24 agosto 2006

L'acqua in bottiglia: Inganni!


Le preoccupazioni inerenti la sicurezza dell’approvvigionamento dall’acquedotto pubblico su cui fanno leva i rifornitori delle bottiglie di acqua sono del tutto immotivati. In realtà l’immensa industria mondiale dell’acqua imbottigliata, cresciuta grazie a questi falsi timori, sfrutta l’acqua pubblica, deturpa i paesaggi ed espone i suoi fiduciosi consumatori a seri rischi per la salute. L’acqua imbottigliata più che un prodotto è una moda.
Nel 1990, quasi due miliardi di galloni (oltre 7 miliardi di litri) di acqua imbottigliata sono stati smerciati in tutto il mondo.

Approssimativamente, un quarto di tutta l’acqua imbottigliata corrispondente al 40 per cento di quella venduta in America del nord è semplicemente acqua municipale di rubinetto fatta scorrere attraverso filtri e trattata con l’aggiunta di minerali o altri additivi. Il resto dell’acqua in bottiglia che si trova nei centri commerciali è attinta da falde idriche (acque sotterranee) molte delle quali sono già state intensamente svuotate da questi prelievi di acqua. Uno studio del 1993, pubblicato sul Canadian Journal of Microbiology e uno studio successivo del 1998 hanno trovato che quasi il 40 per cento dei campioni di acqua imbottigliata venduta in Canada dal 1981 fino al 1997 conteneva batteri in quantità superiore ai livelli di sicurezza richiesti.

L’acqua imbottigliata è responsabile di un enorme aumento di produzione di bottiglie di plastica nel mondo. Praticamente in ogni parte del mondo l’abbandono delle bottiglie di plastica è divenuto il principale componente dei rifiuti sui bordi delle strade.

In the Bottle include inoltre alcuni fatti ben documentati sul boom dell’acqua imbottigliata in tutto il mondo:

- Quasi un quinto di nord-americani usa acqua confezionata solo per l’idratazione quotidiana.. I canadesi consumano più acqua imbottigliata che caffè, te, succo di mela o latte.

L’Aquafina della Pepsi (la più venduta nel nord America ) e la Dasani della Coke sono il risultato del filtraggio e/o “ri-mineralizzazione” dell’acqua di rubinetto.

In più, per dimostrare l’irresponsabile strategia usata dai quattro principali attori nel commercio dell’acqua imbottigliata, In The Bottle viene svolta una convincente tesi per tenersi l’acqua pubblica. Informa pure i suoi lettori sul penoso impiego della mastodontica cifra (12 miliardi di dollari) derivata dalla vendita dell’acqua che nel 2002 ha prodotto appena 6.709 nuovi posti di lavoro, in maggior parte con bassa retribuzione. A parte questo unico inconveniente, il dossier dell’istituto Polaris offre ai lettori una pronta osservazione degli elementi base che costituiscono le acque in bottiglia in un opuscolo interessante e invogliante a leggere. I suoi membri, dopo aver calcolato che più dell’uno per cento delle acque superficiali in Europa è stata “imprigionata nelle bottiglie”, hanno invaso i supermercati e i discount e versato il contenuto di tutte le bottiglie che potevano afferrare, nelle fogne, nelle strisce di verde e nei canali ai bordi delle strade.
DI LARRY LACK (Counterpunch)

Con 182 litri pro capite all'anno, l'Italia è balzata in pochi anni al primo posto nel mondo per consumo di minerale. 300 marchi, 11 miliardi di litri, 5,5 miliardi di euro all'anno: un business al primo posto nel mondo.

In 15 anni (1988-2003) il consumo italiano è più che raddoppiato (da 80 a 182 litri), un fenomeno unico al mondo. Perché è successo?
Se si escludono le poche zone dove l'acqua di rubinetto ha un sapore sgradevole o è sospetta d'inquinamento, nel resto d'Italia si potrebbe bere l'acqua di rubinetto con benefici per:
- il portafoglio: costa 1000 volte meno
- l'ambiente: la sua produzione e distribuzione inquinano 1000 volte meno
- spesso, la salute: le soglie di concentrazione ammesse per molte sostanze nocive e i controlli sono più severi di quelli per le minerali.
Perché, contrariamente a quanto suppongono gli economisti, così tanti consumatori si comportano contro il proprio interesse? E perché questo accade solo in Italia?
Il marketing distrugge l'economia delle formiche e le trasforma in economia delle farfalle. Volano da un fiore all'altro attirati solo dal colore non dalla sostanza.

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