15 luglio 2006

Skype, made in China


Il sistema per telefonare gratis fra pc e pc ha un nuovo concorrente ed è cinese.
Hanno preso Skype e lo hanno...no, non lo hanno copiato, come tutti si aspetterebbero. Lo hanno "reverse engineered", lo hanno cioè analizzato, decostruito, compreso e ricostruito in modo analogo ma non uguale, riuscendo a ottenere lo stesso risultato. Il concetto di reverse engineering , o ingegneria inversa, è ben spiegato in italiano da Wikipedia. La notizia comincia a tambureggiare sui blog tecnologici americani e per il grado di approfondimento, il numero di particolari tecnici e di testimonianze raccolte si presenta come una notizia fondata.

Chi lo ha utilizzato, quello dal quale si dipartono le prime affermazioni che nelle prossime ore saranno indagate e verificate, ha provato la nuova tecnologia, l'ha usata per parlare su distanze transoceaniche e ne fa una critica abbastanza serrata, cercando di mettere in evidenza i punti di debolezza del sistema.

Va subito detto che non si tratta di un ennesimo sistema Voip (Voice over Ip Protocol), fatto per telefonare su protocollo internet. Di quelli nel mondo ne esiste un certo numero (alto). In questo caso i tecnici cinesi hanno lavorato in modo molto più mirato: hanno fatto Skype senza Skype perché il loro prodotto potesse interessare i milioni di utenti di quel servizio. Un gemello, non un clone.
Il nuovo client per le conversazioni telefoniche costruito dai cinesi - di cui al momento non si conosce un nome commerciale - ha le caratteristiche di una applicazione "incrementale", che punta a costruire il proprio successo sulle spalle della grande massa di utenti aggregata in questi anni da Skype. Utilizza gli iscritti a Skype e il "circuito" stesso, la rete di Skype, che non è proprietaria, per offrire una via alternativa di comunicazione a chi già usa il prodotto tipo.

Si tratta di un client "skype-compatibile", che quindi potrà mettere in relazione fra loro tutti gli utenti del servizio più noto. In più - sempre secondo i blogger che hanno analizzato il prodotto - non avrebbe la caratteristica, presente in Skype e ritenuta negativa, di attingere in misura rilevante alle risorse dal computer dell'utente (si tratta comunque di applicazioni che rientrano nell'ambito della tecnologia peer to peer e che quindi fondano sulla collaborazione delle macchine presenti in rete alle quali si chiede di mettere a disposizione una certa porzione di risorse di calcolo).
L’operazione non è nuova nella storia delle tecnologie dell’informazione. Un caso storico di "reverse engineering" risale ai primi anni '80, quando, con grande impiego di ricercatori e ingegneri, la Compaq riuscì a produrre il primo personal computer non IMB. Che non fu banalmente copiato da quello di Big Blue, ma fu scomposto in ogni componente e in ogni processo logico. Un lungo lavoro di "prova ed errore" che accelerò e moltiplicò la diffusione del pc.
Dal punto di vista commerciale e perfino finanziario, la nascita dello Skype-bis fondato su tecnologia reingegnerizzata (no, la parola "clone" al momento non può essere usata) produrrà scosse non di poco conto. La società proprietaria di Skype, eBay, è destinata a subire un danno secco visto nel numero di utenti e nel valore medio dei ricavi ottenuti da ogni utente (lo ARPU, una metrica molto cara agli analisti finanziari).
Ma il colpo vero è quello sul piano del “costume” tecnologico, dell’uso di massa. In realtà Skype ottiene da questa applicazione un riconoscimento che non potrebbe essere più grande. Quella di essere lo "Industry Leader", il riferimnto cui chiunque voglia intervenire nel settore deve rifarsi. Contropartita:per tutti l'imperativo è quello di attaccare il suo business. La ricaduta per gli utenti non potrà che essere positiva, perché si amplieranno le possibilità di scelta. Ma un dubbio, un tarlo, che l’analisi tecnologica dovrà in seguito chiarire, sussiste.
Stiamo parlando di una tecnologia della comunicazione tra persone. In mano ai cinesi?

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