10 luglio 2008

La salute è un puzzle composto da educazione alimentare, fisica e mentale



Fu il neuroendocrinologo Hans Selye a fornire, nel 1936, la prima definizione scientifica dello stress. Il termine era stato preso a prestito dall'ingegneria, che lo usava per indicare lo sforzo, la tensione cui veniva sottoposto un materiale. Selye concluse che "lo stress è la risposta strategica dell'organismo nell’adattarsi a qualunque esigenza, sia fisiologica che psicologica, cui venga a esso sottoposto. In altre parole, è la risposta aspecifica dell’organismo a ogni richiesta effettuata su di esso".

E’ bene chiarire subito che lo stress, di per sé, non rappresenta per l’organismo umano né un bene né un male. Anzi, senza stress non esisterebbe il genere umano. Infatti, anche se oggi è diventato un termine negativo, in sé lo stress è una risposta fisiologica normale e, nella storia dell’evoluzione della specie e in quella individuale, positiva. In parole più semplici, come Selye e altri studiosi hanno rilevato, lo stress è positivo quando è desiderato e ci fornisce la sensazione di dominare il proprio ambiente (ad esempio: durante una discesa a capofitto sugli sci); e la vitalità cresce al massimo. Viceversa lo stress è negativo quando è indesiderato, spiacevole e accompagnato da sensazioni d’insicurezza, disagio, soggezione ecc. Selye chiamò distress lo stress negativo, ovvero la sgradevole sensazione di malessere, disagio, insicurezza associata a uno spreco di energia da stress, ed eustress lo stress positivo sinonimo di vitalità e senso di sicurezza associati al massimo di efficacia dell’energia da stress.

La risposta di stress, definita dal Dr. Selye "General Adaptation Syndrome" (G.A.S.) ovvero ”sindrome generale di adattamento” è un insieme di reazioni che, scatenate dallo stimolo esterno o stressor cognitivo, hanno un’origine "alta", cioè nelle facoltà intellettuali (si percepisce, più o meno consapevolmente, un pericolo, una situazione sconosciuta o semplicemente un fastidio), e da lì la reazione a catena passa a coinvolgere le funzioni inferiori, a cominciare dal sistema nervoso autonomo e poi il sistema endocrino coinvolgendo una serie di ormoni che, a loro volta, agiscono su tutta la periferia dell’organismo, per esempio, favorendo la coagulazione del sangue e contraendo i vasi periferici. Gli elementi che consentono la risposta da stress sono il sistema nervoso, endocrino e immunitario.


Lo scopo di tutti gli adattamenti fisiologici alo stress è uno solo: mettere l’individuo nella migliore "condizione di combattimento o fuga" (approfondimento). Lo stress comporta quindi tensione muscolare e questa può bloccare lo stato di benessere. Il sistema muscolare costituisce un sistema ad alta priorità: quando è attivato, gli altri sistemi, come quelli responsabili della percezione delle sensazioni, dell'attenzione, delle attività cognitive ecc., sono in stato di relativo blocco, in quanto tale stato è legato istintivamente all'esecuzione di azioni importanti per la sopravvivenza, come la fuga, l'attacco, la ricerca del cibo, di un partner sessuale, del nido.

I ritmi della vita moderna inoltre impongono uno stato di distress cronico, e quindi onde cerebrali ad alta frequenza (beta), determinate contrazioni muscolari croniche, associato a un eccessivo utilizzo dei sensi esterocettivi vista e udito che porta a una graduale diminuizione del controllo sul nostro corpo (dispercezione corporea). Tutto ciò è in grado di creare tensioni inconsce, ovvero permanenti, oltre che a livello psichico, a danno di articolazioni, muscoli, tendini, postura, movimento ecc., come rilevato nelle cinque fasi del distress cronico descritte in seguito.

