La giornata di ieri è da segnare sul calendario della storia del
giornalismo. Nello stesso giorno Luciano Moggi ha iniziato la sua
collaborazione con "Libero" e il senatore Dl Antonio Polito al
"Foglio". Temiamo che il primo evento oscurerà il secondo,
purtroppo confinato da Ferrara a pagina 2, senza nemmeno lo straccio di
una foto dell'omino Bialetti. Ma l'apporto di entrambi i pensatori
non potrà che giovare al giornalismo e alla Nazione. Per il Polito
Margherito, "Il Foglio" è l'ultima tappa di un lungo
pellegrinaggio dal Pci a Berlusconi, sulle orme di Ferrara, Bondi, Foa
junior e Adornato. Il quale, anni fa, sorprese tutti con un libro
intitolato "Oltre la sinistra", che faceva pensare a una svolta
radicale: invece, oltre la sinistra, Nando aveva trovato il Cavaliere.
Così il Polito delle Libertà, che da comunista divenne blairiano
(soprattutto per la pipa), fondò "Il Riformista" purtroppo
boicottato dai lettori, poi lo lasciò per fare il senatore della
Margherita all'insaputa dei suoi elettori, poi litigò col successore
Paolo Franchi, poi lasciò "Il Riformista" senza che i lettori se
ne accorgessero, poi traslocò a "Europa" senza che i lettori se ne
accorgessero, e ora approda finalmente al giornale di Largo Corsia dei
Servi, che sembra proprio il posto suo.
Lucianone invece è appena agli inizi. La sua conversione al
giornalismo televisivo (su Antenna3) e stampato (su Libero) alla
giovine età di 70 anni è dovuta a indubbi meriti penali, che
potrebbero pure spalancargli un radioso futuro in politica: infatti è
stato squalificato dalla giustizia sportiva perché si sceglieva gli
arbitri e truccava i campionati e, per le stesse ragioni, è indagato
per associazione a delinquere dalla Procura di Napoli. Più che
naturale che, con un simile pedigree, trovasse un posto in prima pagina
su "Libero", che vanta anche un vicedirettore indagato per
favoreggiamento in sequestro di persona (il leggendario Renato Farina)
e una serie di collaboratori con un discreto curriculum (dall'avv.
Taormina, indagato per le false impronte a Cogne, a Gianni De Michelis,
pluripregiudicato per Tangentopoli). Più che un quotidiano, pare una
comunità di recupero. Dev'essere per questo che, pur non
rappresentando alcun gruppo parlamentare, incassa ogni anno svariati
miliardi di finanziamento per l'editoria di partito: è un servizio
sociale che aiuta i devianti a reinserirsi. E scopre pure nuovi
talenti, perché Moggi, con la penna in mano, è anche meglio di quando
maneggiava fischietti e orologi. «Mi corre l'obbligo di ringraziare
Feltri», «le mie non saranno sentenze ma soltanto un'attenta
disamina dei valori che già ci sono», «Pizarro è la ciliegina sulla
torta», «Berlusconi, Galliani e Braida non si discutono», «il Milan
è l'avversario principe», mentre Lazio e Fiorentina devono darsi un
«obiettivo principe: quello di non retrocedere», nel qual caso
«avranno possibilità di salvezza».
Chi l'avrebbe mai detto? Guarda un po', alle volte, cosa
t'inventa un genio del pallone: per salvarsi bisogna porsi
l'obiettivo (principe) di non retrocedere. Poi dicono che il calcio
non ha più bisogno di Moggi. Per ulteriori delucidazioni - informa
Feltri - «i lettori di "Libero" potranno interagire con Moggi
inviando direttamente domande all'indirizzo mail
luciano.moggi@libero-news.it». Un'opportunità da non sprecare,
anche per i lettori dell'Unità: scrivetegli tutto quel che pensate
di lui e della sua abitudine, purtroppo interrotta sul più bello, di
pilotare gli arbitraggi e taroccare le partite.
Di arbitri comunque parla lui stesso, in coda al suo articolo: «Gli
arbitri lasciateli lavorare, andare sereni sul terreno di gioco. Sono
semplici uomini e possono sbagliare: questo è il bello e il brutto del
calcio». Ecco, questo è importante. Se, Dio non voglia, foste tentati
di prendere un arbitro che non vi ha dato un rigore inesistente e di
chiuderlo nello spogliatoio, vergognatevi e arrossite: ma chi vi
credete di essere?
PS. Avvertenza per gli arbitri rimasti eventualmente chiusi nello
spogliatoio: scrivete a luciano.moggi@libero-news.it, le chiavi le ha
sempre lui.
di Marco Travaglio
21 settembre 2006
Moggi su Libero
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