasse applicazione , di effetti sociali , politici ed economici rivoluzionari. Ad aggravare questo presunto stato di illegittimità originario nella creazione e nella gestione della moneta a corso legale, si aggiungono, ovviamente, gli abusi e le vessazioni del sistema bancario privato la cui realtà è nota a tutti.
Breve storia della moneta moderna suggerita dal prof. Giacinto Auriti
1694 - Viene costituita a Londra la Banca d'Inghilterra, che diviene proprietaria di circa tre quarti del pianeta Terra.
1795 - La Rivoluzione francese trasferisce al popolo la gerarchia politica ma non quella finanziaria.
1865 - Guerra di Secessione: Abramo Lincoln, primo Presidente degli Stati Uniti d'America, abolisce la schiavitù. Viene creato il dollaro della Secessione, e quindi la Federal Reserve di Forte Knox.
1999 - Con il Trattato di Maastricht nasce l'Euro. Non aderisce la Banca d'Inghilterra legata al dollaro.
2001 - Il primo settembre, le banconote e monete metalliche Euro entreranno in distribuzione presso Banche, Uffici cambio e distributori automatici.
Breve storia del Simec Guardiagrele Anno 2000
Aprile/maggio - Preparativi, sperimentazione scientifica e costituzione del Comitato Sindacale Antiusura per la creazione della carta-moneta di proprietà del cittadino: responsabile unico, il Segretario Generale Giacinto Auriti.
Giugno/luglio - Vengono stampati, in diecine [?] di migliaia di esemplari, sette tagli diversi (lo stesso numero degli Euro), bicolori, con relativi numeri di serie ad inizio della lettera A: 500 - 1.000 - 2.000 - 5.000 - 10.000 - 50.000 - 100.000 per un importo complessivo di 168.500. Nel dritto è riportato, sulla sinistra, il contrassegno rappresentato dal Simbolo Econometrico Di Valore Indotto con la clausola: marchio registrato - riproduzione vietata.
Sulla destra, superiormente alla cifra, il relativo numero romano ad eccezione del taglio da 500 che, nell'esagono riporta l'intera cifra. Al centro, con scritta in nero, la proprietà della moneta e la specifica dell'emissione firmata dal Segretario Generale del Sindacato Antiusura Giacinto Auriti.
Al retro, identica per tutti i tagli, l'immagine di un focolare acceso sormontato da una croce, il valore in lettere e, in un rettangolo sottostante, il richiamo del simbolo accettato dai vari Comuni convenzionati con i tre articoli della Costituzione italiana. Per la seconda volta (dopo la sterlina inglese) in una moneta, un ulteriore elemento di garanzia: in aggiunta alla filigrana, contro eventuali falsari, è rappresentato dalla soprastampa a caldo, in argento, dello stemma-simbolo con il recente sistema dell'ologramma. Infine, nella bordatura colorata inferiore, la scritta latina NON BENE PRO TOTO LIBERTAS VENDITUR AURO (non è bene vendere la libertà per tutto l'oro del mondo).
Martedì 11 luglio - Un primo quantitativo di Simec viene ritirato dall'Istituto tipografico e mostrato ai soci del Sindacato. Si concretizzano gli accordi con la distribuzione delle vetrofanie per gli operatori che aderiscono alla vendita.
Fine luglio - Il passaparola popolare e la stampa locale si impadroniscono della operazione commerciale; il potere di acquisto rispetto alla lira raddoppia. Il successo prende alla sprovvista gli stessi autori e Guardiagrele si anima all'inverosimile. La Magistratura prende atto del fenomeno, ma non interviene. La Guardia di Finanza effettua un controllo da cui risulta tutto regolare.
Domenica 6 agosto - Festa del Patrono e Mostra dell'Artigianato. Dall'intero Abruzzo e dall'Estero si moltiplicano le presenze. Dalle 39 attività commerciali di luglio si giunge alle oltre 70 con il coinvolgimento delle due Province di Chieti e L'Aquila. Alcuni tagli della "moneta del popolo" vengono esauriti. Inizia l'emergenza ed in Piazza S. Maria Maggiore, alla cassa di "Casa Auriti" si alternano giovani volenterosi che accettano prenotazioni di ulteriori tagli al momento mancanti. La Guardia di Finanza torna a fare dei controlli. Tutto regolare.
Giovedì 10 agosto - Il sole tramonta alle ore 19 e 19 ed il professore, don Giacinto per i guardiesi, attorniato dai compaesani, concede interviste sulla operazione finanziaria. Le sue frasi ricorrenti sono: finalmente il denaro è del cittadino, e non di chi lo stampa - il suo valore è dato da chi lo usa e non da chi lo mette in circolazione - e per concludere, con l'Arte l'Italia può vendere il Bello.
La richiesta numismatica di collezionisti, da varie parti d'Italia e dall'Estero, aumenta a vista d'occhio.
Dopo il ferragosto guardiese - Da alcune regioni d'Italia giungono rappresentanti comunali e di categorie commerciali interessati alla esperienza monetaria. Lettera aperta del prof. Auriti con le firme di oltre 1000 cittadini per il dissequestro della "moneta auritana". Iniziano contatti politici per una interpellanza parlamentare alla riapertura delle Camere. Lettera aperta al Clero (diretta a Vescovi e Cardinali) in difesa della "MONETA DEI POVERI" perché diventi la "MONETA DEL GIUBILEO" che così conclude: Quando la moneta era d'oro, non era possibile attribuirla gratuitamente all'atto dell'emissione per l'alto costo dell'oro. Oggi, con i simboli di costo nullo, non solo è possibile, ma doveroso, per sollevare l'umanità dal signoraggio della grande usura. Siamo certi che la moneta emessa dalla Chiesa sarebbe certamente conforme al grande evento del Giubileo. E saranno favorevoli anche tutte le religioni notoriamente schierate contro l'usura, in una visione sostanzialmente ecumenica.
Ma l’11 agosto 2000 avviene il sequestro da parte della Guardia di Finanza.
La Guardia di Finanza ha eseguito degli accertamenti a scopo cautelativo. Ma non c'è dubbio, fa intendere il "vecchio" professore, che questo progetto se reso operativo, potrebbe mettere in discussione l'intero sistema economico mondiale.
