14 settembre 2006

La Coca Cola e la morte




La sala da ballo dell’Hotel du Pont di Wilmington, Delaware, è il ritratto dell’opulenza. Dipinti di dèi greci appaiono sui muri, illuminati da due lampadari di cristallo della grandezza di Mini Coopers. E’ qui che nel mese di aprile la Coca Cola Company ha tenuto il rendezvous per i suoi azionisti, una pratica annuale progettata al fine di accrescere la fiducia dei suoi investitori. Se il meeting è stato simile a quello dello scorso anno allora forse potrebbe sortire l’effetto opposto.
E’ qui che nel mese di aprile la Coca Cola Company ha tenuto il rendezvous per i suoi azionisti, una pratica annuale progettata al fine di accrescere la fiducia dei suoi investitori.

Quando gli azionisti riempirono la sala nell’aprile del 2005 non c’erano buone notizie per la Coca Cola che aveva perso costantemente quote di mercato a favore dei rivali. Uno dopo l’altro sindacalisti, studenti, attivisti e ambientalisti hanno sottolineato la violazione sistematica dei diritti civili da parte della multinazionale in tutto il mondo. Molti hanno concentrato l’attenzione sulla Colombia dove la Coca Cola è accusata di collaborare con gli squadroni della morte del governo paramilitare al fine di torturare ed uccidere i sindacalisti. Altri hanno evidenziato la situazione dell’India dove la Coca Cola ha prosciugato le risorse idriche ed inquinato le fonti. Altri ancora hanno imputato alla compagnia di favorire l’obesità tramite un aggressiva campagna di marketing verso i bambini. In tutto il mondo dozzine di associazioni e più di venti università hanno bandito i prodotti della Coca Cola dalle loro forniture, mentre gli attivisti si sono accaniti contro la compagnia nelle gare di qualificazione per la Coppa del Mondo a Londra e durante le Olimpiadi invernali di Torino. Più che il riemergere di un boicottaggio anti-corporation, la battaglia contro la Coca Cola rappresenta un balzo in avanti nella cooperazione internazionale. La Coca Cola con la sua interfaccia bianca e rossa riconoscibile ovunque da Pechino a Baghdad, è forse il simbolo per eccellenza del dominio economico globale USA.

La Coca Cola fa spallucce nei confronti delle proteste circoscrivendole come provenienti da “un piccolo segmento della popolazione studentesca” dice Ed Potter, direttore della compagnia per le relazioni industriali. Ciò nonostante la Coca Cola ha controbattuto tramite la pubblicità in Tv e sui giornali studenteschi, grazie all’immenso budget per la pubblicità che è cresciuto del 30% negli ultimi due anni arrivando all’incredibile cifra di 2,4 miliardi di dollari.

La mattina del 5 Dicembre 1996, il leader dei sindacalisti Isidro Segundo Gil stava davanti al cancello della fabbrica di imbottigliamento della Coca Cola a Carepa, in Colombia, quando due militari gli si avvicinarono con una motocicletta e gli spararono a morte. “Sin dall’inizio la Coca Cola ha preso posizione non solo per cancellare il sindacato ma anche per eliminare i suoi lavoratori affiliati” ha detto il presidente del SINALTRAINAL Javier Correa durante un discorso in una sua recente apparizione negli States. Nel 2003 l’esercito paramilitare ha rapito e torturato il figlio quindicenne di uno dei leader del sindacato ed ucciso il cognato del vicepresidente del SINALTRAINAL. Lo scorso gennaio, i dirigenti dell’impianto di Coca Cola di Bogotà, racconta Javier Correa, hanno tentato di far firmare ai lavoratori una dichiarazione in cui si sosteneva che la Coca Cola non viola i diritti umani; una settimana dopo il leader del sindacato ha ricevuto minacce di morte per sé e la sua famiglia.

