30 settembre 2008

Il freddo e la solitudine



Uno studio dell'Università di Toronto (Canada), guidato dal dott. Chen-Bo Zhong e pubblicato sulla rivista “Psychological Science”, ha evidenziato una correlazione tra la solitudine e le sensazioni corporee legate alla temperatura.
Più specificamente, i ricercatori hanno constatato che le persone sole tendono a sentire freddo, in una misura superiore a quella che è la reale temperatura di un ambiente chiuso o esterna.
L'isolamento sociale, l'emarginazione, l'esclusione dalla vita altrui, infatti, fa scendere la colonnina di mercurio nelle nostre percezioni sensoriali e psicologiche.
Al contrario, chi ama la compagnia e ha sempre inviti dagli amici è portato a sentire dentro e attorno a sé più calore.
La ricerca scientifica canadese ha considerato un gruppo di 65 studenti suddivisi in due gruppi: a uno è stato chiesto di ricordare un episodio in cui ciascun partecipante si era sentito socialmente escluso; all'altro, viceversa, è stato chiesto di raccontare un'esperienza di inclusione sociale, ovvero situazioni in cui ci si era sentiti accettati dal gruppo. Con una scusa, a ognuno è stato chiesto di valutare la temperatura nella stanza. Ebbene, le stime variavano da 12 a 40 gradi centigradi, ed erano di gran lunga più basse nel gruppo che aveva ricordato episodi di emarginazione sociale. Ma non è tutto. In un secondo esperimento, condotto stavolta su 52 studenti, il campione era alle prese con un gioco al pc in cui veniva simulato un gioco con la palla. Alcuni venivano sistematicamente esclusi, non ricevendo mai il pallone dai compagni. Successivamente ai volontari è stato chiesto di mangiare o bere qualcosa, e di scegliere tra bevande e alimenti caldi e freddi, ad esempio cracker, caffè, frutta, zuppa calda. Ebbene, quelli che si erano sentiti esclusi nella simulazione al pc tendevano a scegliere vivande e bibite calde, quasi a voler compensare la sensazione di freddo percepita a causa dell'esclusione subita. Mentre gli altri optavano prevalentemente per alimenti e bevande freddi o a temperatura ambiente. "Potrebbe essere per questo motivo - spiega Zhong - che da sempre utilizziamo la metafora del freddo e del gelido quando parliamo di emarginazione ed esclusione sociale". Questi risultati, secondo gli autori, potrebbero aprire nuove strade nello studio e nella cura della depressione.

Come se la solitudine e lo stress non avessero già abbastanza effetti dannosi e spiacevoli, si è constatato in vari studi che queste condizioni di vita favoriscono l'insorgenza dell'influenza e di altre malattie.
Massimo Biondi, medico della Clinica Psichiatrica dell’Università La Sapienza di Roma, ha condotto una ricerca sulla vulnerabilità agli agenti patogeni delle persone stressate e sole, in collaborazione con la Clinica delle malattie infettive di Roma.
Afferma il dott.Biondi: “Fondamentale è il virus, ma anche le difese dell'organismo, indebolite da questi fattori (stress, frustrazione e solitudine, ndr). Sotto accusa anche il ridotto supporto sociale: tanti amici e passare bene il tempo libero funzionano da 'vaccino'''.
L'esperto ricorda uno studio britannico sulle persone che assistono i malati di Alzheimer: anche loro si ammalano più' della media, e rispondono male al vaccino. Ma dal rischio influenza legato allo stress ci si può' difendere. Fra gli antidoti suggeriti dall'esperto: ''sentirsi attivi, evitare di rimuginare in continuazione, andare incontro agli altri e mantenere viva una rete di rapporti''. Ma anche, di tanto in tanto, nutrirsi di ricordi positivi. ''I bei ricordi sono nella vita di ognuno di noi -spiega Biondi- e rievocarli e' sicuramente di aiuto''. Inoltre, bisogna imparare ad accettare l'inevitabile e ad agire, ''perché questo fa sentire meno passivi''.
fonte: italia salute

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