"La medicina dei prossimi anni difficilmente potrà fare a meno dei concetti della psiconeuroendocrinoimmunologia e delle dimostrazioni sempre più fitte sui rapporti che esistono tra cervello e organismo, tra mente e corpo, tra stress e modificazioni somatiche". Massimo Biondi (1997).
Successive ricerche di psicofisiologia e di psiconeuroimmunologia (PNI) hanno arricchito il concetto di stress, pur lasciandone intatto il significato.

Oggi sappiamo che la psicobiologia dello stress, nell'uomo come nell'animale, è più complessa di quanto si ritenesse in passato. Lo studio delle modificazioni somatiche collegate a processi emozionali (basandosi non più su congetture e modelli di tipo psicologico ma cercando di identificarne i precisi mediatori biologici) ha permesso di riconoscere con maggior precisione le basi cerebrali della reattività emozionale e le sue connessioni con la periferia dell'organismo.

In questa prospettiva generale il sistema immunitario può essere visto come un sistema biologico in grado di reagire e modificare la sua reattività non solo sulla base di meccanismi automatici interni geneticamente programmati, ma anche sulla base di stimoli esterni fisici, emozionali e psicosociali. L'insieme di queste nuove conoscenze rappresenta l'oggetto di studio della psiconeuroimmunologia (PNI) o, più correttamente, della psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI).
Nel 1981, R. Ader pubblicò il volume "Psychoneuroimmunology" sancendo definitivamente la nascita dell'omonima disciplina.
L’implicazione fondamentale riguarda l’unitarietà dell’organismo umano, la sua unità psicobiologica non più postulata sulla base di convinzioni filosofiche o empirismi terapeutici, ma frutto della scoperta che comparti così diversi dell’organismo umano funzionano con le stesse sostanze.

Lo sviluppo delle moderne tecniche di indagini ha permesso di scoprire le molecole che, come le ha definite il famoso psichiatra P. Pancheri, costituiscono: “le parole, le frasi della comunicazione tra cervello e il resto del corpo”. Alla luce delle recenti scoperte, oggi sappiamo che queste molecole, definite neuropeptidi, vengono prodotte dai tre principali sistemi del nostro organismo (nervoso, endocrino e immunitario). Grazie ad esse, questi tre grandi sistemi comunicano, al pari di veri e propri networks, tra loro non in modo gerarchico ma, in realtà, in maniera bidirezionale e diffusa; formando, in sostanza, un vero e proprio network globale.
In realtà, le sempre crescenti scoperte su un altro fondamentale sistema per l'organismo umano, il sistema connettivo, impongono l'espansione dalla psiconeuroendocrinoimmunologia alla psiconeuroendocrinoconnettivoimmunologia (PNECI).

Gli effetti sgradevoli dello stress improduttivo e sprecato, i soli a cui in genere si fa riferimento parlando di stress, costituiscono quel moderno e molto diffuso malessere che Selye chiamò distress. Esempi di distress sono le condizioni che generano lo stato di preallarme ma non consentono di giungere a una risoluzione del conflitto: la perdita di un congiunto, la perdita del lavoro ecc.

Già nel 1986, un sondaggio pubblicato nella rivista medica americana “Prevention” accertò che i sintomi da stress negativo erano frequenti nell’89% della popolazione americana adulta, con periodicità settimanale nel 59% dei casi; queste percentuali indubbiamente alte appaiono oggi come caute e inferiori alla realtà. Nel 1983, un articolo apparso sulla rivista “Time”, rivelò che i farmaci più venduti in America settentrionale, dopo l’Aspirina e i tranquillanti Valium e Librium, erano il Tagamet, contro l’ulcera gastrica e l’Inderal, contro l’ipertensione arteriosa. Lo stesso articolo affermò inoltre che un quinto delle maggiori organizzazioni aziendali aveva già istituito per i propri dipendenti, speciali corsi di addestramento alla gestione dello stress. Da tali cifre, certamente aumentate negli ultimi decenni, risulta chiaro che lo stress è per molta gente un’esperienza negativa piuttosto che una fonte di energie salutari.