“La Coca Cola ha una lunga storia alle spalle nel campo della violenza antisindacale” afferma Lesley Gill,, un professore di Antropologia all’ American University che è stato due volte in Colombia per documentare la violenza. Un’ indagine del 2004, diretta dal Consigliere Comunale di New York City Hiram Monserrate, ha documentato 179 “grosse violazioni dei diritti umani” contro i lavoratori della CocaCola, insieme a numerose accuse sul fatto che “la violenza dei paramilitari contro i lavoratori è stata fatta con la consapevolezza e sotto la probabile direzione dei manager dell’azienda.” La violenza ha fatto pagare un caro prezzo al sindacato. Negli scorsi 10 anni, gli iscritti al SINALTRAINAL tra gli impiegati della Coca Cola sono calati da 1400 a meno di 400.

I rappresentanti della Coca Cola negano il coinvolgimento dell'azienda o dei suoi partner nell'imbottigliamento, sostenendo che gli omicidi sono un sottoprodotto della guerra civile nel paese. Inoltre, la Coca Cola indica che è stata assolta in diversi casi dai tribunali colombiani. Servendosi di una legge Usa chiamata Alien Tort Claims Act, il ILRF e la United Steelworkers lo scorso anno a Miami hanno fatto causa alla Coca Cola e ai suoi imbottigliatori. Nel 2003 un giudice ha sentenziato che la Coca Cola non poteva essere ritenuta responsabile per le azioni dei suoi imbottigliatori e l’ha esclusa dal processo pur permettendo che la causa contro i suoi imbottigliatori andasse avanti. L'avvocato Terry Collingsworth dell’ ILRF ritiene questa decisione assurda, facendo notare che la Coca Cola ha partecipazioni nella proprietà dei suo imbottigliatori colombiani e ha accordi molto dettagliati sull’ imbottigliamento. “Sono sicuro al 100% che se la Coca Cola ad Atlanta ordinasse loro di cambiare il colore dell'uniforme dal rosso al blu, essi lo farebbero,” dice Collingsworth. “Avevamo bisogno di trovare in modo per cui la Coca Cola vedesse il ritardo in maniera negativa,” dice Collingsworth. Nel 2003 il SINALTRAINAL fece un appello per un boicottaggio internazionale dei prodotti della Coca Cola.

Rogers ha visto immediatamente la debolezza della Coca Cola: il suo marchio. “Sono proprio al vertice della classifica delle peggiori aziende al mondo, eppure hanno creato un'immagine simile a quella della torta alle mele,” ha detto. “Quando la gente pensa alla Coca Cola, dovrebbero pensare alle grandi difficoltà e alla disperazione di gente e comunità in tutto il mondo”. Sin dall'inizio, si è appropriato della scritta rossa del marchio di fabbrica della Coca Cola per fare il logo “Killer Coke”, e ha modificato le loro campagne pubblicitarie usando slogan come "The Drink That Represses" e "Murder--It's the Real Thing."

Prima ancora, Rogers aveva rifiutato l'appello di SINALTRAINAL per un boicottaggio da parte dei consumatori di prodotti Coca Cola, temendo che potesse essere inefficace e potesse alienare i sindacati che lavoravano con la Coca Cola. Egli si è focalizzato sul “tagliare fuori dei mercati” occupandosi dei maggiori legami istituzionali. Ha convinto diversi sindacati, incluso American Postal Workers, diversi grandi locali della Service Employees International, e UNISON, il più grande sindacato britannico, a bandire la Coca Cola dai loro servizi e dai loro edifici, e ha indotto i gestori dei fondi pensione, compresa la città di New York, a far passare risoluzioni che minacciassero di ritirare centinaia di milioni in investimenti azionari sulla Coca Cola a meno che essa non avesse indagato sugli abusi in Colombia. Ha persuaso non solo il SEIU ma il più grande sindacato Usa degli stessi impiegati della Coca Cola, il Teamsters, a far passare una risoluzione in appoggio alla Campaign to Stop Killer Coke [campagna per fermare la Coca Cola killer n.d.t.] e a parlarne allo scorso meeting annuale (il Teamsters è arrivato quasi a bandire la Coca Cola dai suoi uffici). “Ciò che sentiamo è orrendo,” dice David Laughton, il segretario e tesoriere della divisione bevande del sindacato.