Prof. Auriti la Guardia di Finanza ha sequestrato i simec da Lei messi in circolazione. Perché?
Perché c'è un provvedimento della procura della repubblica che ha ordinato il sequestro dei simec, e hanno portato come giustificazione la violazione delle norme bancarie, che sono norme ridicole, un provvedimento assolutamente infondato perché noi abbiamo dimostrato che è valore indotto e non valore creditizio.
Tradotto: essendo i soldi carta straccia, non si capisce come possano essere presi in prestito come se avessero un valore.
Abbiamo esercitato un diritto come ha detto Bruno Tarquini, procuratore generale di Cassazione scrivendo la sua relazione sulla materia ad un congresso tenutosi all'università. Il titolo è questo, "I simec: legittimità costituzionale e legislativa dell'induzione giuridica". Quindi si può fare.
Che motivazione daranno all'operazione di sequestro?
Questo è un sequestro preventivo direi cautelativo, perché non c'è un'imputazione di reato. Dovranno dimostrare che noi nel pieno rispetto dall'articolo 42 della Costituzione e delle leggi italiane abbiamo commesso qualche reato. Sarebbe veramente assurdo tutto ciò. Anche perché noi abbiamo fatto tutto alla luce del sole.
Che cosa succede adesso a Guardiagrele?
E come se ci avessero tirato il sangue. La liquidità sul mercato è come il sangue. Questo blocco improvviso della nostra liquidità è un fatto grave, i miei concittadini, i commercianti, si troveranno presto sull'orlo del fallimento, quindi dal paradiso sono precipitati nell'inferno per il provvedimento di un magistrato che, cosi facendo, sta di fatto uccidendo un paese.
Un paese che era chiamato la piccola Svizzera, che era rinato perché tutti entusiasti dell'iniziativa. Ora è precipitato nell'impossibilità di pagare, perché se tu hai la moneta e te la tolgono e come se togliessero il sangue dal mercato. Io sono indignato per questo.
Non crede che tutto ciò abbia dei risvolti positivi, cio è una maggiore legittimazione e attendibilità per il suo progetto?
Certo. Comunque noi gli risponderemo per le rime, perché noi abbiamo ragione da vendere. Noi abbiamo avuto un magistrato che non è informato sul valore giuridico del Simec.
Dopo anni di teoria e di studio Lei era riuscito a rendere operativo un progetto che lo stesso sindaco di Guardiagrele l'aveva definito una Rivoluzione copernicana. Ci sarà da parte sua un nuovo tentativo?
Questa è una rivoluzione che non si ferma più per una ragione molto semplice: perché è vera. E poi perché è scientificamente inconfutabile. La moneta deve essere di proprietà del popolo non della banca, oggi la banca emette la moneta prestandola ai cittadini; siccome prestare è una prerogativa del proprietario, si appropria il valore monetario creato dai cittadini, quindi deve accreditare; e allora questo principio è talmente forte è talmente valido che nessuno lo può contestare.
Sembra utopia ma non è utopia. Sul piano scientifico l'utopia non esiste. Se ti avessero detto un secolo fa che si andava sulla luna l'avresti preso per matto. La stessa cosa il principio della proprietà popolare della moneta. Dunque, noi da questo punto di vista siamo tranquilli, superata questa fase del sequestro, che noi consideriamo un episodio meramente marginale rispetto alla logica della scuola che noi stiamo portando avanti sul piano della moneta. Be superato questo, si affermerà in tutto il mondo perché i popoli preferiranno essere proprietari piuttosto che debitori dei loro soldi. Oggi tutti i popoli sono poveri perché hanno un debito pari a tutto il loro denaro, perché all'atto dell'emissione la banca centrale emette moneta solo prestandola, mentre dovrebbe accreditarla e non addebitare. Ecco, questo è quello che noi sosteniamo.
Il comune di Guadiagrele è stato reso famoso grazie a Lei per questo motivo, anche se l'amministrazione non ha preso parte all'iniziativa. I comuni di tutta Italia possono entrare nel merito di un "sistema monetario autonomo"?
Eccome! Lo abbiamo scritto sulla moneta simec, ossia Simbolo Econometrico convenzionalmente accettato nei comuni collegati e collegabili a norma della legge che collega i comuni per scopi sociali. Non solo, lo abbiamo detto anche nella scritturazione apposta sul simec, noi abbiamo affermato che questo è emessa in attuazione del secondo comma dell'articolo 42 della costituzione che sancisce l'accesso alla proprietà per tutti. Quindi è la costituzione che dice di creare un diritto della persona con contenuto patrimoniale, e il contenuto patrimoniale noi lo creiamo con i simec, quindi non diamo come contenuto economico beni di consumo o beni programmati dai vertici politico economici come nei paesi socialisti, ma diamo ai cittadini il denaro per comprarli, in modo che il cittadino quando spende sceglie i beni che vuole consumare.
Ecco il principio della proprietà popolare della moneta che è il reddito di cittadinanza.
Questa diceva il Prof Auriti, ma stroncato da un male incurabile l’11 agosto 2006 nella sua abitazione romana ha finito di portare avanti la sua battaglia.
Guarda il video mentre parla del Simec (42 min)
12 agosto 2006
Curare la vista: con il mouse
Rishi Giovanni Gatti ci offre un metodo derivante dal Sistema di Bates per aiutare la vista nelle soste davanti al video.
Come conciliare la cura della vista e il lavoro davanti al video: un problema molteplice che però ha soluzioni semplici, da mettere in pratica intenzionalmente fino a che non saranno diventate spontanee e automatiche.
Il problema più grosso che un qualsiasi praticante del Sistema Originale di Bates per la Cura della Vista mediante auto-trattamento mentale si trova ad affrontare è il lavoro al video del calcolatore elettronico. Oramai questi schermi elettronici sono ubiquitari, e non ostanti i passi avanti fatti dalla tecnologia, che ci consegna ogni anno schermi sempre migliori, la difficoltà di guardarli senza sforzare è sempre enorme, specialmente per chi è all’inizio della cura ed ha da poco abbandonato definitivamente e permanentemente l’uso delle lenti correttive o dei dispositivi a foro stenopeico.
