03 luglio 2007

Lavorare tre ore al giorno per vivere felici


Certe idee utopistiche a volte nascondono un fondo di verità.
Ironia massima “la festa del lavoro del primo maggio”, si risolve con un concerto.
Nessuno che spenda una sola parola sul fatto che le nuove tecnologie sono state concepite per liberare gli esseri umani dal lavoro.
Evviva il primo maggio.
Poi il giorno dopo, per un altro anno, tutti sotto il giogo di orari lavorativi che erodono il tempo della vita e rendono impossibile a chiunque di costruirsi un vero destino.
In realtà ormai lo sanno tutti che lavorare otto o nove ore al giorno è pratica altamente improduttiva, lo sanno tutti che un salario medio è almeno la trentesima parte del profitto che un lavoratore produce. Lo potrebbero capire tutti che la sola funzione di orari di lavoro stressanti è impedire alle persone di essere se stesse e di ragionare, prevedere, capire, creare, amare veramente se stesse e gli altri, insomma, vivere.
Mi chiedo spesso se si tratti più di ipocrisia o di totale mancanza di intelligenza, da parte di chi organizza il sociale.
Immaginate semplicemente con quanto entusiasmo la gente lavorerebbe, avendo una casa e il necessario per vivere con tre ore di lavoro al giorno.
Come succede in Kirghisia, il Paese che ho descritto nel mio libro omonimo. Non solo, ma sparirebbero gran parte delle malattie che affliggono il genere umano, sparirebbe il consumo della droga, sparirebbero le prostitute, sparirebbe perfino il commercio nascosto delle armi. Ma questo forse è il problema, perché chi dirige oggi l’organizzazione della società è interessato all’esistenza del mercato dei farmaci, al mercato della droga, al mercato della prostituzione e al mercato clandestino delle armi. Che fare?Cosa può fare ognuno per affrettare il riscatto dalle fatiche, dal dolore e dalla sottomissione. Penso e ne sono certo che la via giusta sia di scoprire il proprio vero valore,la propria inestimabile preziosità e conseguentemente negare a chiunque, anche a se stessi la possibilità di svendere il proprio vero destino. Santo cielo, penso sempre, chissà se si riuscirà a fare in modo che le persone almeno incomincino ad immaginare una società diversa, un modo di vivere finalmente rispettoso del valore umano.
Silvano Agosti

0 commenti: