18 luglio 2006

Nulla si crea e Nulla si distrugge


Ma tutto si trasforma.
Quando tiri un pugno ad un altro, la tua rabbia si trasforma nel suo dolore (tecnicamente: l'energia cinetica della tua mano si trasforma in "forza d'urto" che penetra nella struttura molecolare della faccia dell'altro).Se, invece, trattieni la rabbia (e non gli tiri il pugno), questa si trasforma in un lungo rancore che, poco alla volta si sotterra nel tuo inconscio. In questo caso, tu credi che sia sparita, mentre, in realtà, è sempre li, sotto il tuo livello di coscienza, che influenza le tue decisioni e la tua vita.Niente sparisce nel nulla e niente può provenire dal nulla, questa è una delle leggi fondamentali del nostro mondo.Niente sparisce nel nulla e niente può provenire dal nulla, questa è una delle leggi fondamentali del nostro mondo. Quando tiri una moneta in aria, può cadere su "testa" oppure su "croce": le probabilità sono 50 e 50.Quando "cade" diventano 100 per quel lato che è "uscito" è 0 per l'altro. La somma è sempre 100.Un neonato ha in se il suo 100 di energia potenziale e, man mano che cresce, quel 100 di potenziale si trasforma in statura, peso, pensieri, emozioni, lacrime etc.....E rimane sempre 100.Poi quell'uomo muore e, sembra, che tutto s'azzeri: il 100 che c'era, sembra scomparire nel nulla.Il che, abbiamo detto, non è possibile: in questo nostro mondo di illusioni, nulla si crea e nulla si distrugge.Quel 100, dunque, dovrà trasformarsi in qualcos'altro, e restare sempre 100. Questa non è un'opinione
Il problema, quindi, è stabilire cosa succede al 100 di quell'uomo che muore: in cosa si trasforma, dove va a finire?
Le religioni, quasi tutte le maggiori religioni del nostro mondo, parlano di "passaggio" ad un'altra dimensione, dove quel 100 in prevalenza fisico, diventa un 100 spirituale; o anche, ed è il caso delle religioni monoteiste, dove la somma delle azioni compiute in "vita", diventa un uguale 100 di premi o punizioni.Ancora una volta si ritrova lo stesso concetto di "mantenimento" e "trasformazione" che, impedisce l'azzeramento.E l'amore che quell'uomo si porta via, che fine fa?
L'amore dei suoi familiari e dei suoi amici che, in quell'istante della sua morte scompare con lui, in cosa si trasforma? Diventa dolore, mancanza, disperazione. E come può quel 100 di amore trasformarsi in un 100 di sentimenti di segno completamente contrario?Non può; almeno che: amore e dolore siano la stessa cosa, le due facce di una stessa medaglia.Sto dicendo che amore e dolore sono solo nostre "interpretazioni" di uno stesso avvenimento.
Due figli partecipano alla morte della loro madre: uno piange e si dispera e l'altro se la ride (in cuor suo). Il primo soffre per quella mancanza che lascia un vuoto incolmabile nella sua vita, mentre l'altro pregusta già la bella vita che andrà a fare con l'eredità che gli proviene dal trapasso della madre.Lo stesso avvenimento è "interpretato" in due modi esattamente contrari.
E non è un caso raro; è la regola di questo Universo: tutti noi vediamo le stesse cose in modi spesso, discordanti e contrari. C'è chi ritiene Berlusconi un uomo buono e disinteressato, mentre, dall'altra parte, c'è chi lo giudica un ladro senza scrupoli.
Entrambi hanno le stesse informazioni ed assistono agli stessi avvenimenti.La realtà, dunque, il mondo che (secondo noi) è la fuori, non è oggettivo, ma una pura "interpretazione" di avvenimenti che, in teoria dovrebbero essere uguali per tutti e, invece, vengono interpretati in maniera diversa.
I colori che vede un daltonico sono diversi da quelli che vede uno con la vista "normale"; i suoni che sente un cieco, sono infinitamente più ricchi e più profondi da quelli che sentono i vedenti.
E potrei continuare senza fine.
Quando, dunque, sosteniamo (accalorandoci) che il mondo la fuori è oggettivo, fatto di alberi, macchine, persone etc.. , stiamo sostenendo una grossa fesseria: quel mondo la fuori, ammesso che esista, è una nostra "interpretazione" che, non necessariamente, coincide con quella di tutti gli altri.
Vincent Van Gogh, "vedeva" cose completamente diverse rispetto ai suoi contemporanei. Modigliani e tanti altri pittori anche.
Noi, oggi, diciamo che erano "artisti", ma se non fossero diventati famosi, avremmo detto che erano "pazzi". Nel nostro Universo, chi non è d'accordo con l'interpretazione del mondo della maggioranza, è "pazzo"; chi, invece, non è d'accordo con la nostra particolare interpretazione è "stupido" oppure è "stronzo".
Quindi, non può essere oggettiva e, non può essere uguale per tutti; intanto ci "convince" di se e ci fa ritenere che solo noi abbiamo le giuste chiavi di lettura.
E' possibile che qualcuno manipoli le interpretazioni collettive? Spero di no, ma tutto questo è fisicamente possibile.

1 commenti:

piaipier ha detto...

Se diciamo “Il nulla non esiste” affermiamo tautologicamente che “non esiste qualcosa che non esiste”. Quindi ciò che è “è”. Ciò che non è non può essere definibile in alcun modo, nemmeno il “non-esistente”

Se affermiamo che c’è il nulla, entriamo in contraddizione. Diciamo che esiste qualcosa che non c’é, a meno che non intendiamo l’affermazione come riferita a un contenuto prettamente gnoseologico o logico, per cui per “nulla” intendiamo solamente il non- essere, l’assenza di ogni forma di quiddità, di ente od esistente. Per concepire il nulla ci si dovrebbe riferire ad un ipotetico confine tra l’essere e il non-essere. Ma è possibile realisticamente parlare di “confine”? Concettualmente il “nulla” potrebbe considerarsi un “flatus voci”, ma anche un concetto in qualche modo ha una forma di esistenza, anche se è partorito dalla nostra mente. Esistenza “virtuale, si direbbe oggi. Ciò che è immaginabile, anche se privo di concretezza materica od energetica, è sempre esistente se non altro come dinamismo del pensiero.
Ma quando ci addentriamo nella concettualizzazione del nulla, sorgono numerose difficoltà ermeneutiche. Vorremmo, in sostanza, definire ciò che non é, il che equivale a prolungare l’humus ontologico oltre se stesso, operazione questa contradditoria sotto tutti i punti di vista.
Il nulla è indefinibile con il linguaggio comune ed anche con quello più sofisticato.
Noi viviamo e ci muoviamo all’interno dell’essere, di qualsiasi ordine e grado, ma sempre all’interno. Con il termine “nulla” si vorrebbe indicare qualcosa di esterno, ma è un’operazione logica senza senso perché quando mi riferisco a ciò che non è asserisco che non posso affermarlo. Ogni essente ha un grado di perfezione in quanto è, se mi riferisco al “non essere” in quanto non è, entro nel non-senso e nell’irrazionale più assurdo.

Noi siamo esistenti, quindi, anche perché ne abbiamo coscienza. Coscienza d'esserci, direbbero gli esistenzialisti. Esistenza donataci da Dio. Dal nulla all'essere: infinita potenza creatrice, meraviglioso mistero sul quale dovremmo tornare spesso per intuire il senso della nostra vita ed il rapporto che dovremmo avere con il Padre.

Pier Angelo