Potremmo dire che le due attività, la cura della vista e l’uso del videoterminale, siano due occupazioni che si elidono a vicenda, nel senso che se si persegue l’una, ciò è a detrimento dell’altra e vice versa. Infatti la persona che ha una vista imperfetta sotto trattamento si trova a dover fronteggiare un problema per certi versi molteplice:
1. la caratteristica peculiare delle cifre e delle lettere generate sul video, come impulsi luminosi primari e non come mero riflesso secondario di una fonte luminosa terza, come quella della carta stampata dei libri di testo;
2. la carenza di luce naturale nell’ambiente di lavoro e la insufficiente intensità del flusso della comune luce artificiale, nonché la sua scarsa qualità;
3. la preoccupazione di dover “essere produttivi”, perché si ha poco tempo e si deve terminare il lavoro, e gli occhi si ribellano e ci vedono sempre peggio essendo sottoposti ad un conseguente e aumentato sforzo per vedere.
Analizzando più nel dettaglio le varie condizioni elencate, ci accorgiamo che alcuni rimedi esistono e si possono attuare con grande beneficio. In particolare:
a) il video come la carta stampata
Che le immagini video – lettere e cifre – siano costituite da “pixel”, composti ciascuno da tre “sottopixel” con i tre colori primari (rosso, verde e blu) in sintesi additiva, e separati tra loro da un microscopico contorno nero di sfondo, è una verità che pochi lettori hanno realizzato. Prendere coscienza di questo fatto avvicinandosi al video o prendendo una lente da ingrandimento per capire bene il fenomeno è una conditio sine qua non per attuare una strategia vincente di cura. Se non si conosce il problema quale è, come è possibile risolverlo, o dissolverlo? Il problema è che le lettere e i numeri a video non sono reali, ma sono un semplice accostarsi di punti in una matrice prefissata, che il cervello si sforza di integrare, di rendere reale come il carattere stampato su carta.
L’unico modo che il cervello ha per ovviare a questo problema è sfocare leggermente l’occhio per creare una lieve sovrapposizione tra i pixel sfocati in modo tale che il carattere matriciale sembri costituito da un tratto continuo, come il carattere stampato. Questo meccanismo perverso si attiva inconsciamente e persiste fino a che non viene ripristinata la “centrale fissazione” dell’occhio, e cioè la capacità di discernere il singolo pixel, o meglio ancora il singolo sottopixel, che va a costituire insieme agli altri pixel o sottopixel la matrice sulla quale si ricava il simbolo a video.
A dire il vero, l’ideale sarebbe riuscire a discernere, tramite centrale fissazione, una piccolissima parte dell’interspazio nero che costituisce lo sfondo sul quale i pixel si accendono per formare il simbolo a video. Per farlo, è sufficiente immaginare, mentre si usano gli occhi, questa piccolissima parte di interspazio nero presente ovunque sotto ai pixel, dimenticandosi di tutto il resto, e spostando lo sguardo sulle lettere, ricordandosi che non si tratta di lettere vere ma di pixel e sottopixel separati tra loro, e che è assurdo cercare di vederli come un tratto continuo.
b) luci forti
La differenza tra l’illuminamento che l’occhio umano troverebbe normalmente all’aperto in una giornata serena di sole primaverile e l’illuminamento di cui può godere quando è all’interno di un ufficio davanti al video del calcolatore è dell’ordine delle decine di migliaia di lux. Cioè, stare al chiuso e stare all’aperto fa una grande differenza per l’occhio, che si vede depauperato, all’interno di una comune stanza, della quasi totalità del suo nutrimento fisiologico, cioè la luce del sole.
Per rimediare occorre agire lungo due direzioni:
1. riabituarsi gradualmente alla luce diretta del sole, imparando a guardarlo direttamente, nell’arco di qualche mese di pratica quotidiana, usando anche la scorciatoia della Lente Solare del Dott. Bates;
2. aumentare di pari passo il flusso luminoso che investe gli occhi quando si è al lavoro davanti al video, utilizzando lampade elettriche di vario tipo, possibilmente ad ampio spettro (ad esempio quelle della ditta Biosystem Life Lite®), alto rendimento e temperatura colore di almeno 5.500 K; per la pratica quotidiana con la Tabella di Snellen sarebbe opportuno, qualora non si possa usare la luce diretta del sole, utilizzare la forte luce concentrata dei proiettori a ioduri metallici e scarica di gas.
Nell’attuare queste due direttive bisogna sempre ricordarsi che ogni individuo è un caso a sé, non tutti vedono ugualmente bene nelle medesime condizioni luminose, e magari una luce che qualcuno potrebbe giudicare forte in realtà per qualcun altro è assai debole. In tutti i casi, secondo il Dott. Bates, tutti dovrebbero diventare capaci di poter guardare in alto il sole senza provare alcun fastidio o disagio.
c) usare gli occhi razionalmente
Sono due le trappole che costantemente il video del calcolatore ci tende mentre lavoriamo con esso:
1. nello spostare il puntatore (la freccia sul video che facciamo muovere spostando il mouse sulla scrivania), siamo tentati di guardare fissamente il punto di arrivo, l’oggetto su cui premere il pulsante, e seguire nel campo eccentrico il movimento, in genere a scatti, che il puntatore fa dietro nostro comando finché esso arriva a destinazione;
2. una volta dato un comando qualsiasi, siamo tentati, mentre siamo in attesa della risposta del calcolatore, di fissare lo sguardo nel vuoto, al centro dello schermo, aspettando chissà che e perdendo tempo ed energia che sono invero assai preziosi.
Queste due tentazioni sono infinitamente molto più dannose per la vista di quelle elencate precedentemente perché vanno a minare alle fondamenta il funzionamento naturale della facoltà visiva. È perché usiamo gli occhi così irrazionalmente che la mente va sotto sforzo e non lavora con la dovuta efficienza. Una mente inefficiente è una mente che non ha gli occhi sotto il normale controllo, è una mente che genera preoccupazioni e problemi, che a loro volta indeboliscono la vista e rinforzano il circolo vizioso dal quale uscire diventa sempre più impegnativo.
Fortunatamente il rimedio esiste:
1. seguire il puntatore immaginando che l’oggetto puntato si muova verso di esso, mentre si immagina che tutto lo sfondo, compreso l’oggetto verso il quale stiamo dirigendo il puntatore, si muova in senso contrario al movimento del puntatore;
2. chiudere gli occhi quando si è in attesa del responso del calcolatore, e riaprirli per una frazione di secondo ogni due o tre secondi, ripetendo il periodo di rilassamento fino all’avvenuta risposta, per proseguire poi con il lavoro.
