25 luglio 2006

La privacy? Suicida


In Italia il massimo responsabile della privacy Adamo Bove, security governance di Telecom si è buttato, o lo hanno buttato, o lo hanno costretto a buttarsi da un ponte a Napoli. Un volo di 40 metri che non poteva lasciare scampo.
La prossima settimana era previsto un suo incontro con i pubblici ministeri milanesi sulle intercettazioni e le possibili schedature degli utenti Telecom.
Lo stesso garante della privacy ha evidenziato "la scarsa sicurezza dei dati sul traffico cellulare". Si dice, ma nessuno può provaro, che esistano dei fascicoli di persone potenti ma ricattabili.
Repubblica.it prende spunto da una notizia dal paese con la più antica democrazia al mondo, per parlare dell'uso della privacy.
Ancor prima di riuscire a dirlo e a documentarlo, Steven Rambam è però finito in manette. Il titolare, nonchè amministratore delegato della Pollorium Inc., la più grande compagnia statunitense privata di investigazioni on-line, stava per salire sul palco della Hope hacker conference, aprire il suo pc e presentare le 500 pagine con i suoi risultati. A questo punto, però, quattro agenti dell'Fbi, con tanta discrezione quanta efficacia, lo hanno accompagnato sottobraccio all'uscita e lo hanno arrestato.

La notizia arriva da un articolo pubblicato oggi sul blog del Washington Post, ma pochi sono i particolari della vicenda avvenuta due giorni fa tra lo stupore dei presenti. Secondo i testimoni, quattro uomini in divisa dell'Fbi sono entrati nell'auditorium senza dare troppo nell'occhio, quindi hanno chiesto ai presenti chi fosse Rambam e se fosse armato. Senza alcuna esitazione lo hanno poi raggiunto e scortato fino all'uscita, con tanto di computer e slide di Power Point che avrebbe presentato nelle successive due ore, sottobraccio. A questo punto lo hanno ammanettato e portato chissà dove.

Steven Rambam era stato invitato alla conferenza per stupire il pubblico di hacker con le sue interessanti scoperte sulla privacy, "praticamente inesistente" secondo le sue rivelazioni. In appena quattro ore e mezza di ricerca sui database pubblici e privati, Rambam, è, infatti, riuscito ad estrapolare dal web ben 500 pagine relative a Rick Dakan, un suo assistente che aveva accettato di essere sottoposto al terzo grado.

"Tutto quello che ho fatto - afferma l'assistente che sta scrivendo un libro sul tema - è stato dargli il mio nome e la mia e-mail. Lui ha scoperto dove vivo, tutte le macchine che ho guidato. Ha trovato tutti i miei amici e le loro fotografie, fino ad arrivare a qualcuno che, in Alabama, usava il mio numero di Sicurezza Sociale dal 1983".

Lo sconcerto del pubblico per la conferenza andata a monte, si è immediatamente manifestato ma gli agenti federali non hanno voluto fornire alcuna dichiarazione ufficiale sui motivi dell'arresto. "Se conosci Steven - ha commentato Kelly Riddle, l'altro investigatore privato di Sant'Antonio che avrebbe dovuto parlare sul palco insieme a Rambam - sai che è una persona molto focosa. Il mio primo pensiero è stato che fossero solo dei Pr. Invece gli hanno chiesto di uscire in corridoio, poi gli hanno messo le manette e lo hanno fatto uscire".

Come ha confermato Emmanuel Goldstein, l'organizzatore della conferenza sono subito iniziate le supposizioni e le ricerche su dove avessero portato Rambam. Ora toccherà ai legali dell'hacker fare luce sulla vicenda.

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