Gli studiosi del “Canadian Institute of Stress”, dopo aver eseguito un’analisi statistica su persone con sintomi tipici del distress a cui furono poste delle domande tratte da un questionario chiamato “Stress Inventory System” (inventario sistematico dello stress), hanno definito cinque fasi del distress cronico (stanchezza cronica, problemi interpersonali, turbe emotive, dolori cronici, patologie da stress):

1. Stanchezza cronica (fisica o mentale). Questa prima fase può cominciare con la necessità quotidiana di un forte sforzo ad alzarsi dal letto oltre che di una bevanda eccitante (caffè o tè) per svegliarsi. Poi si continua a cercare aiuto nella caffeina durante la giornata. Nel pomeriggio o verso sera comincia a prevalere una certa stanchezza e quando si rientra a casa, non si desidera altro che sdraiarsi. A questo punto si può cedere all’abitudine serale di bere alcolici per rilassarsi, riuscendo solo a stordirsi. Infatti, di notte si dorme poco o si dorme ma non si riposa. Di giorno in giorno, le crisi di stanchezza diventano più lunghe ed estenuanti, finchè una mattina ci si accorge di non avere neppure la forza di alzarsi dal letto.

2. Problemi interpersonali, autoisolamento. Con la seconda fase del distress hanno inizio i problemi nei rapporti con gli altri: si diventa sospettosi e ostili verso tutti, pronti alla lite. La capacità di autocontrollo diminuisce ogni giorno, mentre aumenta la facilità di adirarsi per motivi trascurabili o immaginari. Peggiorando le relazioni interpersonali, si perdono le possibilità di gratificazione e conforto legate ai buoni rapporti col prossimo. Si tende così a ridurre gradualmente gli incontri con le altre persone trascurando sia le amicizie più care sia i familiari; può succedere così che moglie e marito diventino due estranei pur continuando a vivere, loro malgrado, nella stessa abitazione. La tendenza a rinchiudersi in se stessi e all’isolamento dalla vita sociale cresce rapidamente, insieme con la stanchezza, che lascia appena le forze sufficienti per sopportare le giornate di lavoro; e ogni minima difficoltà diventa un problema insolubile.

3. Turbe emotive. Nella terza fase del distress diventa quasi costante l’irritabilità della fase precedente, ma l’aggressività è meno rivolta verso gli altri perché viene interiorizzata, coinvolgendo l’intero organismo. Si è quindi insicuri, confusi, incapaci di attuare scelte o prendere decisioni. I rapporti sociali continuano a deteriorare finchè l’incapacità di controllare le proprie emozioni diventa un problema grave e preoccupante. Si soffre per la mancanza di un equilibrio emotivo stabile, capendone ora l’importanza ma essendo costretti a subire un’alternanza di depressioni ed esaltazioni ingiustificate. L’instabilità emotiva condiziona fortemente l’efficienza nel lavoro provocando, secondo le variazioni d’umore, risultati alterni di ottima o pessima qualità. A causa del logoramento psicologico derivante, si finisce col perdere del tutto il controllo della propria vita, che sembra ora senza scopi precisi e governata dal caso. Anche i pochi affetti rimasti si esauriscono pian piano aggravando il senso di insoddisfazione.

4. Dolori cronici. La quarta fase è quella dei dolori fisici tramite i quali l’organismo suona il campanello d’allarme, denunciando con forza la necessità di uscire da una lunga fase di resistenza da stress e dal conseguente stato di ansietà cronica. Il primo sintomo fisico è la rigidità muscolare, specialmente nelle aree del collo, delle spalle, della parte inferiore della schiena e di tutto il viso. Non di rado di notte si tende a serrare le mascelle e talvolta a digrignare i denti nel sonno (bruxismo) quasi a voler scaricare la tensione interiore, col rischio di provocare o peggiorare le anomalie di posizione delle arcate dentali (malocclusioni) o di difetti nell’articolazione temporo-mandibolare (sindrome dell’articolazione temporo-mandibolare) con conseguente risentimento a livello posturale e quindi su tutto l’apparato muscolo-scheletrico. I tentativi di riposo prolungato, per esempio il sabato o la domenica mattina, nel tentativo di recuperare dopo una lunga e pesante settimana, sfociano spesso in emicranie o cefalee “da weekend”, tipiche del rilassamento muscolare troppo intenso e rapido, per l’improvviso ritorno del flusso normale nei vasi sanguinei della testa, dopo giorni di compressione forzata.