Niente di più facile.
All’inizio, mettere in pratica questi suggerimenti costerà molto in termini di produttività, ma è un investimento che vale la pena intraprendere. Già nelle prime ore si scoprirà che la visione sarà molto migliore e la mente più rilassata e libera. Tenere nei pressi dello schermo del calcolatore una Tabella di Controllo di Snellen sulla quale lanciare una rapida occhiata ogni tanto consentirà di verificare i progressi minuto per minuto, oltre che essere una ulteriore fonte di riposo per gli occhi. Nel corso dei giorni o delle settimane, sarà possibile rimpicciolire i caratteri comunemente usati a video e allontanare o avvicinare lo schermo per verificare come le condizioni che una volta erano assai sfavorevoli ora non lo sono più così tanto, si sono trasformate in condizioni nelle quali è più facile esercitarsi a vedere sempre meglio, e a pensare e lavorare in modo sempre più riposato e tranquillo.
11 agosto 2006
Biodiesel: fatto in casa rende di piu' !/?
Il petrolio alle stelle ed il gasolio anche. Questo è un sistema ideato da Andrea Belinassu per creare biodiesel da olio vegetale . Il sistema è semplice e, può essere fatto in casa. Dato che, si presume sia per un uso sperimentale e personale si è esentati dall'accise governativa.
La prima volta che ho sentito parlare del biodiesel è stato qualche anno fa alla televisione.
Era uno di quei documentari in cui si presentano fonti di energia alternative pulite; si parlava di combustibile ricavato dai semi di girasole e di sperimentazione sui mezzi pubblici.
Avevano fatto anche cenno alla possibilità di coltivare terreni poco redditizi a piante oleaginose da cui estrarre l’olio da cui ottenere il carburante.
La cosa che più mi aveva stupito era stato un gesto dimostrativo del personaggio intervistato:
aveva messo due dita nel barattolo di biodiesel, in primo piano, e se le era portate alla bocca!
“Se lo avessi fatto con del gasolio comune avrei tossito per un bel po” erano state le sue parole.
Poi non ne ho più saputo nulla per diversi anni; evidentemente certe cose non vengono pubblicizzate troppo, forse per questioni di interessi economici o perché era meno radicata e presente nelle amministrazioni pubbliche l’idea di usare fonti di energia meno inquinanti.
Qualche mese fa ho scoperto che alcuni temerari alimentavano vetture a gasolio con olio di semi, in quanto ha caratteristiche abbastanza simili al gasolio e può lubrificare meglio la pompa di iniezione. Inoltre costa meno e bruciando produce molte meno emissioni inquinanti. Eureka!
Mi sono documentato al riguardo, e in effetti ho scoperto che il caro vecchio Rudolf Diesel, inventore del motore omonimo, aveva pensato a questo sistema prima dell’avvento del petrolio (erano i primi anni del ‘900). Egli aveva utilizzato come combustibile olio di arachidi e ne aveva auspicato la coltivazione in terreni altrimenti inutilizzabili, per poter alimentare questo motore da lavoro.
Ahimè le cose poi sono andate come sappiamo, e ho anche potuto constatare che l’evoluzione dei moderni motori diesel non è sempre compatibile con il propellente vegetale usato in origine.
Ho letto alcune “discussioni virtuali” a riguardo e non tutti i motori gradiscono un carburante molto più denso del gasolio comune (dai 2/6 cSt del gasolio si passa ai 70/80 cSt dell’olio di semi!).
L’unico modo di riportarlo a valori di densità paragonabili al gasolio è una reazione di transesterificazione (ossia di trasformazione di un estere in un altro estere) che spezzi le molecole dei trigliceridi che compongono l’olio in catene più piccole e quindi più fluide.
Ed ecco il biodiesel, all’anagrafe EMV (Estere Metilico Vegetale), nuovo combustibile pulito, rinnovabile e ad effetto serra nullo (ributta in aria la CO2 usata dalle piante per produrre l’olio).
Per fare chiarezza sui termini che ho usato, gli esteri non sono molecole che provengono da oltreconfine (passatemela) ma semplicemente una specie chimica che si forma dall’unione di un alcool con un acido grasso.
Gli acidi grassi sono a loro volta molecole tutto sommato molto simili agli idrocarburi a lunga catena presenti nei distillati di petrolio.
I trigliceridi sono esteri formati da una molecola di glicerina (che è un trialcool) e da tre acidi grassi.
Quindi va da se che è una molecola piuttosto grande rispetto a quelle lineari degli idrocarburi, bisognerebbe spezzettarla, eliminando la glicerina e attaccando gli acidi grassi ad un alcool più piccolo, come il metanolo.
Ed ecco la transesterificazione; non è un gioco di prestigio inventato da mago Silvan, come suggerirebbe il nome, si tratta solo di scambiare un alcool grosso e “ramificante” con uno piccolo e semplice.
Come si può vedere nello schema sopra, da una grande molecola di partenza se ne ottengono 3 più piccole (si tenga presente che le “-R” sono catene di 12/18 atomi di carbonio, quindi piuttosto lunghe).
Qualcuno oltreoceano si fa il biodiesel in casa, seguendo proprio questa reazione e magari usando come materia prima, i trigliceridi che provengono da qualsiasi fonte, olio vegetale nuovo, olio fritto di cucina, grassi animali…
Insomma la cosa è sempre più interessante, oltre ad essere una fonte economica e pulita di energia, questo biodiesel permette di riciclare gli scarti alimentari grassi di cucina per fare del combustibile!
Siccome sono pigro e non volevo rispolverare le mie nozioni di chimica ho seguito pari pari le “ricette” trovate su un ottimo sito web che vi consiglio caldamente (è in inglese ma anche ha molte immagini chiare www.journeytoforever.org).
In concreto per la razione occorrono 3 molecole di alcool metilico (o etilico) per ogni molecola di trigliceride da trasformare e un po’ di catalizzatore (soda caustica) per promuovere la reazione.
Tradotto in misure a noi più familiari ci vorrebbe 0,1 litro di metanolo e circa 3,5g di soda caustica (NaOH) per ogni litro di olio fresco.