Il più grande successo della campagna c'è stato nei college e nelle università. Le campagne contro la Coca Cola sono ormai attive in qualcosa come 130 università in tutto il mondo. “Questa campagna contro la Coca Cola ha politicizzato una nuova generazione di studenti,” dice Camilo Romero, un organizzatore nazionale con l’ USAS. Alla fine hanno ottenuto una chiusura a tempo indeterminato nel marzo 2004, sebbene il caso rimanga aperto presso l'Alta Corte del Kerala. Sempre maggiori proteste lì e in un terzo impianto, nello stato deserto del Rajasthan, sono finite in attacchi da parte della polizia, dei quali Amit Srivastava dell’ India Resource Center (IRC) dà la colpa alla Coca Cola, contro gli abitanti che adottavano tattiche Gandhiane di nonviolenza.

L’ IRC è stata raggiunta in questa missione da Corporate Accountability International (CAI), che ha attaccato la Coca Cola per il suo tentativo aggressivo di vendere acqua minerale. Da vecchio organizzatore di campagne anti-aziendali, Mulvey vede la campagna contro la Coca Cola come un nuovo modello. “La gente prende questi abusi che avvengono in tutto il mondo e li porta ai quartieri generali della Coca Cola,” afferma. “L'azienda non riesce a controllarlo,” afferma Rogers. Allo stesso tempo il grande numero di accuse contro la Coca Cola solleva la domanda di quando e come la campagna potrà dichiarare vittoria. La Campaign to Stop Killer Coke, per esempio, ha adottato sette richieste del SINALTRAINAL, che includono una politica di diritti umani per le aziende di imbottigliamento e risarcimenti per le famiglie dei lavoratori uccisi. Al meeting annuale dello scorso anno, la Coca Cola ha cercato di ammorbidire le critiche pubblicando i risultati di uno studio finanziato dall'azienda che è stato rifiutato dagli studenti come pateticamente di parte. Il tocco finale fu l'insistenza della Coca Cola che qualunque cosa venisse scoperta non potesse essere ammessa al processo di Miami, cosa che Collingsworth afferma essere contro l'etica legale. “Non possiamo pregiudicare i nostri clienti accettando di seppellire prove che potrebbero appoggiare le loro richieste,” ha scritto in una lettera piena di rabbia a Ed Potter della Coca Cola.

All’ incirca nello stesso periodo, nuove prove delle tattiche anti-sindacali della Coca Cola emergevano in Indonesia, dove, secondo l’ USAS, i lavoratori venivano minacciati quando tentavano di formare un sindacato; e in Turchia, dove più di 100 membri del sindacato furono licenziati e poi, durante una protesta, manganellati e fatti oggetto del lancio di gas lacrimogeni da parte della polizia. Lo scorso novembre l’ ILRF ha depositato un'altra denuncia contro la Coca Cola, basandosi sulle affermazioni dei lavoratori turchi.

Col fallimento della commissione investigativa, gli amministratori in alcune scuole hanno esaurito le scuse per mantenere i contratti con la coca-cola. Lo status della NYU di più grande università privata del paese ha fatto guadagnare alla campagna spazio sulla stampa nazionale e internazionale.

Con l'avvicinarsi del meeting annuale di quest'anno, la Coca Cola è andata sull'offensiva, annunciando un piano per redigere un nuovo elenco di standard per i luoghi di lavoro. Allo stesso tempo l'azienda ha chiesto all' International Labor Organization [ILO, organizzazione internazionale del lavoro n.d.t.] dell'Onu di eseguire una valutazione dei luoghi di lavoro negli impianti di imbottigliamento della Colombia. Le scuole che questa primavera hanno messo in discussione i contratti con la Coca Cola includevano la Michigan State, la UCLA, la University of Illinois, la DePaul e diversi campus della City University of New York. Dopo recenti vittorie nelle università la forza sembra stare dalla parte della campagna. “La Coca Cola ha un mercato in contrazione; noi abbiamo un mercato in espansione,” dice Rogers. “Io voglio che la Coca Cola capisca che hanno molto più da perdere nel continuare a fare ciò che fanno.

Fino a che non faranno ciò, affermano gli attivisti, la violenza contro i lavoratori della Coca Cola continuerà.
Potete leggere altri suoi articoli al sito MichaelBlanding.com.

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