5. Patologie da stress. In questa ultima fase del distress si esce dal lungo periodo di resistenza per entrare nella variante cronica dell’esaurimento (si parla infatti di persone “esaurite”). I danni invisibili accumulati per lungo tempo nell’organismo si manifestano con malattie specifiche, in gran parte favorite dal progressivo indebolimento del sistema immunitario: raffreddori, influenze, ulcere, coliti, asma, ipertensione, vari difetti cardiovascolari ecc. Quando poi ci si rilassa, per una breve vacanza, avvengono nell’organismo rapidi cambiamenti, in particolare ormonali, in grado di causare effetti potenzialmente catastrofici.


Problematiche in cui è implicato lo Stress

Problemi nel prendere le decisioni giuste - Scarso rendimento nel lavoro - Difficoltà nelle relazioni interpersonali - Disturbi della memoria - Disturbi dell'attenzione - Disturbi della sfera sessuale - Depressione, ansia - Emicrania, cefalea muscolotensiva - Lombalgia, cervicalgia - Serramento mandibolare e digrignamento notturno (bruxismo) - Artrosi precoce - Dispercezione corporea - Colite spastica, stipsi - Ulcera gastrica e duodenale - Diabete, ipercolesterolemia - Invecchiamento precoce - Malattie cardiovascolari (ipertensione, tachicardia, extrasistole, infarto) - Genesi del cancro - Genesi delle malattia autoimmuni - Raffreddori e rinite allergica - Asma bronchiale, bronchite e respirazione non fisiologica, - Allergie varie - Malattie influenzali e persistenti febbricole - Acne, psoriasi - Cistite, uretrite, annessite, vaginite, stomatite, ecc. - Herpes labiale e Herpes genitale - Peritonismo - Insonnia e disturbi del sonno - Alterazioni della funzione visiva - Obesità e intolleranze alimentari.

Principali Sintomi da Stress

Nel Fisico
Tachicardia - Senso di oppressione al petto - Vertigini - Dolori muscolari - Serramento mandibolare e digrignamento notturno (bruxismo) - Cali della vista - colon irritabile - Senso di pienezza dopo il pasto - Nausea - Acidità e dolori di stomaco - Diminuzione del desiderio sessuale.

Nella Psiche
Depressione - Ansia - Apatia - Stanchezza cronica - Difficoltà di concentrazione - Perdita di memoria.

Nel Comportamento
Parlare in modo veloce spesso “mangiando” la parte terminale delle frasi - Fame eccessiva e nevrotica o inappetenza - Facile irritabilità - Iperattività - Insonnia o continua sonnolenza - Respirazione superficiale e accelerata.

In altre parole, è ormai scientificamente chiaro che il cervello, con le sue connessioni col sistema immunitario ed endocrino, può influenzare nel bene e nel male, l’equilibrio salute-malattia. Al tempo stesso, però, ciò che accade nella “periferia” del corpo può far sentire i suoi effetti dentro il cervello.

E’ evidente che l’approccio terapeutico può sfruttare questa possibilità di pluralità di ingressi alla “grande connessione”. Su questa base, infatti, gli interventi possono essere molteplici: tecniche psichiche, quali ad es. la PNL, tecniche di visualizzazione, educazione alimentare, tecniche di rilassamento e rieducazione respiratoria, quali il massaggio antistress, lo yoga e l'attività fisica moderata, quale la ginnastica posturale, rieducazione posturale, farmacoterapia, agopuntura ecc. Compito dell’intervento terapeutico è, naturalmente, quello di favorire il ripristino della comunicazione equilibrata tra i sistemi.

Dr. Giovanni Chetta

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