Ma siccome ogni reazione tende ad un equilibrio e noi vogliamo che tutto l’olio sia trasformato e non solo una parte si usa un eccesso di alcool per spingere la reazione verso la totale conversione.
Quindi la ricetta è :
- X litri di olio fresco
- 0,2*X litri di metanolo
- 3,5*X grammi di soda caustica
Volendo si può usare anche l’olio usato in cucina dopo la frittura, ma in tal caso va aggiunta una aliquota in più di catalizzatore per neutralizzare gli acidi grassi liberi,e va eliminata l’acqua e le scorie di cibo eventualmente presenti.
Tale aliquota si calcola con un metodo detto titolazione, per il quale vi rimando sempre al sito che vi ho segnalato sopra.
In linea di massima con olii non troppo usati la dose totale di NaOH è circa 6,25g per litro.
Siccome il metanolo non è facile da reperire, ed è soggetto a controlli, dopo gli avvelenamenti del vino di alcuni anni fa (il metanolo è un composto tossico per contatto e ingestione e va usato con le dovute cautele e precauzioni!), ho pensato che la cosa poteva essere più semplice usando il comune etanolo (il classico alcool rosa che usiamo tutti per disinfettare e pulire).
L’etanolo è inoltre di origine biologica e non è tossico come il metanolo, si trova ovunque e non ha particolari precauzioni d’uso, se non quelle che già conosciamo per esperienza comune.
Come al solito però c’è un rovescio della medaglia: l’alcool deve essere assolutamente anidro (quindi quello a 90° e 95° gradi non vanno bene, pena l’insuccesso) perché l’acqua parassita la reazione, bloccandola, e promuovendo una reazione di saponificazione manda tutto a monte.
Quindi bisogna procurarsi dell’alcool etilico assoluto (99,9%) che è più difficile da trovare e costa
più caro.Una volta trovato bisogna usare più catalizzatore (7g/litro di olio contro i 3,5g/litro per il metanolo); ci vuole anche una maggiore quantità di alcool (27,5% contro il 20% dell’olio con il metanolo).
Le modalità di processo prevedono che prima si mescoli l’alcool con il catalizzatore, avviando la reazione tra i due, che forma un intermedio reattivo (il metossido di sodio, o l’etossido a seconda dell’alcool). Successivamente si uniscono il metossido e l’olio, a una temperatura tra i 35 e i 60°C (optimum a 45-50°C) agitando il tutto per circa un’ora.
Per cominciare, mi sono procurato gli ingredienti: olio di semi del discount, alcool etilico al 99,9 % e soda caustica granulare da un colorificio.
Ho comprato un fornelletto elettrico, una bilancetta da cucina precisa al grammo, e ho recuperato una vecchia pentola in disuso della capienza si circa 3 litri e un trapano.
Ho effettuato prove su un litro alla volta per non fare inutili e scoraggianti sprechi, quindi ho mescolato circa 275cc di alcool etilico (CH3-CH2-OH) con 7g di NaOH fino a completa dissoluzione.
A parte ho messo la pentola a scaldare sul fornelletto con un litro di olio di semi, e raggiunti i 50°C (ossia la temperatura di un termosifone più o meno) ho aggiunto l’etossido.
agitazione della miscela
Subito la miscela si intorbidisce e diventa di colore scuro, bisogna tenerla agitata per un’ora (ho usato un trapano su una colonnina, con un perno e una rondella saldata come agitatore).
Alla fine ho spento fornelletto e agitatore, e dopo poco si poteva già constatare la sedimentazione della glicerina densa e scura sul fondo, mentre la fase superiore era molto più chiara e liquida.
Insomma la reazione è riuscita! Basta lasciare riposare qualche ora per la completa separazione.
Se si dispone di un recipiente con un rubinetto in fondo si può far defluire prima la glicerina, e dopo l’estere prodotto.
A questo punto basta effettuare un lavaggio con acqua (meglio in tre cicli) per asportare saponi,
separazione glicerina-biodiesel
residui di alcool e soda dall’estere, e dopo una decantazione di alcune ore il biodiesel diventa limpido e “pulito” e si può usare come combustibile.
Ho effettuato prove con quantità maggiori di reagenti, usando sia metanolo che etanolo, sia olio nuovo che olio usato per friggere. Bisogna essere precisi e attenti nelle varie fasi, o si rischia di
ottenere degli insuccessi, reazioni che non avvengono, o si fermano a metà (mono e di gliceridi)o attendere invano la separazione di glicerina che non avviene mai(= qualcosa non ha funzionato).
Tenete presente che usando alcool etilico tutta l’operazione è più impegnativa, sia in termini economici, che in termini di cura dei particolari e tempo dedicato, per contro vi ripaga con una minore probabilità di successo (è proprio un ingrato!).
Per i lavaggi con acqua ho usato una botticella con una pompetta per acquari che soffia aria nell’acqua mischiata all’estere da lavare (rapporto acqua/estere ¼).
L’importanza del lavaggio
Ci tengo a precisare che il lavaggio del biodiesel prodotto è una fase che potrebbe sembrare superflua ma è invece essenziale.
Questo perché alla fine della reazione rimangono disciolte tracce di sostanze poco raccomandabili per la salute del motore (acidi grassi liberi, mono e di gliceridi, saponi, metanolo e soda caustica…).
Ci sono probabilmente diversi modo per farlo, io ho provato con successo quello che qui descrivo.
Mi sono procurato una botticella di plastica (HDPE) da 50litri con un rubinetto in fondo, una pompetta da acquari per soffiare aria, e relativa tubazione e erogatore.
Ho messo il biodiesel da lavare nella botticella 30 litri alla volta e ho aggiunto 10 litri di acqua.
A questo punto ho lasciato gorgogliare l’aria nell’acqua (che si trova in fondo, essendo più pesante) in modo da creare un continuo rimescolio tra acqua tirata su dall’aria e biodiesel da lavare.
Dopo qualche ora ho lasciato decantare l’acqua (che diventava biancastra) per circa 8 ore e la facevo defluire a sedimentazione completata.
Ho ripetuto il trattamento 3 vote, fino ad ottenere che l’acqua di lavaggio rimanesse pulita, quindi lasciavo riposare il biodiesel lavato per qualche giorno (subito è torbido, poi torna limpido).
