30 giugno 2008

La Nestlè fa spionaggio




Sembra preoccupato per le sorti dei paesi poveri del pianeta Peter Brabeck, presidente del consiglio d'amministrazione Nestlé: soprattutto di quelli africani. In un dibattito nato sulle pagine del Financial Times la scorsa settimana, Brabeck se la prende con i fautori dell'agricoltura biologica, mentre promuove gli ogm, «una delle tecnologie più sicure che si siano mai viste». Cita l'esempio degli Stati uniti, dove «li mangiano da decenni» e puntualizza che «è una tecnologia anche più sicura dei prodotti biologici, ambientali e di tutto ciò che è di moda in Europa». Insomma, secondo il Brabeck pensiero, «non si può nutrire il pianeta senza organismi geneticamente modificati». Amen.
Il presidente del cda di Nestlè non ha usato la stessa enfasi però per spiegare perché, per più di un anno, un'agente della Securitas (il numero uno in Svizzera della sorveglianza privata) ha spiato - per suo conto - un gruppo di militanti di Attac Vaud, operazione di cui la polizia era al corrente e che rende ancora più inquietante tutta la storia. Il fatto risale al 2003 ma è venuta fuori solo il 12 giugno scorso, grazie ai giornalisti della televisione della Svizzera francese, che nella trasmissione «Temps Présent» hanno ricostruito il caso. Secondo la ricostruzione, al centro dell'interesse del gigante agroalimentare svizzero verso la ong c'era la preparazione di un libro-denuncia, cui stavano lavorando sette attivisti della sezione vodese di Attac. Nel libro, dal titolo «Attac contre l'empire Nestlé» (Attac contro l'impero Nestlé) si parla della politica Nestlé sugli ogm e della privatizzazione di un bene pubblico come l'acqua, e anche di un tema sensibile come la lotta dei sindacalisti attivi in stabilimenti Nestlé in paesi dove sono quasi assenti i diritti fondamentali.
Un'indagine meticolosa, un atto d'accusa. Secondo quanto raccontato dalla Tsr, Securitas - per conto della Nestlé - infiltra in Attac un'agente, che si fa chiamare Sara Meylan. Lei partecipa alle varie riunioni di preparazione del libro e guadagna la fiducia dei sette ricercatori, al punto di essere invitata nelle loro case, di aver accesso a una lista mail interna al gruppo Attac (non solo svizzero) e a molte altre informazioni. Dopo la pubblicazione del libro, la donna scompare facendo perdere le sue tracce. Che fosse una spia però Attac lo scopre solo con la famosa trasmissione televisiva. E il 13 presenta una denuncia penale e civile contro ignoti.
Nestlé, in un comunicato, nicchia sui contenuti della trasmissione, mentre conferma di aver preso solo «misure appropriate» in occasione del G8 «in stretta collaborazione con la Securitas e la polizia cantonale vodese»: il G8 però si è svolto a Evian nel giugno 2003, mentre la ricerca sul libro è cominciata solo nell'autunno seguente e lo spionaggio di Attac è continuato fino al dicembre 2004. Tutto, aggiunge Nestlè, si sarebbe svolto «nel rispetto rigoroso della legge». Dura la replica di Attac: «Giudichiamo rivoltanti questi comportamenti che irridono i principi di libertà di parola e i diritti democratici fondamentali. E siamo particolarmente colpiti dal fatto che questa attività di spionaggio abbia avuto luogo sotto gli occhi della polizia cantonale del Vaud».
La presidente onorario di Attac, Susan George, che aveva scritto la prefazione per quel dossier sulla Nestlé, chiede che la multinazionale sia perseguita penalmente.
di Patrizia Cortellessa

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