In questo modo il prodotto è pronto, si potrebbe misurare il pH per essere sicuri che non ci siano più residui di soda, ma io non l’ho fatto, non avendo gli strumenti.
La prova del nove, la mia macchinina TDI
Alla fine mi sono fatto coraggio e ho buttato nel serbatoio la “pozione magica”.
Prima pochi litri nella riserva di gasolio rimasta, tanto per abituare il sistema, poi biodiesel puro al 100%.
Che dire, dopo lo stupore di sentire girare il motore perfettamente, e in modo più silenzioso e rotondo, ho provato la soddisfazione di constatare che le prestazioni erano allineate con quelle ottenute a gasolio, ma con un motore più fluido e piacevole. La cosa più entusiasmante è stato andare dietro l’auto col motore acceso e constatare che dallo scarico usciva “aria calda”, senza odore, e che nelle accelerate più profonde in 3° marcia era completamente assente la classica fumatina del turbodiesel (particolarmente evidente di notte con i fari delle altre vetture dietro).
Sono riuscito a produrre una 60ina di litri di metilestere e etilestere, sia di olio usato che nuovo,
con cui ho percorso più di 1000 chilometri senza inconvenienti di alcun tipo in percorsi di ogni tipo.
I consumi sono stati ottimi, la mia auto ha reso circa 20km/litro di biodiesel (motore VW 1.4 TDI 3 cilindri).
10 agosto 2006
Dolcificante? si, cancerogeno
Il Dottor Morando Soffritti parla dell'aspartame, il dolcificante artificiale più utilizzato in commercio.
L’aspartame è un dolcificante artificiale consumato nel mondo da oltre 200 milioni di persone. E’ utilizzato in oltre 6000 prodotti, fra i quali bevande light, gomme da masticare, dolciumi, caramelle, yogurt, farmaci, in particolare sciroppi e antibiotici per bambini. E’ stato calcolato che la quantità media di aspartame assunta giornalmente da coloro che ne fanno uso è di circa 2-3 mg/Kg di peso corporeo e, per quanto riguarda bambini e donne in età di gravidanza, fino a 4-5 mg/Kg. La quantità giornaliera di assunzione di aspartame permessa dalle normative vigenti è di 40 e 50 mg/Kg di peso corporeo, rispettivamente in Europa e negli USA.
Negli anni '70, prima dell'inizio della commercializzazione dell'aspartame, furono condotti dalle industrie produttrici studi sperimentali di cancerogenicità su ratti e topi. I risultati di questi studi complessivamente non evidenziarono la cancerogenicità dell'aspartame, anche se qualche dubbio fu sollevato da alcuni componenti della comunità scientifica in relazione alla qualità della conduzione degli esperimenti ed al fatto che erano stati rilevati alcuni casi di tumore al cervello tra gli animali trattati con aspartame, e nessuno fra gli animali di controllo.
Per i limiti di questi studi, e soprattutto per la grande espansione che ha avuto nel corso degli anni l'uso dell'aspartame, alla fine degli anni '90 la Fondazione Europea di.Oncologia e Scienze Ambientali "B. Ramazzini" (FER) (Bologna, Italia) decise di programmare un esperimento che, per numero complessivo di animali, numero di livelli di dose studiati e conduzione dell'esperimento secondo le buone pratiche di laboratorio correntemente in uso, consentisse una valutazione adeguata sui potenziali effetti cancerogeni del composto.
Lo studio, finanziato interamente dalla FER, è stato programmato su 1800 ratti (900 maschi e 900 femmine) della colonia usata da oltre 30 anni nei laboratori della Fondazione. Al fine di simulare un'assunzione giornaliera della popolazione umana pari a 5000, 2500, 500, 100, 20, 4, oppure 0 mg/Kg di peso corporeo, l'aspartame è stato aggiunto alla dieta standard nelle quantità dovute. Il trattamento degli animali è iniziato all'età di otto settimane ed è durato fino alla loro morte naturale. Di ogni animale deceduto è stata fatta un'autopsia completa ed effettuata una valutazione istopatologica di tutti gli organi e tessuti prelevati, per un totale di oltre 30.000 preparati esaminati al microscopio.
I risultati dello studio hanno evidenziato che:
1) l'aspartame induce un aumento dose-correlato, statisticamente significativo, dell'incidenza di linfomi e leucemie maligni del rene nei ratti femmine e tumori maligni dei nervi periferici nei ratti maschi. Tale aumento statisticamente significativo è stato osservato anche alla dose di 20 mg/Kg di peso corporeo, una dose inferiore a quella ammessa per l'uomo dalla normativa vigente (50-40 mg/Kg di peso corporeo);
2) l'aggiunta di aspartame al cibo induce una diminuzione dell'assunzione di cibo correlata con la dose del composto, senza però determinare una differenza del peso corporeo tra gli animali trattati e non trattati.
Sulla base di questi risultati viene dimostrato per la prima volta che, sperimentalmente, l'aspartame è un agente cancerogeno, in grado di indurre tumori maligni nei ratti, anche a dosi ammesse per l'alimentazione umana. I dati inoltre dimostrano che l'integrazione della dieta con aspartame non induce alcuna modificazione dell'andamento del peso corporeo degli animali trattati rispetto ai non trattati.
I risultati dell'esperimento sono stati comunicati nel corso del 2005 alle autorità di sanità pubblica, nello specifico al Ministero della Salute e all'Istituto Superiore di Sanità in aprile, in giugno all'Agenzia Europea per la Sicurezza degli Alimenti di Parma. Sempre in giugno i dati sono stati comunicati e discussi all'Università Columbia a New York, all'Istituto Nazionale del Cancro a Washington, ed al National Toxicology Program in Nord Carolina, USA.
I primi risultati sono stati pubblicati sul Giornale Europeo di Oncologia nel giugno u.s. e successivamente, i risultati finali sono stati presentati alla conferenza internazionale promossa dal Collegium Ramazzini su “Progettare il Futuro alla Luce del Passato: Vivere nel Mondo della Chimica" in Settembre 2005, i cui atti saranno pubblicati sugli Annali dell'Accademia delle Scienze di New York. Questi risultati finali sono attualmente in corso di pubblicazione su Environmental Health Perspectives (marzo 2006), una rivista pubblicata dal National Institute of Environmcntal Health Sciences del governo USA e che è classificata tra le prime due riviste scientifiche nel settore delle scienze ambientali e fra le prime cinque di sanità pubblica.
Considerando che i risultati dei saggi sperimentali condotti sui roditori sono altamente predittivi dei rischi cancerogeni per l'uomo, come riconosciuto dall'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) dell'Organizzazione mondiale della Sanità, i risultati di questo studio impongono, da parte degli organi preposti, un urgente riesame dei livelli di assunzione permissibili dell'aspartame. E importante inoltre sottolineare che per un agente cancerogeno, non esiste una soglia al di sotto della quale tale agente può essere considerato sicuro per l'uomo. Non bisogna inoltre dimenticare che l'obbiettivo di garantire la qualità degli alimenti è sempre stato perseguito con particolare attenzione dai legislatori. Negli Stati Uniti per esempio, dal 1958 è in vigore una norma, conosciuta come emendamento Delaney, la quale stabilisce che "non può essere ammesso nessun additivo per l'alimentazione umana in qualsivoglia quantitativo per il quale appropriati test abbiano dimostrato che causa l'insorgenza del cancro se somministrato a esseri umani o animali". Mentre tale norma nel 1996 è stata rivista nella sua applicazione per quanto riguardo i pesticidi, rimane in vigore per gli additivi alimentari, compreso quindi l'aspartame.
Il problema della sicurezza dei dolcificanti artificiali è da tempo noto e la necessità di poter avere conoscenze scientifiche adeguate è urgente, soprattutto per la diffusione che sempre di più stanno avendo i beni di consumi ipocalorici. Basti pensare che, secondo un servizio apparso sul New York Times il 15 maggio 2005, solo negli Stati Uniti sono stati introdotti nell'ultimo anno 2.225 nuovi beni di consumo senza zucchero, una cifra che rappresenta l’11 % di tutti i nuovi prodotti alimentari immessi nel mercato statunitense. Per questo motivo la FER ha da tempo in atto un programma di ricerche per valutare i potenziali rischi cancerogeni dei dolcificanti artificiali più diffusi. I dati pubblicati recentemente sull'aspartame sono solamente i primi.
* Morando Soffritti è direttore scientifico della Fondazione Europea di Oncologia e Scienze Ambientali “B. Ramazzini”
06 agosto 2006
Il Buco nero della Storia
ABSTRACT
All the profezie stretch to end in a black hole called year 2012. To imagine and to ask the future to us are Better! /?
L'uomo dalla sua nascita ha sempre cercato di fare predizioni sul futuro, ma pochi sono stati gli indovini degni di nota. Pochi sono stati gli indovini che hanno avuto il dono di anticipare il futuro specie se parlavano di eventi non usuali del tempo. Potremo nominare loro HIGHLANDER come Nostradamus, Pike, Mazzini ed altri. Non possiamo liquidare questi con definizioni come maghi da strapazzo,ma bensi di persone dotate di intelligenza acuta che hanno tradotto alcuni segni del passato come passaggi per il futuro. Loro, hanno scritto o predetto di situazioni inimmaginabili. Pike e Mazzini parlano di guerre mondiali in tempo di pace. Ma, non è di questo che ho timore. Di previsioni di fine del mondo il web ne è pieno l'ultima il 6/06/2006.
Ma quello che mi rattrista è la convergenza di queste previsioni :
1) Profezia dei Maya Secondo i Maya in questo momento stiamo vivendo in un mondo di miseria fisica e spirituale, di odio, di schiavitù morale, fisica e materiale. Questo momento di schiavitù dovrebbe terminare quando finiscono gli ultimi 20 anni, che loro chiamano Katun.
Questo avverrà precisamente secondo il loro calendario, sabato 22 dicembre 2012, giorno in cui finisce il ciclo e ha termine il tempo di odio, paura e sofferenza in cui stiamo vivendo;
2) Profezia di Malachia che parla della fine del mondo dopo il prossimo papa;
3)Pike e Mazzini :La guerra dovrà essere orientata in modo che Islam (mondo arabo e quello musulmano) e sionismo politico (incluso lo Stato d'Israele) si distruggano a vicenda, mentre nello stesso tempo le nazioni rimanenti, una volta di più divise e contrapposte fra loro, saranno in tal frangente forzate a combattersi fra loro fino al completo esaurimento fisico, mentale, spirituale ed economico;
4) Geoge Bush, appena pochi giorni dopo l'attentato dell'11 settembre 2001 comunica al mondo che gli Stati Uniti entreranno in guerra contro il terrorismo per almeno 10 anni.
Potrei continuare con altre profezie ma, il motivo principale che lega tutte queste profezie è che in questo periodo 2010-2012 avverrà qualcosa che cancellerà tutto come in buco nero. Tutte le previsioni si fermano qua. Non c'è futuro dopo queste date. Ogni previsione ha una fine ultima in questo periodo della Storia. Ma non è sconvolgente?
Come se in questo periodo potrebbe finire il conosciuto, il conoscibile... la fine di tutte le previsioni.
Una legge fisica dice che nulla si crea e nulla si distrugge ma, tutto si trasforma. Applicandola, possiamo immaginare un grosso buco nero che ingloba tutto il materiale conosciuto, il valutato, il necessario che viene trasformato ... in una nuova STELLA.
Ma noi?, qui lasciamo la Storia e possiamo solo fantasticare, fantasticare ed immaginare e chiederci il futuro è Migliore !/? ... penso di sì
05 agosto 2006
Per non essere poveri ? Correre sempre di piu'
Si può conoscere direttamente l’opinione dei governatori delle banche centrali e la critica al loro “programma economico per risolvere i problemi dell’economia” che dimostra come tale programma equivale a mettere in pratica il mito di Sisifo
1) fate shopping sempre e sempre di più;
2) consumate sempre di più: dopo avere fatto gli acquisti, gettateli nella spazzature dopo il più breve utilizzo possibile;
3) lavorate e producete sempre e sempre di più;
4) quando finalmente siete riusciti a incrementare la vostra produttività, ecco che il valore del vostro lavoro per unità di produzione è diminuito con il risultato che a parità di lavoro, diminuisce il vostro potere d'acquisto o dovete lavorare più di prima per mantenerlo inalterato;
5) fate fast food sempre di più;
6) fate ginnastica sempre di più per non ingrassare sempre di più come succede agli americani;
7) persino per scopare (dovrebbe essere gratis) bisogna pagare sempre di più e c’è la pubblicità nostop che cerca di tenerci sempre eccitati e per quelli che non c’è la fanno hanno inventato le apposite pillole di nuovo pubblicizzate incessantemente (le metteranno in vendita al supermercato?);
8) tornate al punto 1)
e ricominciate dall'inizio (e così via all'infinito come nel mito greco di Sisifo).
IL MITO DI SISIFO
Sisifo, figlio di Eolo e fondatore della città di Corinto, fu secondo alcuni il più saggio e prudente deimortali, secondo altri particolarmente incline al mestiere di brigante. Ciò su cui tutti concordano è la sua particolare dote di astuzia e scaltrezza: era colui che otteneva sempre qualcosa in cambio,tant'è che fu - si dice - il promotore del commercio. Divenne tristemente famoso per la pena eterna che gli dei gli inflissero quando discese definitivamente nel Tartaro.
Così ce lo descrive Omero nell'Odissea: "E poi Sisifo vidi, che spasmi orrendi pativa che con entrambe le mani spingeva un immane macigno. Esso, facendo forza con ambe le mani ed i piedi su su fino alla vetta spingeva il macigno, ma quando già superava la cima, lo cacciava indietro una forza. Di nuovo al piano così rotolava l'orrendo macigno. Ed ei di nuovo in su lo spingeva e puntava; e il sudore scorrea pei membri e via gli balzava dal capo la polvere".
Vedete anche: In Europa cresce il disagio per le politiche sinarchiste
E’ evidente che, per evitare di fare la fine di Sisifo, e’ necessario aprire gli occhi e riprendere in mano le redini della nostra esistenza, ma soprattutto dare vita ad una nuova
economia, una nuova moneta…un nuovo modo di essere.
Dagli anni ’90, con un’accellerazione dall’inizio del nuovo secolo le banche centrali hanno preso le redini delle economie mondiali provando a instaurare una sorta di unico governo
mondiale scavalcando i governi locali. Manipolando i mercati finanziari, la massa monetaria ed i tassi di interesse hanno creato un mostro, qualcuno lo definisce miracolo, dove un parte piccolissima del mondo sta sperimentando la sensazione (temporanea) dell’eden finanziario a danno di tutto il resto del mondo.
Il cardine di questo tentativo dell’eterna crescita senza recessioni e’ stato un mix di fattori:
• tassi ai minimi storici
• la manipolazione dei cambi (a spese dell’euro)
• libera circolazione dei capitali che ha permesso di spalmare il rischio della crescita
eccessiva su tutti i mercati finanziari mondiali
• lo sdoganamento della Cina che ha permesso di mantenere per un lungo periodo
molto bassi i prezzi dei prodotti grazie allo sfruttamento delle masse sottopagate
• l’aumento della massa monetaria mondiale al ritmo del 10-15% nei maggiori paesi
occidentali, mentre come abbiamo visto nei report passati, in Giappone i ritmi di
crescita sono stati di gran lunga maggiori
• l’indebitamento selvaggio di imprese e singoli che hanno aumentato i consumi
• l’aumento vertiginoso dei prezzi immobiliari
Il problema che vediamo, lo abbiamo detto fino alla noia e’ che questo stato di cose non ha eliminato i problemi, ma li ha ingigantiti a tal punto che basta davvero il classico battito di ali di una farfalla in Cina per far arrivare in un maremoto in America.
Il gioco del denaro, cosi’ come lo abbiamo spiegato la settimana scorsa si reggeva bene fino a quando le dimensioni erano limitate ad ogni paese e le persone non avevano ne’ la percezione del problema, ne’ tantomeno gli strumenti per capire un tale raggiro talmente eraimpegnata, come Sisifo, a trasportare il suo macigno in cima alla montagna e poi, una volta arrivato sulla vetta, arrivava una recessione che faceva rotolare di nuovo il masso a valle e cosi’ ricominciava l’eterno supplizio.
Globalizzando il sistema, oggi tutti i problemi, gli squilibri, le truffe, i raggiri ecc. hanno raggiunto una dimensione tale che anche il piu’ cieco degli uomini deve necessariamente confrontarsi con questi problemi. La sensazione che abbiamo e’ che dal 2000 si sia data un’accellerazione al meccanismo perche’ stava per avvitarsi su se stesso e l’unico modo per uscirne era cercare di prolungare e posticipare il piu’ possibile l’inevitabile crollo del castello di carte.
Il debito aziendale e familiare nel mondo ha raggiunto livelli insostenibili, basti pensare che nei paesi anglofoni la percentuale dell’indebitamento familiare ha ampiamente superato l’introito mensile, cioe’ la maggioranza delle famiglie lavora solo per pagare un debito che non riuscira’ MAI a restituire.
I prezzi delle case in Usa, dopo una crescita ininterrotta di 14 anni, stanno scricchiolando lo
testimonia l’housing index che si sta velocemente allontanando dai massimi
Stasera poi ci diranno di quanto il PIL Usa sta rallentando (le stime sono di una riduzione vicina al 30-50%) e autorevoli voci si aspettano un crack dalla Cina entro la fine dell’anno mentre i prezzi alla produzione stanno salendo velocemente piu’ dell’inflazione ufficiale.
Intendiamoci bene, se i nuovi padroni del mondo (FED, BCE, BoJ; BoE ecc.) non riescono ad intervenire velocemente ed efficacemente non avremo una semplice recessione, ma assisteremo al crollo di questo sistema. Paura? E di che cosa se tutti abbiamo gia’ sperimentato cosa vuol dire vivere all’inferno?
Bastera’ solo rimanere tranquilli e lavorare per gettare le basi per un nuovo mondo dove i rapporti tra le persone non siano viziati dal denaro-debito e dalla sete di potere.
Ci aspettano tecnologie innovative che sono state insabbiate dai nuovi imperatori per tenerci schiavi del petrolio, ci sono gia’ esperimenti nel mondo di un nuovo modo di concepire il commercio e la moneta .In fin dei conti sappiate che costruirci un paradiso in terra non e’ poi tanto difficile, basta solo sapere come
costruirlo e sopratutto volerlo!